11.20.2012

Paul Corley "Disquiet"

PAUL CORLEY "DISQUIET"

Paul Corley, spesso definito come il nuovo acquisto Bedroom Community, in realtà fa parte dell'entourage che ruota attorno a Valgeir Sigurdsson sin dal 2007, ossia da poco dopo la fondazione della nota etichetta islandese. Compositore ed ingegnere del suono, in precedenza aveva collaborato con Ben Frost, Tim Hecker e lo stesso Sigurdsson, ma "Disquiet" segna il suo esordio come musicista solista, anche se al suo lavoro figurano collaborazioni del calibro di Ben Frost, Matthew Collings, Sigurdsson, ed il contrabbassista Borgar Magnasson.
"Disquiet" continua ed aggiunge un tassello allo strano percorso musicale intrapreso dalla Bedroom, strumenti organici, in questo caso il pianoforte che serve da base a tutto il lavoro, chitarra elettrica ed un contrabbasso, e parti inorganiche che si sviluppano in evoluzioni drone arricchite da field-recordings che si fondono fino a creare qualcosa che non può essere definito elettroacustica, ma che rimane ancora nel campo della sperimentazione, e dell'indefinito.
L'intero lavoro si articola in 4 brani, ciascuno dalla durata piuttosto lunga, e tutti finemente legati l'un l'altro...inutile dire che l'ascolto richiede tempo, attenzione e soprattutto la capacità di "immergersi" nelle sue sonorità riuscendo a catturare ognuna delle numerose sfumature che man mano si evolvono fino a dare forma alla complessità dell'insieme. Il tutto sembra voler evocare una lunga riflessione dettata dallo sconforto e dalla malinconia più profonda, i toni sono oscuri ed opachi ma non bisogna aspettarsi slanci emotivi di alcun tipo, si tratta di una riflessione su ciò che non può più essere cambiato, una riflessione nostalgica, ed i numerosi scricchiolii inducono ad immaginare un vecchio pavimento in legno ed una casa vuota in cui la polvere ha ormai ricoperto ogni angolo, rendendo l'atmosfera grigia e carica di abbandono e silenzio. 
Apre l'album "She's in the Ground", che inizia con un lento ripetersi di note sommesse al pianoforte esaltando immediatamente il tratto malinconico, si aggiungono numerosi field-recordings composti da scricchiolii, gocce che man mano si raccolgono a formare una pozza e sospiri, il tutto in un'atmosfera di oscura quiete. Si aggiunge a poco a poco la parte dronica che sostituisce la malinconia con una forte sensazione di sconforto e disperazione, accentuata dalla caoticità  della tecnica fingerstyle applicata al piano (di cui Muhly, restando in tema Bedroom Community, è un maestro). Il tutto collassa lentamente su se stesso dando spazio a brevi ed alternati effetti pulsanti a cui si aggancia la successiva "Narrow", brano che appare frammentato in suggestioni di crescente tensione emotiva (e qui è facile intuire il contributo di Frost), le atmosfere quiete del pianoforte spariscono nella prima parte del brano per lasciare spazio in maniera più accentuata all'inquietudine delle corde manipolate dalle mani, per poi caratterizzare la sua conclusione distendendosi su nitidi accordi alla chitarra elettrica. "Dialogue & Passing Judgement" suona come un cuore pulsante mentre manipolazioni agli archi donano un effetto di lontananza più che spaziale, temporale. Un loop quasi basinskiano a cui si aggiungono via via elementi, come un confuso ricordo evocato d'improvviso, che pian piano diventa sempre più vivo e ricco di dettagli...tanto (forse) da diventare insostenibile...ad ogni modo viene abbandonata la polverosa stanza con il pavimento in legno, passi pesanti scendono le scale e si allontanano dal luogo che fino a questo momento ha  evocato pensieri e ricordi così oscuri. A chiudere è la title-track "Disquiet", brano che si sviluppa in 14 minuti come un requiem caratterizzato da pesanti note fumose, che sembrano però concludersi in una rassegnata accettazione.
Un esordio incredibilmente raffinato e complesso, tanto evocativo che assume quasi i tratti di una seduta psicanalitica...che sia questo l'intento di Corley o no, poco importa, è talmente abile a ricreare in musica lo spazio fisico di una stanza vuota e polverosa da permettere all'ascoltatore di trovarsi esattamente lì a riflettere e sviscerare le proprie inquietudini.
 
Buon Ascolto! :)

11.15.2012

CocoRosie - studio session

Ci sono voluti diversi giorni, ma infine ecco qui: 
CocoRosie - studio session with Rajasthan Roots and Takuya Nakamura 

TEARZ FOR ANIMALS
GOD HAS A VOICE
K-HOLE
FAIRY PARADISE
WE ARE ON FIRE
TURN ME ON

CocoRosie - studio session with Rajasthan Roots... di Omoteblog

Buon Ascolto e buona visione!  :)

11.09.2012

Myrmyr live@Kings Road Park

Il live del week-end questa settimana è affidato al progetto Myrmyr, duo di Oakland formato da Marielle V. Jakobsons ed Agnes Szelag (cercando indietro in questo spazio web il discorso è ampliato anche ai loro molteplici progetti collaterali).
Qui sotto l'intero set, diviso in due parti, registrato lo scorso giugno al Kings Road Park di Los Angeles:





Buona Visione e buon week-end! :)

11.06.2012

Up-Close

Disquiet.tv è un sito che organizza e trasmette concerti via streaming in diretta, e contrariamente alla possibilità di avere migliaia di utenti collegati nello stesso momento, riserva i suoi aventi a pochissimi utenti in modo da rendere lo streaming il più possibile scorrevole e di alta qualità.
Recentemente ha trasmesso un bellissimo live del progetto "Solaris" di Ben Frost e Daniel Bjarnason in collaborazione con la Sinfonietta Cracovia (non vi avevo avvisato, ma i posti residui erano davvero pochi), ed ancora un set del progetto Kronos Quartet.
Questa sera invece è in programma la diretta di "Up-close", rappresentazione Michel van der Aa che mischia musica elettronica ed orchestrale con il teatro, evento in diretta dal Muziekgebouw aan ’t IJ di Amsterdam.
Ci si deve prenotare (in maniera del tutto gratuita) semplicemente lasciando la propria mail a questo link: http://disquiet.tv/news/premiere/
I posti virtuali disponibili sono soltanto 300, ma ne rimane ancora qualcuno...lascio sotto il trailer:

Buona Visione! :)

A Gentleman's Agreement

Gli avevamo lasciati un anno fa con "Sàga", album composto in collaborazione con la BOX (Baroque Orchestration X) e dotato di un particolare fascino ottenuto con una serie di strumenti a corda ed a fiato di epoca barocca. In "A Gentleman's Agreement" i Dez Mona riprendono e ripartono dal loro precedente album (2009) dal titolo "Hilfe Kommt" con un maggior arricchimento strumentale dato da una chitarra elettrica e sobrie componenti elettroniche...ma non mi dilungherò qui con un post infinito come per Sophie Hutchings o Kaki King. Punti alti e punti più bassi, lascio sotto l'intero album in streaming ed a chi lo ascolterà (o lo ha già fatto), l'invito a scrivere la propria opinione:


Funny Games

Buona Ascolto! :)

11.02.2012

Efterklang & the Wordless Music Orchestra

Per il live del  week-end ci si trasferisce dall'Australia alla cara Danimarca (anche se in realtà il live in questione è stato registrato a New York poco più di un mese fa):

Efterklang live@Metropolitan Museum of Art with Wordless Music Orchestra

setlist
HOLLOW MOUNTAIN
APPLES
SEDNA
TOLD TO BE FINE 
THE LIVING LAYER
VAELV
THE GHOST
BLACK SUMMER
BETWEEN THE WALLS
SO
MONUMENT



Buon ascolto e buon week-end! :)

10.30.2012

Night Sky - Sophie Hutchings

SOPHIE HUTCHINGS "NIGHT SKY"
In quella che viene definita musica "neo-classica", senza badare alle sottigliezze dei suoi svariati sotto-generi, è ormai diventato piuttosto frequente trovarsi ad ascoltare interi album concepiti attraverso l'osservazione di fenomeni naturali e delle interazioni che essi stringono con le attività umane (o forse sarebbe meglio invertire l'ordine); in ogni caso il ruolo del concept-album è divenuto pian piano sempre più centrale e diffuso. Restando nell'ambito neo-classico sono noti i lavori di compositori come la violoncellista islandese Hildur Gudnadottir che ha indagato sulle stratificazioni nuvolose, in seguito all'espandersi della luce ed ancora su un unico colore e le sue sfumature: il blu; altro compositore islandese piuttosto conosciuto è Valgeir Sigurdsson che ha scelto di concentrarsi in "Draumlandid" sul paesaggio alieno della sua terra, od ancora Julia Kent, capace di indagare sulle connessioni possibili tra il mondo artificiale ed il mondo naturale...e così via, i casi sono numerosi.
Non si discosta da questo prologo la pianista e compositrice di Sidney, Sophie Hutchings, che per la sua seconda uscita si è soffermata sul lasso di tempo che intercorre tra il crepuscolo ed i primi bagliori all'alba, da qui il titolo "Night Sky"...il cielo notturno e le sue suggestioni.
È da dire che non ci viene fornita indicazione sul periodo dell'anno in cui questa nottata ha luogo, se sia un lento imbrunire al termine di una lunga giornata estiva oppure il brusco far sera in un freddo pomeriggio invernale (invertendo i processi nel caso dell'emisfero australe), ma forse si tratta di un dettaglio che non ha poi così importanza. Ciò che conta però, in virtù del fatto che si tratta di un concept-album caratterizzato da una rara capacità di narrazione pressoché cinematografica ottenuta grazie ad una successione di tempi scanditi ed una complessità compositiva, è prestare una particolare attenzione al suo ascolto, tanto meglio se in un luogo in cui la visione delle stelle non è offuscata da nubi, smog ed inquinamento luminoso... Se poi non ci fosse questa possibilità ed il cielo è piuttosto plumbeo, beh...ci sono sempre quegli stickers piuttosto infantili che riprendono la forma di pianeti, stelle e lune...ovviamente un'offesa ad un lavoro così rifinito e poetico come "Night Sky" è ma tant'è se bisogna ricreare il contesto ideale all'ascolto per perdere i propri pensieri nella vastità dell'Universo che un cielo stellato è in grado di evocare :)
"Night Sky" si compone di 8 brani dotati di una maggiore ricchezza strumentale rispetto al precedente lavoro della Hutchings dal titolo "Becalmed", il pianoforte si lega a violoncello, violino, harmonium, percussioni e theremin a dare un aspetto cameristico di particolare umore melanconico e profonda carica emotiva. Un progressivo abbandonarsi al buio e con esso al sonno oppure alla contemplazione di questo fenomeno ciclico che si ripete quotidianamente eppure sempre carico di un senso di mistero, quasi primordiale...sensazione molto ben evocata dalla Huthcings tramite l'utilizzo di numerosi sussurri caotici e sovrapposti a riprendere le mille incertezze e domande che ci si pone davanti al buio.
Il buio e l'oscurità non sono dunque ricreati sotto-forma di atmosfere inquiete e negative, ma anzi, legati a sensazioni di quiete ed intimità, convertendo la musica in immagini nitide che seguono i gradi di luminosità.
"Half Hidden" apre l'album, siamo nella fase che precede il crepuscolo, il sole non è ancora tramontato dietro la linea dell'orizzonte, la sua sagoma è ancora visibile seppur gradualmente sempre più fioca. Il buio si costituisce lentamente, poche note al pianoforte si ripetono intervallate da lunghe pause per poi, quasi a voler dividere idealmente il brano in due parti, con dolcezza il piano diventa più omogeneo e si unisce al violoncello, al violino ed all'harmonium in una rara abilità di conversione della musica in immagini che seguono il fenomeno del tramonto e gli stati emotivi da esso provocati. Segue "Still Light", brano giocato su un breve accordo gradualmente discendente in tonalità, a riprendere il graduale diminuire d'intensità della luce e l'arrivo della notte; mentre "Shadowed" è di umore più melanconico ed introspettivo, in cui emergono i numerosi pensieri e riflessioni sotto-forma di echi. Il piano si sviluppa in un incantevole ed oscuro effetto a spirale mentre il violoncello da componente di sfondo, pian piano emerge con la sua carica emotiva in un lungo trascinarsi pregno di solitudine.
"Between Earth and Sky" si sviluppa in una lenta e graduale progressione di accordi al piano che si ripetono come loop fino al cambio improvviso di ritmo in un crescendo in cui lo stesso pianoforte assume un tratto singhiozzante, mentre il violoncello si evolve in suggestivi ed ipnotici glissando a cui si somma la sensazione astratta evocata dal theremin...il tutto in 7 minuti di rara grazia profondità.
"Saber's Beads" perfetto per una soundtrack, suona come un intermezzo, un momento di sospensione con note quasi improvvisate e dettate dal momento cui si aggiunge un tratto onirico all'harmonium.
Segue "By Night", un loop a cui ogni ripetizione si aggiunge una linea melodica, un brano di forte carica drammatica in cui oltre all'utilizzo del theremin si fa ricorso anche ad uno straziante oboe ed a qualche etereo vocalizzo che evoca abilmente quella strana ed indefinita sensazione di meraviglia ed impotenza che si prova nel silenzio della tarda notte.
Si procede con "The Near Side", siamo ormai al punto in cui inizia ad intravedersi il nuovo giorno, l'aurora che giunge e porta con se una leggera pioggia che fa da sottofondo. Il ciclo luce-buio di ripete ancora, come ogni giorno, lentamente l'atmosfera creata fino ad ora svanisce e con se il silenzioe la solitudine, le strade ricominciano a riempirsi di rumori, voci, a riempirsi della quotidianità. Il violoncello si fa meno oscuro e meno melanconico per far spazio ad atmosfere sognanti e macchinose che accompagnano lentamente ma sempre più da protagoniste la fine di un altro ennesimo ciclo. Infine "Last" a chiudere l'album, i suoni sono più caldi, così come la luminosità del sole via via più intensa inizia a riscaldare l'ambiente. Resta il ricordo confuso delle sensazioni portate dalla notte. Il pianoforte si fa più acuto, così come il violoncello, quasi a riprendere la sensazione dello scintillio dei raggi del sole su ciò che resta dell'umidità notturna.






Buon Ascolto! :)

10.26.2012

Fennesz live@The V. Sessions

"Night Sky" di Sophie Hutchings lo trasciniamo alla prossima settimana, dato che nel week-end ci sarà la premiere a Sidney e magari ne viene fuori qualche video interessante (anche perchè fino ad ora non ce ne sono).
Per il live del week-end allora Fennesz:

Fennesz - Live At The V. Sessions from Zoyd on Vimeo.


Buon Ascolto e buon week-end! :)

10.23.2012

Moby - Live Hotel Tour

Anche per questa settimana mi trovo a dover invertire il "live per il week-end" con "l'album della settimana" poiché quest'ultimo ("Night Sky" di Sophie Hutchins), sta richiedendo più tempo del previsto. Lascio allora un live di Moby (che forse tutti non apprezzeranno....pazienza), registrato a Leuven nel 2005 e contenuto nel DVD del suo album "Hotel".
È una playlist in realtà, non un video singolo, ma basta pigiare una sola volta play per vederli in sequenza l'uno dopo l'altro.
Setlist
FIND MY BABY
RAINING AGAIN
NATURAL BLUES
SPIDERS
WHERE YOU END
IN MY HEART
GO
THAT'S WHEN I REACH FOR MY REVOLVER
TEMPTATION
BEAUTIFUL
VERY
NEXT IS THE E
PORCELAIN
DREAM ABOUT ME
WHAT DOES MY HEART FEEL SO BAD?
WE ARE ALL MADE OF STARS
SLIPPING AWAY
HONEY
BODYROCK
LIFT ME UP
WALK ON THE WILD SIDE
FEELING SO REAL



Buon Ascolto! :)

10.19.2012

Glow - Kaki King

KAKI KING "GLOW"
Probabilmente per scrivere di Kaki King bisognerebbe essere esperti in tecniche per suonare la chitarra o perlomeno essere degli appassionati dello strumento e sapersi destreggiare con cognizione di causa tra la moltitudine di chitarre da lei adoperate e le svariate modalità di suonarle. Forse in questo caso, più di altri, bisognerebbe dar risalto a questi aspetti, ma come consuetudine qui non ci si dilungherà nella parte tecnica nè si darà risalto ai virtuosismi (di cui ignoro l'effettiva entità), ma piuttosto ci si sofferma all'album in se...compito più facile ed alla portata di tutti :)
"Glow" arriva dopo 5 full-lenght e 3 EP, il tutto in meno di 10 anni, periodo in cui Kaki King ha certamente messo il marchio su un sound del tutto personale ed al tempo stesso ha saputo caratterizzare ogni sua pubblicazione concentrandosi su aspetti diversi...passando dallo stile più minimale e lo-fi in "Everyboby Loves You", alle atmosfere eteree che contraddistinguono i due lavori  che hanno segnato il suo successo: "Legs to Make Us Longer" ed "...Until We Felt Red", per poi passare ad una maggiore ricchezza strumentale e vocale in "Dreaming of Revenge", per poi ancora prendere la forma di una vera e propria band nel meno fortunoso "Junior"...quest'ultimo a mio modestissimo parere molto meno affascinante rispetto ai suoi precedenti proprio per il venir meno di quell'atmosfera intima e soft creata sino ad allora, nonchè nei suoi live che poi sono sempre stati uno dei suoi punti di maggior forza. Chiunque l'abbia vista dal vivo almeno una volta ha ben presente cosa intendo...per chi la vedrà per la prima volta magari quando il suo tour giungerà nuovamente in italia (suona spessissimo dalle nostre parti), beh, posso dire che l'epressione incredula è una costante che vi accompagnerà durante tutta la sua esibizione.
Tornando a "Glow", bisogna dire inanzitutto che si tratta di un album postumo ad un forte periodo di crisi in cui Kaki King ha meditato anche di smettere di suonare del tutto per dedicarsi ad altro e capire come la sua vita sarebbe senza imbracciare una chitarra (cosa a cui è abituata da quando ha 4 anni), per poi rimettersi sui suoi passi e capire che ciò di cui aveva bisogno era riavvicinarsi al suo "vecchio" (meglio dire classico) modello, componendo un album per sola chitarra eliminando la parte vocale ed ogni componente superflua. Del resto, quando l'anticipazione dell'uscita di un nuovo album non era ancora circolata, Kaki King aveva già ripreso a suonare dal vivo mettendo da parte il resto della band per farsi accompagnare soltanto dal suo innumerevole set di chitarre...e questa per chi ha visto qualche data italiana dell'inverno 2011 o della scorsa estate, è stata una sorpresa di per sè che si è poi sommata dall'anticipazione live di qualche brano che sarebbe stato parte di "Glow" (su youtube gran parte dell'album era già presente sottoforma di live da mesi...).
Ideato come un album per sola chitarra in realtà "Glow" è probabilmente il suo lavoro più ricco a livello di strumentazioni, che includono una moltitudine di percussioni anche artigianalmente create dalla stessa Kaki, un basso, sintetizzatori (usati in maniera dell tutto parsimoniosa) ed il quartetto d'archi ETHEL di New York, una richezza di elementi che non sovrasta in alcun modo l'elemento centrale che è la chitarra, ma che anzi riesce a risaltarla in maniera particolare.
Il risultato si compone di 12 brani dai titoli piuttosto evocativi (e non sempre legati a storie specifiche), che spaziano tra diversi umori e ritmicità comunque dando nell'insime una sensazione più oscura e corposa  (ed a mio parere affascinate), rispetto ai suoi lavori precedenti. L'apertura "Great Round Burn" (titolo ispirato ad una giornata afosa ed assolata), è suonata con una chitarra a 12 corde a cui si sommano archi che invece di donare un aspetto cameristico al brano si sviluppano in convulsi volteggi che riportano ad una tradizione folkloristica celtica. La stessa chitarra a 12 corde riappare in "King Pitzel", brano anche questo ispirato alla tradizione irlandese, e nella più quieta e meditativa "Fences". "Streetlight In the Egg" vede l'uso del suo consolidato finger-tapping ed un accenno di sintetizzatori molto ponderato , così come in "Kelvinator, Kelvinator" e nella maliconica "No True Masterpiece Will Ever Be Complete". 
In un album che scorre lineare senza effettivi brani che valgono da singolo, a  modesto ed inesperto parere della sottoscritta, sono proprio i brani più meditativi ed evocativi a donare un fascino del tutto particolare a "Glow": "Bowen Island" è suonata con una chitarra modificata in modo tale da tendere le corde a creare un angolo su un piano di appoggio sistemato lungo la tastiera (si dice così?!?), ha un effetto che mi ricorda a tratti il suono sia di un koto che di un shamisen (strumenti a corde della tradizione giapponese...) e mi chiedo se lei abbia tratto ispirazione da questi, in ogni caso il risultato è davvero pregevole: 
mentre "Cargo Cult" il cui sottofondo è affidato al rumore della pioggia si sviluppa tra finger-tapping, percussioni e continui cambi di ritmo che esaltano la capacità di Kaki King di conferire corposità al suono:  
Spiccano poi l'oscura "Skimming The Fractured Surface to a Place of Endless Light" giocata sull'alteranza di continue pause e lente e faticose riprese, mentre sul finire dell'album giunge il piccolo capolavoro "The Fire Eater", brano in cui Kaki King è accompagnata dal quartetto d'archi Ethel...brano che si sviluppa a poco a poco in un intreccio di pizzicato che rende impossibile distinguere chitarra, violini e violoncello, per poi aprirsi in un crescendo armonico dal forte impatto cameristico in cui ogni parte è singolarmente distinguibile ed apprezzabile...la brutta notizia è che dal vivo probabilmente non la sentiremo nel prossimo tour, ma la buona notizia è che la sua collaborazione con ETHEL continuerà anche in futuro. Del resto, se avete già sentito in passato la versione "Bowen Island" suonata con la violoncellista Zoe Keating è immediatamente chiaro che un accompagnamento d'archi non può che impreziosire ulterioil suo sound (un album in collaborazione tra loro due me lo sogno da anni): http://youtu.be/xBQnBkIsMcE
 

Per farsi le idee un po' più chiare rispetto il continuo divagare del resto del post, qui il making of di "Glow".


King Pitzel


Buon Ascolto! :)

10.16.2012

Tori Amos live@Le Poisson Rouge

Per questa settimana il consueto "live del week-end" passa al posto del consueto "album della settimana", che come già preannunciato è "Glow" di Kaki King...album tanto affascinante quanto complesso e che perciò  richiede più tempo del previsto...(la triste realtà è che di chitarre e tecnicismi non ne so nulla!!) ;) 
Come "live del martedì": Tori Amos accompagnata da orchestra, live al Le Poisson Rouge, il tutto per più di un'ora di musica...ed una versione di "Smockey Joe" da brividi!

Setlist
LEATHER
CLOUD ON MY TONGUE
JAMAICA INN
PURPLE PEOPLE
SNOW CHERRIES FROM FRANCE
SMOCKEY JOE
PUTTING THE DAMAGE ON
TAXI RIDE
JACKIE'S STRENGHT
FLAVOR
1000 OCEANS
HEY JUPITER
WINTER



Buon Ascolto! :)

10.12.2012

Fink @Motel Mozaïque

Data la recente pubblicazione del suo primo live-album e dato soprattutto l'avvicinarsi il concerto a Milano (il 9 novembre ai Magazzini Generali), tappa del suo primo tour in cui la formazione del gruppo è ampliata alla violinista Erica Nockalls, per il live del week-end è la volta di Fink.
Inutile soffermarsi sul suo nuovo album dal titolo "Wheels Turn Beneath My Feet", trattandosi di un live non aggiunge nulla di nuovo, 13 registrazioni estrapolate da varie tappe del suo tour 2011/12 tra Copenhagen, Londra, Amsterdam, Vienna, Parigi...il tutto accompagnato da un corposo booklet che include 84 fotografie scattate on-stage.
Qui sotto lascio l'intero live al Motel Mozaïque registrato lo scorso 20 aprile (la qualità video non è delle migliori, tuttavia neanche inguardabile):
SETLIST:
PERFECT DARKNESS
FEAR IS LIKE FIRE
YESTERDAY WAS HARD ON ALL OF US
BLUEBERRY PANCAKES
BERLIN SUNRISE
HONESTY
WHEELS
THIS IS THE THING
SORT OF REVOLUTION



Buon week-end e buon ascolto! :)
...per la prossima settimana il mio commento del tutto incompetente sul lato tecnico ma di totale ammirazione per Glow di Kaki King...almeno, ci proverò :)

10.10.2012

Into the Diamond Sun

STEALING SHEEP "INTO THE DIAMOND SUN"
Dopo un periodo di ascolti a tinte fosche o comunque impegnativi, per cambiare registro (forse anche in maniera drastica), riprendo il discorso Stealing Sheep; trio di Liverpool di cui scrissi non molto fa in occasione dell'uscita del loro primo EP (nonchè bozza di questo full-lenght) "Noah & the Paper Moon".
A differenza del precedente lavoro, registrato tra palestre in disuso, camere da letto e gli Abbey Road Studios, e caratterizzato soprattuto dall'incertezza di un progetto appena nato ma subito "esploso" grazie anche all'appoggio di buona parte della stampa inglese, e di un pubblico via via crescente e convinto dalle loro numerose esibizioni divise tra festival minori e piccoli club, "Into the Diamond Sun" risulta essere certamente un lavoro più rifinito e complesso in cui le Stealing Sheep hanno trovato il loro marchio di fabbrica...anche se dicono di non volersi soffermare su nulla di preciso e che in futuro tutto si evolverà man mano. 
Del resto le tre componenti del gruppo: Becky Hawley alle tastiere/parte elettronica, Emily Lansley alla chitarra e Lucy Mercerer alle percussioni, non vogliono sentire parlare di generi od influenze nè esser viste come una entità sola, come converrebbe ad un trio corale con un'estetica ben definita, tenendo piuttosto a ribadire che ognuna ha messo del suo e che il risultato finale del progetto è dovuto alle diverse prospettive...sarà il motivo dietro all'immagine caleidoscopica scelta per la copertina? Una strana miscela tra psych-folk, pop, elettronica, ambient, chitarre distorte, sintetizzatori vintage (un po' come il loro guardaroba), il cui risultato è un album dinamico e vivace i cui continui cambi di ritmo sono una linea portante ma capace di concludersi con un brano di 8 minuti che con coerenza si trasforma più e più volte fino a spegnersi lentamente in 3 minuti di accordi al pianoforte dotati di rara grazia. 
Sono convinta che vederle suonare live siano meravigliose. 
http://stealingsheep.co.uk/



The Garden


Shut Eye


Genevieve


Buon Ascolto! :)

10.07.2012

Suspicion

Manca ancora un mesetto scarso all'uscita del loro quinto album, mah...c'è già un singolo a disposizione:
"SUSPICION"



Buon Ascolto! :)

10.05.2012

Other Lives live in Paris

Per il "live del week-end" è arrivato il turno del concerto degli Other Lives che ho visto lo scorso luglio a Parigi...dopo la botta emotiva degli Antony and the Johnsons (o meglio Antony ed orchestra sinfonica) alla Salle Pleyel giusto 3 giorni prima, dovevo riprendermi dallo sconquasso e devo dire che loro in parte ci sono riusciti :)
...lo so che avrò postato gli Other Lives altre 8000 volte in precedenza, ma se avete avuto modo di vederli quest'estate a Ravenna o Sesto al Reghena, o magari in giro per qualche festival europeo, beh, mi capirete.

OUVERTURE
AS I LAY MY HEAD DOWN
DARK HORSE
OLD STATUES
LANDFORMS
DESERT
GREAT SKY
TAKE US ALIVE
FOR 12
TAMER ANIMALS
WEATHER
THE PARTISAN (Leonard Cohen)
DUST BOWL III



Buon Ascolto e buon week-end! :) 

P.S: se vi interessano, sul sito www.citedelamusiquelive.tv trovate anche il live dei Wild Beasts e degli Hot Chip.

10.02.2012

Screws

NILS FRAHM "SCREWS"
Pensate di perdere, anche solo per un breve periodo di tempo, l'utilizzo del mezzo corporeo che più di altri vi permette di svolgere il vostro lavoro od attività e pensate al naturale stato d'ansia e preoccupazione, (oppure triste rassegnazione) che scaturisce dalla possibilità di perdere tutte le capacità acquisite dopo anni di studi od allenamenti...la mano per un chirurgo, il braccio per un tennista, la vista per un pilota, l'udito per un musicista e così via...
Il motivo dietro quest'ultimo lavoro del pianista berlinese Nils Frahm è proprio questo, la perdita (temporanea), di uno dei dieci mezzi che gli permettono di suonare, in seguito ad un banale caduta dal letto con annessa frattura del pollice sinistro e la necessità di ricorrere a ben 4 viti (da qui il titolo "Screws"), per risaldare le ossa tra loro.
Come lo stesso Frahm ha definito questo lavoro, si tratta di "9 brani per 9 dita", e che forse per incoraggiamento personale ha deciso di pubblicare in formato digitale il giorno del suo 30simo compleanno (20 settembre), ma per fine anno è prevista comunque l'uscita dell'album in formato CD/vinile. "Screws" deriva dalla necessità di suonare ugualmente nonostante i medici gli avessero consigliato un lungo periodo di pausa; nove brani i cui titoli riprendono la scala armonica, ed i pronomi "You" in apertura e "Me" in chiusura, quasi a voler mantenere allacciato il legame tra lui ed il suo pianoforte. Si tratta dunque di un album dal tratto fortemente intimista, che si muove tra rassegnazione e speranza, meditando sulla possibilità di non poter più recuperare la funzionalità manuale precedente al trauma.
A quanto pare però il suo pollice però ora ha recuperato la sua funzionalità motoria, ma ascoltando questo suo ultimo lavoro non si percepisce nulla in meno dei suoi precedenti, pur trattandosi di un virtuoso, la capacità emotiva della sua musica va ben oltre ad una limitazione tecnica.
Come mi è stato suggerito su un precedente post (grazie ancora!!), l'album si trova è disponibile in free download qui:
http://screws.durtonstudio.com/
...oppure soundcloud:


Qui sotto in versione live, con tutte le sue dita a disposizione:


Buon Ascolto! :)

9.29.2012

Il live per il week-end

Si tratterà pur solo di 15 minuti di immagini tra l'altro sgranate, però...trovatemi altri 15 minuti di altrettanta meraviglia! :)
A Winged Victory for the Sullen - "A Symphony Pathetique":


Buon Ascolto! :)

9.27.2012

Architecture of Loss

                                                                                                                       

VALGEIR SIGURDSSON - "ARCHITECTURE OF LOSS"     
Ogni produzione della Bedroom Community, label fondata dallo stesso Sigurdsson nel 2006 a Reykjavik, prima di essere il risultato del lavoro di un singolo componente  dell'etichetta, è il risultato del lavoro collettivo di un gruppo di musicisti di formazione classica che da tempo portano avanti in sinergia un progetto comune (seppur con le proprie diramazioni), ossia l'intenzione di andare oltre ad ogni definizione di genere e categorie, unendo strumenti classici (persino orchestre sinfoniche) all'elettronica e creando un' inconfondibile miscela di sperimentazione capace di unire classica, ambient, drone, folk e quant'altro. I membri del collettivo (di cui su questo spazio web si è più e più volte parlato), sono: Valgeir Sigurdsson, Nico Muhly, Ben Frost, Nadia Sirota, Daniel Bjarnasson, Sam Amidon e Puzzle Muteson
Trattandosi di un collettivo, per tutti coloro che ben conoscono le precedenti produzioni sia di Sigurdsson che degli altri membri, si può quindi parlare di un ulteriore cambio di direzione, o meglio, uno sviluppo ancor più ambizioso ed affascinante, in cui la combinazione classica/elettronica viene certamente mantenuta, ma ora sono gli stessi strumenti classici ed in particolare gli archi a trasformarsi in suoni sintetici, drone, soundscapes ed in qualcosa di indefinibile. Se si pensa all'album "Solaris" in cui Ben Frost e Daniel Bjarnasson sono riusciti a trasformare il suono di un'intera orchestra sinfonica in qualcosa di sintetico e persino drone, od ancora alla recente collaborazione tra Nico Muhly e Nadia Sirota (a breve ne scriverò), si ha un ottimo punto di partenza per capire la complessità di questa terza uscita di Sigurdsson
"Architecture of Loss" è stato inialmente commissionato come musica di accompagnamento per l'omonimo balletto diretto da Stephen Petronio per capire poi che l'intera composizione aveva un'identità a se e decidere dunque di pubblicarla come album, aggiungendo poi soltanto un brano, l'ultimo: "Gone not Forgotten".
I  collaboratori ufficiali di Sigurdsson in questo progetto sono: Nadia Sirota alla viola, Nico Muhly al pianoforte e Shahzad Ismaily alla chitarra, basso e percussioni, ma tornando al discorso del collettivo dietro ogni lavoro sotto Bedroom Community, bisogna dire che anche gli altri membri hanno messo, chi più, chi meno, il loro zampino nella sua realizzazione.
Se i precedenti "Ekvilibrium" e "Draumlandid" erano caratterizzati da una linea più melodica e da un maggior peso orchestrale a dare una sensazione solenne ma eterea, Architecture of Loss invece si presenta subito come un lavoro più oscuro e complesso, caratterizzato dall'alternarsi di momenti di forte tensione che si delineano con vere e proprie esplosioni sonore, e momenti di tregua in cui i suoni sembrano dissolversi e trasformarsi in melodia. Un dinamismo che trasforma le basse frequenze di un ronzio, nell'apertura in tono solenne di una viola ondeggiante che si sofferma su una singola nota per poi incresparsi e trasformarsi con forza in effetti drone sintetici, accompagnati dall'inalterata linea melodica del pianoforte. Momenti caotici ed irrequieti e momenti di malinconica tregua, il tutto a simboleggiare la perdita ed il dolore che da essa naturalmente consegue. Insomma, un lavoro per nulla adatto ad un ascolto distratto o confinato al seplice sottofondo quanto piuttosto bisognoso di una particolare attenzione per riuscire a cogliere la continuità nel processo di trasformazione di ogni singolo elemento strumentale.
Dopo un ascolto del genere, proiettato oltre ad ogni tipo di definizione e che riesce a trasformare l'organico in sintetico per poi tornare nuovamente all'organico, viene da chiedersi (come del resto dopo "Solaris"): quale potrà mai essere il passo successivo??
Qui sotto lascio il link dove si può ascoltare l'intero album in streaming fino a domenica:

Buon ascolto! :)

9.21.2012

Unknown Rooms

CHELSEA WOLFE  "UNKNOWN ROOMS  -  A COLLECTION OF ACOUSTIC SONGS"

Per chi già conosce la complessità di Chelsea Wolfe, ciò che salta subito all'occhio di questa sua terza pubblicazione è la copertina dell'album, uno scatto capace di evocare nell'immediato una sensazione di fragilità ed intimità, in qualche modo uno scatto dotato di calore, insomma, nulla a che vedere con le immagini inquietanti dei precedenti due lavori ed in particolar modo del suo secondo "Apokalypsis", sulla cui copertina la Wolfe era ritratta priva di occhi. Per chi invece si accinge all'ascolto di Chelsea Wolfe per la prima volta, e proprio con questo suo terzo album "intermedio", più che di complessità bisognerebbe parlare di mutevolezza, una mutevolezza di stile non in relazione al bisogno di accontentare un pubblico sempre più variegato e dunque vasto (3 album in 3 anni, ed un quarto previsto a breve, non sorreggono questo tipo di tesi), ma piuttosto una mutevolezza simile a quella di Josephine Foster (volendo trovare paragoni), dunque data dalla necessità di esplorare la propria voce in relazione a contesti differenti, mantenendo comunque costante la sua affinità con il lato oscuro. 
Nel 2010 pubblica il suo primo album "The Grime and the Glow", caratterizzato da sonorità lo-fi legate al drone, ed in qualche misura ad influenze metal, nel 2011 "Apokalypsis" la cui costruzione sonora è stata riassunta dalla stessa Wolfe come "goth-folk-sperimentale", e si può pensare a musiciste come Fever Ray, o Zola Jesus od ancora Soap&Skin se solo si amplifica l'aspetto dark legato ai testi. Testi che riguardano paranoie, visioni post-atomiche e mancanza di prospettive future, senza comunque dover ricorrere al paragone con i Picastro o agli Hangin Freud (altra storia e ben altro fascino). Il passo "intermedio", come definito dalla stessa Wolfe, od un'altra evoluzione se si pensa al discorso fatto fino ad ora, consta in un album acustico di soli 25 minuti, in cui ad accompagnare la chitarra e la voce della Wolfe (peraltro in questa occasione dotata di particolare grazia) vi sono Ezra Buchla alla viola, Andrea Calderon al violino e Daniel Denton al basso. Per la sottoscritta questo "Unknown Rooms: A Collection of Acoustic Songs" è stata la prima occasione di ascoltare Chelsea Wolfe, o meglio, incantata dal brano di apertura "Flatlands" in cui violino e viola si intrecciano delicatamente su un testo melanconico ed una voce priva di forzature e naturalmente sofferta, ed a seguire dall'intero album, registrato tra i boschi della California del Nord riuscendo ad ottenere, forse di conseguenza, un maggior calore sonoro comunque mantenendo inalterata la solita cupezza caratteristica della Wolfe, dunque catastrofi naturali, paranoie e testi lugubri, spaziando però questa volta tra un indie-folk e un dark-folk piuttosto ricercati ed eleganti. Le mie convinzioni di aver "trovato" una nuova reginetta folk-sperimentale, tipo una versione dark-side di Matteah Baim, sono state immediatemnte troncate andando a cercare su youtube qualche video che la riguardasse...trucco a dir poco pesante e look esagerati nell'enfatizzare il suo lato oscuro, ma non delusa dai suoi precedenti lavori che certamente hanno il loro fascino. Tornando al discorso della mutevolezza, dopo questo terzo album ne è previsto un quarto in uscita nel 2013 in cui questa volta la Wolfe si confronterà con un contesto elettronico...un buon presupposto, staremo a vedere! "Unknown Rooms: A Collection of Acoustic Songs" uscirà il 16 ottobre e per ora si trova in formato video soltanto un'incantevole versione di "Flatlands"...in attesa di altre sessioni live:

 
Questo invece è uno dei suoi "stati" precedenti:  

Buon Ascolto e week-end! :)

9.18.2012

Frost live

A venerdì per un album nuovo di pacca (era ora), per il momento Ben Frost...che va sempre comunque bene:

BEN FROST LIVE - PEG 2010 from Aurelie Doutre on Vimeo.


Buona visione! :)

9.12.2012

Dubbi amletici

Non so ancora se ricominciare subito con album oscuri e dal forte tono depressivo (un paio di album interessanti li avrei), oppure se ricominciare con qualcosa di più spensierato e solare...nel secondo caso certamente non sarà Shields dei Grizzly Bear (è solo una mia impressione, oppure non è assolutamente nulla di che, o comunque, affatto creativo come i precedenti?).
Per ora, anche se non ho ancora messo mano sul loro nuovo album, c'è questo:
Reunion


Fiction


Angels


Sunset


Buon ascolto! :)

9.09.2012

Frahm

I climi più freschi e la tranquillità dei paesi baltici stanno avendo un effetto ritemprante, ragion per cui ho pensato ad un piccolo strappo dal periodo di pausa vacanze (anche se Frahm è tedesco...):


8.31.2012

Playlist: 2/3 2012

Pronta la playlist riassuntiva del 2°quadrimestre (maggio-agosto), e con ciò questo spazio web si prende un paio di settimane di vacanza:


Tracklist:
1 - An Ending, A Beginning Dustin O'Halloran
2 - Illusory Rendez-Vous Barbara De Dominicis & Julia Kent
3 - Varúð Sigur Rós
4 - Lone Bell Mount Eerie
5 - Island Machine Zelienople
6 - All The Years Have Fallen Away Karina ESP
7 - Beast for Thee Bonnie 'Prince' Billy
8 - The Yard Sons of Noel and Adrian
9 - Nocturnal Horizon Pillow
10 - We Are on Fire CocoRosie
11 - The City Exitmusic
12 - The Ocean Linnea Olsson
13 - Opus 28 Dustin O'Halloran
14 - Cut The World Antony and the Johnsons
15 - Vaire Xiu Xiu Larsen
16 - a1 Olafur Arnalds & Nils Frahm
17 - Aware Fennesz feat. Sakamoto
18 - Shale Hollows Marielle V Jakobsons
19 - Sun/Sand/Phase Kandodo

Buon ascolto e buon week-end! :)

8.28.2012

Ah!

Di Linnea Olsson si era già parlato qui un annetto fa, all'epoca non era ancora stato pubblicato nulla del suo progetto solista ma erano bastati pochi video in giro per il web per farmi drizzare le antenne ed annotare il suo nome tra quelli da tenere d'occhio. Riprendendo il discorso, Linnea Olsson è una violoncellista svedese (di Halmstad), più nota in precedenza per aver accompagnato Ane Brun in gran parte dei suoi tour e per il suo gruppo dal nome Paintbox, impegni comunque non accantonati, e che procedono in parallelo con l'inizio della sua carriera solista.
Per la sua prima release solista, il cui titolo suona come un'esclamazione: "Ah!", la Olsson ha adoperato finemente le tecniche looping e svariati effetti delay, pratiche ben consolidate e portate avanti dalla scuola delle qui ben note Kent, Gudnadottir, Keating, Rule, ma è bene subito chiarire che questa "nuova" violoncellista che si aggiunge ad un elenco sempre più corposo, non riprende le sfumature cupe e profonde (quanto dotate di un raro fascino) delle precedenti e nemmeno il loro approccio sperimentale, ma piuttosto la Olsson cerca una variante "pop" di più facile ascolto, sì, ma non per questo meno interessante.
Al violoncello abbina la sua voce acuta e testi decisamente leggeri e spensierati (talvolta ricorda Johanna Newsom, talvolta Feist), ambe due fattori che magari al primo approccio sembrano essere superflui per i puristi come me in fatto di violoncello, ma via via che il disco scorre il binomio risulta sempre più convincente e le ottime intuizioni nell'apertura "The Ocean", proseguendo per "Giddy Up!", "It's Ok", "Fortune" e nella grazia  totale che si sviluppa nei 3 minuti e mezzo della chiusura "Goodbye", non fanno che rendere "Ah!" un album davvero piacevole e che lascia ben sperare per i suoi prossimi lavori. E poi...basta guardare il videoclip per Dinosaur per rendersi conto che non è certo una che si prende troppo sul serio (nonostante le capacità), e questo è un valore aggiunto! :)
Qui sotto l'album in streaming:


The Ocean


Giddy Up!


Fortune

Buon ascolto! :) 
(venerdì caricherò la playlist 2/3 2012 prima di una piccola vacanza)

8.24.2012

Fever Ray ed il live per il week-end

Mensole colme di dischi impilati che una volta ascoltati 2-3 volte hanno perso tutto il loro fascino ed iPod sempre riempito al limite delle sue capacità da cianfrusaglie di ogni tipo, per poi rendersi conto che tutta questa disponibilità di musica spesso fa sì che si lascino da parte per tempo dischi che invece hanno avuto un impatto particolare. E' il caso di "Fever Ray", primo album solista (ma su questo punto si potrebbe discutere su quanto il fratello Olof abbia contribuito alla sua realizzazione) di Karin Dreijer Andersson, uscito nel 2009 appunto sotto pseudonimo Fever Ray. A mio parere Karin Dreijer è una delle creature più affascinanti apparse negli utimi anni, un essere alieno che prescinde da ogni genere ed etichetta, tanto da non mostrarsi mai nelle sue reali fattezze (nemmeno per le interviste), avvalendosi di modulatori vocali per distorcere la sua tonalità in continue fluttuazioni basse, metalliche ed acute, ed ancora costumi e make-up che rendono impossibile delineare i suoi tratti. In realtà, guardando il video Pass This On (progetto The Knife), la ragazza scocciata che resta seduta al tavolo è lei...
Il mio intento era di postare qualche suo video live decente per il "live del week-end", ma avendo trovato soltanto video artigianali di pessima qualità, ho pensato che i suoi videoclip sono più che sufficienti:

When I Grow Up

Seven

Triangle Walks

Quando si parla di Karin Dreijer non si può non far riferimento al suo progetto The Knife condiviso con il fratello Olof, e ricordandomi un loro live visto qualche anno fa a Milano come una delle esperienze visive più suggestive ed affascinanti a cui abbai assistito, lascio sotto il contenuto del loro DVD "Silent Shout, An Audio-Visual Experience". Un palco sviluppato su più piani di profondità, immagini tridimensionali e teli che permettono la proiezione di immagini olografiche...insomma:
The Knife "Silent Shout, An Audio-Visual Experience"
tracklist
Pass This On
The Captain
We Share Our Mother's Health
You Make Me Like Charity
Marble House
Forest families
Kino
Heartbeats
Silent Shout
From Off to On


Buon Ascolto e buona Visione!! :)

8.21.2012

Big Reveal

Dopo un paio di giorni passati ad ascoltare ossessivamente la prima pubblicazione solista della violoncellista Linnea Olsson (a breve...), apprendo che il terzo album di Valgeir Sigurdsson, dal titolo "Architecture of Loss", uscirà tra un mese (il 24 settembre) e che il primo brano gira già in streming sul web...ciò ha imposto finalmente una pausa dalla Olsson. Ovviamente uscirà per la sua etichetta Bedroom Community ed ovviamente vede coinvolto i suoi consolidati collaboratori Nico Muhly, Nadia Sirota, Ben Frost, Daniel Bjarnason etc etc http://valgeir.net/album/architecture-of-loss

Big Reveal:


Qui sotto con Ben Frost:

8.17.2012

Düde


XXL "Düde"

Con "Düde" il progetto XXL, nato nel 2005 dall'incontro tra gli Xiu Xiu ed i torinesi Larsen, giunge al suo terzo capitolo dopo i precedenti "¡Ciaütistico!" (2005) e "¿Spicchiology?" (2007).
Album arrangiato,registrato e realizzato all' O.F.F. Studio Torino nel corso di una decina di giorni con la collaborazione di Angela Seo (vocalist in "Krampus") ed Ernesto Tomasini i cui vocalizzi nel brano "Disco Chrome" sono stati registrati via telefono da Londra, ed uscito per l'etichetta Tin Angel Records lo scorso 2 luglio. Uscita acccompagnata da un lungo tour europeo che però (purtroppo) per cause esterne non è giunto, come da programma, nè a Torino nè a Bologna.
Düde oltre che in formato CD è disponibile anche in formato vinile, qui: www.tinangelrecords.co.uk 

Qui si può effettuare il download di "Disco Chrome": 
  
Film Me In The Laundry #1


Vaire


Disco Chrome


Oi! Düde!

Buon Ascolto! :)

8.15.2012

Beth Orton - Live NPR

"Sugaring Season", il nuovo e sesto album di Beth Orton uscirà non prima di un mese e mezzo (2 ottobre), tuttavia, qui sotto una piccola preview di 3 brani in versione acustica:
Tracklist:

Candles
Dawn Chorus
Poison Tree
Sweetest Decline



Buon Ascolto! :)