7.14.2011

Melancholic Extremism

Il titolo del post non è una mia voluta esasperazione nel tentativo di riassumere sbrigativamente l'essenza di un album (come mio solito...), ma è come la stampa polacca, durante il tour del 2008 per il loro terzo "Black Hill: Midnight At The Blighted Star", ha definito le sonorità degli Human Greed. Formazione nata nel '99 dall'unione tra lo scrittore scozzese Michael Begg e l’artista visuale Deryk Thomas, giunta ora  suo quarto disco, dal titolo capace di fare intendere nell'immediato la complessità di quest'ultimo loro album: "Fortress Longing: The Internal Campaign for the Safe and Complete Return of the Sleeping Egyptian to the Desert". 
Nel tempo, anche piuttosto recente, Begg ha collaborato  con altre formazioni, quali "Nurse with Wound, "Blind Cave Salamander" e Laura Sheeran con  cui ha contribuito anche alla pubblicazione del debutto "Fovea Hex" (tra l'altro, non ho mai messo nulla...vabbè il prossimo post), e proprio da queste collaborazioni (ma non solo...), ha reclutato i musicisti/artisti per la realizzazione di  questo "Fortess Longing" (abbreviamolo così...). Quindi appunto Laura Sheeran, Tommy Aashildrød, Nicole Boitos (autrice della copertina),
Colin Potter, e poi una violoncellista canadese di cui forse avrò parlato giusto una volta o due su questo blog...se non ricordo male si chiama Julia Kent...quanto sono monotona! :) Certamente si tratta di un album non facilissimo da ascoltare, come sempre bisogna essere un po' abituati a questo tipo di sonorità, un perfetto sinergismo tra strumentazioni classiche quindi il violoncello (di quella certa Kent), violini, arpe,campane tibetane, un pianoforte e sonorità elettroniche tra sintetizzatori e field recordings che derivano dai viaggi di Begg tra Grecia, Egitto, Londra e Francoforte...è un album (oltre che estremamente malinconico...), estremamente complesso e per questo affascinante come pochi altri ascoltati da me quest'anno (sicchè dopo parecchio scrivo un post monografico).
Tornando alla questione Kent, ok sono particolarmente monotematica, ma in fin dei conti cosa posso farci se ogni suo progetto o collaborazione risulta essere così bello, e non a caso il brano che più resta impresso di "Fortress Longing" è "The Green Line": testo scritto da Begg, letto da Aashildrød, accompagnato dal suo violoncello, cupo, profondo, che non fa altro che amplificare la rappresentazione per immagini che già il testo è capace di evocare nella mente...a questo punto, solo dopo averlo ascoltato, avrete ben chiara la sua profondità.

***The Green Line***
There is a path, A green line
that runs from the twilight mountains to the midnight sea.
The longer you walk this path
The more clear it seems
You cannot return to the mountain
You will never reach the sea
This liminal moment in full view of your limitations
Where the ivy holds a fragile, transitory peace with the snowdrops
This liminal moment
Where a son bids a sunny farewell to a father
And pedals off into the mossy shadows
This liminal moment
Where the father is not so old
Where the son is not so sure
This is your moment now
All the flowers are open
The new stars are aching in this terrifying sunset
Of silence and cave water
Amid these tiny favours through which we hide from death;
the bloated womb,
the sonorous bells that command you to lift your empty head,
your scribbled activity in the world
Sometimes, it doesn’t get light at all.

   The Green Line by OMNEMPATHY
Esiste una versione limitata (120 copie) dell'album che include un'appendice , una "bozza" dell'album curata da Colin Potter.

Già che ci siamo...è certo poi che nella playlist di fine anno la Kent farà la sua apparizione ovviamente con qualcosa tratto da "Green and Grey", con questo "The Green Line" e con qualcosa tratto dal prossimo album dei "Blind Cave Salamander" (che dovrebbe uscire a settembre/ottobre...il 22/9 verrà presentato in anteprima qui a Torino al Teatro Astra)...ma poi resta in sospeso ancora la questione "Bar"...ma qualcosa, ora, inizia a farsi più chiaro: http://my.zero.eu/OFFbooking/propongo/evento/21983,julia-kent-s

Buon week-end! :)

7.11.2011

The Life and Death of Marina Abramovic "Cut the World"

Sono di corsa, ma comunque DEVO postarvelo qui:
come noto, sabato scorso, 9 Luglio è andata in scena la prima dello spettacolo teatrale "The Life and Death of Marina Abramovic"...(senza scrivere nuovamente tutto a riguardo, andate qui: http://omote-no.blogspot.com/2010/10/life-and-death-of-marina-abramovic.html ), spettacolo che sarà nel programma del Manchester Festival fino al 16 Luglio. Per chi come me smania di andare a vedere lo spettacolo sia per la Abramovic, che per Dafoe ed ovviamente Antony (tre icone per me), lo spettacolo diretto da Robert Wilson sarà in programma la prossima primavera a Madrid...e lì ci andrò di sicuro!
A  quanto si sa Antony ha scritto 9 brani, ma si esibisce cantando soltanto in questi:
-Your Story, My Way
-Cut the World
-Snowy Angel (in realtà brano di Baby Dee...qualche "vecchia" registrazione  in cui lui si cimenta nella rivisitazione di questa canzone, dovreste trovarla ancora in giro...)
-Volcano on Snow
gli altri brani sono invece affidati all'interpretazione della Abramovic e di Willem Dafoe.
Un'anima pia ha postato un video professionale di 14 minuti, relativo allo spettacolo (non so se è stato girato durante le prove o proprio durante la première), comunque sia è così diviso:
-Clip 1: le note sono riconoscibilissime da ogni Basinki-addicted come me, si tratta di "The Disintegration Loops" su cui, non ho idea di come ci riesca, ma Dafoe ci mette la voce con un risultato più che interessante....già a questo punto le scenografie e l'atmosfera ricreata sul palco mi fanno venire un'invidia pazzesca per chi ha avuto tempo e modo di organizzare una scappata a Manchester...argh!
-Clip 2: eheh....Antony canta questa "Cut the World"...ed é una meraviglia!! Ma la vera sorpresa è la Abramovic, piuttosto suggestiva, ricorda un po' i modi di Little Annie, no?
-Clip 3. un'altra parte dello spettacolo con la Abramovic e Dafoe...
Potete guardarlo qui: http://vimeo.com/26227219
oppure solo la parte relativa a "Cut the World:

7.07.2011

La quiete prima della tempesta

Mi sembra doveroso iniziare scrivendo a proposito di 2 "piccoli" annunci che ieri hanno generato in me uno spasmodico senso di attesa, ma so di non essere la sola ad aver avuto questo effetto; e dunque:
- il 6 settembre uscirà un 7" degli XiuXiu intitolato "Daphny" e dietro a questa prossima uscita sembra esserci una storia piuttosto interessante :) http://www.polyvinylrecords.com/store/index.php?id=1852
- il 18 ottobre uscirà il nuovo album di Shara Worden come My Brightest Diamond (yeahh!!), s'intitolerà "All Things Will Unwind" e qui potete ascoltare "Reading Through the Other Side"...ed io che stupidamente credevo che ormai la mia classifica di fine anno fosse già definita...

Passando a qualche album già uscito ed ascoltato (dati i miei arretrati):
-WILL SAMSON "Hello Friends, Goodbye Friends"
Posso dire che in realtà il motivo per cui ho deciso di ascoltarlo è la copertina? Tremendo, lo so, ma tant'è! :) ...ma mi piace l'idea di questo poster rovinato ritraente un monte innevato...vai a capire la psiche!
La storia vuole che Samson sia l'ennesima anima inquieta che cerca un radicale cambiamento per la sua vita, ed allora nel 2010 decide di prendere un biglietto di sola andata per l'Europa arrivando così a Berlino dove si sistema inizialmente alla ben-meglio in un ostello, per poi trasferirsi in una sorta di ripostiglio. Poi la solitudine ed il senso d'isolamento dato dal fatto di non conoscere la lingua fanno sì che Samson sfoghi tutti i suoi pensieri ed il suo malessere in musica. Ne viene fuori un album malinconico, intimo e decisamente pacato...e la voce? La voce non è altro che, dopo il tema della solitudine, il voluto isolamento, il desiderio di cambiare il corso della propria esistenza, l'ennesima analogia con Bon Iver...un falsetto non molto diverso, ma più posato. E' da metter chiaro che le analogie con Bon Iver fanno riferimento all'esordio di quest'ultimo, quel meraviglioso, minimale, intimissimo "For Emma, Forever Ago", non certo al suo ultimo "pomposo" lavoro (che a dir la verità mi ha lasciata indifferente...troppo esagerato!). Qui



-OKKYUNG LEE "Noisy Love Songs"
Lei è una violoncellista coreana (anche se come tutti vive a New York), il suo primo album solista è relativo al 2005 e s'intitola "Nihm" a cui hanno fatto seguito infinite collaborazioni...non c'è molto da dire...il consiglio è di NON farsi un'idea di lei come una delle solite care violoncelliste che passano spesso su questo blog...lei è estremamente più sperimentale!
Qui sotto lascio un video piuttosto esplicativo sulle sue abilità, ma non c'è da spaventarsi, insomma...l'album ha sì i suoi momenti "caotici", ma altrettanti momenti accessibili a chiunque, od almeno, non così violenti...ed è un lavoro piacevolissimo! Qui



Buon week-end! :)

7.06.2011

Scandire i tempi di una giornata

Tre umori differenti, o forse meglio definirli come tre diversi momenti della giornata. Ascolti in stretta relazione quindi con le diverse necessità, al grado di attenzione, all'intensità della luce, alla stanchezza, al bisogno di starsene un po' da soli in tranquillità...

Point Reyes. Un Ep, nulla più che un Ep anche se piuttosto corposo come esordio per questa band che dati i presupposti sembra partire più che dignitosamente. Point Reyes è al tempo stesso una località californiana (dove credo sia originario il leader Asa Horvitz), da immaginarsela quindi come una classica cittadina balneare ed assolata che più di infinite band rock energiche o sonorità frivole e solari sembrerebbe non poter dare altro... ed anche in questo caso non ci si discosta poi molto da questa "tradizione", si tratta di un Ep è vero non sempre solare ma comunque  estivo, mattutino, insomma poco impegnativo ma non per questo insignificante, un violoncello ben ponderato che lascia perdere qualsiasi forma di virtuosismo per accompagnare in maniera sensata la voce (a volte anche irritante) di Horvitz e la sua chitarra. ...c'è da dire che Horvitz e band vivono a Brooklyn e che hanno lavorato anche molto in Europa, e dunque per fortuna loro l'influenza di altre sonorità si fa sentire! Fa piacere poi sapere che alla realizzazione ha contribuito anche Nat Baldwin e rendersi conto che i conti in effetti talvolta tornano. Qui


Si passa invece poi a sonorità più serie, meditative, soprattutto dilatate, sì, ma non ancora notturne, piuttosto adatte all'inbrunire; si tratta del progetto "Il Rumore del Fiore di Carta", band originaria del Molise e giunta con l'album "Lesson 3/How to Live without Senses" ormai appunto alla loro terza uscita. Che titolo suggestivo per quest'album, ma anche i titoli dei brani sono più che curiosi,  nel tentativo di dare una forma ad un album del tutto strumentale che rientra di tutto rispetto nel post-rock. Adatti se rientrano nei vostri gusti personali gruppi come "Giardini di Mirò" e perché no i "Mogwai" od ancora gli "Explosion in the Sky". Consiglio di andare a recuperare anche i loro due album precedenti, e siccome si tratta di una band che si autoproduce, non metterò qui alcun link per avere accesso al loro album, che comunque non è difficile da trovare in giro da qualche parte...
Così si ha un'idea di come suonino, sotto "Music for Vegan Vampires":


A questo punto si giunge ad un'intimità che richiede necessariamente il buio, il silenzio e la solitudine... Alva Noto non contento di aver fatto uscire sul finire dello scorso anno un album in collaborazione con Blixa Bargeld degli Einsturzende Neubauten (ma non ne avevo scritto nulla??), comunque un capolavoro avanguardistico tra la sperimentazione elettronica minimale di Alva Noto e la sperimentazione vocale di Bargeld, che con la sua voce fabbrica frammenti che poi distorce, crea loops, alterazioni di tono...insomma ribadisco la parola capolavoro!... comunque Noto non appagato da tale meraviglia ha deciso per un'ennesima collaborazione con Ryuichi Sakamoto, la quinta per essere precisi...dal titolo "Summvs". Uno potrà pensare che alla lunga anche questo sodalizio possa annoiare e non trasmettere più nulla, ma invece ecco che arriva la variazione di programma, per carità le atmosfere restano minimali ed introspettive come sempre, ma questa volta ad una forse eccessiva freddezza dei capitoli passati, le sonorità si fanno più morbide, appunto più intime e meno cupe, fino ad arrivare all'apice dell'album, ossia alle due rivisitazioni di "By this River" di Brian Eno, l'una intervallata da pause perfettamente studiate capaci di arrivare ad una profondità emotiva inaspettata, l'altra versione invece molto, molto, molto dilatata, 8 minuti a dare quasi un effetto (termine che ho letto e mi è piaciuto molto) slow-motion. Qui
Anche se relativa al 2005...:


Buon ascolto!