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9.17.2011

Antony and the Johnsons live in Copenhagen Sep.2, 2011

Premetto che per questa volta non ho potuto fare a meno di concedermi un certo grado di melensità e stucchevolezza, ciò non senza imbarazzi...ma le circostanze me l'hanno imposto.
Fotografia non scattata da me
Le luci si abbassano,
le voci si attenuano,
macchie degli ultimi brusii
segnano il silenzio della sala.
Lo sguardo,
nell'immediato buio di una luce
da subito svanita,
brancola con la mente.
Quella sensazione strana,
nel sentire la presenza di qualcuno
che non vedi,
ma che sai arrivare in silenzio,
e di soppiatto,
atteso.
Senti solo silenzio
e in quel momento
la voce di Antony.
Non ascolti della musica,
non vedi lo spettacolo,
ti fai trasportare dal brivido
che dei Johnsons
creano attorno a questo efebico bambino.
Perchè chi è bimbo gioisce e gode,
ma molto soffre
e per ribellarsi strilla e
s'incattivisce.
Ad un certo punto capisci che
troppo presto
quest'attimo
è svanito...
Non so chi scrisse queste parole, so però che questa poesia venne letta come intro al primo live che gli Antony and the Johnsons fecero qui in Italia. Era il 4 Dicembre 2002 ed il concerto fu organizzato a Napoli in una chiesa sconsacrata  "San Severo al Pendino". La formazione era diversa da quella a cui siamo abituati ora, c'era Joan Wasser (Joan as Police Woman) al violino, Todd Cohen alla batteria, i live erano preceduti da una performance di Johanna Constantine. Più che altro però bisogna pensare al "culto" di Antony...in quanti lo conoscevano a quell'epoca? Io no, arrivo poi in ritardo, soltanto qualche mese dopo, estate 2003, quando non era ancora "esploso" con I Am a Bird Now, ma comunque già parecchio conosciuto...il culto si era ormai allargato.
Comunque sia, tornando alle parole sopra citate, eccetto che per la prima volta, ho sempre preceduto il mio andare ad un live degli Antony and the Johnsons ascoltando proprio questa registrazione del 2002, a parte per la sua straordinarietà, proprio per quelle parole...poche parole capaci però di riassumere un'esperienza unica ed indefinita. Unica ogni volta anche se le volte sono diventate ormai parecchie.
Ed è proprio così, un'esperienza che attendi con impazienza, soprattutto dopo una lunga assenza durata ben due anni, un'attesa troppo lunga, tanto da aver fatto venire qualche legittimo dubbio sorretto da interviste ambigue, ma poi fortunatamente tutto smentito. Così ad Aprile spuntano le date...un mini-tour (ad Aprile erano confermate soltanto le due date a Copenhagen e quella al Wilderness Fest.). Acquisto immediatamente due biglietti senza sapere se poi la mia cara amica Arianna sarebbe venuta o meno...lo davo per scontato dopo 16 volte...3^ fila posti centrali, p-e-r-f-e-t-t-o!! (ovvio che poi quando le ho fatto trovare il biglietto, l'Arianna ancora ignara del tutto si mostrata piuttosto contenta!).

Arriva finalmente Il Giorno, il concerto inizia alle 20 (presto!), noi siamo lì davanti già un paio di ore prima...ma la Koncerthouse è situata nella zona universitaria in uno dei luoghi più suggestivi di Copenhagen, come per l'Opera House. È una struttura assolutamente moderna, un enorme cubo blu che di notte s'illumina riflettendosi sulla fontana antistante. È affiancata da edifici in vetro scuro e da altri in vetro trasparente, strutture ultra-contemporanee; poco lontano dall'ingresso un'enorme scultura in acciaio raffigurante una nota musicale...se penso alla mia sede universitaria: brutta, sporca, fatiscente e soprattutto vecchia (del 1600), mi viene male! D'altra parte in Scandinavia tutto da sempre l'impressione di essere perfetto ed efficiente...e lo è!
Giunge anche l'Ora e questo per quanto stupido devo raccontarlo:
amo i paesi nordici ma ogni volta ci vado provo sempre un certo disagio riguardo il fatto di essere italiana. Soffrirò di complessi di inferiorità mah...a parte la nostra pietosa rappresentanza politica, c'è proprio da dire che i turisti italiani si fanno sempre imbarazzantemente notare...e non voglio essere accomunata! Quindi con una certa soddisfazione :), posso dire che una delle addette all'ingresso mi ha scambiata per norvegese...pallida sono pallida, bionda sono bionda (anche se molto meno rispetto ad una volta)...in un attimo il mio solito complesso è sparito! (pane per i denti dell'Arianna che per 3 giorni non ha fatto che sfottermi...giustamente!) :)

foto scattata dall'Arianna
Entrando nella sala colpisce  il contrasto con l'esterno...una struttura in legno molto minimalista e racchiusa, particolare il fatto che (almeno dal parterre) non si possano vedere gli altri settori che rimangono del tutto nascosti, in modo da rendere l'ambiente già di per se comunque raccolto, ancor più intimo. Noi siamo in terza fila, a non più di 5 mt dal palco, sopra le nostre teste è sospesa una struttura composta da una serie di lanterne (credo disegnate dallo stesso Antony...lo stile sembrava il suo), da cui poi durante il concerto verranno proiettati fasci di luce (a cura di Chris Levine) talvolta a contornare Antony racchiudendolo all'interno di una specie di gabbia luminosa, talvolta proiettandosi su linee di cristalli disposti sul palco, che agendo come un prisma permettono che la luce si  rifletta in ogni direzione. Talvolta invece (come si vede nella prima foto ad inizio post), riflettendosi sullo scialle in seta di Antony creano un effetto davvero irreale...tanto da farlo sembrare un ologramma. Gli effetti luce sono stati un aspetto curato nel minimo dettaglio, sicuramente complici della straordinarietà del concerto...non riesco ad immaginarli però applicati in un luogo antiquato come il Petruzzelli...vedremo.

foto scattata da me
Entra la Danish National Chamber Orchestra (tutti giovanissimi!), poco dopo Rob Moose e Thomas Bartlett accolti da applausi senza fine e poi Antony...applausi senza fine e grida isteriche ad accompagnare il suo ingresso, io e l'Arianna ci guardiamo allibite, ma non eravamo noi le italiane?!? 0_o
Da questo momento in poi l'emozione è stata così alta che non siamo riuscite a fare un fotografia decente da quanto ci tremavano le mani, la migliore è quella sopra fatta dall'Arianna...
Si spengono le luci, in un attimo il silenzio...immagino tutti abbiano atteso quel momento tanto quanto me. Iniziano a risuonare le prime note di "Rapture", pochi secondi ed anche la Sua voce...e che cavolo ho già bisogno del primo fazzoletto della serata (ma anche la signora francese seduta affianco a me si commuove!). È incredibile, null'altro da aggiungere. Di fila continua con "Cripple and the Starfish", "For Today I Am a Boy" quindi un ritmo abbastanza sostenuto, per poi arrivare al secondo momento piagnucoloso: "Another World". Il resto del concerto è stato tutto quello che ci si potesse attendere, ed anche di più. La sensazione indefinita che ti lascia Antony quando lo ascolti...i Johnsons (senza Moston e Kent) ci sono e sono fondamentali...ma su quel palco non li vedi nemmeno, non ci si fa caso, Antony ruba tutta l'attenzione. Ha qualcosa di unico, che non è la Sua voce per quanto stupenda sia, neanche la sua capacità innata di unire uno humour brillante e divertente ad una rara profondità d'animo ed ad un'estrema sensibilità.  Non sono nemmeno le sue affascinanti riflessioni sul potere del femminino, forse è la somma di tutti questi aspetti a cui se ne aggiungono certamente altri che non riesco però ad identificare, e che probabilmente nessuno è riuscito a fare. Un innato ed indefinibile magnetismo.
Il concerto giunge al suo apice (secondo me) quando Antony si siede al pianoforte, dopo una delle sue riflessioni su un mondo guidato dal femminino, e comincia a suonare "Swanlights" (la pima volta che la sento live!!), tutto sembra procedere per il meglio ma ad un certo punto sbaglia accordo. Ricomincia una seconda volta, mah...sbaglia tempo....riprende una terza volta ma la sua voce fa cilecca, emette un miagolio...così prende tempo, ironizza e riparte...il quarto tentativo va a buon fine. "Swanlights" in versione sinfonica è da togliere il fiato! Già che è seduto al piano continua con "Man is the Baby" (forse il brano che mi commuove di più insieme ad "Everything is New", che però non è in scaletta),  sicchè anche il terzo fazzoletto se ne va ed  io credo di aver assunto un'espressione da rimbambita come mai prima nella mia vita...sì che è un brano avevo sentito già diverse volte live, ma mai in una versione così emozionante.
Dopo due brani così carichi di cupezza ed emotività arriva giustamente il momento di far ridere. Antony vuole conversare con il pubblico e chiede di dargli qualche suggestione, qualcuno urla qualcosa in danese (non chiedetemi cosa...), qualcuno frasi di ammirazione, una ragazza urla "meat is murder!", Antony perplesso ripete "penis murder?!?"...scoppiamo tutti a ridere, compreso lui. Si accorge della gaffe e coglie l'occasione per racconatre uno dei suoi aneddoti. Confessa di aver mangiato il suo primo hamburger giusto qualche giorno prima (è vegetariano dall'età di 11 anni) e che questo gli aveva fatto ripensare a quando molti anni prima gli capitò di baciare un ragazzo che aveva del sangue sulle sue labbra...in entrambi i casi quello che ha pensato è stato "I want it more...". Però il giorno dopo aver mangiato l'hamburger  specchiandosi si era visto diverso dal solito...si era sentito posseduto dallo spirito di una mucca. :)
Poi dice che nella settimana di permanenza a Copenhagen ha registrato qualcosa con l'orchestra Nazionale Danese (wow!!).
Il concerto continua con "Cut the World" (Inserita in "The Life and Death of Marina Abramovic"), e con "Epilepsy is Dancing" (video realizzato da me con mano tremante e Iphone...non avevo pensato di togliere il suono di accensione all'Handycam e volevo evitare figuracce):
e con "The Crying Light" (stesso copione)
 La scaletta prevede soltanto più 3 brani, "You Are My Sister", "Twilight" ed il gran finale "Hope There's Someone" (quarto fazzoletto!). Tra applausi senza fine Antony se ne va...gli applausi continuano per un paio di minuti, Antony  torna sul palco e per poco non scivola giù dal palco inciampandosi nella sua panta-gonna in seta bianca, fortunatamente riesce a riprendere l'equilibrio in tempo, saluta commosso e ringrazia per la fantastica serata (cioè, sei tu che ringrazi noi?!?) e se ne va...è proprio finita! :'(
Tutti hanno la stessa espressione malinconica...una lunghissima attesa, un viaggio per essere lì (il pubblico parlava tutte le lingue europee, dall'italiano, al portoghese, al russo, francese, tedesco, inglese, spagnolo...), e quel fantastico paio di ore sono trascorse troppo in fretta per tutti...probabilmente qualcuno sarebbe tornato la sera dopo, io avevo già in programma Roma, ma poi ho cambiato ed ho optato per Bari. Ad Aprile sarò a Madrid così come a Luglio in Svizzera (per "The Life and Death of Marina Abramovic"), e poi chissà che non aggiungerà qualche altra data, ma nonostante queste aspettative a breve e lungo termine, so che sarà difficile superare tutto il contesto di questo primo live dopo due anni (non conto il Wilderness, dato che è un festival.).

SETLIST:
- Rapture
- Cripple and the Starfish
- For Today I Am a Boy
- Another World
- Kiss My Name
- I Fell in Love with a Death Boy
- Swanlights
- Man is the Baby
- Cut the World
- Epilepsy is Dancing
- The Crying Light
- You Are My Sister
- Twilight
- Hope There's Someone

La setlist sembra un po' un "the best of...", è vero. La scelta però trova senso sapendo che il concerto è stato interamente ripreso e che si suppone prima o poi verrà o trasmetto per uno speciale tv (come per il live al Carre Theatre ad Amsterdam nel 2009), o messo su DVD od ancora ne verrà fatto un documentario come per il Turning Tour del 2007, curato da Charles Atlas...di quest'ultimo si sa invece che verrà proiettato in anteprima a Novembre (sempre a Copenhagen), all'interno di un festival cinematografico.
Ovviamente non ho nulla da ridire, è andata benissimo così...ci mancherebbe, solo che le mie aspettative, quelle tipiche dei giorni precedenti quando l'attesa diventa sempre più insopportabile e non si  può fare a meno di fantasticare sulla possibile scaletta, differivano un po'...quindi immaginavo "Snowy Angel", suonata per la prima volta due settimane prima al Wilderness Fest. (escludendo "The Life and Death of Marina Abramovic") e "The Spirit was Gone" invece già suonata l'ottobre scorso a New York e poi era facile immaginarsi i brani su cui si era retto il precedente tour sinfonico del 2009, quindi "Everything is New", "Christina's Farm", "Ghost" e "Salt Silver Oxygen". Me li aspetto a Bari!

(ho registrato l'audio dell'intero concerto, prima o poi lo posterò promesso, ma in questi giorni sono super-impegnata.)

Vabbè Antony, grazie infinite! Anche se in un contesto differente, ci rivediamo tra un paio di settimane.