6.04.2012

The Knots

SONS OF NOEL AND ADRIAN "THE KNOTS"
Non so fino a che punto l'estetica della una copertina di un album possa influenzare la decisione di acquistarlo od anche solo ascoltare la preview di 60 secondi su iTunes, per quanto mi riguarda, moltissimo! Oltre che dare una percezione del suo contenuto, in qualche modo bisogna pur adottare dei criteri per sfoltire la costante massa di dischi in uscita. Detto ciò, ammetto che se non avessi già ascoltato (ed apprezzato) il primo full-lenght dei "Sons of Noel and Adrian", con una copertina del genere probabilmente non sarei ricorsa nememno alla preview... Mi da l'idea di un preparato istologico (biopsia), effettuato con coloranti andati a male da un sacco di tempo; tessuto epiteliale pluristratificato in superficie (in arancione), che poggia su una lamina basale (in bianco) ed al di sotto tessuto connettivo inframezzato da tessuto ghiandolare, quello in verde mi sembra tessuto muscolare liscio...vabbè, il criterio selettivo sulla copertina non è valido, l'album al contrario è molto piacevole.
I "Sons of Noel and Adrian" sono un collettivo di Brighton fondato nel 2008 da Jacob Richardson alla voce e chitarra (che sarebbe il figlio di Noel) e dal chitarrista Tom Cowan (figlio di Adrian), collettivo formato da 12 elementi in gran parte polistrumentisti (violoncello, chitarre acustiche, violino, piano, clarinetto, banjo, percussioni), e già membri delle band accompagnatrici nei tour di Laura Marling e Munford & Sons.
La voce di Richardson è di per se un elemento caratteristico, espressiva, soggetta a continue modulazioni, oscura e profonda, ma a questa si aggiunge la parte strumentale che non si limita ad un ruolo di accompagnamento; ogni brano (quasi tutti potenziali singoli) è caratterizzato anche da continue evoluzioni ritmiche e crescendi orchestrali piuttosto complessi. 
"The Knots" è la loro seconda pubblicazione dopo l'esordio nel 2009 con un album omonimo, e gli stessi Sons of Noel and Adrian lo riassumono più o meno così:
"Il primo brano parla di nonni, il secondo di gravidanze ed adolescenti, il terzo del corso della vita, il quarto di abusi alcolici, il quinto di divorzio, il sesto di salute mentale, l'ottavo di incendi dolosi ed il nono di amore. L'intero album dura 2598 secondi"
...null'altro da aggiungere! :) Qui


"The Yard"

"Matthew"

"Come Run Fun Stella Baby Mother of the World"

Buon Ascolto! :)

5.31.2012

Tearz for Animals

Settimana di latitanza anche se uscite interessanti non sono mancate affatto (Parallel 41, Johann Johannsson, Huschka/O'Halloran/Johannsson...), cercherò di recuperare la prossima, intanto:

...Tearz for AnimalZ comunque sarebbe stato più figo!
Buon week-end! :)

5.23.2012

Allow the Light

HILDUR GUDNADOTTIR "LEYFDU LJOSINU"

Il suo approccio alla musica sembra essere improntato all'instancabile ricerca di nuove forme espressive, la necessità di esplorare ed unire tecnologia, minimalismo, neoclassica, elettronica, arricchendo cosi via via l'elenco di collaborazioni, tra cui Fever Ray, Dustin O'Halloran, Hauschka, Valgeir Sigurdsson, fino ai Throbbing Gristle od i Pan Tonic; musicisti di cui, volendo trovare un punto di comunione, si può dire abbiano intenzioni simili. Nel suo percorso solista Hildur Gudnadottir non si è adagiata su uno stile consolidato per cui basterebbero giusto pochi accordi per poterli ricondurre immediatemente alla sua produzione, tuttavia al centro delle sue composizioni si possono trovare almeno un paio di punti in comune: lo studio dello spazio, inteso come luogo fisico e le ripercussioni sonore in esso in base alle sue variabili..."Without Sinking" esplorava e rifletteva su ciò che si scorge al di fuori di un finestrino aereo e "Mount A" fu registrato in gran parte nel nord dell'Islanda in una baracca appositamente scelta in base alla qualità di legno norvegese utilizzata per costruirla; un altro elemento comune è quel che si può definire "contemplazione"? Contemplazione espressa in musica diretta agli elementi naturali, la luce, i fenomeni che ci circondano...nonchè un distinguibile tratto nordico che lega le sue composizioni (ma per questo rimando ad un approfondimento sugli effetti dell'esposizione alla luce sulla melatonina :)...). 
"Leydfu Ljosinu", terzo album della Gudnadottir, uscito per l'etichetta Touch (http://www.touchmusic.org.uk/news/to90_hildur_gudnadottir_leyfdu_1.html), tradotto suonerebbe come "far entrare/dar spazio alla luce" e la stessa cover da l'effetto di una propagazione di fasci di luce od onde elettromagnetiche. Album registrato al Music Research Centre all'Università di York in un'unica sessione live della durata di 40 minuti in una sala priva di pubblico, per lasciare che il suono interagisse soltanto con la struttura stessa...non è poi stato adoperato alcun processo di rielaborazione, post-produzione o manomissione, ciò che si sente nell'album è il processo sonoro di quei 40 minuti, ed è alquanto impressionante. Strutturato in 2 brani: un breve intro "Prelude" che si sviluppa su pochi accordi ripetuti al violoncello, un terreno su cui cominciare a costruire i 35 minuti del successivo "Leydfu Ljosinu", le stesse due parole che verranno ripetute in loop come un eco in lontananza fino a che la lenta progressione lascia spazio man mano ad una fusione di stratificazioni compulsive di loops al violoncello, per poi frammentarsi e dissolversi...insomma, meglio ascoltarlo va...qui.
"Leydfu Ljosinu" oltre al formato CD/mp3/FLC e quant'altro è disponibile anche come chiavetta USB (il primo a decidere anche per questo formato sempre sotto Touch Rec. fu Fennesz con "Liquid Music")...senz'altro i puristi del vinile saranno ancor più sdegnati per questa ulteriore "tecnologizzazione" della musica, ma è meglio non inoltrarsi in questo discorso...a maggior ragione per una che compra vinili soltanto per questioni estetiche/edizioni limitate (ma senza mai metterli sul piatto) e che riserva il 99,9% degli ascolti al suo adoratossimo iPod... :)


Buon Ascolto! :)