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9.05.2014

When The Cellar Children See The Light Of Day

MIREL WAGNER "WHEN THE CELLAR CHILDREN SEE THE LIGHT OF DAY"
L'artista finnico-etiope dopo l'ottimo esordio self-titled (Mirel Wagner), quasi a voler sottolineare la sua natura oscura e cinica racchiusa quindi in un lavoro personale e sentito, decide sapientemente di continuare il suo percorso spartano ed al tempo stesso di rara eleganza, costituito dalla sua voce molto vicina a sonorità più blues, accompagnata da quieti flussi di chitarra rigorosamente acustica, aggiungendo però in questo secondo lavoro sparute note di pianoforte ed un lievissimo accenno d'archi tramite un violoncello ed sobria una chitarra elettrica nel singolo "The Dirt". Null'altro che gingilli sobriamente decorativi che non hanno alcun intento di distrarre dalla base del suo stile, e paiono tutt'altro che ruffianate volte ad introdurre un futuro stravolgimento. Uno stile volutamente "vuoto", costruito per dar spazio alle immagini che si susseguono in maniera dettagliata raccontando una storia a sé in ogni brano.
Un lavoro ponderato e meditato in una baracca nella penisola di Hailuoto nord della Finlandia e successivamente registrato in studio con l'ausilio di Vladislav Delay, come ampliamente sottolineato fin'ora, non si discosta dal suo esordio nè nello stile nè nella forma e nei contenuti, sicché, marciume, desolazione, putrefazione, mosche, morte, sporco, ma anche rari e confortanti momenti di serenità, la fanno da protagonista. E forse, come nella vita, sono proprio i momenti di conforto quelli che mettono più inquietudine.





Buon Ascolto!

2.10.2012

Oscuro candore

MIREL WAGNER - "MIREL WAGNER"
Nota praticamente soltanto entro i confini finlandesi fino a pochi giorni fa, Mirel Wagner con merito e senza ruffianerie, s'intende, si sta pian piano affermando anche a livello europeo, non raccogliendo altro che critiche più che positive per l'uscita del suo album di debutto dal titolo omonimo "Mirel Wagner". Album la cui uscita è  prevista per marzo, anche se in Finlandia è uscito nel corso del 2011, e per la cui promozione è già partita in sordina con il suo primo tour che purtroppo però non giungerà in Italia...non c'erano mica dei dubbi, no? :)

Per aggiungere qualche nota biografica: la Wagner è nata in Etiopia ma poi presto trapiantata in Finlandia, dove all'età di sette anni si è avvicinata alla musica dapprima con il violino, per poi passare verso i 13 anni alla chitarra. Nota nei locali di Helsinki e dintorni, ha avuto la fortuna di trovare l'appoggio di un giornalista musicale, il quale mediante alcune conoscenze le ha permesso di registare il suo primo album senza dover passare per etichette discografiche. Album che ha registrato per intero in soli 2 giorni, inserendo inizialmente 12 brani, poi ridotti ai 9 della versione definitiva.
Come scrivevo all'inizio, data la potenzialità dell'unione di una semplicissima chitarra acustica e di una voce particolare nella sua malinconia sussurrata, soprattutto per via del fatto non ci si aspetterebbe una voce del genere da una ragazza che ha soltanto 23 anni, avrebbe potuto sfruttare le due componenti per fare l'ennessimo disco incentrato su tematiche trite e ritrite (soprattutto patetiche), come l'ammmore, le pene d'ammmore, l'ammmore perduto...(e via discorrendo fino a sprofondare al coma diabetico), invece la Wagner ha scelto vie decisamente più interessanti, legandole in un sottile gioco di contrasti.
9 brani per 31 minuti, al primo ascolto quel che colpisce è l'efficacia del suo minimalismo, la sua voce sussurrata, pacata al punto che non sovrasta mai la parte strumentale,malinconica ed a tratti piuttosto incline a cantilene infantili, accompagna l'unico elemento strumentale del disco, una semplice chitarra acustica e null'altro. Le due componenti si uniscono in melodie che danno sì l'idea di essere riflessioni oscure, ma che non si sbilanciano certo in una chiara drammaticità.
Al secondo ascolto invece, prestando attenzione anche ai testi si scopre che Mirel Wagner ha incentrato il suo lavoro decisamente più su ciò che è morto e decadente rispetto a ciò che è vivo e pulsante; testi che con un certo candore raccontano di corpi in via di decomposizione, madri che abbandonano i propri figli, morte, disperazione, ossa, necrofilia, annegamenti, incubi notturni, fino al brano che personalmente preferisco "No Hands" un motivetto carino e spensierato che ritrae la giornata gioiosa di bambino che va in bicicletta...sole, vento e velocità, e questa sua fissa di non tenere le mani sul manubrio per far vedere quanto è bravo alla propria madre (odioso!)...ovviamente la pagherà cara!! :) Anzi, lascio il link con tutti i testi dell'album: http://www.bonevoyagerecordings.com/component/content/article/103
Qui

"JOE"

"NO DEATH"
Buon ascolto!! :)