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10.15.2014

Grouper live@Primavera Sound

Quando la vidi al Blah Blah qui a Torino, ormai 2-3 anni fa, spuntai con soddisfazione il suo segno sull'elenco di musicisti che probabilmente non avrei mai visto dal vivo. Da allora ho spuntato con soddisfazione molti artisti presenti su quell'elenco ed altri se ne sono aggiunti, ed altri sono ormai passati nella sezione "impossibili" (William Basinski e Boards Of Canada), tuttavia forse lei rimane la più significativa. Con ciò? Boh, ascoltavo il suo ultimo "Ruins" e mi è venuta un po' di nostalgia.

Ah già, e comuque "Ruins" nonostante le critiche non proprio positive, a mio parere dopo "Atomos" del duo A Winged Victory for the Sullen è l'album più significativo di quest'anno per il resto un po' amorfo.

Buon Ascolto e buona visione!



9.10.2014

Grouper "Call Across Rooms"

Forse un preludio (e non certo il primo di questi ultimi tempi) al suo nuovo album. Se ne va il drone, vanno via riverberi, restano le sue atmosfere oniriche, la sua voce soffusa e si aggiunge un accenno di piano. Sempre più scarna e se possibile, sempre più affascinante:Buon Ascolto

2.13.2013

Grouper "The Man Who Died in His Boat"

GROUPER "THE MAN WHO DIED IN HIS BOAT"
Liz Harris è un'Artista estremamente produttiva: 6 full-lenght, innumerevoli pubblicazioni tra EP e singoli e svariate collaborazioni (inutile citare nuovamente il tutto, rimando al breve ed incompleto riassunto: http://omote-no.blogspot.it/2012/03/liz-harris.html); tanto produttiva quanto schiva tanto da risultare piuttosto difficile districarsi tra le sue numerose attività, non avendo un sito ufficiale e limitandosi ad un profilo facebook non particolarmente aggiornato.
Il suo è uno stile ben consolidato capace di unire in una strana miscela la sua voce eterea a morbidi drone, atmosfere folk ad increspature ambient, il tutto a dare una sensazione confusa ed indefinita che evoca allo stesso tempo un senso di quiete ad una sfocata ed indefinita sensazione di disagio e nostalgia. Un suono cavernoso che sembra giungere alle orecchie da qualche remota sorgente sonora o forse da qualche sommesso ricordo, comunque sia, legato strettamente ad una sfera intima e privata. Od almeno, questa sarebbe la condizione ideale per esaltare al meglio l'ascolto delle sue produzioni, o meglio dire, delle sue "ambientazioni". Premesso ciò, salvo il forte carattere drone della sua ultima pubblicazione dal titolo "Violet Replacement", progetto nato come una serie di performance live basate sull'improvvisazione condizionata dal contesto ambientale della location e dal pubblico presente, ad un ascolto disattento le numerose produzioni di Liz Harris potrebbero dare l'impressione di essere apparentemente sempre uguali, una continua variazione ed una continua rielaborazione di uno stesso motivo; ma nelle giuste condizioni di ascolto (ed ovvio, avendo le adeguate attitudini al tipo di sonorità),  invece è facile rimanere incantati dall'incredibile abilità con cui la Harris riesce ad esplorare l'oscuro con una dolcezza disarmante, giostrando la sua voce con componenti organiche e riverberi elettronici, muovendosi agilmente tra differenti atmosfere, inquietudini, riflessioni, ed evocazioni mnemoniche dal forte carattere nostalgico.
Ascoltando "The Man Who Died in His Boat" la mente non può che riportare a quello che è considerato il suo lavoro più prezioso "Dragging a Dead Deer Up a Hill" (2008), difatti si tratta di una serie di outtakes (e assolutamente non di scarti) rimasti fuori dalla tracklist di quest'ultimo, la cui pubblicazione era stata preannunciata con molto anticipo.
Se "Dragging a Dead Deer Up a Hill" aveva in copertina una bambola poco rassicurante in vesti scure, ad evocare l'inquietudine dell'innocenza infantile, "The Man Who Died in His Boat" in qualche modo continua il percorso (oltre che sonoro), legato ai ricordi. In copertina appare la madre di Liz Harris ritratta in un'indecifrabile espressione sia mimica che gestuale, mentre il titolo riporta ad un altro ricordo adolescenziale della Harris, riferendosi al ritrovamento di una nave abbandonata che giunse nel porto della sua città: Hagate Beach. La barca non aveva segni di collisione, nè era capovolta o affondata, eppure del suo marinaio non se ne ebbe più traccia. La Harris spiega di essersi intrufolata all'interno dell'imbarcazione andando un giorno a pesca con il padre, e che vedere gli oggetti di uso quotidiano del disperso, il suo mobilio e constatare che anche "un cavallo senza cavaliere" può riuscire ugualmente ad approdare alla sua meta, ebbe un forte impatto su di lei.
Oltre alla storia dietro quest'ultima uscita, venendo all'album...risulta immediatamente come uno dei suoi lavori più organici, in cui vengono messe da parte le leggere sfumature drone al pianoforte  che caratterizzavano "A.I.A", ed ancor più i suoi caratteristici effetti delay, lasciando invece maggior spazio alla sua voce, alla chitarra e rivolgendosi a numerosi field-recordings dai temi acquatici...il tutto privo di quell'effetto cavernoso prima citato, conferendo così all'intero lavoro un aspetto ancor più intimo e riflessivo del normale.
Ogni brano si lega all'altro in un solido intreccio costruito su impercettibili variazioni capaci di creare un flusso continuo, in cui l'oscuro ed i tormenti non sfociano mai in esplosioni sonore, ma piuttosto in pacate riflessioni. L'apertura "6" suona come un vecchio nastro danneggiato ricco di fruscii di sottofondo a dare l'idea di logorio; la più organica "Vital" ci riporta immediatamente alle atmosfere più intime della Harris, la sua voce sdoppiata con effetti delay risulta forse la parte più nostalgica ed offuscata dell'intero lavoro. "Clouds in Place" riporta alle sonorità di "Dragging a Dead Deer Up a Hill", dando l'effetto di una  cantilena infantile, ad enfatizzare il contrasto luce/oscurità...e lo stesso discorso vale per "Cover the Long Way" in cui cori eterei si intrecciano l'un l'altro accompagnati soltanto da una chitarra in un binomio tanto fragile e commovente quanto disarmante. In "Vanishing Point" riverberi metallici si distribuiscono su uno strato di fruscii accompagnando rade note tenebrose al pianoforte elaborate con effetti delay, lasciando infine spazio ad uno degli interludi composti da field-recordings che hanno funzione di separare i vari umori su cui si districa l'intero "The Man Who Died in His Boat", per poi aprirsi nella più quieta title-track con un risultato alquanto spiazzante nella sua riuscita. Vale ancora la pena citare "STS" e "Being her Shadow", tappetti sonori che si dilungano in oscure e nostalgiche meditazioni tra delicati riverberi drone ed atmosfere ambient, amplie distese in cui la Harris riesce a catturare con dolcezza la fragilità e le inquietudini dell'animo umano.


Lascio qui sotto "Dragging a Dead Deer Up a Hill" (tra l'altro rieditato e ristampato in Lp):


E' il caso di dirlo: un ottimo Ascolto!! :)

1.07.2013

Album 2012 #07 Grouper "Violet Replacement"

#07 Grouper "Violet Replacement"

Un vero e proprio post sull'album non c'è...giusto qualche accenno...tuttavia a  Liz Harris sono dedicati svariati post (tipo qui:http://omote-no.blogspot.it/2012/03/liz-harris.html), e poi quest'anno si è lanciata in una splendida collaborazione che occuperà una posizione un po' più alta... :)
Intanto per marzo è prevista l'uscita del suo nuovo album solista "The Man Who Died in His Boat" (che già circola su web...), di cui qui sotto un anticipo:



Buon Ascolto! :)

4.03.2012

Una busta con interni fucsia e dettagli fluorescenti...

1) - GROUPER "VIOLET REPLACEMENT"
Ultimo post tappabuchi prima di ripartire con cadenza regolare e soprattutto con nuovi ascolti.
Non sto a riprendere tutto il discorso Grouper/Liz Harris, tra l'altro recentemente approfondito qui: omote-no.blogspot.com/2012/03/liz-harris.html , ma piuttosto rimando direttamente all'ascolto di "Violet Replacement", sua ultima uscita anche se di fatto si tratta di una raccolta di registrazioni e field-recordings non proprio di recentissima fattura, e che sono state oggetto di rivisitazioni e re-interpretazioni nel corso delle sue recenti date live tra Torino-Ravenna-Milano.
Che abbiate avuto modo di andarla a vedere (esperienza affascinante), oppure no...ecco Qui.




2) - Più o meno un anno fa, in questo periodo, scrissi un post che giustamente definii come "orrendamente autocelebrativo", ma tant'è...era questo qui: http://omote-no.blogspot.it/2011/04/un-biglietto-dalla-danimarca.html
...e nel corso dei mesi successivi in attesa del concerto non feci che angosciare con il binomio Antony (verso cui non nascondo una particolare predilezione che si nota anche dal numero di post a lui dedicati...)/Copenhagen (città in cui mi trasferirei all'istante).
Anche quest'anno mi tocca tornare nuovamente al post "orrendamente autocelebrativo...capitolo 2" :)...è vero che per il prossimo tour estivo purtroppo non sono previste date danesi, ma dopo varie indecisioni e ripensamenti ho optato per la data a Parigi del 3 Luglio (se solo fossero state comunicate prima Stoccolma e Molde...argh!!). Quella meravigliosa sala da concerti che è la Koncerthuset verrà sostituita dalla ben più antiquata e meno affascinante Salle Pleyel...tuttavia, posso dire di essere piuttosto contenta lo stesso!! :-D
Comunque va fatta notare la differenza nell'estetica dei biglietti:
sobrietà e minimalismo danese vs busta con interni fucsia e dettagli fluorescenti (kitschissima!!) :)


Buon ascolto! :)

3.08.2012

Liz Harris

Come preannunciato riprendo il discorso Liz Harris, musicista di cui ho già parlato a proposito del suo recente progetto condiviso con Jesy Fortino sotto nome Mirroring, ma questa volta invece dedicando un post a lei come solista, ossia come Grouper; e non perchè la mia è una fissa improvvisa, ma piuttosto perchè c'è un motivo ben preciso...ed il motivo è che la Harris tra qualche giorno ci grazierà con 3 date. Grouper infatti suonerà 
-il 17 Marzo al Bronson a Ravenna; 
-il 19 marzo a Milano allo Spazio Concept;
-il 20 (per me comodamente), qui nella mia Torino al Blah Blah in via Po. 
La performance che porterà è intitolata Violet Replacement, e si tratta di una sonorizzazione di registrazioni su nastro e loops realizzati dalla Harris per per il New York's Issue Project Room, che verranno processate e mixate dal vivo. Lo spazio fisico, l'architettura del locale e le suggestioni del momento saranno poi i fattori reali di ispirazione...dunque, ognuna delle tre date sarà una performance unica e specifica solo per quel luogo.

Dunque, con un minimo di biografia, volevo anche riproporre i suoi due (o tre...) album più recenti, in modo da fare un ripasso e magari per qualcun altro, ascoltarla per la prima volta ed avendo ancora qualche giorno a disposizione, decidere poi di andare a vederla live (anche perchè non è che venga da noi poi così spesso!!).

Cresciuta in California, non lontano da San Francisco, da genitori aderenti ad una delle comunità di
Gurdjieff, (da cui il nome Grouper), Liz Harris come già accennato, è una musicista che ama sperimentare avvalendosi di field-recordings, sonorità droniche, riverberi, distorsioni, muovendosi tra noise ed electro-acustica, ma contrariamente all'idea di freddezza che questo tipo di approccio musicale solitamente evoca, il progetto Grouper ha in se invece la rara capacità di ammorbidire ed ingentilire anche questo tipo di sonorità sfruttando una naturale duplicità, capace di integrare a queste una parte vocale che colpisce per la sua delicatezza, e momenti ambient che acustici che conferiscono alla sua musica un'atmosfera onirica o comunque di poca lucidità mentale, riprendendo in qualche modo appunto le tesi di Gurdjieff.
Pubblica nel 2005 il suo primo album omonimo "Grouper" e nel 2006 "Way Their Crept on Free Porcupine", nello stesso anno collabora con gli Xiu Xiu in "Creepshow", a cui poi sono seguite collaborazioni con Inca Ore, Jorge Boehringer e recentemente con gli Animal Collective (...che io detesto come pochi altri...l'emicrania è assicurata!!).
Nel 2008: DRAGGING A DEAD DEER UP A HILL
Album che segna la svolta della Harris, passando da sonorità legate strettamente alla componente caotica e confusa del drone e del noise, alle  già accennate atmosfere oniriche ed eteree impreziosite da echi ed effetti delay che assumono persino i tratti della melodia. Un lento fluire in spazi dilatati di nenie inquiete e spettrali che si muovono tra tonalità cupe e momenti tanto aggraziati dalla pacatezza della sua voce capace di intrecciare finemente il susseguirsi di soundscapes, che il tutto procede senza bisogno di alcuno slancio emozionale. 


Nel 2011 pubblica il doppio album "A.I.A." (acronimo di ABYSSUM ABYSSUM INVOCAT), diviso così:
-DREAM LOSS  parte più spettrale, cupa che riflette e si concentra sul concetto di spazio fisico nella sua tridimensionalità, la vastità di un oceano ed il senso di vuoto che può evocare, l'oscurità di una caverna sotterranea, il silenzio della campagna o di un deserto, come quello del Chihuahua, tra il Texas ed il Messico, da cui Grouper ha tratto ispirazione per la realizzazione di entrambe le parti. In particolare si è soffermata nella località di Marfa, dove parebbe che di  notte si vedano strane luci fluttuare in cielo seguendo traiettorie inconsuete...(magari Giacobbo ha fatto uno speciale a riguardo... controllerò!). (QUI)

-ALIEN OBSERVER include brani più recenti e continua la riflessione più terrena che si ritrova in Dream Loss. Quasi come un'emersione dalle profondità terrene si passa allo spazio aereo, agli addensamenti nuvolosi e si prosegue fin oltre la nostra atmosfera terrestre indagando la superficie lunare e da lì, la vista sullo Spazio (quello con la S maiuscola).
Sicchè a questo punto si potrebbe pensare magari di andare un giorno a Marfa, ed aspettare di vedere queste luci "misteriose", ascoltando entrambe i due capitoli "A.I.A."....(QUI)

Dimenticavo anche che nel 2010 Liz Harris ha pubblicato "DIVIDE", libro che raccoglie disegni e collages da lei realizzati ed un DVD di visuals ed immagini in contrasto che hanno accompagnato molti dei suoi show...ma comunque non lo trovereste più disponibile, in quanto qualsiasi vinile e pubblicazione Grouper sono in edizione extra-limitata.
Vabbè, allora buon concerto! :)



...e soprattutto buon Ascolto! :)