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6.21.2012

Who is it?!? Who is it?!?

Giusto un paio di giorni fa il mio caro amico Davide mi manda l'ennesima mail contenente un link a cui seguiva la frase:
"...a quanto pare la fa da un po' e c'è pure l'iTunes session!"
...il tutto accompagnato da una sospettosa faccina sorridente. Per esperienza so bene che i link che lui mi manda nel mezzo della notte mi riportano sempre a cose agghiaccianti...nel caso, si trattava di questo:


Lo ammetto, Bon Iver non lo digerisco proprio; mi piacque molto il suo primo album, ma con l'uscita del secondo pomposissimo lavoro e la conseguente campagna promozionale senza precedenti operata da Pitchfork (tralasciando poi l'onnipresenza, le scarpe, i liquori ed i programmi fitness...), beh...lo trovo odiosissimo! :)
Per andare contro-corrente, nonostante una decade deludente e forse proprio per via un livello crescente di insofferenza generale, la Guðmundsdóttir mi affascina ancora e continuo ad aspettare una sua ripresa...sì, lo so che Biophilia è stato un'ulteriore tracollo, e so che ogni nuovo album è via via peggiore del precedente... :)
Comunque questa è la versione originale:


Archiviata la questione cover (io do un punto a Bjork), resta comunque aperto un altro contest...e su questo non so davvero decidermi...è peggio il completo panciotto-pantalone in una rivisitazione del "contadinotto-pseudo-indie" in un marroncino indefinibile con camicia bianca tirata su al gomito, oppure la blusa psichedelica con sotto dei panta-collant glitterosi, il tutto abbinato ad un trucco frontale multicolore e allucinogeno? ...questione aperta... :)

6.23.2011

Nient'altro che due album collegati dalla bile nera.

Come preannunciato lo scorso post, questa volta tocca a due album temporalmente distaccati di circa 12 anni (l'uno del 1999, l'altro invece uscito soltanto qualche mese fa), ma legati in qualche modo dalla malinconia su cui sono stati creati; una malinconia che non rappresenta però soltanto un banale punto d'unione, piuttosto una continuità casuale, o forse ispirata (chissà...)...o forse ancora, molto probabilmente si tratta solo di una mia sensazione personale tale da farmi collegare nella stessa serata, e non necessariamente uggiosa, l'ascolto consecutivo dei due.
-THE HEARTS OF EMPTY
Cominciamo dal più recente, "The Hearts of Empty" del progetto Dakota Suite; chi ha già ascoltato in precedenza "The End of Trying" e  "Waiting for the Dawn to Crawl Through and Take Away Your Life", avrà ben chiaro il concetto di malinconia di Chris Hooson, espressa in incomunicabilità, isolamento ed estraniazione da ciò che c'è intorno. Così a partire dalla copertina album, come le precedenti in bianco e nero, non vi è traccia di emozione, nessuno stimolo; è chiaro fin da subito che anche questa volta a caratterizzare un lavoro di Hooson è l'umor nero  inteso come nella rudimentale medicina ippocratica (lascio perdere tutto il discorso Jung, che non mi compete), come quella costante sensazione di fondo che porta ad una certa profondità, l'abbandono quindi dei ritmi frenetici ed iper-attivi per dar spazio all'introspezione, riassumibile con il concetto di maliconia...ed è proprio così, un album che suona indubbiamente più jazz rispetto ai precedenti, ma un jazz molto quieto, ragionato e  nonostante ciò anche sperimentale, un piano, le classiche spatolate sulla batteria, qualche arco accennato, ma anche qualche intromissione elettronica. Qui

- THE CYCLE OF DAYS AND SEASONS
L'ascolto legato all'umor nero continua con questo album degli Hood, album che mi ha sempre colpita profondamente e per questo cerco di ascoltare il meno possibile, per non assorbirlo eccessivamente e trasformarlo in qualcosa di troppo familiare e che dunque non potrebbe più emozionarmi. 
 Gli Hood (ne avevo già parlato tempo fa), sono una band di Leeds (e tra  l'altro credo una delle mie preferite), forse uno dei gruppi più sottovalutati di sempre...anzi, visto che le poche recensioni troverete in giro sono più che ottime, è più giusto dire invece che si tratta di uno dei gruppi meno considerati di sempre, anche se è il caso di dire che il successivo lavoro "Cold House", del 2001, visto come il loro capolavoro, ha comunque avuto una certa eco. 
Come già scritto sopra, è un album uscito nel 1999 (in autunno, ovvio!), il più nero abbiano pubblicato, ed anche in questo caso la copertina ci da subito un'idea chiara riguardo cosa ci aspetta. Post-rock, sperimentale, maliconico, ma anche qui troverete qualche piccola venatura jazz, ed allora sarà tutto collegato Qui  

Poi non c'entra nulla, ma qui sotto la performance di Bon Iver per "Holocene"...notare l'odiosità dei saluti finali!! :)
 
...e poi basta con questa tragicità, insomma, Antony torna finalmente a  fare qualche data (dovrei vederlo 3 volte nel giro di un mese!) anche da noi, su con la vita! :) 
 
Buon week-end :)