Mi prendo una breve vacanza scappando verso le mie amate terre del nord, questa volta per per rivedere finalmente i The Knife a distanza di 7 anni dall'ultima volta. E fatto non trascurabile, ad Oslo e Gotheborg per quanto il caldo abbia portato temperature del tutto inusuali anche per loro, non potrà essere paragonabile al caldo soffocate di questi giorni qui a Torino...tant'è che trovandomi casualmente a fare da guida ad atlete di Vancouver e Montreal partecipanti ai World Masters Games in corso in questi giorni, poverine, mi hanno confidato che probabilmente dopo la cerimonia di apertura avrebbero rinunciato alle gare per dedicarsi esclusivamente al turismo data l'impossibilità climatica...peccato davvero perchè queste ondate internazionali creano un'atmosfera unica, che permette anche da cittadina di constatare la propensione ospitale della mia città. Od almeno, la prima impressione è che le Olimpiadi del 2006 abbiano invogliato i residenti a sforzarsi un po' più con l'inglese ed una maggiore partecipazione. Ok, basta con il tessere le lodi a Torino, altrimenti questo sembra uno spazio web costola dell'ente turismo Piemonte ;)
Data la pausa vacanza, voglio restare in tema con il consueto profilo unendo le due caratteristiche che amo di più: il violoncello e la Scandinavia, restando però anche in tema con l'estate. Il tutto è unito nei 33 minuti che compongono "Summer" diretto Valerie Toumayan, che riprende la violoncellista svedese Linnea Olsson (se cercate nel blog, in passato ne ho scritto parecchio sulla ragazza), in un corto che va oltre l'idea di una solo session in stile Blogotheque, incorporando sì la Nostra suonare brani del suo ottimo debutto "Ah!", ma esplorando la poesia delle sue musiche arricchendole con un senso di continuità muovendosi attraverso le ambientazioni e le luci dei dintorni di Halmstad, cittadina a sud ovest della Svezia. Particolarmente pregevole risulta la parte finale "It's Ok", in cui la Olsson suona in riva al mare contornata ed ispirata dalle incantevoli luci dei lunghissimi tramonti svedesi.
Buona visione!! :)
PS: molto meno poetico, ma tenendo conto del fatto che per la maggior parte delle persone "estate" significa mare, sole, creme abbronzanti, sabbia infilata nel costume etc etc (cose a me del tutto incomprensibili), da medico mi urge andare oltre le solite raccomandazioni trite e ritrite riguardo scottature, congestioni, colpi di calore, meduse, annegamenti e solita solfa, difatti il mare nasconde anche altre insidie...insomma, non fate come la signora che cerca di fermare la barca con il piede! Se volete provare il benefico effetto combinato di gas esilaranti e morfina, ci sono altri modi per ottenerli ;)
...se non vi impressiona il sangue: Heel Hanging Off (Part 1) - Bizarre ER - YouTube
Buone vacanze a tutti! :)
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8.05.2013
4.05.2013
Frances-Marie Uitti
Potrei dilungarmi a dismisura riguardo l'ennesimo prodigio del violoncello suonato in maniera non-convenzionale...un po' Okkyung Lee in quanto a follia, un po' Hildur Gudnadottir quanto a grazia...ma poi tutto si può sintetizzare con una sola parola onomatopeica: BOOM!
acamar from yota morimoto on Vimeo.
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Buon Ascolto! :)
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Buon Ascolto! :)
1.30.2012
Luci d'Agosto
Prima di passare doverosamente al lavoro in uscita di Perfume Genius "Put Your Back N 2 it" (ossessione da cui non riesco a distaccarmi), volevo completare il filone degli ultimi post:
DANNY NORBURY
Musicista già accennato in precedenza in merito alla sua collaborazione al recente album dei The Boats "Ballads for the Research Departement", e per aver preso parte alla compilation omaggio al compositore Erik Satie "Erik Satie et les nouveaux jeunes", Danny Norbury è un violoncellista di Manchester che oltre le varie collaborazioni, ha pubblicato due lavori da solista :
- Dusk nel 2007
- Light in August nel 2009
A suo modo è anche lui un violoncellista sperimentatore, difatti si avvale di laptop, loops, field-recordings e collabora con formazioni dal taglio più elettronico, tuttavia nella sua musica è difficile riuscire a cogliere un' indole di ricerca/sperimentazione sonora, quanto più una maggiore affinità a ciò che più quietamente rientra nella musica neo-classica.
In "Light in August" il violoncello suonato da Norbury si fa accompagnare da un pianoforte, con cui costruisce progressivamente melodie malinconiche e riflessive che procedono con una certa linearità senza mai eccedere in tratti oscuri e claustrofobici, e tanto meno senza mai slanciarsi in momenti d'effetto. Si ha un po' la sensazione che l'ispirazione e che il tema centrale che sviluppa le tracce siano ricordi malinconci e nostalgici che riemergono nella luminosità accesa di agosto, che riesce così ad attenuarne la carica drammatica. Il tratto di unione classicità del violoncello/sperimentazione elettronica seppur sottile, riesce comunque ad emergere nel brano che chiude l'album "The Night is For You and for Me", creando un effetto ipnotico e dispersivo che se curato anche nel resto dei brani avrebbe sicuramente dato un contributo notevole alla riuscita dell'album.
Musicista elegante e molto piacevole...tuttavia, non per una questione di sessismo, ma personalmente continuo a preferire le colleghe violoncelliste...riescono a trasmettere più profondità sotto il profilo emotivo ed estetico...
Buon ascolto!! :)
DANNY NORBURY
Musicista già accennato in precedenza in merito alla sua collaborazione al recente album dei The Boats "Ballads for the Research Departement", e per aver preso parte alla compilation omaggio al compositore Erik Satie "Erik Satie et les nouveaux jeunes", Danny Norbury è un violoncellista di Manchester che oltre le varie collaborazioni, ha pubblicato due lavori da solista :
- Dusk nel 2007
- Light in August nel 2009
A suo modo è anche lui un violoncellista sperimentatore, difatti si avvale di laptop, loops, field-recordings e collabora con formazioni dal taglio più elettronico, tuttavia nella sua musica è difficile riuscire a cogliere un' indole di ricerca/sperimentazione sonora, quanto più una maggiore affinità a ciò che più quietamente rientra nella musica neo-classica.
In "Light in August" il violoncello suonato da Norbury si fa accompagnare da un pianoforte, con cui costruisce progressivamente melodie malinconiche e riflessive che procedono con una certa linearità senza mai eccedere in tratti oscuri e claustrofobici, e tanto meno senza mai slanciarsi in momenti d'effetto. Si ha un po' la sensazione che l'ispirazione e che il tema centrale che sviluppa le tracce siano ricordi malinconci e nostalgici che riemergono nella luminosità accesa di agosto, che riesce così ad attenuarne la carica drammatica. Il tratto di unione classicità del violoncello/sperimentazione elettronica seppur sottile, riesce comunque ad emergere nel brano che chiude l'album "The Night is For You and for Me", creando un effetto ipnotico e dispersivo che se curato anche nel resto dei brani avrebbe sicuramente dato un contributo notevole alla riuscita dell'album.
Musicista elegante e molto piacevole...tuttavia, non per una questione di sessismo, ma personalmente continuo a preferire le colleghe violoncelliste...riescono a trasmettere più profondità sotto il profilo emotivo ed estetico...
Buon ascolto!! :)
12.08.2011
Helena Espvall
Per ora di lei so soltanto che:
-è una violoncellista;
-è svedese ma trapiantata a Philadelphia;
-è decisamente interessante;
-bisognerà approfondire!
:)
-è una violoncellista;
-è svedese ma trapiantata a Philadelphia;
-è decisamente interessante;
-bisognerà approfondire!
:)
11.30.2011
Without Sinking
Dopo molteplici riferimenti e svariati post dedicati ad album in cui lei stessa ha preso parte, questa volta è arrivato il turno di un'altra violoncellista pratica della tecnica looping, ossia Hildur (Ingveldardóttir) Guðnadóttir.
Musicista e compositrice islandese, per un certo senso il suo processo creativo potrebbe essere accostato a quello della qui ben nota Julia Kent, oltre che per la tecnica looping applicata al violoncello, anche per il modo di approcciarsi ad esso, ossia non limitandosi al campo delle sonorità classiche, ma integrando componenti elettroniche e field-recordings ampliando così di fatto le potenzialità dello strumento.
Come la Kent, Hildur Gudnadottir si divide tra un percorso solista, in cui oltre al violoncello ha sperimentato anche l'arpa, il vibrafono e la viola da gamba (antecessore del violoncello), ed un percorso di collaborazioni con altri sperimentatori sonori, in cui nonostante la giovane età, rientrano già Johann Johannsson, Valgeir Sigurdsson, Nico Muhly, Ben Frost, Pan Sonic, Throbbing Gristle, Múm e più recentemente la collaborazione con il pianista tedesco Hauschka per il concept album "PanTone", e la partecipazione al progetto A Winget Victory for the Sullen con Dustin O'Halloran ed Adam Wiltzie. Bisogna ancora aggiungere all'elenco che è stata opening-act per svariate date del tour del 2009 di Fever Ray, ossia il progetto solista di Karin Dreijer Andersson (parte del duo "The Knife"). Nel 2006 pubblica sotto nome "Lost in Hildurness", il suo primo lavoro da solista, "Mount A", registrato in parte a New York ed in parte in una baracca nel nord dell'Islanda, in cui a suo dire, la qualità del legno norvegese con cui è stata costruita, era perfetta per l'acustica. Mount A è stato poi rivisto e ripubblicato nel 2010.
L'album che lascio qui però è il successivo "Without Sinking", uscito nel 2009 e registrato nel Greenhouse Studios di Sigurdsson. A questo punto salta fuori un'altra analogia: Julia Kent nel 2007 ha pubblicato il suo album di esordio (come solista) "Delay", lavoro elaborato nel corso dei suoi numerosissimi spostamenti aerei ed incentrato sulle sensazioni che si vivono in un aeroporto...quasi un mondo a se, ed allo stesso tempo omologato a tutti gli altri...incontri, saluti, addii, lunghe attese, partenze, arrivi, stessi rumori, stesso vociferare etc etc; la Gudnadottir invece nei suoi altrettanto numerosi spostamenti aerei, ha voluto indagare su ciò che si può osservare guardando al di fuori del finestrino, e più che sul susseguirsi di panorami montani, marini, di pianura o luci urbane, si è concentrata invece sulle formazioni nuvolose, la loro composizione, il loro aggregarsi ed il loro oscurare la porzione di superficie terrestre che si trova al di sotto di esse. In effetti non è così scontato pensarci, è possibile rendersi conto che al di sopra dello strato nuvoloso è sempre e comunque sereno, il cielo è limpido...sono loro ad oscurarci dal Sole.
Ne risulta un disco incentrato dunque anche sulle condizoni di luce (e si sa bene quanto queste influiscano sul nostro stato emotivo), un lavoro di non facile ascolto, riflessivo, oscuro, dilatato, spesso le sonorità sono soffuse e le note vengono mantenute così a lungo da trasformarsi in drone che si trascinano a fatica attraverso graduali ed impercettibili variazioni. qui
Oltre alla sua già citata discrezione e sobrietà (caratteristiche rare e sempre ben accette), nei pochi filmati relativi a qualche sua performance (e nell'unica volta che ho avuto modo di vederla dal vivo, qui a Torino nel 2010), a colpire è anche la naturale cura estetica dei suoi movimenti nel suonare il violoncello, strumento elegante di per se, ma elemento questo a cui non sempre viene data importanza...
Erupting Light:
Buon ascolto! :)
Musicista e compositrice islandese, per un certo senso il suo processo creativo potrebbe essere accostato a quello della qui ben nota Julia Kent, oltre che per la tecnica looping applicata al violoncello, anche per il modo di approcciarsi ad esso, ossia non limitandosi al campo delle sonorità classiche, ma integrando componenti elettroniche e field-recordings ampliando così di fatto le potenzialità dello strumento.
Come la Kent, Hildur Gudnadottir si divide tra un percorso solista, in cui oltre al violoncello ha sperimentato anche l'arpa, il vibrafono e la viola da gamba (antecessore del violoncello), ed un percorso di collaborazioni con altri sperimentatori sonori, in cui nonostante la giovane età, rientrano già Johann Johannsson, Valgeir Sigurdsson, Nico Muhly, Ben Frost, Pan Sonic, Throbbing Gristle, Múm e più recentemente la collaborazione con il pianista tedesco Hauschka per il concept album "PanTone", e la partecipazione al progetto A Winget Victory for the Sullen con Dustin O'Halloran ed Adam Wiltzie. Bisogna ancora aggiungere all'elenco che è stata opening-act per svariate date del tour del 2009 di Fever Ray, ossia il progetto solista di Karin Dreijer Andersson (parte del duo "The Knife"). Nel 2006 pubblica sotto nome "Lost in Hildurness", il suo primo lavoro da solista, "Mount A", registrato in parte a New York ed in parte in una baracca nel nord dell'Islanda, in cui a suo dire, la qualità del legno norvegese con cui è stata costruita, era perfetta per l'acustica. Mount A è stato poi rivisto e ripubblicato nel 2010.
L'album che lascio qui però è il successivo "Without Sinking", uscito nel 2009 e registrato nel Greenhouse Studios di Sigurdsson. A questo punto salta fuori un'altra analogia: Julia Kent nel 2007 ha pubblicato il suo album di esordio (come solista) "Delay", lavoro elaborato nel corso dei suoi numerosissimi spostamenti aerei ed incentrato sulle sensazioni che si vivono in un aeroporto...quasi un mondo a se, ed allo stesso tempo omologato a tutti gli altri...incontri, saluti, addii, lunghe attese, partenze, arrivi, stessi rumori, stesso vociferare etc etc; la Gudnadottir invece nei suoi altrettanto numerosi spostamenti aerei, ha voluto indagare su ciò che si può osservare guardando al di fuori del finestrino, e più che sul susseguirsi di panorami montani, marini, di pianura o luci urbane, si è concentrata invece sulle formazioni nuvolose, la loro composizione, il loro aggregarsi ed il loro oscurare la porzione di superficie terrestre che si trova al di sotto di esse. In effetti non è così scontato pensarci, è possibile rendersi conto che al di sopra dello strato nuvoloso è sempre e comunque sereno, il cielo è limpido...sono loro ad oscurarci dal Sole.
Ne risulta un disco incentrato dunque anche sulle condizoni di luce (e si sa bene quanto queste influiscano sul nostro stato emotivo), un lavoro di non facile ascolto, riflessivo, oscuro, dilatato, spesso le sonorità sono soffuse e le note vengono mantenute così a lungo da trasformarsi in drone che si trascinano a fatica attraverso graduali ed impercettibili variazioni. qui
Oltre alla sua già citata discrezione e sobrietà (caratteristiche rare e sempre ben accette), nei pochi filmati relativi a qualche sua performance (e nell'unica volta che ho avuto modo di vederla dal vivo, qui a Torino nel 2010), a colpire è anche la naturale cura estetica dei suoi movimenti nel suonare il violoncello, strumento elegante di per se, ma elemento questo a cui non sempre viene data importanza...
Erupting Light:
Buon ascolto! :)
10.18.2011
Un'aggiunta alle Nostre
Sono sempre più dell'idea che la percezione che abbiamo di un disco, per quanto esso possa essere significativo e creativo, sia comunque fortemente influenzata dal contesto in cui lo si ascolta. E' senza dubbio importante l'ambiente fisico, dunque l'inevitabile rumore circostante, è certamente importante l'aspetto legato alla condivisione o meno con un'altra persona/e, ma una particolare rilevanza lo ha anche l'aspetto climatico... Da qui la mia fissa (credo comunque condivisa) di collocare dunque l'ascolto di un album nella sua giusta cornice così che i colori, la temperatura, l'intensità della luce, il grigiore od al contrario un cielo limpido, possano permetterne una maggiore esaltazione.
Tutta questa introduzione per intendere che con l'arrivo dell'autunno, davanti magari ad una tazza di tea caldo accompagnata da una stopposissima torta di nocciole, viene forse più naturale lasciare da parte sonorità elettroniche o comuque "artificiali" per dar spazio a strumentazioni più classiche (suonate sempre in un contesto non legato alla musica classica!); così nel mio caso ho ripreso un ottimo consiglio datomi qualche mese fa: "The Knife that Cuts a Tear" di Kristin Rule (grazie ancora C.! :))
Riassuntivamente: Kristin Rule (o "The Unconventional Cellist"), a differenza delle altre qui ben note violoncelliste pratiche della tecnica looping (Kent, Keating, Olsson, Gudnadottir), proviene dall'emisfero australe, parte del mondo forse per noi europei più facilmente associabile ad altri generi musicali. Per essere più specifici è nata a Stoccolma ma presto trasferita con la famiglia a Melbourne dove ha studiato violoncello per poi dedicarsi anche al saxofono.
Nel 2002 subisce la perdita prematura del padre, ed in cerca di risposte si rifugia nel bush australiano dello stato di Victoria, territorio che si affaccia sul mare della Tasmania, a sud-est dell'Australia; da questa esperienza si fortifica in lei un profondo spirito ecologista e nel 2006 ne nasce l'album di debutto "Be not Afraid", disco dedicato al padre, alla cui pubblicazione segue un tour di 20 settimane per lo stato di Victoria, seguendo per il New South Wales ed il Queensland, percorrendo in sella alla sua moto quindi tutta la costa est australiana, trasportando inoltre con se un pannello solare per generare l' energia elettrica necessaria alla parte elettronica. A questo seguono svariate collaborazioni e commissioni per sonorizzare cortometraggi e documentari tra cui "Memoirs of a Plague", realizzato per la National Geographic ed incentrato sul problema delle locuste in seguito ai cambiamenti climatici. Nel 2010 pubblica "The Knife that Cuts a Tear", album che certamente trova i gusti di chi è solito ascoltare le altre Nostre spesso presenti su questo blog, difatti anche la Rule utilizza un laptop e dei classici pedali (alimentati dall'energia solare accumulata), ed anche lei costruisce le sue composizioni tratto per tratto, introducendo man mano elementi che vanno a creare poi il brano nel suo senso più completo. Alla pubblicazione del secondo album è seguito un altro tour, questa volta però in sella ad una bicicletta opportunamente modificata in modo da poter trasportare violoncello, strumentazioni elettroniche ed il pannello solare.
Sul suo sito http://www.kristinrule.com tra l'altro denso di contenuti, si possono vedere due corti realizzati utilizzando la sua musica, ovviamente sempre a tematica eco-friendly, nonchè un sacco di fotografie inerenti ai suoi tour...certo che l'Australia deve essere un posto davvero fantastico!
"Nature of Reality" dall'album "The Knife that Cuts a Tear"...sia il brano che il suo modo minimalista e privo di mimica di suonare (che tanto mi ricorda le "altre"), a me lasciano piacevolmente senza parole.
"Insight"
Anche in questo caso non lascio il link per download, piuttosto il suo bandcamp, trattandosi di un'artista fin'ora silenziosa e che meriterebbe senz'altro maggiore visibilità, cosa che spero accada per l'uscita del suo terzo album "The Awakening", prevista nel 2012...ed allora si tornerà, almeno qui, a parlare di lei.
Buon ascolto!
(ed in questo caso non date retta ai post consigliati sotto, il passaggio dalla discrezione della Rule all'eccesso mimico della Beiser sarebbe troppo brusco!)
Tutta questa introduzione per intendere che con l'arrivo dell'autunno, davanti magari ad una tazza di tea caldo accompagnata da una stopposissima torta di nocciole, viene forse più naturale lasciare da parte sonorità elettroniche o comuque "artificiali" per dar spazio a strumentazioni più classiche (suonate sempre in un contesto non legato alla musica classica!); così nel mio caso ho ripreso un ottimo consiglio datomi qualche mese fa: "The Knife that Cuts a Tear" di Kristin Rule (grazie ancora C.! :))
Riassuntivamente: Kristin Rule (o "The Unconventional Cellist"), a differenza delle altre qui ben note violoncelliste pratiche della tecnica looping (Kent, Keating, Olsson, Gudnadottir), proviene dall'emisfero australe, parte del mondo forse per noi europei più facilmente associabile ad altri generi musicali. Per essere più specifici è nata a Stoccolma ma presto trasferita con la famiglia a Melbourne dove ha studiato violoncello per poi dedicarsi anche al saxofono.
Nel 2002 subisce la perdita prematura del padre, ed in cerca di risposte si rifugia nel bush australiano dello stato di Victoria, territorio che si affaccia sul mare della Tasmania, a sud-est dell'Australia; da questa esperienza si fortifica in lei un profondo spirito ecologista e nel 2006 ne nasce l'album di debutto "Be not Afraid", disco dedicato al padre, alla cui pubblicazione segue un tour di 20 settimane per lo stato di Victoria, seguendo per il New South Wales ed il Queensland, percorrendo in sella alla sua moto quindi tutta la costa est australiana, trasportando inoltre con se un pannello solare per generare l' energia elettrica necessaria alla parte elettronica. A questo seguono svariate collaborazioni e commissioni per sonorizzare cortometraggi e documentari tra cui "Memoirs of a Plague", realizzato per la National Geographic ed incentrato sul problema delle locuste in seguito ai cambiamenti climatici. Nel 2010 pubblica "The Knife that Cuts a Tear", album che certamente trova i gusti di chi è solito ascoltare le altre Nostre spesso presenti su questo blog, difatti anche la Rule utilizza un laptop e dei classici pedali (alimentati dall'energia solare accumulata), ed anche lei costruisce le sue composizioni tratto per tratto, introducendo man mano elementi che vanno a creare poi il brano nel suo senso più completo. Alla pubblicazione del secondo album è seguito un altro tour, questa volta però in sella ad una bicicletta opportunamente modificata in modo da poter trasportare violoncello, strumentazioni elettroniche ed il pannello solare.
Sul suo sito http://www.kristinrule.com tra l'altro denso di contenuti, si possono vedere due corti realizzati utilizzando la sua musica, ovviamente sempre a tematica eco-friendly, nonchè un sacco di fotografie inerenti ai suoi tour...certo che l'Australia deve essere un posto davvero fantastico!
"Nature of Reality" dall'album "The Knife that Cuts a Tear"...sia il brano che il suo modo minimalista e privo di mimica di suonare (che tanto mi ricorda le "altre"), a me lasciano piacevolmente senza parole.
"Insight"
Anche in questo caso non lascio il link per download, piuttosto il suo bandcamp, trattandosi di un'artista fin'ora silenziosa e che meriterebbe senz'altro maggiore visibilità, cosa che spero accada per l'uscita del suo terzo album "The Awakening", prevista nel 2012...ed allora si tornerà, almeno qui, a parlare di lei.
Buon ascolto!
(ed in questo caso non date retta ai post consigliati sotto, il passaggio dalla discrezione della Rule all'eccesso mimico della Beiser sarebbe troppo brusco!)
6.27.2011
Prossime reginette del looping crescono
Ne approfitto di 10 minuti di pausa per riprendere il discorso Linnea Olsson, violoncellista svedese (scoperta per puro caso mentre ero a Copenhagen), di cui scrissi un paio di mesi fa. Giusto perché non riesco nemmeno a prendere sonno quelle 3 ore a notte, qualche giorno fa ho cercato ancora qualcosa su di lei, ma la ragazza è ancora un'artista di nicchia, a parte il suo myspace non ha un sito ufficiale, comunque ho trovato pochi video relativi a qualche performance live...e dal poco che ho potuto vedere, sono sempre più convinta che verrà prima o poi inserita tra le dive del looping (cello)...non intendo certo dire che spiazzerà le regine indiscusse della tecnica (Kent, Keating e Gudnadottir), ma la ragazza promette bene, almeno, personalmente mi da lo stesso effetto sorpresa di Joanna Newsom ai tempi di "The Milk- Eyed Mender"...staremo a vedere!
"The Ocean"
Linnea Olsson - The Ocean di val3rie-live
"Mind Reader"
Linnea Olsson - Mind Reader di val3rie-live
"Ah!"
Linnea Olson - Ah! - Festival AAO di val3rie-live
"Dinosaur"
Linnea Olsson - Dinosaur di val3rie-live
(non appena avrò tempo, posterò un live degli "The Irrepressibles", filmato giusto qualche giorno fa all'Holland Festival)
...nel frattempo, buon ascolto!
"The Ocean"
Linnea Olsson - The Ocean di val3rie-live
"Mind Reader"
Linnea Olsson - Mind Reader di val3rie-live
"Ah!"
Linnea Olson - Ah! - Festival AAO di val3rie-live
"Dinosaur"
Linnea Olsson - Dinosaur di val3rie-live
(non appena avrò tempo, posterò un live degli "The Irrepressibles", filmato giusto qualche giorno fa all'Holland Festival)
...nel frattempo, buon ascolto!
6.20.2011
Ben oltre il one-man-band, ma meno dei classici loops
Avevo pensato in realtà ad un post sull'ultimo lavoro di Dakota Suite "The Hearts of Empty", e con ciò ricollegarmi ad un "vecchio" (ed a me molto caro) album degli Hood "The Cycle of Days and Seasons", poi ben 3 coincidenze capitate nell'arco di una sola giornata mi hanno costretta a cambiare idea e scrivere di Maya Beiser, ma insomma...il prossimo post sarà sui 2 album sopra citati.
Lo scorso marzo, durante l'ultima edizione della TED Conference sappiamo tutti bene che si è esibito Antony (però tolta qualche foto, fino ad ora non esiste nulla di documentato, arghh!!), ma la stessa sera si è esibita anche Maya Beyser (violoncellista israeliana di cui ho scritto in precedenza...), che certo schifo non fa!
Finalmente quelli della TED hanno almeno pubblicato la sua performance di 20 minuti (tempo che spetta di regola ad ogni ospite), che consta essenzialmente di 2 brani separati da un piccolo intervento...colpisce certo la sua bravura (ma anche altro, di cui parlerò poco sotto...), ma colpisce soprattutto l'idea con cui è stata concepita l'esibizione.
A questo punto devo premettere che la Beiser non utilizza tecniche looping, piuttosto si avvale di basi pre-registate che poi ri-elabora ed arricchisce nel corso del brano sia dal punto di vista sonoro, sia dal punto di vista...vabbè, ne parlerò sempre poco sotto...
Il primo brano è "Cello Cunterpoint" di Steve Reich, e la Beiser sceglie sempre la tecnica delle parti pre-registare, ma a suonare insieme a lei ci sono altre 7 Maya Beiser...non copie fittizie vestite come lei, ma 7 sue registrazioni audio/video che accompagnano la sua esibizione...l'effetto è affascinante quanto inquietante, semplice quanto innovativo...si potrebbe pensare anche di creare un'intera orchestra in questo modo, ma a suonare in tempo reale sarebbe solo la copia originale di se stessi. La tecnica del looping cello (che sta vivendo la sua epoca), a questo punto mi sembra addirittura svilita...insomma, è l'effetto stupore del momento, e spero mi passi in fretta per potermi stupire nuovamente delle "mie" "classiche" Kent, Keating e Gudnadottir.
Il secondo brano invece è "World to Come" di David Lang e questa volta si lascia perdere il magheggio precedente, pensando invece più ad un'interazione tra suono ed immagini.
Bene, ora che avete visto i 20 minuti (o giù di lì), potrei parlarvi ancora di lei...come violoncellista ho una grande ammirazione per lei, insomma, nulla da dire e personalmente mi emoziona parecchio tanto da lasciarmi con una evidente espressione di stupore ogni qual volta l'ascolto, ma questo capita se mi limito ad ascoltarla e chiudo gli occhi. Forse sono io, abituata alla sobrietà ed all'eleganza discreta della Kent, ma trovo la Beiser terribilmente autocelebrativa, ok che i suoi anni li porta davvero bene, mah....le copertine pacchiane ed oltre i limiti del kitsch dei suoi album ---->
le sue espressioni sempre esagerate, si atteggia da diva consumata, e riferendomi al filmato sopra: primo pezzo da rimanere a bocca aperta, poi rovina tutta l'atmosfera non appena si alza in piedi ed inizia a parlare mettendosi in pose irreali da fascinosa in giacca fetish di pelle nera attillata...a quel punto la tentazione di pigiare stop era altissima, per non parlare della sua performance alla WNYC per "Kashmir" (a tratti mi imbarazza il solo fatto di guardarla...):
Sono anni che mi chiedo se è un atteggiamento che le viene naturale oppure se è costruita...le risposte che ho ricevuto sono tutte concordi: è così esagerata che sarebbe impossibile farlo apposta! :)
Comunque il suo ultimo album "Provenance" (di cui sopra la copertina che può competere giusto con quelle di Sieben...), con la versione al violoncello di "Kashmir" lo trovate Qui
Buon ascolto!
Ps: mi scuso per lo sfogo idiota, ma dovevo togliermi questo sassolino...dal prossimo post tornerò a cose depresse, promesso!;)
Lo scorso marzo, durante l'ultima edizione della TED Conference sappiamo tutti bene che si è esibito Antony (però tolta qualche foto, fino ad ora non esiste nulla di documentato, arghh!!), ma la stessa sera si è esibita anche Maya Beyser (violoncellista israeliana di cui ho scritto in precedenza...), che certo schifo non fa!
Finalmente quelli della TED hanno almeno pubblicato la sua performance di 20 minuti (tempo che spetta di regola ad ogni ospite), che consta essenzialmente di 2 brani separati da un piccolo intervento...colpisce certo la sua bravura (ma anche altro, di cui parlerò poco sotto...), ma colpisce soprattutto l'idea con cui è stata concepita l'esibizione.
A questo punto devo premettere che la Beiser non utilizza tecniche looping, piuttosto si avvale di basi pre-registate che poi ri-elabora ed arricchisce nel corso del brano sia dal punto di vista sonoro, sia dal punto di vista...vabbè, ne parlerò sempre poco sotto...
Il primo brano è "Cello Cunterpoint" di Steve Reich, e la Beiser sceglie sempre la tecnica delle parti pre-registare, ma a suonare insieme a lei ci sono altre 7 Maya Beiser...non copie fittizie vestite come lei, ma 7 sue registrazioni audio/video che accompagnano la sua esibizione...l'effetto è affascinante quanto inquietante, semplice quanto innovativo...si potrebbe pensare anche di creare un'intera orchestra in questo modo, ma a suonare in tempo reale sarebbe solo la copia originale di se stessi. La tecnica del looping cello (che sta vivendo la sua epoca), a questo punto mi sembra addirittura svilita...insomma, è l'effetto stupore del momento, e spero mi passi in fretta per potermi stupire nuovamente delle "mie" "classiche" Kent, Keating e Gudnadottir.
Il secondo brano invece è "World to Come" di David Lang e questa volta si lascia perdere il magheggio precedente, pensando invece più ad un'interazione tra suono ed immagini.
Bene, ora che avete visto i 20 minuti (o giù di lì), potrei parlarvi ancora di lei...come violoncellista ho una grande ammirazione per lei, insomma, nulla da dire e personalmente mi emoziona parecchio tanto da lasciarmi con una evidente espressione di stupore ogni qual volta l'ascolto, ma questo capita se mi limito ad ascoltarla e chiudo gli occhi. Forse sono io, abituata alla sobrietà ed all'eleganza discreta della Kent, ma trovo la Beiser terribilmente autocelebrativa, ok che i suoi anni li porta davvero bene, mah....le copertine pacchiane ed oltre i limiti del kitsch dei suoi album ---->
le sue espressioni sempre esagerate, si atteggia da diva consumata, e riferendomi al filmato sopra: primo pezzo da rimanere a bocca aperta, poi rovina tutta l'atmosfera non appena si alza in piedi ed inizia a parlare mettendosi in pose irreali da fascinosa in giacca fetish di pelle nera attillata...a quel punto la tentazione di pigiare stop era altissima, per non parlare della sua performance alla WNYC per "Kashmir" (a tratti mi imbarazza il solo fatto di guardarla...):
Sono anni che mi chiedo se è un atteggiamento che le viene naturale oppure se è costruita...le risposte che ho ricevuto sono tutte concordi: è così esagerata che sarebbe impossibile farlo apposta! :)
Comunque il suo ultimo album "Provenance" (di cui sopra la copertina che può competere giusto con quelle di Sieben...), con la versione al violoncello di "Kashmir" lo trovate Qui
Buon ascolto!
Ps: mi scuso per lo sfogo idiota, ma dovevo togliermi questo sassolino...dal prossimo post tornerò a cose depresse, promesso!;)
2.04.2011
Maya Beiser plays "Kashmir"...
Maya Beiser è una violoncellista israeliana, suona decisamente molto più classica paragonata ad artiste come Julia Kent, Zoe Keating o chessò per fare un altro esempio di quella "generazione" più avanguardistica e sperimetale, Hildur Gudnadottir ed in certa parte Owen Pallett, ma anche lei non si fa mancare un approccio sperimentale. Per chi ama il violencello, sa che è considerata una dei maggiori talenti dello strumento in questione; ha collaborato con Philip Glass per le musiche di "Naqoyqatsi" (parte della triade "Qatsi" di Godfrey Reggio), con Brian Eno, ha composto diverse soundtrack, ha suonato come solista in posti come l'Opera House di Sydney, il Lincoln Center, il Barbican...
Fino al 2005 non sapevo chi fosse (seppur il violoncello è sempre stata una delle mie passioni), poi la mia partner (che il violoncello lo suona), mi ha portata a vederla al Lingotto qui a Torino per il MiTo e poi nel 2007 a Milano (quelle rare volte che arriva fin qui in Italia) e rimasi a bocca aperta, rapita, senza parole...e soprattutto perplessa! Comunque, il maggio scorso (2010) è uscito il suo ultimo album "Provenance" (l'ho solo in formato fisico, quindi non posso caricarlo qui), che contiene anche una sua cover di Kashmir (sì, proprio quella dei Led Zeppelin), che trovo davvero eccellente. Non sapevo però che nel luglio scorso fosse stata ospite per WNYC broadcast, ed avesse eseguito tra le altre cose, appunto anche Kashmir, poi stanotte bazzicavo su YouTube e mi sono imbattuta sul video della performance e sono rimasta senza parole...e di nuovo perplessa! Colpita dalla sua performance e dalla sua interpretazione...che dire, un tantino esagerata!?! così eccola qui sotto:
Non potendo caricare l'album (e non credo si possa trovare in download da qualche blog), qui sotto la sua ospitata alla WNYC , che include una mini-intervista e qualche brano live:
P.S. Quando scrivo di essere perplessa mi riferisco a questo suo atteggiamento e look davvero sobri!! ahahah :D
Fino al 2005 non sapevo chi fosse (seppur il violoncello è sempre stata una delle mie passioni), poi la mia partner (che il violoncello lo suona), mi ha portata a vederla al Lingotto qui a Torino per il MiTo e poi nel 2007 a Milano (quelle rare volte che arriva fin qui in Italia) e rimasi a bocca aperta, rapita, senza parole...e soprattutto perplessa! Comunque, il maggio scorso (2010) è uscito il suo ultimo album "Provenance" (l'ho solo in formato fisico, quindi non posso caricarlo qui), che contiene anche una sua cover di Kashmir (sì, proprio quella dei Led Zeppelin), che trovo davvero eccellente. Non sapevo però che nel luglio scorso fosse stata ospite per WNYC broadcast, ed avesse eseguito tra le altre cose, appunto anche Kashmir, poi stanotte bazzicavo su YouTube e mi sono imbattuta sul video della performance e sono rimasta senza parole...e di nuovo perplessa! Colpita dalla sua performance e dalla sua interpretazione...che dire, un tantino esagerata!?! così eccola qui sotto:
Non potendo caricare l'album (e non credo si possa trovare in download da qualche blog), qui sotto la sua ospitata alla WNYC , che include una mini-intervista e qualche brano live:
P.S. Quando scrivo di essere perplessa mi riferisco a questo suo atteggiamento e look davvero sobri!! ahahah :D
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Premetto che per questa volta non ho potuto fare a meno di concedermi un certo grado di melensità e stucchevolezza, ciò non senza imbarazzi....
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