6.27.2011

Prossime reginette del looping crescono

Ne approfitto di 10 minuti di pausa per riprendere il discorso Linnea Olsson, violoncellista svedese (scoperta per puro caso mentre ero a Copenhagen), di cui scrissi un paio di mesi fa. Giusto perché non riesco nemmeno a prendere sonno quelle 3 ore a notte,  qualche giorno fa ho cercato ancora qualcosa su di lei, ma la ragazza è ancora un'artista di nicchia,  a parte il suo myspace non ha un sito ufficiale, comunque ho trovato pochi video relativi a qualche performance live...e dal poco che ho potuto vedere, sono sempre più convinta che verrà prima o poi inserita tra le dive del looping (cello)...non intendo certo dire che spiazzerà le regine indiscusse della tecnica (Kent, Keating e Gudnadottir), ma la ragazza promette bene, almeno, personalmente mi da lo stesso effetto sorpresa di Joanna Newsom ai tempi di "The Milk- Eyed Mender"...staremo a vedere!
"The Ocean"

Linnea Olsson - The Ocean di val3rie-live

"Mind Reader"

Linnea Olsson - Mind Reader di val3rie-live

"Ah!"

Linnea Olson - Ah! - Festival AAO di val3rie-live

"Dinosaur"

Linnea Olsson - Dinosaur di val3rie-live
(non appena avrò tempo, posterò un live degli "The Irrepressibles", filmato giusto qualche giorno fa all'Holland Festival)
...nel frattempo, buon ascolto!

6.23.2011

Nient'altro che due album collegati dalla bile nera.

Come preannunciato lo scorso post, questa volta tocca a due album temporalmente distaccati di circa 12 anni (l'uno del 1999, l'altro invece uscito soltanto qualche mese fa), ma legati in qualche modo dalla malinconia su cui sono stati creati; una malinconia che non rappresenta però soltanto un banale punto d'unione, piuttosto una continuità casuale, o forse ispirata (chissà...)...o forse ancora, molto probabilmente si tratta solo di una mia sensazione personale tale da farmi collegare nella stessa serata, e non necessariamente uggiosa, l'ascolto consecutivo dei due.
-THE HEARTS OF EMPTY
Cominciamo dal più recente, "The Hearts of Empty" del progetto Dakota Suite; chi ha già ascoltato in precedenza "The End of Trying" e  "Waiting for the Dawn to Crawl Through and Take Away Your Life", avrà ben chiaro il concetto di malinconia di Chris Hooson, espressa in incomunicabilità, isolamento ed estraniazione da ciò che c'è intorno. Così a partire dalla copertina album, come le precedenti in bianco e nero, non vi è traccia di emozione, nessuno stimolo; è chiaro fin da subito che anche questa volta a caratterizzare un lavoro di Hooson è l'umor nero  inteso come nella rudimentale medicina ippocratica (lascio perdere tutto il discorso Jung, che non mi compete), come quella costante sensazione di fondo che porta ad una certa profondità, l'abbandono quindi dei ritmi frenetici ed iper-attivi per dar spazio all'introspezione, riassumibile con il concetto di maliconia...ed è proprio così, un album che suona indubbiamente più jazz rispetto ai precedenti, ma un jazz molto quieto, ragionato e  nonostante ciò anche sperimentale, un piano, le classiche spatolate sulla batteria, qualche arco accennato, ma anche qualche intromissione elettronica. Qui

- THE CYCLE OF DAYS AND SEASONS
L'ascolto legato all'umor nero continua con questo album degli Hood, album che mi ha sempre colpita profondamente e per questo cerco di ascoltare il meno possibile, per non assorbirlo eccessivamente e trasformarlo in qualcosa di troppo familiare e che dunque non potrebbe più emozionarmi. 
 Gli Hood (ne avevo già parlato tempo fa), sono una band di Leeds (e tra  l'altro credo una delle mie preferite), forse uno dei gruppi più sottovalutati di sempre...anzi, visto che le poche recensioni troverete in giro sono più che ottime, è più giusto dire invece che si tratta di uno dei gruppi meno considerati di sempre, anche se è il caso di dire che il successivo lavoro "Cold House", del 2001, visto come il loro capolavoro, ha comunque avuto una certa eco. 
Come già scritto sopra, è un album uscito nel 1999 (in autunno, ovvio!), il più nero abbiano pubblicato, ed anche in questo caso la copertina ci da subito un'idea chiara riguardo cosa ci aspetta. Post-rock, sperimentale, maliconico, ma anche qui troverete qualche piccola venatura jazz, ed allora sarà tutto collegato Qui  

Poi non c'entra nulla, ma qui sotto la performance di Bon Iver per "Holocene"...notare l'odiosità dei saluti finali!! :)
 
...e poi basta con questa tragicità, insomma, Antony torna finalmente a  fare qualche data (dovrei vederlo 3 volte nel giro di un mese!) anche da noi, su con la vita! :) 
 
Buon week-end :)

6.20.2011

Ben oltre il one-man-band, ma meno dei classici loops

Avevo pensato in realtà ad un post sull'ultimo lavoro di Dakota Suite "The Hearts of Empty", e con ciò ricollegarmi ad un "vecchio" (ed a me molto caro) album degli Hood "The Cycle of Days and Seasons", poi ben 3 coincidenze capitate nell'arco di una sola giornata mi hanno costretta a cambiare idea e scrivere di Maya Beiser, ma insomma...il prossimo post sarà sui 2 album sopra citati.

Lo scorso marzo, durante l'ultima edizione della TED Conference sappiamo tutti bene che si è esibito Antony (però tolta qualche foto, fino ad ora non esiste nulla di documentato, arghh!!), ma la stessa sera si è esibita anche Maya Beyser (violoncellista israeliana di cui ho scritto in precedenza...), che certo schifo non fa!
Finalmente quelli della TED hanno almeno pubblicato la sua performance di 20 minuti (tempo che spetta di regola ad ogni ospite), che consta essenzialmente di 2 brani separati da un piccolo intervento...colpisce certo la sua bravura (ma anche altro, di cui parlerò poco sotto...), ma colpisce soprattutto l'idea con cui è stata concepita l'esibizione.
A questo punto devo premettere che la Beiser non utilizza tecniche looping, piuttosto si avvale di basi pre-registate che poi ri-elabora ed arricchisce nel corso del brano sia dal punto di vista sonoro, sia dal punto di vista...vabbè, ne parlerò sempre poco sotto...
Il primo brano è "Cello Cunterpoint" di Steve Reich, e la Beiser sceglie sempre la tecnica delle parti pre-registare, ma a suonare insieme a lei ci sono altre 7 Maya Beiser...non copie fittizie vestite come lei, ma 7 sue registrazioni audio/video che accompagnano la sua esibizione...l'effetto è affascinante quanto inquietante, semplice quanto innovativo...si potrebbe pensare anche di creare un'intera orchestra in questo modo, ma a suonare in tempo reale sarebbe solo la copia originale di se stessi. La tecnica del looping cello (che sta vivendo la sua epoca), a questo punto mi sembra addirittura svilita...insomma, è l'effetto stupore del momento, e spero mi passi in fretta per potermi stupire nuovamente delle "mie" "classiche" Kent, Keating e Gudnadottir.
Il secondo brano invece è "World to Come" di David Lang e questa volta si lascia perdere il magheggio precedente, pensando invece più ad un'interazione tra suono ed immagini.

Bene, ora che avete visto i 20 minuti (o giù di lì), potrei parlarvi ancora di lei...come violoncellista ho una grande ammirazione per lei, insomma, nulla da dire e personalmente mi emoziona parecchio tanto da lasciarmi con una evidente espressione di stupore ogni qual volta l'ascolto, ma questo capita se mi limito ad ascoltarla e chiudo gli occhi. Forse sono io, abituata alla sobrietà ed all'eleganza discreta della Kent, ma trovo la Beiser terribilmente autocelebrativa, ok che i suoi anni li porta davvero bene, mah....le copertine pacchiane ed oltre i limiti del kitsch dei suoi album ---->
le sue espressioni sempre esagerate, si atteggia da diva consumata, e riferendomi al filmato sopra: primo pezzo da rimanere a bocca aperta, poi rovina tutta l'atmosfera non appena si alza in piedi ed inizia a parlare mettendosi in pose irreali da fascinosa in giacca fetish di pelle nera attillata...a quel punto la tentazione di pigiare stop era altissima, per non parlare della sua performance alla WNYC per "Kashmir" (a tratti mi imbarazza il solo fatto di guardarla...):

Sono anni che mi chiedo se è un atteggiamento che le viene naturale oppure se è costruita...le risposte che ho ricevuto sono tutte concordi: è così esagerata che sarebbe impossibile farlo apposta! :)
Comunque il suo ultimo album "Provenance" (di cui sopra la copertina che può competere giusto con quelle di Sieben...), con la versione al violoncello di "Kashmir" lo trovate Qui
Buon ascolto!
Ps: mi scuso per lo sfogo idiota, ma dovevo togliermi questo sassolino...dal prossimo post tornerò a cose depresse, promesso!;)

6.16.2011

Playlist: 1° Semestre 2011

Dopo 3 settimane di pioggia incessante (almeno qui), finalmente è spuntato il sole, segno che ci si avvicina ormai all'estate, così, seppur con qualche giorno di anticipo, chiudo il primo semestre con la playlist riassuntiva (con la solita copertina di poco gusto, ma tant'è...), che poi...riassuntiva mica tanto...
Due ore di musica che di estivo hanno ben poco, più adatte forse ad un ascolto verso il lento imbrunire tipico di questi giorni, ma anche ieri durante l'eclissi, devo dire che hanno avuto il loro perchè...



 ...tanto per tutto il corso dell'estate il tenore sostanzialmente cupo di questo blog rimarrà sempre lo stesso... :)
Buon ascolto!