2.04.2011

Maya Beiser plays "Kashmir"...

Maya Beiser è una violoncellista israeliana, suona decisamente molto più classica paragonata ad artiste come Julia Kent, Zoe Keating o chessò per fare un altro esempio di quella "generazione" più avanguardistica e sperimetale, Hildur Gudnadottir ed in certa parte Owen Pallett, ma anche lei non si fa mancare un approccio sperimentale. Per chi ama il violencello, sa che è considerata una dei maggiori talenti dello strumento in questione; ha collaborato con Philip Glass per le musiche di "Naqoyqatsi" (parte della triade "Qatsi" di Godfrey Reggio), con Brian Eno, ha composto diverse soundtrack, ha suonato come solista in posti come l'Opera House di Sydney, il Lincoln Center, il Barbican...
Fino al 2005 non sapevo chi fosse (seppur il violoncello è sempre stata una delle mie passioni), poi la mia partner (che il violoncello lo suona), mi ha portata a vederla al Lingotto qui a Torino per il MiTo e poi nel 2007 a Milano (quelle rare volte che arriva fin qui in Italia) e rimasi a bocca aperta, rapita, senza parole...e soprattutto perplessa! Comunque, il maggio scorso (2010) è uscito il suo ultimo album "Provenance" (l'ho solo in formato fisico, quindi non posso caricarlo qui), che contiene anche una sua cover di Kashmir (sì, proprio quella dei Led Zeppelin), che trovo davvero eccellente. Non sapevo però che nel luglio scorso fosse stata ospite per WNYC broadcast, ed avesse eseguito tra le altre cose, appunto anche Kashmir, poi stanotte bazzicavo su YouTube e mi sono imbattuta sul video della performance e sono rimasta senza parole...e di nuovo perplessa! Colpita dalla sua performance e dalla sua interpretazione...che dire, un tantino esagerata!?! così eccola qui sotto:

Non potendo caricare l'album (e non credo si possa trovare in download da qualche blog), qui sotto la sua ospitata alla WNYC , che include una mini-intervista e qualche brano live:

 P.S. Quando scrivo di essere perplessa mi riferisco a questo suo atteggiamento e look davvero sobri!! ahahah :D

1.31.2011

I fili sotto tensione illuminano la Scienza

Faccio un piccolo prologo che mi aiuta ad arrivare al punto di questo album (meraviglioso!):
E' capitato, da studentessa di Medicina, di trovarmi nella situazione in cui si ha la sensazione che manchino dei passaggi fondamentali, dei collegamenti che permettono di connetere più fattori ad uno specifico meccanismo che correla una patologia ad un determinato gene, ad una determinata proteina, ad un determinata trasduzione cellulare del segnale; passaggi mancanti che se trovati permetterebbero di creare dunque dei network per cui si potrebbero connettere patologie e sintomatologie apparentemente molto diverse e "lontane" tra loro e circoscritte nella loro decorrenza, ad un unico fattore che invece le lega, una proteina, dunque un singolo tratto  del DNA che le accomuna.
 Così più volte nella storia della Medicina questi network sono stati definiti, nel mio stesso percorso di studi spesso mi sono trovata nella situazione in cui un "topo di laboratorio con spiccate doti intellettive" (togliendo le spiccate doti intellettive, la mia figura poi è quella, la classica occhialuta...!), abbia scoperto questo punto mancante, smentendo o rivoluzionando le conoscenze precedenti...ma il fatto più importante è che, legandosi queste conoscenze precedenti, non portano ad un punto di arrivo, ma ad un punto di partenza per scoperte future, che a loro volta potranno smentire anche l'ultimo passo compiuto. Non è affascinate questo punto?
Questa è l'essenza di "Light Science", esordio del duo Wires Under Tension; abbozzi, intuizioni , consapevolezze, nozioni sparute ed a volte presunti punti saldi trovano un collegamento, si sommano, si combinano e così facendo, uniti insieme trovano un nuovo senso, una nuova consapevolezza, proprio ciò che si riflette nella forma e nella sostanza di quest'album...questi frammenti sommati trovano un nuovo senso che li integra in un concetto significativo e che può essere un apri-pista  per un percorso futuro ben delineato, ma incognito, poichè ancora privo di precedenti. Così sonorità scollegate tra loro: un classicissimo violino, dei classici fiati che danno anche una sensazione un po' "epica", una disarmonica batteria, ed attualissime sonorità elettroniche si combinano tra loro armonicamente, dando come  risultato un "qualcosa" di non ancora definibile; neo-classica, post rock, psicadelia, sperimentazione, avanguardia connesse tra loro come potranno essere definite?

Lo stesso è avvenuto più volte nella storia della Scienza, quando campi di applicazione differenti, dapprima ognuno per la sua strada tanto da decidere di individualizzarsi, hanno capito, mettendo da parte un po' di inutile orgoglio e scetticismo, della necessità di unirsi... Combinandosi poi le due parti, oltre alle conoscenze, si sono abbinati anche i metodi d'indagine, si sono ampliati i rispettivi orizzonti...e così sono nate la biochimica, le biotecnologie, le scienze della mente, la bioinformatica...etc, etc. E con la stessa procedura e con lo stesso spirito nasce questo progetto, che forse come unico appiglio "passato" ha qualcosa dei Boards of Canada...anche forse un po' l'intento di applicare una formazione scientifica, o più semplicemente una semplice passione per la Scienza, alla musica. 

Questa è una "recensione" decisamente disturbata, che probabilmente poi ha anche molto poco senso, ma è ciò che mi ha trasmesso questo album...insomma, così è come suonano questi "Wires Under Tension":

Io li trovo eccellenti!

Qui
Buon ascolto!

1.28.2011

Dez Mona leave me speechless!

La scorsa notte, data la mia insonnia, vagavo come al solito su YouTube, tra una performance radiofonica di Joan as Police Woman e l'altra, tra qualche "vecchia" performance di Diamanda Galas, ho guardato se c'era qualche nuovo caricamento a proposito dei Dez Mona...ho trovato una loro cover di "Four Women" (sì, proprio quella di Nina Simone!)...al chè non si può che pensare "e vabbè, ora esagerano, addirittura Nina!" (avevano già coverizzato Bob Dylan con "I Shall Be Released", con un risultato incredibile)...ma bastano i primi 90 secondi per capire che Gregory Frateur e compagni non vogliono affatto strafare...la questione è che ne sono perfettamente all'altezza!:

 e qui sotto "I Shall Be Released":

Certo Frateur ha spesso degli abiti che lasciano di stucco, anelli d'oro al mignolo, e si muove in maniera goffa improvvisando balletti improbabili, però la sua voce lascia a bocca aperta. Li ho visti live la scorsa estate, dopo circa un anno da quando li ho ascoltati la prima volta, e mi hanno davvero incantata!
Così, ho preparato (sempre durante la mia notte insonne che dura usualmente fino alle 4.00/4:30), una piccola playlist (8 brani per 50Mb) solo di loro versioni live, cover e non...:


  1. Carry On
  2. Four Women (Nina Simone)
  3. Blue Girl
  4. Lack of Love
  5. I Shall Be Released (Bob Dylan)
  6. Trial 
  7. Who Knows here the Time Goes (Sandy Denny)
  8. Blue Girl ("slow" version)




Ho creato una playlist YouTube dove sono inseriti i video da cui ho tratto i files audio, qui:

1.26.2011

Shara Worden live in Studio 360

Non è ufficiale, ma forse già nel corso del 2011, o per l'inizio del 2012, uscirà il nuovo album di Shara Worden (My Brightest Diamond), almeno questo è quel che ho inteso da un suo post su twitter pubblicato alla fine di novembre:
http://twitpic.com/38n27a arranging new songs! Finally!!!
http://twitter.com/zosima/status/6109762689171456

La tesi sembra essere avvalorata dal suo mini-set + intervista del 21 Gennaio per Studio 360 (WNYC broadcast) che include un inedito "We Added it Up" di cui sotto il video della performance relativa:


E qui (ora che ho scoperto come inserire i player mp3, ne abuso :)!), l'intero set+intervista:

Oppure il download qui: http://audio.wnyc.org/studio/studio012111a.mp3
Buon ascolto!