12.09.2011

Album 2011 #20 Metal Mountains "Golden Trees"

Arrivati a questo punto dell'anno tutti quanti stilano le solite odiose classifiche (spesso identiche), ma tant'è, la tradizione vuole così... Come l'anno scorso la mia non è una "classifica", quanto più un indice di ascolti...anche perchè ciò che più mi ha colpita non può rientrare nell'elenco...ma verrà comunque anche il suo momento quando posterò la playlist '11 ad inizio gennaio. Ovviamente le mie scelte non hanno nulla in comune con le scelte Pitchfork o Stereogum (e questo delinea bene il fatto che di musica sì ne ascolto parecchia, ma in fin dei conti non ne capisco nulla), e quindi spazio per Bon Iver o Radiohead od ancora Wilco (tutti e tre mi sono antipatici in egual misura), non c'è!
Di tutti gli album si è già parlato nel corso dell'anno, quindi per informazioni e (soprattutto) per il download rimanderò al post dedicato su questo blog.
Random dalla 20 alla 30
Sam Mickens "Slay & Slake"
CindyTalk "Hold Everything Dear"
Okkyung Lee "Noisy Love Songs"
Esmerine "La Lechuza"
Wires Under Tension "Light Science"
Fennesz + Sakamoto "Flumina"
Bonnie Prince Billy "Wolfroy Goes to Town"
Current93 "HoneySuckle Aeons"
Justin Vivian Bond "Dendrophile"
Bjork "Biophilia"

#20 METAL MOUNTAINS "GOLDEN TREES"
Rimando al post originale:

Buon ascolto! :)

12.08.2011

Helena Espvall

Per ora di lei so soltanto che:
-è una violoncellista;
-è svedese ma trapiantata a Philadelphia;
-è decisamente interessante;
-bisognerà approfondire!


:)

12.06.2011

Ascolti poco impegnativi

Mettiamola così, settimana iper-impegnativa e tempo libero insufficiente per ascoltare il nuovo album di Matt Elliott e la collaborazione Picastro/Nadja con la dovuta attenzione (anche se di quest'ultimo sicuramente approfondirò a breve). In compenso però è pronta la playlist 2011 (anche se mi sembra ancora troppo presto per caricarla).
Giusto per curiosità e con poco impegno però è capitato:
            THE UNTHANKS "DIVERSIONS Vol.1"
The Songs of Robert Wyatt and Antony & the Johnsons
Primo volume di una serie che riprende le sorelle Unthank, tra l'altro uscite solo qualche mese fa con il loro terzo album "Last", durante esibizioni live tra il 2010 ed il 2011 in cui oltre a suonare i loro brani si sono cimentate nel coverizzare artisti che in qulache modo hanno ispirato il loro percorso musicale.
Questo primo capitolo registrato live, è il sunto della doppia data  alla Union Chapel (Londra), nel Dicembre 2010,  in cui le Unthanks hanno rivisitato ed esplorato la musica degli Antony & the Johnsons e Robert Wyatt...almeno la copertina riassume con coerenza lo "spirito" dei due in questione.
I brani scelti dal repertorio di Hegarty sono Bird Gerhl, Man is the Baby (sofferenza per me ascoltarla in una versione così stravolta!!), You Are my Sister, For Today I am a Boy, Paddy's Gone (che non mi dispiace), e Spiralling. Tra le brani di Wyatt invece si trovano Sea Song, Forest, Out of the Blue, Stay Tuned, Dondestan, Lullaby for Hamza, Lip Service e Free Will and Testament.qui
Per rendere l'idea...:


Restando in qualche modo in tema Antony Hegarty, lascio sotto un video relativo a "Salt in My Wounds", brano scritto dal Nostro per "The Life and Death of Marina Abramovic" ed eseguito dalla stessa Abramovic. Avevo già lasciato la sua performance relativa alla rappresentazione teatrale diretta da Robert Wilson, ma qui invece è relativa al gala celebrativo per William Basinski ed il suo Arcadia, tenuto lo scorso 2 novembre.

ISSUE @ 110 : ARCADIA Gala honoring William Basinski from Damian Calvo on Vimeo.
Tra l'altro sullo stesso canale vimeo si trovano altri filmati interessanti relativi alla serata...non dico altro! :)

Buon ascolto e buona visione! :)

11.30.2011

Without Sinking

Dopo molteplici riferimenti e svariati post dedicati ad album in cui lei stessa ha preso parte, questa volta è arrivato il turno di un'altra violoncellista pratica della tecnica looping, ossia Hildur (Ingveldardóttir) Guðnadóttir.
Musicista e compositrice islandese, per un certo senso il suo processo creativo potrebbe essere accostato a quello della qui ben nota Julia Kent, oltre che per la tecnica looping applicata al violoncello, anche per il modo di approcciarsi ad esso, ossia non limitandosi al campo delle sonorità classiche, ma integrando componenti elettroniche e field-recordings ampliando così di fatto le potenzialità dello strumento.
Come la Kent, Hildur Gudnadottir si divide tra un percorso solista, in cui oltre al violoncello ha sperimentato anche l'arpa, il vibrafono e la viola da gamba (antecessore del violoncello), ed un percorso di collaborazioni con altri sperimentatori sonori, in cui nonostante la giovane età, rientrano già Johann Johannsson, Valgeir Sigurdsson, Nico Muhly, Ben Frost, Pan Sonic, Throbbing Gristle, Múm e più recentemente la collaborazione con il pianista tedesco Hauschka per il concept album "PanTone", e la partecipazione al progetto A Winget Victory for  the Sullen con Dustin O'Halloran ed Adam Wiltzie. Bisogna ancora aggiungere all'elenco che è stata opening-act per svariate date del tour del 2009 di Fever Ray, ossia il progetto solista di Karin Dreijer Andersson (parte del duo "The Knife"). Nel 2006 pubblica sotto nome "Lost in Hildurness", il suo primo lavoro da solista, "Mount A", registrato in parte a New York ed in parte in una baracca nel nord dell'Islanda, in cui a suo dire, la qualità del legno norvegese con cui è stata costruita, era perfetta per l'acustica. Mount A è stato poi rivisto e ripubblicato nel 2010.
L'album che lascio qui però è il successivo "Without Sinking", uscito nel 2009 e registrato nel Greenhouse Studios di Sigurdsson. A questo punto salta fuori un'altra analogia: Julia Kent nel 2007 ha pubblicato il suo album di esordio (come solista) "Delay", lavoro elaborato nel corso dei suoi numerosissimi spostamenti aerei ed incentrato sulle sensazioni che si vivono in un aeroporto...quasi un mondo a se, ed allo stesso tempo omologato a tutti gli altri...incontri, saluti, addii, lunghe attese, partenze, arrivi, stessi rumori, stesso vociferare etc etc; la Gudnadottir invece nei suoi altrettanto numerosi spostamenti aerei, ha voluto indagare su ciò che si può osservare guardando al di fuori del finestrino, e più che sul susseguirsi di panorami montani, marini, di pianura o luci urbane, si è concentrata invece sulle formazioni nuvolose, la loro composizione, il loro aggregarsi ed il loro oscurare la porzione di superficie terrestre che si trova al di sotto di esse. In effetti non è così scontato pensarci, è possibile rendersi conto che al di sopra dello strato nuvoloso è sempre e comunque sereno, il cielo è limpido...sono loro ad oscurarci dal Sole.
Ne risulta un disco incentrato dunque anche sulle condizoni di luce (e si sa bene quanto queste influiscano sul nostro stato emotivo), un lavoro di non facile ascolto, riflessivo, oscuro, dilatato, spesso le sonorità sono soffuse e le note vengono mantenute così a lungo da trasformarsi in drone che si trascinano a fatica attraverso graduali ed impercettibili variazioni. qui 
Oltre alla sua già citata discrezione e sobrietà (caratteristiche rare e sempre ben accette), nei pochi filmati relativi a qualche sua performance (e nell'unica volta che ho avuto modo di vederla dal vivo, qui a Torino nel 2010), a colpire è anche la naturale cura estetica dei suoi movimenti nel suonare il violoncello, strumento elegante di per se, ma elemento questo a cui non sempre viene data importanza...
Erupting Light:




Buon ascolto! :)