4.11.2012

Verso i ghiacci perenni.

PETER PRAUTZSCH "SCHWERE SEE"

Ciò che si scorge oltre le onde così scure e minacciose è un tratto di costa del continente antartico, e per il resto del post immedesimiamoci in un marinaio/esploratore di fine '800/inizio '900 che dopo una lunga traversata tra banchi di nebbia, iceberg galleggianti su cui la propria nave ha più volte urtato, ed il pack in cui si è rimasti intrappolati magari per mesi, riesce finalmente a vedere un tratto di terra ferma su cui approdare...oltre a tutto ciò non è nemmeno da sottovalutare la temperatura media che oscilla tra i -22°C ed i -85°C.
Dati i mezzi dell'epoca e le scarse finalità scientifiche a cui si poteva ambire, l'unica motivazione che poteva spingere avventurieri ed esploratori a tali pericoli non era che la "gloria", ed il "prestigio" (nonchè i riconoscimenti monetari da parte della propria nazione di appartenenza), oggi invece il fascino della zona più inospitale ed intatta del nostro pianeta è dovuto in gran parte alle immense risorse capitabilizzabili che custodisce sotto migliaia di metri di ghiacchio: petrolio, ferro, carbone, nichel e uranio.
Oltre a questo pattume per cui Cina/Russia/USA e svariate altre nazioni si stanno scannando da anni per averne la piena gestione, i ghiacci perenni custodiscono anche forme di vita sia vegetali che animali che procariote (batteri) e virus, che si sono sviluppati solo in questa zona del mondo...e sarebbe decisamente più affascinante scoprire come si siano evolute, quali siano i loro processi metabolici, nonchè capire dai carotaggi quali cambiamenti climatici l'Antartide ha subito nel corso di milioni di anni ed i conseguenti influssi sulle correnti oceaniche globali, piuttosto che cercare di capire a quale profondità sono i pozzi petroliferi od i giacimenti di uranio... (non nascondo la mia propensione alla Scienza piuttosto che all'Economia, ma sono punti di vista).
Comunque sia, l'album in questione non si concentra su questo aspetto, piuttosto, come da introduzione, sulle prime esplorazioni effettuate nel continente antartico...e siccome i riferimenti sono chiari, è bene prima riassumerne la storia.
Sebbene è facile associare la scoperta dell'Antartide alla Norvegia, per via del più celebre degli esploratori, ossia Amudsen e per via della porzione di terra confinante con l'Oceano Atlantico da lui nominata "Terra della Regina di Maud" in onore della monarca norvegese, la scoperta, intesa come primo avvistamento, da riportarsi al 1820 è avvenuta ad opera di una nave russa. Negli anni successivi più e più navi cercarono in qualche modo di costeggiarla e circumnavigarla, ma fu solo nel 1895 durante il Congresso Internazionale di Geografia tenutosi a Londra, che si decise di esplorare il continente.
La prima spedizione a finalità scientifiche, effettuata nel 1897, fu belga, ad opera di Adrien de Gerlache che salpò da Anversa con un team di zoologi, geologi, astronomi. Giunsero nella Terra Vittoria e diedero il nome allo Stretto di Gerlache...per poi rimanere bloccati nel pack per quasi un anno prima di essere soccorsi. Nel 1899 partì la prima spedizione inglese, la Southern Cross, attraccò a Cape Adare dove furono installate le prime costruzioni artificiali sul continente antartico...null'altro che due baracche prefabbricate in cui l'equipaggio trovò rifugio durante l'inverno...tra scorbuto, congelamenti e degenerazioni di tipo psichico anche in questo caso le vittime non mancarono.
Nel 1901 fu la volta della prima spedizione svedese, la Nordeskjold-Larsen che non ebbe fortuna, difatti la nave si distrusse tra i banchi di ghiaccio e l'equipaggio sopravvissuto rimase in attesa di soccorsi fino al 1903. Nello stesso anno salpò anche la prima nave tedesca, la Gauss che partì da Kiel, rimase incastrata trai ghiacci ma l'equipaggio riuscì a scoprire il monte nominato con molta fantasia "Gauss"; e sempre nel 1901 partì la Discovery dall'Inghilterra, spedizione che riuscì nell'impresa di installare la prima stazione meteorologica permanente su suolo antartico.
Negli anni successivi non si fermò l'ambizione di giungere sempre più all'interno dell'Antartide, nel 1907 Nimrod raggiunse il Polo Sud magnetico e fu solo nel 1910 che si disputò la sfida tra Amudsen e Ross alla conquista del Polo Sud...come noto l'esploratore norvegese ci arrivò per primo, mentre Ross perse quasi completamente il suo equipaggio.
Per terminare, nel 1914 fu la volta della spedizione Endurance, guidata da Ernest Shackleton, partita con l'obiettivo di attraversare l'intero continente per poi essere recuperati dalla parte opposta dell'Antartide dalla nave Aurora. La Endurance si distrusse contro il pack e gran parte dell'equipaggio morì.
Ebbene, tutto ciò è stato riassunto da Peter Prautzsch in "Schwere See" (Heavy Sea), suo secondo album dopo il più pacato "Vor Der Stadt" uscito nel 2007, un omaggio alle missioni esplorative del 19^ secolo.
Registrato nel corso di due anni tra Berlino, le coste danesi e Kiel (da dove partì la Gauss), "Schwere See" si sviluppa in 57 minuti (e non di facile ascolto), e si muove tra drone elettronici che orchestrali, ambient, neo-classica, e soprattutto utilizzando moltissimi field-recordings da lui registrati, che riprendono gli scricchiolii ed il fruscio del legno delle navi, il gracchiare dei gabbiani, le comunicazioni via radio e capaci di riprodurre un costante senso di acquaticità ed ondeggiamento.
Oltre alla componete elettronica si aggiungono anche un pianoforte, un vibrafono, un accompagnamento d'archi tanto aggraziato da dare l'effetto del vento gelido che soffia tra le onde, quanto maestoso in un crescendo d'intensità che ricorda a tratti il recente lavoro di Ben Frost con il compositore islandese Daniel Bjarnason nella rivisitazione della soundtrack di "Solaris" (l'originale di Tarkovskij eh!), ed ancora tamburi e percussioni ad enfatizzare il senso di drammaticità.
11 tracce che riprendono sia la solennità e la maestosità delle intenzioni che portarono alla conquista dell'Antartide, che la tristezza e la rassegnazione che segnarono invece l'esito infausto di molte delle esplorazioni sopra riassunte.
Brani più drammatici come "Wasser in Schiff" (acqua a bordo), "Nebelbank" (banco di nebbia), "Beaufont" (nave con cui partì Ross) ed il brano che ricorda molto Ben Frost "Skagerrak" (tratto di mare che separa la Norvegia dalla Danimarca e da cui partirono svariate missioni), si alternano a momenti invece più sereni ed eterei che sembrano intenzionati a dare un'immagine quasi visiva di un ambiente tanto estremo quanto affascinante, tra questi, il senso di spazio e vuoto in "Aurora Borealis", l'effetto di riverbero della luce che si riflette sul ghiaccio in "Auf-Grund" (sulla terra), "Windstille", "Tromsø" (da cui partì Amudsen) e "James Caird" (nave che salvò i superstiti della Endurance). Qui
Sarebbe perfetto per sonorizzare un documentario...sotto un piccolo estratto, ma si tratta di un lavoro che per quanto lungo e faticoso (un po' come essere arrivati a leggere fin qui questo lunghissimo post...), andrebbe ascoltato nel suo insieme.
La lezione è terminata, buon Ascolto! :)

Nessun commento:

Posta un commento