8.26.2013

Playlist 2/3 2013

Terminato anche il secondo quadrimestre arriva la consueta playlist...ecco, forse solo un tantino più estenuante del solito :) 

TRACKLIST

Buon ascolto...spero! :)

PS: fino a fine settembre/inizio ottobre questo spazio web rimarrà piuttosto fermo, eccetto magari che per qualche brevissima incursione. Impegni lavorativi ed un imminente cambio di casa, suppongo prenderanno un bel po' di tempo, e si sa che la scelta del legno per il palchetto e la perfetta illuminazione per ogni angolo sono scelte piuttosto delicate! :) ...per non parlare dell'impegno che mi costerà cercare di gestire un'improbabile convivenza tra i miei due amatissimi gatti ed un insignificante coniglio nano, che non credo avrà vita lunga...
A presto!

8.20.2013

Butterflies and Graves


BIRCH & MEADOW "BUTTERFLIES AND GRAVES"

Birch & Meadow non è altro che l'incontro tra la cantautrice svedese Sara Forslund e David Wenngren, quest'ultimo più noto come metà del duo Library Tapes e per le sue passate collaborazioni con il violoncellista Danny Norbury ed il pianista/compositore Peter Broderick.
"Butterflies and Graves", prima release del duo, suona come una pacata, quasi rassegnata, malinconica cupa meditazione dove l'intreccio tra la voce della Forslund arricchita di qualche effetto eco e il minimalismo dei drone che l'accompagnano, o meglio dire, che insieme ad essa si trascinano a fatica esattamente come capita in quei momenti in cui la bile nera oppure l'apatia prendono il sopravvento, riescono ad evocare la sensazione di desolazione, disperazione e tristezza più profonda senza bisogno di altri effetti scenici od arricchimenti compositivi se non qualche delicatissimo tocco di chitarra e sparuti field recordings. E definire i drone come "minimali" forse non è corretto, meglio precisare che i brani si muovono lungo una linea che subisce ben poche variazioni, e quando questo accade risultano quasi impercettibili, tanto che vengono in mente canti sciamanici giocati sulla ripetitività di una stessa lunghezza protratta così a lungo da indurre uno stato ipnotico.
Un lavoro ricco di fascino oscuro ma che in qualche modo riesce ad essere altrettanto ricco di sfocata luminosità, perfetto da ascoltare avvolti nel silenzio degli indefiniti effetti cromatici dell'aurora.
Buon ascolto! :)

8.13.2013

Resonconto "Shaking the Habitual" Göteborg/Oslo

Le premesse erano chiare fin dal titolo stesso dell'album (ed omonimo tour), e dalle poche interviste concesse Karin Dreijer ed il fratello Olof, insieme a tutto il resto del collettivo, avevano avvertito che il tipo di spettacolo ideato non avrebbe concesso mezze misure di valutazione...insomma, o lo si adora o lo si disprezza. Il "Shaking the Habitual" tour difatti è stato concepito come performance artistica in cui i The Knife come duo non esistono più, diventando un collettivo che include ballerini, visual artists, ginnasti, e dove non importa chi è chi o chi fa che cosa, se il brano è completamente in playback e tutti fingono di suonare qualcosa, oppure se le parti vocali e strumentali sono effettivamente reali; lo spirito con cui si deve vivere l'evento dev'essere di totale apertura andando oltre qualsiasi schema classico. Detto questo, trovo davvero ridicolo chi durante i due live che ho visto (o meglio, vissuto), ha avuto così cattivo gusto da fischiare od andarsene per bere qualche schifosa birra in più.



Passato ormai l'effetto entusiasmo da post-concerto, non posso che constatare quanto sia difficile rendere a parole la sensazione provata durante i due live, cosa che, per quanto ben realizzati, nemmeno i video disseminati qua e la da mesi su YouTube possono...specialmente per quanto riguarda Silent Shout, forse la parte più ipnotizzante dell'intero spettacolo, in cui raggi concetrici di luce bianca e colorata trasformano le figure danzanti in ombre che si muovono alla rinfusa ma con estrema grazia.



Seppur Karin (così come Olof) non ha fatto nulla per ritagliarsi dello spazio in più rispetto al resto del gruppo, e spesso risultasse un "tantino" più statica nei momenti in cui si dedicava al ballo, è da dire, tolta la mia innegabile cotta per lei, che si tratta di un magnete capace di catturare tutta l'attenzione su di sé e trasformare qualsiasi movimento od espressione nella parte centrale dell'intera performance...tant'è da risultare impeccabile persino proiettata su uno schermo con barba e baffi a riprendere le fattezze di un giornalista svedese non particolarmente apprezzato dai Dreijer
In tutto questo l'unica pecca, avendoli visti all'interno di due festival: il Way Out West di Göteborg ed l'Oya di Oslo, è stata quella di sorbirmi i gruppi precedenti ed assistere a scene pietose di gente che ormai aveva in circolo birra e non più sangue (tra questi pure la mia amica danese...), ma tant'è, era un'esperienza da vivere e che consiglio! In autunno suoneranno a Parigi, sicché, qualche ora di TGV la valgono :)