1.10.2012

The Broken Man

E' opportuno premettere che sebbene nel corso della carriera artistica musicale di Matt Elliott si possano facilmente distinguere due differenti identità stilistiche e soprattutto sonore, l'umore oscuro e paranoico dei suoi lavori non ha subito variazioni, rimanendo un punto costante e centrale della sua espressione.
E' un artista che emerge a metà '90 nella scena di Bristol sotto pseudonimo "Third Eye Foundation", progetto dedito alla sperimentazione industrial ed elettronica, portato avanti con costanza fino al 2001 pubblicando 6 album, prima di una lunga pausa durata fino al 2010, interrotta con la pubblicazione di "The Dark". E' bene ricordare che da questo lato più sperimentale sono nate molteplici collaborazioni , tra cui "Crescent", "Amp", "Flying Saucer Attack" e più recentemente la partecipazione al progetto "This Immortal Coil".
In questo caso però ci interessa la seconda parte artistica di Matt Elliott (che prende il suo vero nome), elaborata a seguito di un voluto isolamento nelle campagne francesi, dove approfondendo differenti forme di  cantautorato europeo ha maturato un aspetto compositivo influenzato sia dalla musica classica (aspetto percepibile dall'utilizzo sottile di archi e pianoforte), che dalla musica elettronica dai tratti minimali e talvolta ambient, inserita con cura e parsimonia, sviluppando una forma personale di folk oscuro che si distingue per la sua eleganza.
La prima pubblicazione come Matt Elliott risale al 2003 e s'intitola "The Mess We Made", a cui segue la trilogia "Songs", composta dagli album "Drinking Songs", "Failing Songs" ed "Howling Songs", trilogia che esplora il profondo tormento dell'animo umano in relazione all'inadeguatezza con i ritmi e l'alienazione del mondo contemporaneo.
Siccome è un brano che mi ha sempre colpita, vuoi anche perchè fa parte dei miei studi ed all'epoca della sua uscita stavo seguendo il corso incentrato sulle relazioni medico-paziente  e le dinamiche di comunicazione della diagnosi/terapia, mi soffermo un attimo su "The Kubler-Ross Model", contenuto in "Howling Songs" e che ben fa capire il grado di cupezza di Elliott:

in campo medico/psichiatrico e soprattutto nella psico-oncologia il modello Kubler -Ross indica le 5 fasi che caratterizzano l'elaborazione del lutto, quindi le dinamiche mentali che si alternano nel paziente dal momento in cui gli è stata comunicata la diagnosi di una malattia terminale, fino al suo decesso (rifiuto, rabbia, patteggiamento, depressione ed infine accettazione).

Venendo al suo ultimo lavoro "The Broken Man", dal titolo stesso non ci si può fare alcun tipo di illusione, è un album paranoico, riflessivo ed oscuro, che riflette sulle angosce della solitudine, ma intesi, che resta ben lontano da facili ed abusati patetismi. Il vocione profondo e confortante di Elliott si fa accompagnare da violini appena accennati, un pianoforte nel brano -If anyone tells me "It's better to have loved and lost than to never have loved at all" I will stab them in the face- così espressivo che non necessita di alcuna parola aggiuntiva al titolo già piuttosto chiaro ed esplicito, per far intendere la sua lucidità, una riflessione affatto ruffiana e quindi lontana da tutti quegli insopportabili  luoghi comuni, cori, rintocchi di campana e la sua chitarra acustica, talvolta dai tratti che portano la mente alla tradizione musicale popolare dell'europa dell'ovest, Spagna/Portogallo.

Non lascio link, se non il suo bandcamp dato che è disponibile l'intero download dell'album per 2€:


Cosa più importante è che Matt Elliott sarà in tour in Italia alla fine di gennaio,e farà tappa anche qui a Turìn al Blah Blah ...finalmente, sarà il primo concerto del 2012 per la sottoscritta...dannate ed odiose festività!!!
-20 gennaio Mattatoio Carpi (Mo)
-21 gennaio Villa Zamboni Valeggio sul Mincio (Vr)
-22 gennaio Diagonal Forlì
-23 gennaio Grotta Teodorani Santarcangelo di Romagna (Rn)
-24 gennaio Blah Blah Torino
-25 gennaio Magnolia Segrate (Mi)

MATT ELLIOTT - A BROKEN MAN from Annabelle Azadé on Vimeo.

Buon ascolto! :)...ma non troppo cupi dopo neh!

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