5.11.2014

Picastro "You"

PICASTRO "YOU"


Album pubblicato per l'etichetta Static Clang a distanza di 4 anni dal precedente "Become Secret", ma in realtà pronto già da tempo, tanto che per gli interessati, quasi ogni brano che compone questo quinto full-lenght dei Picastro era conosciuto tramite video relativi a performance live caricate su youtube, vimeo, soundcloud ed affini, da svariati anni. La voce monotona e lagnosa, e per questo fascinosissima, della Hysen rimane sempre la stessa, lo stesso vale per l'accompagnamento violoncello, chitarra, e batteria, ed altrettanto per le atmosfere lugubri e funeree,eppure questo "You" suonacome un lavoro che si distacca radicalmente dai precedenti, resta da capire se è per via dell'approccio meno "artigianale" oppure per l'inadeguato adattamento al contesto storico... Per meglio intenderci, senz'altro viene meno quella tipica atmosfera rigorosamente lo-fi, dando uno spazio, seppur minimo, a contaminazioni elettroniche e processi di rielaborazione in studio, insomma, il suono risulta indubbiamente più pulito, forse troppo pulito rispetto ai precedenti lavori caratterizzati da fruscii, imperfezioni e rumori ambientali, ma questo punto non può che essere lasciato alla soggettività di chi ascolta. Il secondo punto meriterebbe un'analisi sociologica più approfondita, elemento non di competenza di chi scrive, ma al primo ascolto, il sound caratteristico dei Picastro e le loro già citate atmosfere lugubri, decadenti e funeree, tanto affascinati e coinvolgenti fino a poco tempo fa, sono risultate "fuori tempo", e concedendo una piccola digressione che potrà risultare del tutto fuori luogo ed insensata, mi è venuto alla mente il cartoon MTV "Daria", pensando a quanto fosse perfetto ed appropriato nel suo naturale contesto storico di fine '90/inizio '00, e quanto sarebbe insignificante venisse riproposto nel contesto attuale con tutte le piccole e grandi rivoluzioni che si sono susseguite negli ultimi 10/15 anni. Ma non è questo il caso, ben chiaro, lontani da ogni forma di ruffianaggine, ci si trova di fronte ad un album complesso, affascinante, e come vale per tutti i loro precedenti lavori questo effetto "estraniante" non è che un effetto voluto e ricercato nel dettaglio!
Ne risulta un album ancor più racchiuso, intimista e se fosse possibile, ancor più angoscioso dei precedenti, il tutto è ridotto all'osso, talvolta arricchito di voci corali ed effetti eco (nell'alienante "February" o in "Temur"), ed in "You" capita anche di trovarsi ad ascoltare inaspettati slanci energici dallo stampo gotico come in "Vampires".


Wavelength Presents: Picastro from Wavelength Music on Vimeo.

Buon Ascolto!






5.06.2014

Douglas Dare "Whelm"

Disco piacevole e poco impegnativo, dedito all"easy listening attingendo qua e la da Perfume Genius, Thom Yorke e perché no, in fondo pure dal suo conterraneo James Blake:




Buon ascolto!

5.05.2014

Agnes Obel @Auditorium Agnelli

Per dare una comunicazione dell'ultimo minuto, domani sera, qui, nella oggi (e si presume anche domani) soleggiata e calda Turìn, per la precisione presso l'Auditorium Agnelli del Lingotto, suonerà Agnes Obel con il suo accompagnamento d'archi. Ragazza non certo musicalmente rivoluzionaria nè dalle propensioni sperimentali, ma raffinata e molto piacevole, e se non bastasse, viene dalla Danimarca :)
(Se siete a Milano, la potrete vedere domani all'Alcatraz)



Buon ascolto (e buon concerto)!

5.01.2014

Playlist Marzo/Aprile '14

Capitolo a parte per "Thunder Lay Down in the Heart" di Christopher Tignor...ma magari se ne parlerà più avanti e con l'attenzione che merita.  

Buon ascolto!

2.18.2014

2.14.2014

Atomos VII

Anticipazione del secondo full lenght album firmato A Winged Victory for the Sullen, dal titolo "Atomos" ed in uscita per fine aprile. Registrato nel giro di una sola estate tra Berlino, Bruxelles ed i Greenhouse Studios di Reykjavik, vedrà anche la partecipazione di Ben Frost (altro da aggiungere!?!).



Buon Ascolto e buon week-end! :)

2.10.2014

Stefan Wesolowski "Liebestod"

STEFAN WESOLOWSKI "LIEBESTOD"
Polistrumentista e compositore polacco, Wesolowski fa parte di quella giovane generazione di musicisti di formazione classica che con abilità e libera da indottrinamenti accademici, ha saputo unire intimamente neoclassica orchestrale ed elettronica, pur sapendo evidenziare le potenzialità singole ed una netta individualità delle due componenti.Il suo ultimo lavoro "Liebestod", nel titolo stesso riprende l'aria conclusiva del Tristan und Isotte di Wagner (opera con cui tutti abbiamo fatto esperienza grazie ad i primi incantevoli 8 minuti del film Melancholia di von Trier), quindi una sottolineatura, se non un riconoscimento verso una formazione musicale di stampo classico che si riflette in texture finemente costruite su un importante utilizzo di viola, violino, pianoforte e trombone. Elementi uniti insieme ad un altrettanto importante componente elettronica in composizioni talvolta cariche di tensione via via crescente giocate sulle vibrazioni caratteristiche delle basse frequenze, talvolta pulsanti e talvolta invece inaspettatamente delicate ed avvolgenti. Spiccano tra tutte le prime due composizioni orchestrali dal tono solenne "Ostinato" e la pregiata "What The Thunder Said" "sporcata" di riverberi elettronici ed ulteriormente impreziosita dalla profondità del trombone, ma, a modesto ed inesperto parere della sottoscritta la title-track "Liebestod" rappresenta il punto di massimo piacere dell'intero album, in cui il ritmo sincopato e frenetico della viola viene finemente contrastato dal tono profondo del trombone e dalle venature malinconiche e delicate di violino e violoncello mentre una voce modulata recita il testo dell'omonima aria conclusiva del "Tristan und Isolde", in un'atmosfera sospesa e sognante (in barba a chi sostiene che la lingua tedesca è cacofonica!).





Jacaszek live at Urban Explorers Festival 2009 from David Star on Vimeo.

Buon Ascolto! :)





10.04.2013

8.26.2013

Playlist 2/3 2013

Terminato anche il secondo quadrimestre arriva la consueta playlist...ecco, forse solo un tantino più estenuante del solito :) 

TRACKLIST

Buon ascolto...spero! :)

PS: fino a fine settembre/inizio ottobre questo spazio web rimarrà piuttosto fermo, eccetto magari che per qualche brevissima incursione. Impegni lavorativi ed un imminente cambio di casa, suppongo prenderanno un bel po' di tempo, e si sa che la scelta del legno per il palchetto e la perfetta illuminazione per ogni angolo sono scelte piuttosto delicate! :) ...per non parlare dell'impegno che mi costerà cercare di gestire un'improbabile convivenza tra i miei due amatissimi gatti ed un insignificante coniglio nano, che non credo avrà vita lunga...
A presto!

8.20.2013

Butterflies and Graves


BIRCH & MEADOW "BUTTERFLIES AND GRAVES"

Birch & Meadow non è altro che l'incontro tra la cantautrice svedese Sara Forslund e David Wenngren, quest'ultimo più noto come metà del duo Library Tapes e per le sue passate collaborazioni con il violoncellista Danny Norbury ed il pianista/compositore Peter Broderick.
"Butterflies and Graves", prima release del duo, suona come una pacata, quasi rassegnata, malinconica cupa meditazione dove l'intreccio tra la voce della Forslund arricchita di qualche effetto eco e il minimalismo dei drone che l'accompagnano, o meglio dire, che insieme ad essa si trascinano a fatica esattamente come capita in quei momenti in cui la bile nera oppure l'apatia prendono il sopravvento, riescono ad evocare la sensazione di desolazione, disperazione e tristezza più profonda senza bisogno di altri effetti scenici od arricchimenti compositivi se non qualche delicatissimo tocco di chitarra e sparuti field recordings. E definire i drone come "minimali" forse non è corretto, meglio precisare che i brani si muovono lungo una linea che subisce ben poche variazioni, e quando questo accade risultano quasi impercettibili, tanto che vengono in mente canti sciamanici giocati sulla ripetitività di una stessa lunghezza protratta così a lungo da indurre uno stato ipnotico.
Un lavoro ricco di fascino oscuro ma che in qualche modo riesce ad essere altrettanto ricco di sfocata luminosità, perfetto da ascoltare avvolti nel silenzio degli indefiniti effetti cromatici dell'aurora.
Buon ascolto! :)

8.13.2013

Resonconto "Shaking the Habitual" Göteborg/Oslo

Le premesse erano chiare fin dal titolo stesso dell'album (ed omonimo tour), e dalle poche interviste concesse Karin Dreijer ed il fratello Olof, insieme a tutto il resto del collettivo, avevano avvertito che il tipo di spettacolo ideato non avrebbe concesso mezze misure di valutazione...insomma, o lo si adora o lo si disprezza. Il "Shaking the Habitual" tour difatti è stato concepito come performance artistica in cui i The Knife come duo non esistono più, diventando un collettivo che include ballerini, visual artists, ginnasti, e dove non importa chi è chi o chi fa che cosa, se il brano è completamente in playback e tutti fingono di suonare qualcosa, oppure se le parti vocali e strumentali sono effettivamente reali; lo spirito con cui si deve vivere l'evento dev'essere di totale apertura andando oltre qualsiasi schema classico. Detto questo, trovo davvero ridicolo chi durante i due live che ho visto (o meglio, vissuto), ha avuto così cattivo gusto da fischiare od andarsene per bere qualche schifosa birra in più.



Passato ormai l'effetto entusiasmo da post-concerto, non posso che constatare quanto sia difficile rendere a parole la sensazione provata durante i due live, cosa che, per quanto ben realizzati, nemmeno i video disseminati qua e la da mesi su YouTube possono...specialmente per quanto riguarda Silent Shout, forse la parte più ipnotizzante dell'intero spettacolo, in cui raggi concetrici di luce bianca e colorata trasformano le figure danzanti in ombre che si muovono alla rinfusa ma con estrema grazia.



Seppur Karin (così come Olof) non ha fatto nulla per ritagliarsi dello spazio in più rispetto al resto del gruppo, e spesso risultasse un "tantino" più statica nei momenti in cui si dedicava al ballo, è da dire, tolta la mia innegabile cotta per lei, che si tratta di un magnete capace di catturare tutta l'attenzione su di sé e trasformare qualsiasi movimento od espressione nella parte centrale dell'intera performance...tant'è da risultare impeccabile persino proiettata su uno schermo con barba e baffi a riprendere le fattezze di un giornalista svedese non particolarmente apprezzato dai Dreijer
In tutto questo l'unica pecca, avendoli visti all'interno di due festival: il Way Out West di Göteborg ed l'Oya di Oslo, è stata quella di sorbirmi i gruppi precedenti ed assistere a scene pietose di gente che ormai aveva in circolo birra e non più sangue (tra questi pure la mia amica danese...), ma tant'è, era un'esperienza da vivere e che consiglio! In autunno suoneranno a Parigi, sicché, qualche ora di TGV la valgono :)