11.11.2011

Processions

Giusto un paio di post fa si parlava di "Solaris", la collaborazione tra Daniel Bjarnason e Ben Frost, che rivisitando la soundtrack dell'omonimo film di Tarkovskij, combinava una vera e propria orchestra sinfonica alle sonorità drone di Frost, rendendo la prima quasi sintetica. (Ho rinnovato il link nel post in questione dato che era già evaporato).
Dato che di Frost si era già parlato in precedenza, ho ripreso allora "Processions", precedente album (uscito a metà 2010) di Daniel Bjarnason come "solista". Compositore, pianista e conduttore d'orchestra e co-fondatore della Isafold Chamber Orchestra con cui ha sviluppato due album di classica contemporanea...ovviamente è islandese anche lui, ed è  scontato dunque dire che fa parte della cricca di Valgeir Sigurdsson nella Bedroom Community! :)
Tornando all'album "Processions" si può dire sia un album di classica contemporanea ma che non si lascia mancare una propensione alla sperimentazione sonora, diviso essenzialmente in tre parti. Si ha quindi "Bow to String", un pezzo multi-traccia diviso in tre parti e composto principalmente per la violoncellista Sæunn Þorsteinsdóttir (funziona così: i cognomi che terminano con "dóttir" sono riservati alle donne, quelli che terminano con "son" agli uomini), in cui si alternano momenti caotici e violenti a momenti più delicati ed introspettivi.
Si continua con "Processions", un'altra composizione divisa in tre parti e composta però principalmente per il pianista Vikingu Ólafsson ed eseguita con l' Icelandic Symphony Orchestra, anche in questo caso si hanno numerose alternanze tra momenti intimisti di solo piano, momenti orchestrali melodici e sbalzi improvvisi di una certa intensità. Si conlcude con  "Skelja", questa volta una singola composizione per arpa e percussioni, eseguita da  Katie Buckley and Frank Aarnink. Qui 

Lascio sotto una parte (la prima) di "Bow to String", eseguita nel 2009 all'Iceland Airwaves:


Buon ascolto e buon week-end! :)

11.09.2011

Baby Dee and the Pink(?) eco-Fur

Nei giorni precedenti mi sono lasciata incantare da questi due video...due brani noti della Dee che si fa accompagnare da una piccola band - contrabbasso/basso, batteria e chitarra/trombone - con cui si sta esibendo in proprio quest'ultimo tour. A parte la sua solita bravura che è il caso di sottolineare, e la perfetta sintonia che la sua voce ed il suo piano trovano con gli altri elementi strumentali, è inutile negare che l'elemento di spicco, od almeno ciò che cade subito all'occhio, vuoi anche solo per evidenti motivi cromatici è un altro...un po' come quando si va a vedere Joan Wasser (Joan as Police Woman), brava, perfetta, affascinante, però...l'occhio cade sempre sulle sue scarpe, c'è poco da fare!
"As Morning Holds a Star"


"Safe Inside the Day"

Così, dopo averla vista più volte in ciabatte, calzini bucati e qualsiasi genere di casacca sgualcita, speravo di vederla fare il suo ingresso al Lapsus qui a Torino il 7/11, bardata proprio con quella eco-pelliccia di un colore oscillante tra il rosa ed il fucsia...e così è stato! Elemento che ha reso la serata ancora più divertente del solito, complice anche Palumbo a farle da spalla nel pubblico...piuttosto ridotto questa volta per via della troppa acqua ed annessi ponti chiusi (peccato perchè è stato un live splendido!).
 In attesa del doppio live "Baby Dee Goes to Amsterdam" che ancora non sono riuscita a reperire, metto qualche fotografia che ho scattato:


Non c'entra assolutamente nulla, ma questo David Thomas Broughton mi piace proprio!
"Onwards We Trudge"

11.03.2011

Un po' di sana spensieratezza freak

Quando l'unico commento lasciato scritto sotto la copertina di un album, in questo caso di un Ep, riporta testualmente: "bitches", è difficile non esserne incuriositi. Un po' perché questo tipo di commenti è spesso riservato a musiciste come le CocoRosie o Joanna Newsom, ed un po' è la copertina stessa ad evocare questo tipo di immaginario "freak" o stralunato che si voglia. Il successivo ascolto poi lo ha confermato.
Le "Stealing Sheep" sono un trio tutto al femminile di Liverpool formatosi nel 2010, con all'attivo un Ep dello stesso anno "I Am the Rain" registrato in varie location, dunque una camera da letto (...come tutti sappiamo, le Casady registrarono il loro primo nel bagno...), una palestra in disuso e gli Abbey Road Studios. A questo Ep è seguito lo scorso febbraio il singolo "The Mountain Dogs" e poi  la pubblicazione di questo "Noah & the Paper Moon" (qui), un mini album della durata di soli 25 minuti che ha la funzione di anticipare il primo vero album che verrà pubblicato nei primi mesi del 2012. Una chitarra elettrica che talvolta produce suoni particolarmente distorti ed ipnotici, una batteria improvvisata, ed una parte elettronica a cui si aggiungono le voci delle tre componenti a dare l'effetto di un coro, ricreano nell'insieme 11 brani che uniscono quel freak-folk (tanto amato quanto criticato), ad una parte più psychedelic...psych-folk dunque? Loro definiscono le loro sonorità come psych-pop...mah, tutte queste definizioni io non le ho mai capite...
Come si vede dalla copertina, gli abiti sono improbabili tanto quelli delle artiste sopra citate, ed un altro punto ad accomunarle è la voce...stridula, acuta, fastidiosa, che bene si accompagna però a questo tipo di  immaginario favolistilco.
Fino ad ora non vi è molto altro da aggiungere, data la recente formazione, qualche video risulta senza dubbio più esplicativo:






Pochi ascolti in questi giorni, cercherò di rimediare, intanto la prossima settimana sarà dedicata a Baby Dee, dato che suonerà per tre date in Italia e che in queste  farà tappa anche qui a Torino lunedì 7/11 al Lapsus con la sua band (magari riesco a fare qualche foto)...e poi sarà disponibile il suo doppio live registrato ad Amsterdam!
Buon ascolto! :)

10.28.2011

Postumi Melancholici e Solaris

Lo sguardo vuoto di Kirsten Dunst che sembra dominare consapevolmente la Fine, uccellini che soccombono alla gravità, un giardino che a me ha subito evocato il film "L'Année Dernière a Marienbaud" di Alain Resnais, il dipinto "Cacciatori sulla Neve" di Pieter Bruegel che si disintegra pian piano (chiaro omaggio a "Solaris" di Andrej Tarkovskij), Melancholia che si avvicina alla Terra, Claire (il commovente personaggio interpretato da Charlotte Gainsbourg) che sprofonda passo dopo passo nel terreno cercando inutilmente di salvare l'amatissimo figlio, la buca n°19, un cavallo (altro omaggio a Tarkovskij) che soccombe anch'esso alla forza pianeta che inevitabilmente sta per scontrarsi con il nostro, la sposa che trascina il suo fardello per poi essere trascinata via da una metaforica corrente d'acqua, e poi l'impatto, la Fine.
Questi sono gli 8 minuti che introducono Melancholia, la musica è come noto il preludio di "Tristan und Isolde" di Wagner, le immagini ricordano in quanto a cura e maniacale ricerca estetica, scatti in sequenza di Gregory Crewdson a dare l'effetto di un movimento in slow-motion. Qui l'intero prologo: http://www.youtube.com/watch?v=xWQ2YZG8kcA
ma consiglio di non guardare nulla con la pessima qualità internet, questa prima memorabile sequenza (ma vale anche per il resto del film), ha una fotografia da lasciare senza parole, ricerac questa che è parte integrante del film.
Ecco, dopo aver visto questi 8 minuti per i 5 minuti successivi non baderete minimamente a cosa capita nel film...semplicemente si rimane a bocca aperta con espressione meravigliata a contemplare Lars, poi la sequenza tornerà con insistenza alla mente anche nei giorni successivi.
Poi come già scritto su centinaia di pagine web, il film è suddiviso in due parti, ognuna caratterizzata dalla personalità di una delle due sorelle, l'una che sprofonda nella depressione e che attende Melancholia arrivi con freddo distacco, l'altra razionale e premurosa , terrorizzata  dalla fine imminente.
Forse però non così in molti hanno scritto degli ultimi 30 minuti del film, tanto angoscianti da essere insostenibili (in senso assolutamente positivo, intendo, a me tremavano le mani!), per poi lasciarti esausto sulla poltrona del cinema fino al termine dei titoli di coda, in silenzio. Per questo biisogna trovarsi però in linea con il pensiero forse un po' nichilista di Lars, ossia: non esiste null'altro.
Ho letto da più parti vari tentativi di paragone con "The Tree of Life" di Malick, film che controvoglia mi hanno obbligato ad andare a vedere, e se ci riferisce magari ai contenuti molto in generale (la Vita, il suo senso più "alto", la morte etc etc), sì magari, forse il punto che più gli accomuna è la ricerca e la cura estetica...su questo non c'è nulla da dire per entrambe. Forse però per riassumere il divario tra le due visioni e gli intenti preposti, basta mettere in relazione una sola scena  che accomuna le due pellicole; in maniera stilistica sia in  The Tree of Life che in Melancholia vengono presentati fotogrammi che ritraggono differenti porzioni  dello spazio, ma mentre per il primo è evidente fino all'esasperazione il tentativo di intendere il cosmo come una meraviglia creata da qualcosa di "superiore", con tanto di accompagnamento della "Lacrimosa", quasi a voler far intendere che l'Universo esista per ospitare la vita (visione che trovo arrogante), invece Lars accompagna quei pochi fotogrammi con il silenzio, e la conseguente sensazione di vuoto che genera, lo Spazio è materia, null'altro.
E questa è la linea, Malick in modo capzioso e fastidioso non fa che elogiare una "superiorità" creatrice ed il suo prodotto ultimo, ossia la vita, Lars invece in maniera razionale, fredda e diretta (e non catastrofica!) propone la sua visione...la casualità della vita e quindi la sua unicità, ma al tempo stesso la mancanza di un senso ultimo. Poi in base alle idee di ognuno  colpirà più l'uno che l'altro.
...che bello fare discorso a vanvera, ha sempre il suo fascino! :)
Per restare dunque in linea, con una certa coincidenza Ben Frost, musicista industrial e dedito al noise più cupo, di origine australiana ma trasferito in Islanda da qualche anno dove entrando a far parte della Bedroom Community è diventato stretto collaboratore di Valgeir Sigurdsson, ed il compositore Daniel Bjarnason sono stati commissionati per rivisitare la soundtrack di "Solaris", originariamente composta da Eduard Artemjev, e presentarla in anteprimain occasione dell'ultima edizione dell' Unsound Fest.
Frost ha messo le sue distorsioni elettroniche, Bjarnason ha diretto l'orchestra Sinfonietta Cracovia, e Brian Eno ha rielaborato le immagini del film in modo da proiettarle durante i pochi live concessi per questo progetto. E' affascinante come un'orchestra (più Frost alla chitarra) sia riuscita a produrre un suono quasi sintetico e disturbante tanto quanto quello tipico di Frost nei suoi precedenti lavori. Prima bisognerebbe recuperare "Solaris" (che non è proprio la "risposta" russa a "2001 Odissea nello Spazio"...!!), e la copertina album è significativa, e poi riuscire a tapparsi in un ambiente privo di suoni esterni, un po' come lo spazio, per riuscire a percepire in maniera adeguata le orchestrazioni che spesso giocano su toni molto bassi. Come già detto, personalmente lo trovo un album parecchio affascinante...lascio il teaser: Qui



SÓLARIS Teaser : Ben Frost & Daníel Bjarnason : "Reyja" from Bedroom Community on Vimeo.





Buon week-end e buon ascolto! :)