7.25.2012

Antony & the Johnsons - Paris - July 3, 2012

Ho impegato un'eternità ma alla fine ecco il riassunto del concerto...cioè...più che riassunto ha i connotati del romanzo!
Anche se sono giunta ormai in prossimità della seconda decina di concerti inseguendolo un po' ovunque, vedere Antony è sempre un'emozione particolare, o meglio, è un'esperienza a se...il senso di pienezza che regala l'attesa che separa l'acquisto del biglietto dalla serata dell'evento, la commozione e lo stupore di guardare i suoi gesti e la sua espressività così misteriosa a pochi metri da lui, e poi, quando tutto è terminato (tutto troppo in fretta), quel senso di malinconia che mi accompagna per giorni, quasi come ogni volta fosse l'ultima.
Ma insomma, in positivo od in negativo, Antony Hegarty è comunque un Artista (ribadisco) "a se", la sua unicità e la sua profondità non possono che evocare sentimenti contrastanti, forse come a riflettere l'essenza della sua Arte...una rara amalgama tra l'etereo o l'oscuro, capace di commuovere e far emergere quel lato sensibile che si cerca sempre di nascondere...ma su questo punto però non è il caso di soffermarsi ulteriormente ancora una volta, ed io non potrei che avere parole di ammirazione per lui.
Dunque, il tour 2012 prende il nome "Cut the World", lo stesso titolo del prossimo (quinto) album in uscita ad agosto, null'altro che un live registrato a Copenhagen lo scorso settembre (io ero presente alla prima delle due date...); tour  ancora una volta portato avanti con le orchestre sinfoniche, ed iniziato ufficialmente a Città del Messico lo scorso maggio (dove il Nostro, se ho ben capito, ha contratto un parassita intestinale), proseguito poi alternando qualche pausa per The Life of Marina Abramovic ad Amsterdam e poi ripreso a Parigi per terminare il 3 agosto a Stoccolma...e tutto ciò in totale assenza dei Johnsons (nemmeno Rob Moose alla conduzione). Il 5 agosto invece Antony suonerà finalmente accompagnato soltanto dai Johnsons per suo Meltdown Festival...se solo la notizia fosse uscita prima, col cavolo che andavo a Parigi...arghhh!!
A questo punto devo dire che quando a febbraio seppi della data a Parigi (tra l'altro la prima ad essere confermata), la mia storica accompagnatrice di concerti Antonyani mi disse seccamente "...finchè non torna con i Johnsons e non molla le orchestre, per me basta così...", a quel punto ho capito che qualcosa si è rotto nel meccanismo (forse si era già rotto a Bari), e non posso che trovarmi concorde con lei: visti 1-2 live sinfonici, li si è visti tutti, le scalette sono sempre uguali, e l'impostazione stessa non prevede due requisiti fondamentali che rendevano i concerti A&tJ tanto speciali quanto magnifici: l'improvvisazione ed una maggior intimità ed interazione forse dovuta anche ad una minore condizione di stress...quanto sembra nervoso e pignolo Antony ora, così preoccupato che tutto proceda alla perfezione. Sicchè, mancando la fotografa, le foto nel post le ho scattate io...e data la mia scarsa attitudine, il risultato è  alquanto pessimo, ma tant'è! :)

Prima di passare al concerto, mi va di aggiungere un altro lunghissimo prologo (tanto nelle ultime 3 settimane non ho scritto nulla):
arrivo davanti la Salle Pleyel poco prima delle 19, un'ora prima che inizi il concerto, pochissime persone in attesa all'ingresso e tra questi un signore con in mano un cartellone in cui chiede di comprargli o regalargli un biglietto (non so una parola in francese, ma suppongo comunque una delle due opzioni)...spero sia riuscito ad assistere al concerto lo stesso! Mi accingo all'atrio di questa struttura in stile art déco che lascia poco spazio alla luce e che da una sensazione un po' claustrofobica (nulla a che vedere con la fighezza extra-contemporanea della Koncerthuset!), una struttura pesante e troppo antiquata. Quando vedo che qualcuno si indirizza verso l'interno della sala, chiedo ad uno degli addetti come raggiungere il parterre (in inglese), e giustamente questo mi risponde in francese, ed a questo punto penso sia spuntato un grosso punto interrogativo sopra la mia testa, sicchè in maniera scazzata mi ha indicato la via puntando il uso dito con un odiosissimo movimento in slow-motion...vabbè.. Quando giungo all'interno della sala il copione si ripete con un altro addetto che doveva scansionare il bar-code del biglietto... (E' stata la prima visita per me a Parigi, fortunatamente solo due giorni e mezzo prima di migrare per le mie vere vacanze decisamente più a nord, ma nonostante il breve soggiorno, dover far fronte a questa loro supponenza della lingua mi ha creato una certa inquietudine). Manca ancora mezz'ora all'inizio del concerto ed in sottofondo scorrono brani da "Melancholia" di Basinski, e rasserenata da ciò ho fatto qualche foto allo stage impreziosito da pannelli argentati su cui gli effetti luce creeranno riflessi molto particolari.

La sala è piuttosto minimalista, giocata sul contrasto rosso delle poltrone, bianco delle pareti...i miei gusti sono indirizzati su un design decisamente più contemporaneo, ma bisogna dire che l'acustica della Salle Pleyel è davvero impeccabile! Pian piano la sala si riempie, qualcuno arriverà alle 20:00 spaccate, altri arriveranno a concerto iniziato...ed altri a concerto quasi terminato...vabbè...un elemento di disturbo che una buona organizzazione avrebbe evitato! Su questo punto si arriva alla parte peggiore tra tutte: ok che è vietato fare fotografie, registrazioni, filmati e quant'altro (difatti su youtube esiste un unico filmato di tutta la serata, e realizzato da qualcuno molto lontano dal palco), ma per tutta la durata del concerto è stato un via-vai continuo di addetti che passavano avanti ed indietro assicurandosi che nessuno osasse estrarre dalle proprie borse alcunchè, oppure per far accomodare i ritardatari...a questo si aggiunge il fatto che io ero in quarta fila e tra la mia poltroncina e la terza fila ci fosse un corridio adibito al passaggio...sicchè questi ad ogni ronda mi coprivano la visuale...arghhh!!!

Basta, veniamo al concerto:
Sale sul palco l'Orchestre National d'Ile de France in un outfit completamente bianco...tutti uomini eccetto che per due violiniste...segue la solita accordatura e poi giunge sul palco il pianista che sta accompagnando Antony in tutto questo tour estivo: Gael Rakotondrabe. Le luci si abbassano e poco dopo arriva Antony. Per lui un outfit invece oscuro, molto diverso dai capi in seta colorata indossati nel precedente (brevissimo) tour 2011; un eyeliner nero molto pesante ed un vistoso ombretto di un azzurro acceso capace di far risaltare i suoi occhioni blu, con il risultato di uno sguardo piuttosto severo e malinconico. Un vecchio vestito ormai sgualcito e scolorito, su cui poggia un mantello nero (o forse meglio definirlo poncho?), che lo avvolge quasi ad impedire allo sguardo di delineare i suoi limiti corporei, ed ancora un collare (con aggiunta di make-up nero sotto al collo), attorno cui il mantello va a fissarsi...difficile dire se collare e mantello fanno parte dello stesso abito, o se questa sia una combinazione di elementi, comunque sia il risultato voluto (ed ottenuto), è quello di una presenza spettrale, ed è alquanto magnetico. A completare il tutto, bisogna aggiungere, un paio di scarpe stringate di un rosa lucido...ed è da dire che il binomio era perfettamente intonato.
Come detto, le luci si abbassano, Antony spunta da dietro le quinte e senza dire nulla nè accennare qualsiasi gesto od espressione, si porta al centro del palco. Il suo sguardo è freddo e da l'impressione di essere innervosito (ma probabilmente il make-up ha enfatizzato questa sensazione). Risuonano le prime note al pianoforte, si tratta di "Rapture", dapprima Antony rimane immobile con lo sguardo fisso rivolto sul fondo della sala, la sua voce è magnifica e potente, poi pian piano le sue mani cominciano a muoversi delicatamente, riprendendo in qualche modo la forma espressiva del Butoh, ed infine, come si trattasse di una costante evoluzione, i suoi movimenti diventano via via sempre più impulsivi, netti, scatti quasi violenti, ma tutto ciò non fa che arricchire il brano di una particolare e rabbiosa carica emotiva. Segue un timido applauso, forse un po' tutti siamo ancora inebetiti dalla sua Presenza e dal suo look così oscuro, lui accenna un timido "Merci" e senza aggiungere nulla procede immediatamente con "Cripple and the Starfish", i suoi gesti sono ancora pesanti ed impulsivi, ma il suo viso comincia a lasciar trasparire un maggior grado di relax, tanto che un certo punto strizza l'occhio ed accenna un sorriso compiaciuto ad un ragazzo seduto in prima fila.
Segue in scaletta "For Today I Am a Boy", Antony si scioglie, i suoi movimenti sono fluidi e trasportati da una forte carica emotiva che lo porta sul filo, trattenuto a fatica, della commozione. I suoi occhi sono visibilmente lucidi, la sua voce sceglie un percorso quasi recitativo tanto da rallentare il corso del brano per enfatizzare l'intimità imbarazzante di questo splendido brano (imbarazzante nel senso che da ascoltatrice ogni volta che ascolto questo urlo di rassegnazione, mi sembra di violare il suo "io" più profondo); gli applausi partono ancor prima che termini, ed è un peccato perchè il finale con effetto ansimante, quasi fosse un singhiozzo, della versione orchetrale, è sempre splendido!
E' la volta di "Epilepsy is Dancing" che Antony decide di arricchire con rumorosi ed energici schioccare di dita che spesso non seguono la ritmicità del brano ma creano in maniera spasmodica un effetto da brividi specialmente sul crescendo "Now is Passing, Now I'm Dancing". Finalmente dice una mezza frase, nulla più di un semplice "sono contento di suonare a Parigi", poi 4 laser verdi si posizionano creando una barriera che scorre davanti a lui, le luci trasfromano il palco in una nuvola fucsia, risuonano le prime inconfondibili note del giro di pianoforte di "Crazy in Love", la voce di Antony è così morbida ed eterea che mi viene da paragonarla al versicolare di un bellissimo gatto in vena di coccole, ed anche in questo caso il trasporto emotivo che riesce a donare al brano è così intenso da farmi commuovere fino alle lacrime.
Senza accennare ancora nulla, si siede al pianoforte, le luci che si riflettono sulla scultura sospesa ed ora diventano oscure...è la volta di "Swanlights". La versione orchestrale, ancor più di quella album, ha una resa ipnotica ed evocativa, l'intro ha sempre la capacità di rimbombarti dentro le ossa, una frequenza che riesce a penetrare i tessuti per restarvi sedimentata a lungo all'interno, proprio come si trattasse di una radiazione...il lento incedere del finale che si trascina a fatica poi non fa che esaltare la magnifica complessità che il termine "swanlights" assume nell'Arte di Antony.
Tornato alla postazione in centro palco, introduce "Cut the World", appunto un brano scritto per "The Life and Death of Marina Abramovic" e che sarà il punto centrale del prossimo full-lenght,; brano che per lui assume particolare significato in quanto ben riassuntivo del suo discorso sul potere del femminino, un esorto al cambiamento accettando tutti i rischi che ciò consegue, ma senza aver paura di perdere qualcosa perchè il cambiamento è l'unica possibilità rimasta. Due fasci di luce bianca si incrociano a mezz'aria sopra le nostre teste, partendo dai lati opposti del palco (un effetto incantevole), parte il giro di piano ed Antony inizia a cantare, ma dopo circa 20 secondi esclama..."Sorry, I have to sneeze!!" ;), così si interrompe, interrompe l'orchestra, starnutisce (persino il suo modo di starnutire è splendido!!), si scusa imbarazzato e divertito, ribadisce di aver starnutito... ;) e così: i due fasci laser bianchi tornano ad incrociarsi sopra le nostre teste, parte il giro di pianoforte, parte l'orchestra ed Antony inizia a cantare...questa volta è quella buona! Quando la sua voce si intensifica sul passaggio "...but when will I turn and cut the world?...", tremano persino le poltrone, talvolta però il pianista è in ritardo ed Antony deve un po' allungarsi sulle vocali, ma questo poco importa... Guardare i movimenti delle sue mani mentre la sua voce si flette tra tonalità ondulanti e continue modulazioni è spossante quanto commovente e dopo le precedenti occasioni (Copenhagen e Bari), capisco in maniera definitiva che ascoltare "Cut the World" dal vivo è un'esperienza che resetta gli indicatori del mio senso del "bello". Non parvo della splendida esecuzione, decide di regalarci un altro momento emotivamente destabilizzante: lascia riposare un attimo l'orchestra e chiede al pianista di accennare nuovamente lo stesso giro di pianoforte e continua così, in maniera intima con "Cut the World" in versione acustica. Le sue modulazione vocali si fanno ancor più strambe ed affascinanti, questo non dura più che un minuto ma...si tratta di 60 secondi indimenticabili!
Segue un lungo silenzio riflessivo, lo sguardo oscuro fisso nel vuoto di Antony riesce a riempire ugualmente quei secondi di vuoto, poi le luci si abbassano di intensità, assumono tonalità del blu scuro, un fascio di luce leggermente più chiaro illumina soltanto il suo viso...ecco il fantasma, il riflesso luminoso, l'ologramma...quell'eterea Presenza sul palco capace di lasciarti frastornato con un solo sguardo o movimento delle sue mani. Quell'eterea Presenza dotata di una sensibilità fuori dal comune capace di esprimere la sua angoscia globale nel raffinato minimalismo di "Another World"...spiazzante!
Seconda sorpresa: senza l'appoggio orchestrale improvvisa qualce secondo di vocalizzi per poi fermarsi di colpo e raccontare del suo primo viaggio a Parigi; aveva 16 anni ed aveva deciso di frequentare per qualche mese una summer school con l'intento di imparare il francese. Spiega che per l'intero soggiorno è stato in un hotel a  a Montmartre e che era solito recarsi nei giardini presso Camp du Mort (o Nord?...non ho ben capito)...a questo punto si blocca in un ulteriore lungo silenzio, il suo sguardo è fisso a terra e soltanto dopo un paio di minuti (quanto mi sarebbe piaciuto ascoltare dove voleva andare a parare), introduce "Kiss My Name". Immaginando che tutti noi presenti in sala tra una 50ina di anni saremo morti, comunque i nostri "spiriti" continueranno a vagare tra i vivi, così come lo "spirito" di un bambino morto che chiede alla propria madre di prendersi cura di lui...parte il brano ed Antony è alquanto danzereccio, adoro ogni volta quando arriva il momento in cui porta la mano al lato della bocca per amplificare quell'urlato "kiss my name" centrale, protende le sue braccia verso l'alto con movimenti goffi ed accompagna l'orchestra nuovamente con rumorosi ed energici schioccare di dita...la sua presenza scenica è sempre da lode :)
E' la volta di "I Fell in Love with a Dead Boy", io già mi preparo il fazzoletto...e faccio bene perchè quella pausa di silenzio mi fa sempre partire la lacrimuccia :) Probabilmente questo è il brano che ha suonato più volte in assoluto dal vivo, eppure ogni volta mi sembra una versione completamente differente da tutte le altre ascolate in precenza, ed a giudicare da come esplode il pubblico in applausi ed urla, direi che la pensiamo un po' tutti quanti così!
"Salt, Silver, Oxygen": è da premettere che il pianista è stato ancora in questo caso più volte in ritardo e che Antony, nuovamente, ha dovuto spesso dilungarsi nelle vocali (sia inteso che comunque si è trattata di un'esecuzione sublime!), così alla fine del brano si dimostra insoddisfatto (ma si sa che questi sono soltanto pretesti per poter parlare...piccoli espedienti che utilizza spesso e che funzionano alla grande), si scusa per i continui allungamenti che terminavano con un calo di tonalità e ricanta i versi che meno gli erano piaciuti a livello di resa. Spiega che si tratta di un brano a cui lui tiene moltissimo (ovviamente torna la questione del femmineo) e ricalca in particola modo il verso "...dancing with her casket Christ becomes wifes..." che ha per lui un profondo significato. "Gesù è una donna, Allah è una donna, Buddah è una madre", esorta il cambiamento, "è importante che gli uomini si facciano da parte", è il momento che le donne inizino a governare. "Se abbiamo un futuro, e sono preoccupato che in realtà non lo abbiamo, è in mano alle donne". Riflette sull'emancipazione femminile, constatando che in media soltanto il 30% di qualsiasi governo è occupato dalle donne, e lui vorrebbe un semplice switch...se ogni uomo al potere lasciasse il suo incarico alla moglie, avremmo il 70% dei governi occupati da donne, ed è ciò a cui auspica con forza (purtroppo qualche fischio si sente provenire dal fondo della sala...). "Potere al femminino, potere alle madri", e da qui dilungandosi sul discorso arriva LA SORPRESA:
"Trust your Mother" in versione acapella, uno splendido regalo (da quanto tempo non improvvisava più?!?). Chiede ad un ragazzo seduto in prima fila di tradurgli le parole in francese...dovrebbero esser queste (posto il fatto che io non conosco una parola in francese): "Crois in ta mère, avec ta vie" e chiede al pubblico di cantarla con lui...per breve tempo viene accontentato, poi decide di scatenarsi da solo con la versione tradotta, i suoi vocalizzi contorti ed alieni sono da pelle d'oca e per un momento sembra di rivivere quel periodo in cui sul palco era accompagnato soltanto dai suoi Johnsons e spesso la sua vena creativa e sperimentale prendeva il sopravvento...quanto mi piace l'Antony così!!
Al termine si rammarica di non essere in grado di cantarla come avrebbe fatto Edith Piaf :)...sarebbe stato un po' disturbante, meglio di no!
Da l'ordine all'orchestra di suonare da capo "Salt, Silver, Oxygen", tiene moltissimo alla perfetta riuscita di questa...ma qualcosa non va...riparte da capo dicendo "It's going to be a long night!" (tra me e me penso che durasse anche 3-4 ore non sarebbe certo un problema!), ma s'incarta di nuovo a metà brano e così si arrende per passare oltre "Sorry, I can't do this again", così si passa a "You Are My Sister" ed anche in questo caso mi stupisco di quanto sia meravigliosamente emozionante questo brano, i suoi occhi si inumidiscono ancora...e così anche i miei...4^ fazzoletto! L'unica pecca è stata l'intensità di un faretto puntato dritto ad altezza occhi, tanto che ad un certo punto si è dovuto spostare nella penombra.
"The Crying Light" parte un po' sbilenco, ma presto recupera; arriva il momento in cui Antony viene ingabbiato dagli effetti laser e questa totale dichiarazione d'amore artistica è uno dei momenti che attendo sempre maggiormente; è un peccato che spesso l'esecuzione "soffra" di rallentamenti ed errori commessi dal pianista, comunque sia si tratta ugualmente di 3 minuti di assoluta bellezza, che lasciano però intendere la serata stia ormai tristemente volgendo al termine.
Seguono i ringraziamenti riservati all'orchestra , al pianista, al conduttore e l'annuncio dell'ultimo brano in scaletta prima dell'encore: "Twilight", uno dei pochi brani che grazie agli arrangiamenti orchestrali, ha acquisito realmente valore. Il lungo finale del brano enfatizza la sensazione di tristezza che comincia a farsi sentire, la consapevolezza che quell'ora e mezza abbondante di incanto sia prossima alla fine.
Ringrazia tutti i presenti, saluta e sparisce dietro le quinte, segue l'abituale standing ovation arricchita da applausi che si dilungano per un paio di minuti, così torna sul palco e si siede al pianoforte, mentre una ragazza dal pubblico urla "When in Morocco?", ma lui capisce "When a hot-dog?" con espressione basita :)...la ragazza urla ancora più forte di prima ed Antony risponde che un amico gli ha parlato molto bene del Marocco, eccetto che per gli scorpioni che vivono nel deserto, ma che comunque sa dell'esistenza di un festival di musica spirituale che lo interessa molto ed un giorno vorrebbe andarci (in realtà non ha dato l'impressione di essere molto convinto di ciò che stesse dicendo...). Ringrazia nuovamente tutti per la piacevole serata e confessa di essere piuttosto stanco ma di essersi divertito (spero!), così parte "Hope There's Someone", splendidamente eseguita ed interpretata ma si risparmia sull'urlo di disperazione finale che la contraddistingue...la sua voce non ce la faceva davvero più!
Sul suo volto appare un sorriso naturale e compiaciuto...dati gli applausi è costretto a tornare altre due volte sul palco per ringraziare, per poi svanire del tutto, lasciando spazio a quel senso di maliconia latente che segna la fine. Tra l'altro a vedere il concerto ero pure sola, ed il supporto della mia cara Arianna mi è mancato moltissimo in questo momento...i nostri sguardi empatici e commossi nell'attimo in cui si riaccendono le luci sono sempre stati dolorosi quanto rassicuranti.
Comunque sia riesco a farmi dare da un energumeno dello staff la setlist ("Ghost" non l'ha suonata):

Quando esco dalla Salle Pleyel sono appena le 22:00 ed il cielo è ancora chiaro...questo è un po' alienante per noi italiani abituati a tutt'altri orari...comunque sia , mentre mi dirigo sotto la Tour Eiffel per vederla illuminata (tra l'altro non pensavo, ma è in una zona degradatissima!!), con una mano mi tengo ben stretta la borsa e con l'altra faccio una lunga telefonata all'Arianna, giusto per maledirla un po' perchè non era venuta, ma soprattutto per dirle che condivido il suo pensiero, ossia: le orchestre ci hanno rotto abbastanza, ma che tuttavia si era persa un signor concerto dell'Antonio...e questo non è certamente poco!!

Amen :)

7.19.2012

Sigur Ros live@MoMA

Il resoconto sul concerto alla Salle Pleyel sta occupando molto più tempo del previsto...ma è stata un'eperienza piuttosto contrastante... Comunque sia, per tappare il buco mi è venuto in mente questo live dei Sigur Ros:

Glósoli
Sé Lest
Við spilum endalaust
Sæglópur
Icelandic National Anthem
Inní mér syngur vitleysingur
Hoppípolla
Gobbledigook


Sigur Rós: 2008.06.17 MOMA (Current TV) from Sigur Rós on Vimeo.

Buona visione! :)

7.16.2012

Bonnie in Turin

Il 24 luglio uscirà il prossimo EP di Bonnie "Prince" Billy  dal titolo “Now Here’s My Plan”, in cui Will Oldham reinterpreta alcuni dei sui brani editi sotto pseudonimo Palace Brothers/Palace Music;ed  inoltre, a breve è prevista la ristampa di 6 album realizzati da Oldham sempre dalla sua produzione sotto diversi moniker, e quindi: "Arise Therefore", "Joya", "I See a Darkness", "Ease Down the Road", "Master and Everyone" e "Sings Greatest Palace Music", ma che verranno pubblicati questa volta sotto nome Bonnie “Prince” Billy.
Intanto questa settimana è in tour in Italia per 5 date: Bologna, Milano, Sestri Levante, Roma e poi anche qui a Torino con tutta la band  il 20/7 al Molodiciotto:



Buon concerto! :)

7.12.2012

Seconda incursione

Prima di riprendere con due album caratterizzati dalla solita consolidata cupezza, ma a cominciare dalla prossima settimana, lascio l' ennesima performance degli ExitMusic...ormai lanciatissimi!

Set List:
White Noise
The Modern Age
The Cold
Storms


Buona visione :)

7.06.2012

Other Lives/Wild Beast live streaming

Interrompo brevemente la pausa per far sapere che c'è la possibilità di vedere questa sera in diretta il live dei Wild Beasts e degli Other Lives (a Parigi), basta andare qui: www.citedelamusiquelive.tv (il sito ufficiale della manifestazione), scaricarsi l'applicazione iTunes su iPod/iPhone/iPad o pc e poi sincronizzarsi alle 20:00, ora d'inizio concerto.
Buona visione!
P.S. il concerto di Antony è stato incredibilmente sublime, ma riguardo ciò, ne scriverò tra qualche giorno! ;)

7.01.2012

Pausa vacanze

Due settimane di stop, vacanze! Ho ricaricato tutte le precedenti playlist che erano sparite insieme a magaupload, e le ho riunite in una pagina indipendente...se tutto funziona si acceda tramite quell'orrenda riga bianca poco sopra...col tempo migliorerò la grafica.
Sarò a Parigi per gli Antony and the Johnsons (poi ci sarà il reportage...), ma pochi giorni dopo, per combinazione a Parigi vedrò anche questi qui:

Other Lives - Live at Cafe de la Danse 23/03/12 from valerie toumayan / I Love Sweden on Vimeo.

Visto che circoleranno in Europa anche le Casady (sigh!), lascio la loro performance al Montreux Fest. del 2010:
Setlist
R.I.P BURN FACE
BLACK RAINBOW
HAPPY EYES
LEMONADE
MOON ASKED THE CROW
BEATBOX TEZ
HOPSCOTCH
GREY OCEANS
TURN ME ON
WEREWOLF
FAIRY PARADISE
CocoRosie - Live @ Montreux Jazz Festival 2010... di XasadoX

Buon week-end, e buone vacanze!! (se è già arrivato il momento) :)

6.28.2012

Ryuichi Sakamoto/Alva Noto - Insen Live

Data la partecipazione al MiTo di Ryuichi Sakamoto/Alva Noto, con una data qui a Torino il prossimo 21/9 al Teatro Colosseo, e dato che i miei ascolti si sono ridotti drasticamente a causa degli esami universitari...:

SETLIST
1- INTRO
2- BERLIN
3- NOON
4- UOON 
5- MORNING + IANO
6- BARCO
7- NOR
8- TRIOON
9- XEROX
10- SIISX + MUR - Encore
11- AX. MR. L. - Encore
12- TRIOON - Second Angle
13- MORNING + IANO - Second Angle
14- UOON - Second Angle


Buon ascolto! :)

6.22.2012

Portishead per il week-end

Mancano ormai pochi giorni ai due live italiani dei Portishead, allora per il week-end ripropongo un classico:


Buon week-end (e buon concerto se ci sarete)! :)

6.21.2012

Who is it?!? Who is it?!?

Giusto un paio di giorni fa il mio caro amico Davide mi manda l'ennesima mail contenente un link a cui seguiva la frase:
"...a quanto pare la fa da un po' e c'è pure l'iTunes session!"
...il tutto accompagnato da una sospettosa faccina sorridente. Per esperienza so bene che i link che lui mi manda nel mezzo della notte mi riportano sempre a cose agghiaccianti...nel caso, si trattava di questo:


Lo ammetto, Bon Iver non lo digerisco proprio; mi piacque molto il suo primo album, ma con l'uscita del secondo pomposissimo lavoro e la conseguente campagna promozionale senza precedenti operata da Pitchfork (tralasciando poi l'onnipresenza, le scarpe, i liquori ed i programmi fitness...), beh...lo trovo odiosissimo! :)
Per andare contro-corrente, nonostante una decade deludente e forse proprio per via un livello crescente di insofferenza generale, la Guðmundsdóttir mi affascina ancora e continuo ad aspettare una sua ripresa...sì, lo so che Biophilia è stato un'ulteriore tracollo, e so che ogni nuovo album è via via peggiore del precedente... :)
Comunque questa è la versione originale:


Archiviata la questione cover (io do un punto a Bjork), resta comunque aperto un altro contest...e su questo non so davvero decidermi...è peggio il completo panciotto-pantalone in una rivisitazione del "contadinotto-pseudo-indie" in un marroncino indefinibile con camicia bianca tirata su al gomito, oppure la blusa psichedelica con sotto dei panta-collant glitterosi, il tutto abbinato ad un trucco frontale multicolore e allucinogeno? ...questione aperta... :)

6.18.2012

Faraway Close

PARALLEL 41 "FARAWAY CLOSE"
Esce sotto l'etichetta francese Baskaru con il titolo "Faraway Close" la prima release Parallel 41, progetto condiviso da Barbara De Dominicis e Julia Kent, inizialmente nato come una serie di improvvisazioni live sotto il nome "Intermittenze".
Il 41° parallelo non è che una linea immaginaria che collega circa la stessa latitudine la città di New York a Napoli (rispettive residenze delle due artiste)...due città così lontane, separate da un oceano, una differente mentalità, cultura, storia...però che proprio grazie a questa linea artificiale trovano un punto in comune, un groviglio di culture ed identità riunite in un unico luogo, una connessione capace di mischiare le due identità creando un ambiente a se.
Tra il settembre 2009 e l'agosto 2010 Julia Kent e Barbara De Dominicis si sono mosse lungo questo parallelo facendo tappa in luoghi piuttosto suggestivi: Forte Marghera (in una fortezza costruita a difesa di Venezia), in un tunnel abbandonato sito nelle montagne intorno Bolzano, a Valdapozzo in un casolare nella provincia di Alessandria, in un ex-lanificio a Napoli ed ancora a New York in un loft di Brooklyn. In ognuno di questi luoghi, munite di violoncello, loops, pedali e realizzando field-recordings e catturando found-sounds (come si può apprezzare nel contenuto del  DVD), hanno effettuato sessioni di registrazione del tutto improvvisate, influenzate soltanto dalle sensazioni sonore e percettive evocate da ciascun contesto.

Il risultato del progetto è racchiuso in 9 brani registrati in ognuna di queste location, accompagnati da "Faraway Close", film curato da Davide Lonardi (film-maker, video-artist e curatore dell'artwork del digipack), che fin dal periodo "Intermittenze" è stato parte integrante del progetto, accompagnando le performance live con le sue videoinstallazioni; film che riprende Kent e De Dominicis nel corso delle loro sessioni, trasducendo in immagini l'intero progetto. 


Faraway Close | trailer from Au Hasard media on Vimeo.



Buon Ascolto!! :)

6.15.2012

Per il week-end...

...Olivia Pedroli, musicista svizzera riguardo cui non voglio aggiungere altro se non gli estratti live sotto.


"A Path"


"Something in the Way" + "To be You"




"Raise Erase"


"The Day"


Buon ascolto e buon week-end! :)

6.13.2012

Transcendentalism

"TRANSCENDENTALISM" - DUSTIN O'HALLORAN /HAUSCHKA /JOHANN JOHANNSSON
EP che prende il titolo dall'omonimo tour che ha riunito i tre compositori per una settimana alla fine di maggio, tra Germania, Olanda, Irlanda, Belgio, Inghilterra e Francia. Sei brani in totale (due ciascuno), che includono live recordings, rivisitazioni di vecchio materiale con nuovi arrangiamenti in chiave cameristica, ed un paio di inediti, il tutto racchiuso in un 12" bianco in versione numerata e limitatissima pubblicato dalla FATCAT (in vendita soltanto durante i loro live)...od in versione digitale per tutti. 
Hauschka con l'accompagnamento del percussionista finlandese Samuli Kosminen, inserisce nel progetto un inedito dal titolo "Spark" ed un live improvvisato al Brighton Fest. del 2011 dal titolo "Great Escape"; Johann Johannsson rivisita il suo brano "Glima" con l'accompagnamento di un quartetto d'archi ed un live registrato per KCRW con il Formalist String Quartet dal titolo "The Cause of Labour is the Hope of the World". Dustin O'Halloran invece inserisce l'inedito "An Ending, A Beginning" ed una rivisitazione con il quartetto d'archi ACME String Quartet di New York, di "Opus 28", contenuta nel suo precedente "Piano Solos"...(sottinteso che è alquanto meraviglioso!).
"Opus 28"

Buon Ascolto! :)

6.08.2012

James Blake/The xx al Traffic Fest.

Visto che questa sera suoneranno entrambi qui a Torino in Piazza San Carlo per il Traffic Fest. e probabilmente tutti noi presenti domani avremo la polmonite od i reumatismi (ma fa lo stesso):





Buon concerto a chi ci sarà!! :)

6.07.2012

We Are on Fire

...oggi doppia razione, e se non è l'uno sono le altre (CocoRosie).
Il video per "We Are on Fire" diretto da Emma Freeman, la stessa regista del video per "Gallows":

...e dal risultato pare evidente. Sempre più in versione "witches", e ci piace :)
Buona visione!

A&tJ & the Metropole/MiTo

Prometto che poi Antony per un mese non lo menzionerò più...anche perché ultimamente si sfiora la monotonia, tuttavia il tour "Cut the World" è iniziato, la data parigina si avvicina...e sono un po' in fissa, sì! :)
Comunque, da quando si è lanciato con le orchestre, è venuto meno lo spazio per uno dei motivi principali di quella mole incredibile di registrazioni live che circolavano fino al tour del 2009, ossia le improvvisazioni (tutti quei brani senza senso improvvisati lì per lì, ispirati da notizie o ricordi assurdi, che però suonavano bene tanto che qualcuno è stato poi anche pubblicato), anzi, a dirla tutta i live orchestrali fino ad ora sono sembrati un po' troppo ingessati e studiati fin nel particolare.
Chi ha avuto la fortuna di essere l'altra sera (05/6) al Concertgebouw ad Amsterdam, occasione in cui il Nostro si è esibito accompagnato dalla sua orchestra di fiducia, ossia la Metropole Orchestra, mi conta invece finalmente di uno slancio e la storia dietro al brano poco sotto: guardando nei giorni scorsi in tv le celebrazioni per il Giubileo di Elisabetta II, è rimasto colpito da uno dei commentatori della BBC, che a quanto pare ogni 3 per 2 non faceva che ribadire con insistenza lo stesso concetto "tutti quanti sanno quanto la Regina ami i cavalli!!"...quindi dopo un lungo monologo a riguardo, è nata spontanea la domanda inversa: ma ai cavalli piacerà la Regina? :D (probabilmente no!)
...a rendere il tutto più assurdo, si aggiunge la presenza di parte della famiglia reale olandese tra il pubblico :)
"'The Queen is Very Popular Amongst the Horses"


...e già che ci siamo:
"Cut the World"



"Swanlights"


Passando ad altro, è stato pubblicato il programma della consueta rassegna MiTo www.mitosettembremusica.it
tra gli artisti (oltre ad ogni sorta di rivisitazione/omaggio a Debussy...fa piacere ma troppo Debussy in programma!), ci sono Ben Frost, Of Monsters and Men, Vladislav Delay che musicherà al Blah-Blah qui a Torino "Ho Affittato un Serial Killer" di Kaurismaki, e soprattutto sempre qui a Torino al Teatro Colosseo: Ryuichi Sakamoto con Alva Noto!!

6.04.2012

The Knots

SONS OF NOEL AND ADRIAN "THE KNOTS"
Non so fino a che punto l'estetica della una copertina di un album possa influenzare la decisione di acquistarlo od anche solo ascoltare la preview di 60 secondi su iTunes, per quanto mi riguarda, moltissimo! Oltre che dare una percezione del suo contenuto, in qualche modo bisogna pur adottare dei criteri per sfoltire la costante massa di dischi in uscita. Detto ciò, ammetto che se non avessi già ascoltato (ed apprezzato) il primo full-lenght dei "Sons of Noel and Adrian", con una copertina del genere probabilmente non sarei ricorsa nememno alla preview... Mi da l'idea di un preparato istologico (biopsia), effettuato con coloranti andati a male da un sacco di tempo; tessuto epiteliale pluristratificato in superficie (in arancione), che poggia su una lamina basale (in bianco) ed al di sotto tessuto connettivo inframezzato da tessuto ghiandolare, quello in verde mi sembra tessuto muscolare liscio...vabbè, il criterio selettivo sulla copertina non è valido, l'album al contrario è molto piacevole.
I "Sons of Noel and Adrian" sono un collettivo di Brighton fondato nel 2008 da Jacob Richardson alla voce e chitarra (che sarebbe il figlio di Noel) e dal chitarrista Tom Cowan (figlio di Adrian), collettivo formato da 12 elementi in gran parte polistrumentisti (violoncello, chitarre acustiche, violino, piano, clarinetto, banjo, percussioni), e già membri delle band accompagnatrici nei tour di Laura Marling e Munford & Sons.
La voce di Richardson è di per se un elemento caratteristico, espressiva, soggetta a continue modulazioni, oscura e profonda, ma a questa si aggiunge la parte strumentale che non si limita ad un ruolo di accompagnamento; ogni brano (quasi tutti potenziali singoli) è caratterizzato anche da continue evoluzioni ritmiche e crescendi orchestrali piuttosto complessi. 
"The Knots" è la loro seconda pubblicazione dopo l'esordio nel 2009 con un album omonimo, e gli stessi Sons of Noel and Adrian lo riassumono più o meno così:
"Il primo brano parla di nonni, il secondo di gravidanze ed adolescenti, il terzo del corso della vita, il quarto di abusi alcolici, il quinto di divorzio, il sesto di salute mentale, l'ottavo di incendi dolosi ed il nono di amore. L'intero album dura 2598 secondi"
...null'altro da aggiungere! :) Qui


"The Yard"

"Matthew"

"Come Run Fun Stella Baby Mother of the World"

Buon Ascolto! :)

5.31.2012

Tearz for Animals

Settimana di latitanza anche se uscite interessanti non sono mancate affatto (Parallel 41, Johann Johannsson, Huschka/O'Halloran/Johannsson...), cercherò di recuperare la prossima, intanto:

...Tearz for AnimalZ comunque sarebbe stato più figo!
Buon week-end! :)

5.23.2012

Allow the Light

HILDUR GUDNADOTTIR "LEYFDU LJOSINU"

Il suo approccio alla musica sembra essere improntato all'instancabile ricerca di nuove forme espressive, la necessità di esplorare ed unire tecnologia, minimalismo, neoclassica, elettronica, arricchendo cosi via via l'elenco di collaborazioni, tra cui Fever Ray, Dustin O'Halloran, Hauschka, Valgeir Sigurdsson, fino ai Throbbing Gristle od i Pan Tonic; musicisti di cui, volendo trovare un punto di comunione, si può dire abbiano intenzioni simili. Nel suo percorso solista Hildur Gudnadottir non si è adagiata su uno stile consolidato per cui basterebbero giusto pochi accordi per poterli ricondurre immediatemente alla sua produzione, tuttavia al centro delle sue composizioni si possono trovare almeno un paio di punti in comune: lo studio dello spazio, inteso come luogo fisico e le ripercussioni sonore in esso in base alle sue variabili..."Without Sinking" esplorava e rifletteva su ciò che si scorge al di fuori di un finestrino aereo e "Mount A" fu registrato in gran parte nel nord dell'Islanda in una baracca appositamente scelta in base alla qualità di legno norvegese utilizzata per costruirla; un altro elemento comune è quel che si può definire "contemplazione"? Contemplazione espressa in musica diretta agli elementi naturali, la luce, i fenomeni che ci circondano...nonchè un distinguibile tratto nordico che lega le sue composizioni (ma per questo rimando ad un approfondimento sugli effetti dell'esposizione alla luce sulla melatonina :)...). 
"Leydfu Ljosinu", terzo album della Gudnadottir, uscito per l'etichetta Touch (http://www.touchmusic.org.uk/news/to90_hildur_gudnadottir_leyfdu_1.html), tradotto suonerebbe come "far entrare/dar spazio alla luce" e la stessa cover da l'effetto di una propagazione di fasci di luce od onde elettromagnetiche. Album registrato al Music Research Centre all'Università di York in un'unica sessione live della durata di 40 minuti in una sala priva di pubblico, per lasciare che il suono interagisse soltanto con la struttura stessa...non è poi stato adoperato alcun processo di rielaborazione, post-produzione o manomissione, ciò che si sente nell'album è il processo sonoro di quei 40 minuti, ed è alquanto impressionante. Strutturato in 2 brani: un breve intro "Prelude" che si sviluppa su pochi accordi ripetuti al violoncello, un terreno su cui cominciare a costruire i 35 minuti del successivo "Leydfu Ljosinu", le stesse due parole che verranno ripetute in loop come un eco in lontananza fino a che la lenta progressione lascia spazio man mano ad una fusione di stratificazioni compulsive di loops al violoncello, per poi frammentarsi e dissolversi...insomma, meglio ascoltarlo va...qui.
"Leydfu Ljosinu" oltre al formato CD/mp3/FLC e quant'altro è disponibile anche come chiavetta USB (il primo a decidere anche per questo formato sempre sotto Touch Rec. fu Fennesz con "Liquid Music")...senz'altro i puristi del vinile saranno ancor più sdegnati per questa ulteriore "tecnologizzazione" della musica, ma è meglio non inoltrarsi in questo discorso...a maggior ragione per una che compra vinili soltanto per questioni estetiche/edizioni limitate (ma senza mai metterli sul piatto) e che riserva il 99,9% degli ascolti al suo adoratossimo iPod... :)


Buon Ascolto! :)

5.10.2012

Vivian & Ondine - live excerpt

Forse qui non l'avevo ancora postato:


...Basinski è incluso nella line-up della prossima edizione del Meltdown Festival (edizione quest'anno a dir poco fantastica!!), e domenica 12 Agosto eseguirà "The Disintegration Loops"...
http://meltdown.southbankcentre.co.uk/

...buona visione...ma diciamo che dal vivo sarebbe decisamente meglio...!!

5.08.2012

Exitmusic

Exitmusic è un progetto nato a Brooklyn nel 2006, inizialmente composto dal chitarrista Devon Church e dalla vocalist/chitarrista/addetta alle componenti elettroniche Aleksa Palladino (tra l'altro anche attrice per Lumet, Solondz e presente nella serie Boardwalk Empire); la collaborazione tra i due porta alla pubblicazione nel 2008 del primo album "The Decline of the West", lavoro piuttosto acido ed orientato ad una unione caotica di elettronica e post-punk. Al duo si aggiungono successivamente altri componenti (batteria/percussioni ed elettronica), e nel 2011 si fanno notare per la pubblicazione dell'EP "From Silence", quattro tracce che prendono una direzione sonora differente dalla prima release, indirizzandosi verso atmosfere più intimiste e che riflettono sul rapporto dell'uomo con il tempo, lo spazio e la Natura...ma non si pensi a sonorità ambient o drone, quanto piuttosto ad una unione tra dark e pop. Ad esser obiettivi però, l'elemento attorno cui si accentra l'attenzione e che rende gli Exitmusic interessanti è senz'altro il fascino della voce di Aleksa Palladino, una voce particolarmente cupa, gutturale e maliconica senza però eccedere in slanci o fastidiosi virtuosismi:

Il 22/5 uscirà per la Secretly Canadian l'album "Passage", anticipato dal singolo "The Night"

...album che NPR ha messo a disposizione per intero in streaming: http://www.npr.org/2012/05/06/151872531/first-listen-exitmusic-passage

...se non altro, lei ha una bellissima voce! :)
Buon ascolto! :)

5.04.2012

Playlist: 1/3 2012

Non ricordo durante quale volo aereo ho scattato la fotografia sotto, ma mi è sembrata comunque piuttosto identificativa per questi primi 4 mesi del 2012...freddo e gelo fino a febbraio, giusto qualche giorno dall'atmosfera primaverile a marzo e poi sarà pure arrivata ovunque l'ondata di caldo portata dall'anticiclone Hannibal, ma qui a Torino ha piovuto quasi un mese di fila e le temperature sono state sempre piuttosto basse. Dunque una spessa coperta di nuvole ad oscurare la luce solare, mi è sembrata la sintesi perfetta...anche perchè come al solito, l'umore della playlist ne risente!

1- Mirroring "Fell Sound"
2- Orcas "Pallor Cedes"
3- Patrick Watson "Lighthouse"
4- Olafur Arnalds "The Land of Nod"
5- From the Mouth of the Sun "My Skin Drinks Light that Has Passed Through Leaves" 
6- Espvall/Jakobsons/Szelag "Lunar Tides"
7- A Whisper in the Noise "To Forget"
8- Hood "The Second Thought Abandoned"
9- Soap&Skin "Vater"
10- Xiu Xiu "Factory Girl"
11- Perfume Genius "17"
12- Danny Norbury "Bluebeard 6"
13- Orcas "Arrow Drawn"
14- A Whisper in the Noise "Every Blade of Grass"
15- Mirel Wagner "Red"
16- Peter Prautzsch "Skagerrak"
17- Matt Elliott "Dust, Flesh and Bones"
18- Peter Broderick "A Tribute to Our Letter Writing Days"
19- Mirroring "Mirror of Our Sleeping" 

Buon ascolto (spero) e buon week-end! :) 

5.03.2012

Soap&Skin live@Motel Mozaique

Domani la playlist del primo quadrimestre 2012, intanto lascio sotto 15 minuti del live di Soap&Skin del 20 Aprile al Motel Mozaique di Rotterdam:



Ricordo anche che la Plaschg ci concederà due date italiane, il 20 luglio a Ferrara per "Ferrara sotto le Stelle" ed il 21 luglio a Sesto al Reghena per "Sexto'Nplugged".

Buona (breve) visione! :)

5.01.2012

aBnomalie

Tornando agli eventi torinesi:
aBnomalie è una rassegna curata da Fabrizio Modonese Palumbo e Marco "il Bue" Schiavo, che si pone l'obiettivo di combinare insieme aspetti artistici differenti, unire dunque musica ed arte visiva.
Inaugurata l'8 marzo con la mostra di Stefania Pedretti ed una performance
?Alos, è poi proseguita giusto qualche giorno fa, il 26 aprile al BlahBlah, con un esperimento di live painting con sonorizzazione dal vivo ad opera degli stessi due membri Larsen, con percussioni, viola elettrica e chitarra. La pittrice in azione era Nicole Boitos, tra l'altro realizzatrice anche di artworks per Human Greed, Neurosis, Swans, James Blackshaw, Red Sparowes (qui già citati in passato con Emma Ruth Rundle) e Michael Gira...
Tra le prossime date della rassegna aBnomalie, il 17/5 il live Blind Cave Salamander + Nurse With Wound, che presenteranno in anteprima "Cabbalism", LP uscito in tiratura limitata il 2/4 (http://dirter.greedbag.com/buy/nurse-with-woundblind-cave-salam/), ed il 30/5 il live degli Human Greed, sempre al BlahBlah.
Se siete a Torino in quei giorni, direi sia un bel programmino!!

Qui sotto la ripresa integrale del live painting del 26/4:


Buona visione/ascolto! :)

4.13.2012

DOC week-end

A proposito della Bedroom Community, etichetta islandese fondata nel 2006 da Valgeir Sigurdsson, credo di averne già scritto abbastanza in passato. Non a caso, oltre a Sigurdsson (che basterebbe da solo), del collettivo fanno parte altri tre dei miei musicisti preferiti: il compositore Nico Muhly, Ben Frost e Sam Amidon (l'unico a rendermi gradito persino uno strumento come il banjo!), a cui poi si sono aggiunti la violinista Nadia Sirota (membro anche del collettivo yMusic con Rob Moose), ed i più recenti acquisti, Puzzle Muteson ed il compositore islandese Daniel Bjarnason.
Tra il 2009 ed il 2010 Sigurdsson/Muhly/Amidon/Frost portarono in giro per l'Europa il "Whale Watching Tour", che tra l'altro fece tappa anche qui a Torino (fortuna!!), esperienza in cui le produzioni dei singoli artisti vennero portate in scena come frutto di una rivisitazione collettiva. Presto verrà presentato il film-documentario che riprende per intero i 90 minuti della tappa conclusiva del tour, concerto tenuto a Reykjavik nel 2010, ma intanto l'anno scorso è stato presentato al CPH:DOX, rassegna internazionale di documentari che si svolge a Copenhagen (in cui tra l'altro a novembre è stata proiettata finalmente anche l'anteprima di "Turning", che riprende il noto tour di Antony), il film qui sotto: "Everything Everywhere All the Time", che si concentra invece più l'aspetto della preparazione e del dietro le quinte del Whale Whatching Tour, un'ora intera in cui non mancano anche certo frammenti live od in studio. Il tutto è visibile in streaming fino a domenica:



Se non avete voglia di guardare l'intero documentario sopra, allora lascio un paio di video estratti dal tour, in attesa del film vero e proprio:




Buona visione e buon week-end! :)
(e ricordo che è disponibile solo fino a domenica!!)

4.11.2012

Verso i ghiacci perenni.

PETER PRAUTZSCH "SCHWERE SEE"

Ciò che si scorge oltre le onde così scure e minacciose è un tratto di costa del continente antartico, e per il resto del post immedesimiamoci in un marinaio/esploratore di fine '800/inizio '900 che dopo una lunga traversata tra banchi di nebbia, iceberg galleggianti su cui la propria nave ha più volte urtato, ed il pack in cui si è rimasti intrappolati magari per mesi, riesce finalmente a vedere un tratto di terra ferma su cui approdare...oltre a tutto ciò non è nemmeno da sottovalutare la temperatura media che oscilla tra i -22°C ed i -85°C.
Dati i mezzi dell'epoca e le scarse finalità scientifiche a cui si poteva ambire, l'unica motivazione che poteva spingere avventurieri ed esploratori a tali pericoli non era che la "gloria", ed il "prestigio" (nonchè i riconoscimenti monetari da parte della propria nazione di appartenenza), oggi invece il fascino della zona più inospitale ed intatta del nostro pianeta è dovuto in gran parte alle immense risorse capitabilizzabili che custodisce sotto migliaia di metri di ghiacchio: petrolio, ferro, carbone, nichel e uranio.
Oltre a questo pattume per cui Cina/Russia/USA e svariate altre nazioni si stanno scannando da anni per averne la piena gestione, i ghiacci perenni custodiscono anche forme di vita sia vegetali che animali che procariote (batteri) e virus, che si sono sviluppati solo in questa zona del mondo...e sarebbe decisamente più affascinante scoprire come si siano evolute, quali siano i loro processi metabolici, nonchè capire dai carotaggi quali cambiamenti climatici l'Antartide ha subito nel corso di milioni di anni ed i conseguenti influssi sulle correnti oceaniche globali, piuttosto che cercare di capire a quale profondità sono i pozzi petroliferi od i giacimenti di uranio... (non nascondo la mia propensione alla Scienza piuttosto che all'Economia, ma sono punti di vista).
Comunque sia, l'album in questione non si concentra su questo aspetto, piuttosto, come da introduzione, sulle prime esplorazioni effettuate nel continente antartico...e siccome i riferimenti sono chiari, è bene prima riassumerne la storia.
Sebbene è facile associare la scoperta dell'Antartide alla Norvegia, per via del più celebre degli esploratori, ossia Amudsen e per via della porzione di terra confinante con l'Oceano Atlantico da lui nominata "Terra della Regina di Maud" in onore della monarca norvegese, la scoperta, intesa come primo avvistamento, da riportarsi al 1820 è avvenuta ad opera di una nave russa. Negli anni successivi più e più navi cercarono in qualche modo di costeggiarla e circumnavigarla, ma fu solo nel 1895 durante il Congresso Internazionale di Geografia tenutosi a Londra, che si decise di esplorare il continente.
La prima spedizione a finalità scientifiche, effettuata nel 1897, fu belga, ad opera di Adrien de Gerlache che salpò da Anversa con un team di zoologi, geologi, astronomi. Giunsero nella Terra Vittoria e diedero il nome allo Stretto di Gerlache...per poi rimanere bloccati nel pack per quasi un anno prima di essere soccorsi. Nel 1899 partì la prima spedizione inglese, la Southern Cross, attraccò a Cape Adare dove furono installate le prime costruzioni artificiali sul continente antartico...null'altro che due baracche prefabbricate in cui l'equipaggio trovò rifugio durante l'inverno...tra scorbuto, congelamenti e degenerazioni di tipo psichico anche in questo caso le vittime non mancarono.
Nel 1901 fu la volta della prima spedizione svedese, la Nordeskjold-Larsen che non ebbe fortuna, difatti la nave si distrusse tra i banchi di ghiaccio e l'equipaggio sopravvissuto rimase in attesa di soccorsi fino al 1903. Nello stesso anno salpò anche la prima nave tedesca, la Gauss che partì da Kiel, rimase incastrata trai ghiacci ma l'equipaggio riuscì a scoprire il monte nominato con molta fantasia "Gauss"; e sempre nel 1901 partì la Discovery dall'Inghilterra, spedizione che riuscì nell'impresa di installare la prima stazione meteorologica permanente su suolo antartico.
Negli anni successivi non si fermò l'ambizione di giungere sempre più all'interno dell'Antartide, nel 1907 Nimrod raggiunse il Polo Sud magnetico e fu solo nel 1910 che si disputò la sfida tra Amudsen e Ross alla conquista del Polo Sud...come noto l'esploratore norvegese ci arrivò per primo, mentre Ross perse quasi completamente il suo equipaggio.
Per terminare, nel 1914 fu la volta della spedizione Endurance, guidata da Ernest Shackleton, partita con l'obiettivo di attraversare l'intero continente per poi essere recuperati dalla parte opposta dell'Antartide dalla nave Aurora. La Endurance si distrusse contro il pack e gran parte dell'equipaggio morì.
Ebbene, tutto ciò è stato riassunto da Peter Prautzsch in "Schwere See" (Heavy Sea), suo secondo album dopo il più pacato "Vor Der Stadt" uscito nel 2007, un omaggio alle missioni esplorative del 19^ secolo.
Registrato nel corso di due anni tra Berlino, le coste danesi e Kiel (da dove partì la Gauss), "Schwere See" si sviluppa in 57 minuti (e non di facile ascolto), e si muove tra drone elettronici che orchestrali, ambient, neo-classica, e soprattutto utilizzando moltissimi field-recordings da lui registrati, che riprendono gli scricchiolii ed il fruscio del legno delle navi, il gracchiare dei gabbiani, le comunicazioni via radio e capaci di riprodurre un costante senso di acquaticità ed ondeggiamento.
Oltre alla componete elettronica si aggiungono anche un pianoforte, un vibrafono, un accompagnamento d'archi tanto aggraziato da dare l'effetto del vento gelido che soffia tra le onde, quanto maestoso in un crescendo d'intensità che ricorda a tratti il recente lavoro di Ben Frost con il compositore islandese Daniel Bjarnason nella rivisitazione della soundtrack di "Solaris" (l'originale di Tarkovskij eh!), ed ancora tamburi e percussioni ad enfatizzare il senso di drammaticità.
11 tracce che riprendono sia la solennità e la maestosità delle intenzioni che portarono alla conquista dell'Antartide, che la tristezza e la rassegnazione che segnarono invece l'esito infausto di molte delle esplorazioni sopra riassunte.
Brani più drammatici come "Wasser in Schiff" (acqua a bordo), "Nebelbank" (banco di nebbia), "Beaufont" (nave con cui partì Ross) ed il brano che ricorda molto Ben Frost "Skagerrak" (tratto di mare che separa la Norvegia dalla Danimarca e da cui partirono svariate missioni), si alternano a momenti invece più sereni ed eterei che sembrano intenzionati a dare un'immagine quasi visiva di un ambiente tanto estremo quanto affascinante, tra questi, il senso di spazio e vuoto in "Aurora Borealis", l'effetto di riverbero della luce che si riflette sul ghiaccio in "Auf-Grund" (sulla terra), "Windstille", "Tromsø" (da cui partì Amudsen) e "James Caird" (nave che salvò i superstiti della Endurance). Qui
Sarebbe perfetto per sonorizzare un documentario...sotto un piccolo estratto, ma si tratta di un lavoro che per quanto lungo e faticoso (un po' come essere arrivati a leggere fin qui questo lunghissimo post...), andrebbe ascoltato nel suo insieme.
La lezione è terminata, buon Ascolto! :)

4.10.2012

Giusto un po' di luminosità.

Il disco di domani parlerà di ghiaccio, freddo, esplorazioni verso l'Antartide e onde minacciose, sicché, per intervallare questi ultimi ascolti a tinte fosche con qualcosa di più confortante,ho pensato ad una piccola collaborazione live tra due musiciste qui piuttosto care, Zoe Keating e Kaki King:

C'è da augurarsi che questa possa diventare in futuro una collaborazione più corposa...sarebbe un album piuttosto affascinante, no?
Buon Ascolto! :)

4.06.2012

Improvisations for Strings & Electronics

ESPVALL /JAKOBSONS/ SZELAG
"IMPROVISATIONS FOR STRINGS AND ELECTRONICS"

 Procedendo per gradi, cominciamo con il progetto dal nome Myrmyr, duo formato nel 2006 al Mills College di Oakland dall'unione di due studentesse amiche e compagne di stanza. Le due ragazze in questione, entrambe polistrumentiste, sono Marielle Jakobsons al violino e pianoforte ed Agnes Szelag al violoncello e parti vocali. Attratte anch'esse dalla combinazione di strumenti classici ed elettronica, pubblicano nel 2009 "Fire Star" e successivamente nel 2011 "The Amber Sea", due album di raffinata elettroacustica, in cui oltre a sapere unire violini classici ed elettrici, violoncelli, autoharp, field-recordings, drone, strani strumenti di loro creazione, laptop, stratificazioni vocali, componenti elettroniche, hanno saputo unire anche un lato visuale alle loro performance, arricchendole ed integrandole con videoinstallazioni ed una ricerca estetica e scenica. Suggestive, affascinanti e sperimentatrici, in tre parole! :)
 Volendo si può approfondire il discorso, intanto consiglio i loro precedenti album, e per rendere l'idea di come suonano effettivamente e cosa facciano, non resta che vederle all'opera:




Premesso il capitolo Myrmyr, si può passare a questo "Improvisations for Strings and Electronics", progetto in cui la Jakobsons e la Szelag hanno voluto coinvolgere la violoncellista svedese (ma trapiantata a Philadelphia) Helena Espvall (di cui si era già trattato qualche tempo fa), anch'essa pratica di looping ed integrazioni elettroniche al violoncello. L'album è stato registrato ad Oakland e come il titolo suggerisce si tratta di improvvisazioni...anche se partite con idee ben chiare sul da farsi... Colpisce ugualmente l'intesa tra le parti, capaci di una perfetta sinergia tra fluttuazioni di toni, intensificarsi di drammaticità, alternanza di momenti drone piuttosto cupi a passaggi invece più delicati ed eterei, il tutto evocando sensazioni acquatiche ed ondeggianti, grazie anche ad un uso perfetto del glissando, ossia quell'effetto riprodotto dalle dita quando si trascinano sulle corde (è giusto??). I titoli dei 5 brani, che vanno dai 6 ai 14 minuti, sono piuttosto evocativi e certo, propensi magari a lasciar intendere un album piatto, pesante e dalle poche variazioni sonore, ma tutto al contrario ogni composizione racchiude più momenti caratterizzati da aspetti emotivi contrastanti (restando sempre però sul cupo eh!) :)  QUI
Il formato fisico è disponibile in soli 100 copie (...), ma è interessante la realizzazione della copertina (opera del duo Jakobsons/Szelag), disegni su carta lucida che sovrapponendosi vanno a formare il risultato finale...riprendendo l'idea di unione di elementi che propongono musicalmente. Sì, elettronica e classica insieme funzionano benissimo! ...e sì, tutti questi apporti femminili alla musica danno un sacco di soddisfazioni! :)

Buon Ascolto e buon week-end!! :)