4.08.2011

Ora voglio il Vol. 1

 
Da tempo era fermo sul mio iPod, e più volte avevo tentato di ascoltarlo, ma sempre con una certa distrazione...dopo 2/3 brani interrompevo quasi infastidita da quello che mi sembrava un brusio ripetitivo, poi casualmente capita di sentirne un brano in modalità random e pensare "ma chi è? ma l'ho messo io questo?!?", controllo ed è proprio quell'album che ormai ero quasi intenta a cancellare...capisco che è arrivato il momento giusto per ascoltarlo!
"New History Warfare Vol. 2: Judges" di Colin Stetson è un album lascia spazio a poche definizioni e categorizzazioni, si può dire che si tratta di sperimentazione, tecnica  (e molta direi!), avanguardia, si può dire che le sue sonorità claustrofobiche e ripetitive certamente non rendono il lavoro di Stetson apprezzabile da un pubblico in larga scala, richiede attenzione ed anche un po' di pazienza...ma quando si giunge alla fine dell'album, si ha l'impressione di aver fatto qualcosa di buono e qui si capisce il suo valore. Come "piccola" aggiunta di informazioni, è doveroso svelare che all'album hanno collaborato Laurie Anderson e Shara Worden (My Brightest Diamond), le cui voci riescono a trovare un binomio perfetto.

Colin Stetson è un saxofonista che grazie a particolari tecniche respiratorie riesce a dare una continuità al suono del suo strumento davvero fuori dal comune...e da ormai quasi medico, mi viene naturale osservare gli effetti di queste tecniche sulla sua pressione sanguigna :), comunque, nel corso della sua carriera  ha collaborato con Tom Waits, Arcade Fire,  Lou Reed e con la moglie di quest'ultimo Laurie Anderson al suo ultimo album, us Ito l'anno scorso "Homeland", qui sotto nella performance al Letterman Show per "Only an Expert" (tra l'altro, quanto è geniale questo brano?!?):

Buon ascolto!

4.05.2011

Continua la rassegna stampa

Un articolo su "La Repubblica" di ieri a proposito della Nostra (cioè per chi intende Julia Kent come "la Nostra"...)...un po' di inesattezze ci sono, mah...
 http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/04/04/news/julia_kent-14490138/

Julia, viaggiatrice solitaria
"Inseguo idee, non mode"

Incontro con la Kent, violoncellista canadese indipendente. I concerti, i progetti, la collaborazione con Paolo Sorrentino per il suo prossimo film con Sean Penn. E il rapporto con internet. "La mia casa discografica è la Rete. All'industria resta solo il pop. Ma non siamo tutte Lady GaGa"

dal nostro inviato GIUSEPPE VIDETTI
DÜSSELDORF - Nei sotterranei della Schauspielhaus di Düsseldorf il tempo è fermo. Un regista, un'attrice, un tastierista e una violoncellista provano per tutta la notte un monologo di Ostermeier. L'ambiente è grigio, spoglio. L'altoparlante sembra una vecchia stufa a kerosene. Nessun segno di modernità. Quattro artisti alle prese con una pièce drammatica. Là fuori potrebbero piovere le bombe degli alleati o Frank Gehry potrebbe già aver riedificato la nuova Düsseldorf, non farebbe differenza. Janina Sachau attacca il monologo, il tastierista incalza con un discreto sottofondo elettronico, poi tra le parole s'insinua il violoncello di Julia Kent. Le due donne si tengono con gli occhi. Una racconta il suo naufragio sentimentale, l'altra la insegue sottolineando con l'archetto tenerezze, violenze, abbandoni, rabbia, follia.


Düsseldorf è solo una delle fermate nella febbrile attività di Julia Kent, la violoncellista canadese che negli anni Novanta, ormai di stanza a New York, incise due album cult col trio delle Rasputina, prima di collaborare con Antony and the Johnsons e iniziare un'attività come solista che ha prodotto due dischi, l'ultimo dei quali, Green and grey, uscito appena qualche mese fa. Poi vola a Bologna per lavorare con Barbara De Dominicis al progetto multimediale
Parallel 41. In mezzo alle mille collaborazioni, c'è un fitto calendario di concerti per violoncello solo da onorare. Ha cinquant'anni, non li dimostra. E' magra, pallida. Ha lo sguardo dolce e determinato che abbiamo visto sul viso di grandi donne come Martha Graham e Pina Bausch. Parla come se stesse recitando un rosario inutile, come se le parole fossero un orpello di cui la sua musica non ha bisogno.
                           

Da quando ha tagliato i ponti con l'avant-garde delle Rasputina e ha voltato definitivamente le spalle al mainstream, Julia è diventata una viaggiatrice solitaria, manager di se stessa, unico compagno il violoncello. "A parte alcuni loops, io faccio tutto col mio strumento", racconta la Kent in una pausa delle prove notturne. Paolo Sorrentino ha voluto Gardermoen, il brano d'apertura di Delay (2007) in This must be the place, il nuovo film con Sean Penn. "La colonna sonora è stata composta da David Byrne, ma quando ho ascoltato il brano di Julia l'ho trovato così funzionale a una scena che è diventato irrinunciabile", ha dichiarato il regista. "Dicono che la mia musica sia molto cinematografica, che suggerisca delle immagini - conferma la Kent - cerco solo di suggerire o scatenare emozioni". Racconta che Delay fu ispirato dall'atmosfera degli aeroporti (Gardermoen è il nome dello scalo di Oslo), nel periodo in cui con Antony viaggiava come una trottola. "Sapevo che non era un'idea originale, che Brian Eno aveva già pubblicato un disco ambient, Music for airports. Io però mi sono mossa in un'altra direzione. Un aeroporto può anche essere teatro di grandi emozioni: incontri, separazioni, addii. Ne ho viste di scene! L'ultimo cd, Green and grey, è invece ispirato alla natura, all'intervento degli uomini su di essa e al modo in cui le due cose interagiscono. Mi affascina il potere che ha la natura di distruggere anche le più sofisticate opere di ingegneria, come è successo col terremoto in Giappone".

Fu la madre violinista che la introdusse alla musica classica. "In casa mia pop e rock erano banditi - e per la verità non ne ho mai sentito la mancanza. I miei idoli sono tutti compositori classici, Stavinsky in prima linea. Quando poi ho cominciato a studiare il violoncello, ho incominciato ad amare compositori contemporanei come Arthur Russell, quegli artisti che usavano lo strumento in maniera anticonvenzionale". Nata a Vancouver, Julia Kent si trasferì sedicenne a Bloomington, dove frequentò il conservatorio dell'Indiana University. "Quando arrivai a New York ebbi una specie di shock culturale. Mi sembrò di atterrare su un altro pianeta. L'energia che la città sprigionava era pazzesca. Era il 1989, un periodo di grande fermento musicale, ma io non avevo aspettative, sono onesta. Quel che volevo era sopravvivere. Non pensavo che ce l'avrei fatta con il solo violoncello, così incominciai a frequentare dei corsi di giornalismo". Ricorda che una notte finì in uno sgangherato club di Manhattan dove si esibivano i Nirvana. "Erano sconosciuti, e in sala non eravamo più di dieci. Rimasi a bocca aperta, compresi immediatamente che Kurt Cobain sarebbe diventato un eroe del rock. Ironicamente, pochi anni dopo Melora Creager delle Rasputina avrebbe suonato con i Nirvana. Facevo ancora parte della band quando conobbi Antony, la quintessenza dell'artista. Ha un modo di rapportarsi alla musica che è identico al mio. Inseguiamo idee, non mode. E' un genio, l'unica voce che riesca a dare una forma alla mia musica astratta".

Fra dieci minuti riprendono le prove. Julia si sfila gli stivaletti, ha un tatuaggio intorno alla caviglia destra ben visibile mentre col piede pigia il pedale come facevano molti chitarristi per produrre l'effetto wah-wah. "Il pop? Non fa per me", dice mentre accorda lo strumento. "Mi interessa seguire il mio percorso, un percorso difficile, faticoso, soprattutto quando sono in tour. Viaggio da sola, non ho una segretaria né un tecnico né qualcuno che mi aiuti a scaricare i bagagli. Sono il tecnico del suono, la roadie e l'artista in una sola donna". Ha suonato in I am a bird now di Antony and the Johnsons, uno dei dischi più belli dell'ultimo decennio, si è esibita alla Carnegie Hall e alla Royal Albert Hall, ha collaborato con Ben Weaver, Leona Naess, Larsen, Devendra Banhart e Donovan. "La mia casa discografica è la Rete", conclude prima di tornare ad accompagnare col violoncello lo strazio di un amore spezzato. "Un'artista indipendente come me non sarebbe neanche esistita se non ci fosse stato Internet. Posso incidere la mia musica, farla ascoltare e venderla. Non tutte siamo lady GaGa. All'industria del disco ormai resta solo il pop. Quello piace sempre, come la cioccolata".
(04 aprile 2011)

4.04.2011

Fine di un ammmore :(

Ci siamo, dopo un inverno particolarmente piovoso e rigido e dopo timidi e ripetuti tentativi di incursione, è arrivata con una certa prepotenza la primavera...più ore di luce durante la giornata, sono sbocciati i fiori, gli alberi sono carichi di foglioline appena spuntate, di quel verde acceso che sembra quasi irreale, ci sono ben più di 20°C durante le ore solari, la pressione sanguigna cade a picco un po' per tutti ma finalmente si può passare un'intera giornata a passeggio all'aria aperta...sembra tutto quanto roseo, solare, confortante...poi arrivi a casa, ti rilassi sul divano, prendi il computer per "captare" qualche nuova uscita discografica (magari non proprio onestamente), vai sui tuoi siti/blog preferiti, quindi nel mio ordine: SirensSound e prelevo, impactus e prelevo, Magiska e...non prelevo più nulla! :( Pensi subito sia un postumo del primo Aprile, quindi pazienti, controlli con una certa regolarità (ogni 20 minuti), ma nulla, poi inizia ad apparire qualche discussione in giro per il web, i toni non sono affatto confortanti tanto da cominciare a prepararsi al peggio. Passa qualche ora e purtroppo i timori si concretizzano...addio Magiska! O meglio, esiste ed esisterà ancora, ma soltanto in forma privata...se eravate membri attivi prima, continuerete ad esserlo anche ora, altrimenti ciccia! :(
Mi manca di già, in un certo senso è insostituibile, e dunque così come in una specie di elogio funebre, non mi resta che mettere qui l'ultimo album che ho potuto "raccogliere" da lì...bello o brutto che sia non ha importanza...tra l'altro non l'ho nemmeno ancora ascoltato! :)
Mi consolo pensando che poteva (personalmente) andarmi peggio , ossia la stessa sorte sarebbe potuta accadere al "mio" SirensSound, ad Impactus, od ancora al Weescoosa (anche se non più attivo come una volta!)...oltre restano il nodata, musicalcoma, bolachas (dovrebbe tornare attivo a breve), funkysoul ed innumerevoli altri...ma il Magiska lo trovavo... rassicurante! :'(

Si chiamano BUILD e l'album s'intitola "Place"...strumentale, chamber pop, jazz, sperimentale (queste erano le etichette)
Si può scaricare/ascoltare su SoundCloud: http://soundcloud.com/buildbuildbuild

4.01.2011

Una conferma, ed un anticipo.

Che rompipalle che sono oggi, addirittura due post!
...ma tant'è! Questa è una pagina della rivista "Rumore"...e raramente si potrà vedere una cosa simile, ossia nella stessa pagina la recensione di un album di Julia Kent e di un album dei Larsen. Per quanto riguarda Julia, sono contenta sia una conferma delle mie sensazioni (però che tirchi con i voti!), per quanto riguarda i Larsen...beh, a breve ne parleremo! :)

Questi gggiovani outsiders della politica...

Una volta tanto mi trovo a dover effettuare una deviazione dalla solita linea di questo blog, non per parlare di politica (verso cui non ho alcun interesse), ma per una semplice questione di buon-gusto, modernità, laicità, giustizia...e tutte queste belle parole...
Da 26 anni Torino ospita il Torino GLBT Film Festival "Da Sodoma ad Hollywood", rassegna di cinema gay, lesbo, trans e transgender; da 26 anni il festival in questione propone lungometraggi, cortometraggi e soprattutto documentari, scelti in base alla qualità delle pellicole. Come conseguenza del lavoro, della cura e dell'impegno dietro questa rassegna,  il GLBT Torino Film Festival è diventato il più importante festival queer europeo, ed a livello internazionale secondo soltanto al San Francisco International LGBT Film Fest.
Ebbene, il prossimo Maggio sarà la volta delle Elezioni Comunali, i candidati principali sono Fassino (PD) e Coppola (PDL), quest'ultimo è l'attuale assessore alla Cultura... Un assessore alla Cultura a quanto ne so, dovrebbe promuovere le iniziative che rappresentano una reale crescita, ed un arricchimento per il territorio, distribuire quindi i fondi adibiti per iniziative quali mostre, musei, festival, teatri, associazioni culturali...etc etc. Dovrebbe anche avere il compito di patrocinare tali iniziative, come riconoscimento del loro valore per la comunità stessa, per il territorio e per il turismo...
Sicchè, vedo patrocinare eventi futili come "merende sui tram storici" (davvero, esiste!)...ma chi se ne frega, che diano pure il patrocinio regionale, comunale, provinciale anche a questo...ma allora a questo punto la scelta di tale Coppola di ri-discutere la concessione del patrocinio al GLBT FF, che attrae sicuramente molti più partecipanti e che da risalto alla nostra città in misura nettamente superiore, non ha scuse che reggono...il suo intento è quello di dare un messaggio ben chiaro ai suoi elettori, proprio come fece un suo superiore (ma molto superiore!) lo scorso 1 Novembre...non ricordate? Potete ricontrollare su questo stesso blog...lo trovate sotto l'etichetta "putrescenze".
Intanto lascio il Comunicato Stampa dell'Arcigay di Torino:

(CS) Coppola revoca il patrocinio al Torino Gay & Lesbian Film Festival. E’ l’atto intimidatorio di una Giunta disperata.

Apprendiamo in questo istante che l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte Michele Coppola ha revocato il patrocinio e l’uso del logo per la 26° Edizione del “Da Sodoma ad Hollywood” Film Festival: il principale evento cinematografico tematico dedicato alla cultura LGBT in Italia.
E’ un gesto gravissimo a meno di un mese dall’inizio della kermesse, con tutti i materiali in produzione ed è ascrivibile all’atto intimidatorio di una giunta di fatto schiacciata sull’ideologia più retriva che il governatore Roberto Cota, leghista e rampollo di Bossi, ha imposto a tutti i suoi collaboratori.Ci chiediamo quale idea di Torino abbia Michele Coppola – candidato sindaco di tutto il centrodestra – se nella parte finale del suo mandato si diletta a revocare il patrocinio, quindi l’investitura istituzionale, al più antico e riconosciuto festival a tematica LGBT italiano, uno dei principali in Europa. Questo gesto contraddice completamente l’idea di una Torino aperta alle sfide del futuro, alla diversità e alla dimensione internazionale, descrivendo invece una città grigia, impaurita e magari anche omofoba: una città che attualmente non esiste.
Non è un caso che il nostro Comitato, che opera sul territorio torinese da alcuni anni, nato dall’esperienza del Pride nazionale del 2006 a Torino, abbia deciso di dedicare il suo nome proprio ad Ottavio Mai che, insieme a Giovanni Minerba (l’attuale Direttore) ha fondato questo festival nel 1985. L’esistenza e la crescita di questo appuntamento sono legate indissolubilmente alla crescita della cultura della diversità e del rispetto che ha reso Torino, culla dell’intero movimento LGBT italiano, uno dei luoghi migliori in cui vivere.
Vogliamo festeggiare i 150 anni della Repubblica Italiana, e non di quella Padana, nel rispetto della nostra storia. Chiediamo pertanto all’assessore Coppola di fare un immediato passo indietro, restituendo al Festival del Cinema LGBT di Torino tutta la dignità e l’attenzione che gli spettano.

3.28.2011

Lo zampino io l'ho già lasciato...

CURRENT 93 "HONEYSUCKLE ÆONS"
Il link per potersi appropriare dell'album lo trovate QUI, dato che ho i miei bei motivi per temere le ire di David Tibet (...rottura piatto tibiale...).
"HoneySuckle Æons" è stato ufficialmente rilasciato il 24 Marzo, in concomitanza con il live dei Current 93 ad Atene; per chi non ne fosse già informato, è disponibile in due versioni (Europa/U.S.A.) che differenziano sostanzialmente negli effetti di collegamento e dissolvenza tra un brano e l'altro, nella copertina e nei contenuti grafici (16 pagine booklet...), chissà "quali criptici e mistici motivi ci saranno dietro a questa scelta?"...verrebbe logico pensare, questione che entra inevitabilmente in ballo ogni qual volta ci si imbatte nella mente di David Tibet, ma si scopre che poi parte di queste scelte sono dovute anche a motivi di copyright.
Comunque è disponibile in diverse combinazioni:
- Lp (USA/EU)  bianco per l'Europa, nero per gli USA, disponibile ai loro live oppure dal loro sito (www.copticcat.com);
- CD (USA/EU) dal loro sito, ai loro live, ed anche nei negozi;
- in picture disc;
- in versione extra-limitata (93 copie), che include un disegno dello stesso Tibet, ma disponibile solo alla fine di Aprile;
- e poi esiste anche una cloth-bag, disponibile però soltanto ai loro live... 0_0 ...se si è collezionisti, c'è da svenarsi!
La "Famiglia" in questo album è così composta:
David Tibet, Baby Dee (<3), Andrew Liles, Lisa Pizzighella, Eliot Bates ed una nuova entrata: Armen Ra.
Siccome, non oso di certo dare la mia interpretazione ad un lavoro dei Current 93, poichè è evidente che in ogni caso sarebbe errata dato che la mente di Tibet è ben oltre le mie capacità, e siccome un meraviglioso album dei Current è sempre un meraviglioso album dei Current (mica niente!), non mi soffermo tanto su quest'ultimo lavoro, piuttosto sul nuovo membro della "famigghia", purtroppo non ancora abbastanza conosciuto: Armen Ra.
E' un thereminista (a vederlo, giovanissimo), di origini Iraniane/Armene, tanto fortunato da essere nato e cresciuto in un famiglia con una certa impronta artistica, la madre pianista concertista ed uno zio cantante d'Opera ed esperto di Ikebana. Inizia ad approcciarsi al theremin solo nel 2001 e si può dire che la sua formazione sia da auto-didatta, ma nonostante ciò, ad oggi è considerato il maggior esperto dello strumento... Fino ad ora ha pubblicato un solo album, lo scorso anno "Plays the Theremin", che stupisce nella sua capacità di integrare le sonorità popolari Armene ad un approccio decisamente più sperimentale, ma a questo primo lavoro solista sono da aggiungere le sue collaborazioni con Marc Almond, con i Grinderman, appunto con i Current 93 per "HoneySuckle Æons"...e poi, a quanto pare collaborerà persino con Baby Dee ed Andrew W.K. al prossimo album della Dee...c'è da aspettarsi un album davvero niente male! ;)


...ah già, bisogna aggiungere che i Current 93 stanno già lavorando alla loro prossima uscita e che s'intitolerà "Amen Stauros", intanto...Buon ascolto!

3.24.2011

Due opposti così in un solo post...

Due "cose" alla veloce:
- il 5 aprile uscirà il nuovo album di Justin Bond ed è già possibile pre-ordinarlo dal suo sito per avere una copia autografata; s'intitolerà "Dendrophile", e non appena mi arriverà, provvederò a dilungarmi un pochetto a riguardo. Intanto il videoclip del primo inedito (ed anche il primo brano dell'album) "American Wedding"...senza contare i precedenti di Justin Bond, direi che promette molto più che bene questo suo secondo album!

Justin Vivian Bond: American Wedding from ioulex on Vimeo.

- In secondo luogo, un album che sta andando parecchio in questi giorni sul mio iPod: "Nostalgia for the Absolute", quarto album degli Arms and Sleepers...quel genere di sperimetazione per cui non c'è nulla da fare, o piace o non piace!
 Appunto per questo motivo non mi dilungo nemmeno qui...aggiungo soltanto che sono una formazione anche molto dedita a ciò che è visivo, il tipo di sonorità lo richiede, è vero, ma hanno persino collaborato alla parte sonora di qualche video-installazione artistica. E' un duo originato piuttosto recentemente (2006), i cui componenti sono: Max Lewis e Mirza Ramic;  hanno all'attivo 4 album e svariati EP...
...e suonano così:


Buon ascolto!

3.22.2011

Whore Luck

(password: omote)

 Era un po' che non riascoltavo "Whore Luck", terzo lavoro dei Picastro, poi sfogliando sul mio iPod per preparare una playlist ad un'amica, rivedo la copertina album ed immediatamente mi viene da pensare che dentro a quell' iPod c'è talmente tanta "roba", e che generalmente ascolto così tanta musica che poi alla fine perdo di vista quel che davvero mi piace! (e credo valga lo stesso per molti, no?)
La copertina (ma tutte le cover dei Picastro in genere), è capace di far entrare nell'atmosfera (o forse meglio parola "mood" per  fare un po' più la chic :) ?) della loro musica...questi due volti  che si fondono letteralmente in un bacio...può essere vista anche come una cosa romantica, ma anche no... :), piuttosto come un qualcosa di abbastanza inquietante.
Ora non ricordo se in passato ho già scritto qualcosa riguardo i Picastro (a parte nella "classifica" di fine anno), comunque:
sono una formazione originaria di Toronto, anche se ormai risiedono a New York da tempo, sono caratterizzati da sonorità molto cupe che uniscono post-rock, strumentazione orchestrale (violoncello, violino, pianoforte), slow-core (che definizioni...). Ne ha fatto parte in passato Owen Pallett (come in quest'album), ma la vera leader del gruppo è Liz Hysen (voce, polistrumentista) che ha una voce piuttosto particolare: quel finto-scazzato-cupo-depresso-pessimista :) che a me ricorda tanto la mitica Daria Morgendorffer, ma che qualcuno paragona a Cat Power e Shannon Wright (forse un po' più la seconda, ma entrambe mi sembrano comunque piuttosto lontane per un possibile paragone).
"Become a Secret", uscito nel 2010 (trovate il link nel post di dicembre 2010), è il loro album forse più riuscito, più complesso e strutturato, i precedenti "Metal Cares" e "Red Your Blues" (se interessano, passo poi i link), sono stati degli ottimi inizi..."Whore Luck" però, forse anche complice la partecipazione di Owen Pallett, ha quel qualcosa in più che manca a tutti gli altri...oppure sarà il grado di depressione che genera  il suo ascolto, non so, però a me piace sempre, eccome!
Ve li lascio mentre suonano in auto per la Blogotheque:

Picastro - If you have ghosts - A Take Away Show from La Blogotheque on Vimeo.
Buon ascolto!

3.17.2011

Baby Dee "Regifted Light"

L'avevo lasciata giusto un mese fa con un saluto, un ringraziamento, ed una piccola conversazione mentre facevamo la fila per andare al bagno del Teatro Astra qui a Torino, dopo il live dei Larsen (di cui aveva aperto il concerto con un piccolo set); da poco si sapeva che sarebbe uscito "Regifted Light", ed ovviamente avrei voluto chiederle il perchè di questo titolo, ma poi l'emozione... :)
Attendevo la mia copia in LP, fiduciosa arrivasse a breve...ma i blog ben più organizzati hanno anticipato l'uscita e grazie a CheRotto ;D, ho potuto ascoltarlo (e riascoltarlo, e riascoltarlo...) già ieri.
Se dovessi fare ascoltare Baby Dee a qualcuno che non ha la minima idea di chi sia, non credo inizierei da quest'ultimo album, ma non perchè sia meno bello o meno complesso dei precedenti, tutt'altro!...credo però che per poter apprezzare e capire "Regifted Light", bisogna conoscere Baby Dee piuttosto bene, ma soprattutto, averla vista live più di una volta. Proprio così, il fattore "live" è piuttosto centrale per quest'album! Quindi, per chi è stato un suo spettatore, è facile ripensare a quei momenti in cui la Dee inizia a suonare i suoi brani esattamente come la versione album, per poi, tutto ad un tratto, ispirata da qualcosa che sfugge (un riflesso, un'illuminazione particolare, o cosa?), dilungare, distorcere, improvvisare il resto, come se si trattasse dell'esigenza di quel momento...caratterizzare il brano in base al contesto specifico in cui si trova; d'altra parte lei è una performer vera e propria ed i suoi live sono decisamente teatrali, con tanto di monologhi, una certa gestualità, mimica...
Comunque, ripensando ad alcuni dei suoi lavori precedenti  "A Book of Songs for Anne Marie", "Safe Inside the Day" o "The Robin's Tiny Throat", è subito chiaro che si tratta di album decisamente più meditativi, studiati, elaborati nel senso del pensiero di fondo, ponderati...insomma, nati pian piano.
Anche molti brani contenuti in "Regifted Light" in realtà lei li suonava live già da anni, ma l'impressione che ho di questo lavoro può essere riassunto in una sola parola: "ispirazione"; sembra che questa "luce donata nuovamente" sia proprio l'ispirazione, ne risulta così un lavoro d'impeto, immediato, senza troppe costruzioni...una liberazione!
"Regifted Light" è un album più che altro strumentale, difatti solo in 4 brani di 12  la Dee ci mette la voce, e qualcuno per questo potrebbe storcere anche un po' il naso, reputandolo un album inferiore (ma perchè? anzi, questo mi sprona a pensare di fare una playlist solo strumentale), ma un'espressività simile raramente può essere raggiunta dalle parole.
"Cowboys with Cowboy hat Hair" lascia senza parole, già live era meravigliosa, ma la versione album è davvero incredibile, "Yapapipi" rispecchia la più classica delicatezza della Dee con l'aggiunta di fiati che  rendono il brano insolitamente esotico, così leggermente più accentuati in "Lullaby Parade", "Deep Peaceful" invece si fa accompagnare da un violocello, e lo stesso vale per "Regifted Light" (ed il testo poi...). "Brother Slug and Sister Snail" penso sia un capolavoro, il modo unico di Baby Dee di passare in un attimo e ripetutamente da toni gravi a melodie "celestiali" ad ancora melodie che seguono un'impronta più cabarettistica.

"The Move" chiude l'album (avevo scritto precedentemente "Horn Pipe", sorry!), in maniera geniale, uno stop immediato che tronca di botto l'atmosfera...l'ispirazione come viene, se ne va, la sessione è finita!...a questo punto mi è facile immaginare la sua risata diabolica e sdentata a chiudere davvero il tutto :)
...insomma, per me quest'album (come prevedevo), è un capolavoro!!
Metto il download, ma Baby Dee è un'Artista, se non volete comprare i suoi album (che poi sono curatissimi anche nell'aspetto grafico), andatela a vedere! ;)

L'artwork è curato dall'artista olandese Christina de Vos (artista interessante): http://www.christinadevos.nl/english/

3.14.2011

Ri-ascolti di un piovoso week-end di marzo

Un week-end piovoso, freddo, buio...tanto da sembrar di essere tornati in pieno inverno, non fa che impoltronire ulteriormente chi già di per se è in un periodo apatico e malinconico, sicché l'unica uscita di casa consta nel trascinarsi fino al cinema più vicino per guardare "I ragazzi stanno bene" (davvero molto carino, lo consiglio!). Il resto del tempo è occupato dall'ascolto delle nuove uscite...ma nessuna di queste mi dice nulla, ed allora alla situazione già di per se grigia, sento di dover dare un mazzata finale, quella decisiva, sperando faccia sì che mi possa riprendere dal mio torpore :)...così "rispolvero" dal mio iPod due album belli quanto cupi:

- BETH GIBBONS AND RUSTIN' MAN "Out of Season"
Beth non ha bisogno di sintesi, e di questo suo lavoro solista è stato scritto parecchio dalla critica, e tutto in positivo. Racchiude un sacco di intuizioni, sperimentazioni, ma anche sonorità jazz, che abbinate e mescolate insieme, danno forma ad un album davvero bello, ed il termine non è usato affatto a sproposito.
(password: omote)
E qui "Tom the Model", che vagamente riporta un po' a Shirley Bassey, no?


- WILLIAM BASINSKI "Melancholia"
Di fatto, credo sia uno delle mie opere preferite di Basinki, capace ogni volta di farmi sprofondare nella cupezza più nera...però so che in fin dei conti si tratta di una cupezza benefica :)
Basinski non è certo un ciarltano, s'intitola "Melancholia" proprio perché è la sensazione che il suo ascolto genera, e non ci sono vie di fuga! Evoca ricordi vaghi e sfumati, indefiniti al punto che non si riesce ad intendere da dove arrivino...così primordiali da sapere che esistono, e si riferiscono ad esperienze e sensazioni davvero vissute, ma cui non è possibile dare un senso. È proprio questo che stravolge ed incanta allo stesso tempo...il suo senso indefinito.
...ed un'altra cosa, non si deve definire Basinski come "musicista ambient", nemmeno "elettronico", neppure "sperimentale"...basta un rapido ascolto per capire che nessuna di queste definizioni ha senso...e credo nessun'altra immaginabile possa averlo.
(password: omote)
Qui sotto, la video-installazione diretta James Elaine, con cui Basinski ha collaborato spesso, proiettando le sue opere durante i suoi live...è indubbio che l'impatto emotivo generato da questo abbinamento, visto dal vivo, ha una certa profondità:

3.08.2011

Julia Kent "Green and Grey"

Si legge da una sua intervista pubblicata qualche giorno fa su Pitchfork (qui) che la sensibilità di Antony riguardo la tutela ed il rispetto della Natura e dell'ambiente, alla fine l'ha fortemente influenzata. "Green and Grey", come facilmente deducibile già dal titolo stesso, esplora la convivenza tra i due mondi, il verde, colore con cui s'identifica la Natura, ed il grigio, il colore prevalente nell'artificialità umana.
Re-interpretando "Delay", il primo album solista della Kent (2007), ora potrebbe essere visto come un preludio, l'inizio di un percorso di consapevolezza; in copertina una fila di carrelli per il trasporto delle valigie in aeroporto, il tutto ben riassunto proprio in quel colore triste ed occludente: il grigio. "Delay" difatti è stato ideato e composto per la maggior parte negli aeroporti da cui prendono titolo i brani dell'album, "Fontanarossa", "Malpensa", "Venizelos"... Solita prendere una miriade di voli aerei per via dei tour e subendo gli annessi ritardi (appunto "Delay"), la Kent ha potuto esplorare a fondo l'alienazione, l'omologazione, la tristezza di questo non-luogo...da una parte con i vari interludi inseriti tra un brano e l'altro: il vociferare in sottofondo, segnalazioni acustiche, passi, bagagli trascinati  velocemente a terra...tutti registrati in presa diretta e talvolta campionati; dall'altra parte i brani veri e propri che sembrano voler descrivere un rifugio da quel caos, ma che in fondo lasciano la sensazione di una profonda claustrofobia e di disagio. Almeno, questo è quel che ne ho riassuntivamente percepito...ma poi non è sempre possibile poter descrivere le proprie sensazioni con particolare finezza, tanto più se si tratta di un album strumentale.


L'estate scorsa l'Ep "Last Day in July", e qui, come scritto da me a proposito, si ha a che fare con con un temporalone che segna la fine dell'estate...la Kent con il suo violocello è capace di descrivere in musica quel preciso momento, quel passaggio, ed è capace si farlo con una grazia ed un profondità tale da poter essere immaginato visivamente, come se si trattasse di un documentario. Tra un brano e l'altro mancano gli interludi, sostituiti invece da sensazioni acustiche (la pioggia, i passi sulle pozzanghere, l'acqua), come parte integrante del brano stesso...è come se mancasse il distacco tra realtà e necessità, ben radicato invece in "Delay"...la Natura, la quiete, l'osservazione dei fenomeni, sembrano coincidere con le aspettative e le necessità della stessa Kent.


 Poi arriva "Green and Grey":
         http://music.juliakent.com/
In linea generale concordo con la recensione del The Liminal: http://www.theliminal.co.uk/2011/02/julia-kent-green-and-grey/
il punto di vista può essere duplice  e soggettivo, ossia: si tratta di osservazioni dei fenomeni naturali visti all'interno di un contesto urbano? Oppure si tratta di fenomeni naturali, visti e vissuti nel loro ambiente, con lo stupore di chi però a quell'ambiente si sente ormai estraneo?
Di sicuro c'è il fatto che il contesto Natura rappresenta una fuga dal caos, il luogo dove trovare calma e serenità, un fattore da riscoprire...il punto di arrivo di un percorso. Ma andiamo con ordine:
Julia racconta  che in effetti erano circa 3 anni che lavorava dietro a quest'album, ed il tutto nacque mentre stava registrando con Antony (suppongo l'album "The Crying Light"), in un piccolo studio poco fuori New York, praticamente localizzato nel mezzo di un bosco. Qui rimase affascinata dalla ritmicità dei suoni emessi dagli insetti (nello specifico, delle cicale), cominciò così a realizzare svariate registrazioni dei rumori ambientali circostanti, senza però avere un'idea precisa di cosa farne...successivamente, nelle brevi pause tra un tour e l'altro, ha riflettuto sul significato di quei suoni, ha riflettuto sul perchè si sia sentita allo stesso tempo affascinata, intimorita e spaesata  in un ambiente non urbano, e quindi sul suo rapporto con la Natura. Tornata dunque nella tranquillità del suo appartamento a Manhattan ha messo insieme tutte quelle registrazioni...
- L'album comincia con "Pleiades", le cicale introducono il brano che parte lento, riflessivo (a tratti mi ricorda Philip Glass nella soundtrack "The Hours")...sembra quasi l'avvicinarsi cauto e circospetto ad un mondo sconosciuto, che pian piano diventa sempre più familiare, fino ad abbandonarsi allo stupore. Resta sempre la doppia possibilità: si tratta di un'esperienza vissuta nel contesto urbano, quindi le cicale si trovano nel giardino, le stelle vengono guardate da dietro una finestra? Oppure il tutto viene vissuto in un contesto non urbano?
- "Ailanthus", (già contenuto nell' Ep "Last Day in July") , detta anche "pianta del paradiso" per via delle altezze che può raggiungere (fino a 25m di altezza), è una pianta infestante...il fatto che il brano parta con dei passi sull'asfalto e che continui con ritmo ripetitivo, che sembra quasi delineare un cerchio che si espande, mi fa percepire il lungo e lento lavoro attuato per impossessarsi di un luogo...resta poi da capire quale sia la vera "pianta" infestante...
- In "Toll", ossia il dazio, il conto da pagare sempre inteso nell'ottica della duplice visione Natura/uomo, si torna ad una classicissima Kent, il brano si apre, si sviluppa con il caratteristico intrecciarsi di loops che man mano si aggiungono, per poi tornare su stesso nella conclusione, il tutto caratterizzato da una certa cupezza...che forse lascia intendere quale sia la sua personale visione.
- Si arriva ad "Acquario"...il rumore dell'acqua ben delineato all'inizio, accompagna tutto il corso del brano in sottofondo...la Kent è capace di trasformare il suono prodotto dal suo violocello in correnti, mulinelli, cascate, le sue sonoritè sono fluide, liquide, diventano l'artificio capace di descrivere in immagini lo scorrere dell'acqua...e che si trovi in un acquario posto nel salotto di casa o si tratti di un torrente od un corso d'acqua, ha ben poco conto.
-"Tithonos", le cicale aprono ed accompagnano tutto il brano...qui rientra la mitologia greca...
la leggenda narra che Eos (amante di Titone) chiese a Zeus di donargli l'immortalità, dimenticando di richiedere anche l'eterna giovinezza. Vedendo il suo amato diventare sempre più vecchio e privo di forze, Eos ottenne che esso fosse mutato in cicala
-"Guarding the Invitations", tra i miei preferiti, con aperture da brividi ed un'eleganza senza pari. Fortunatamente si trova una sua performance su YouTube, relativa ad un live tenuto lo scorso maggio a Milano (in cui ovviamente c'ero). Il titolo che appare sul video è "Venizelos" (contenuto in "Delay), ma chiaramente si tratta di un errore, e dunque:



- Si continua con "Overlook" e grazie alla capacità descrittiva della Kent, non vi è molto da aggiungere...la vista di un paesaggio, le sue caratteristiche fin nel dettaglio (naturali e non...)
- "A Spire", ecco il capolavoro dell'album (almeno per me)! L'unico riferimento chiaro ad un costrutto umano: "spire", una torre, una guglia...a simboleggiare un po' l'orgoglio di ergersi al di sopra della Natura. Al primo ascolto sono rimasta inebetita! Ricorda molto Zoe Keating nella migliore condizione (d'altra parte anche lei era parte delle Rasputina); ok, non è certo la prima volta che Julia Kent inserisce altre strumentazioni alle sue composizioni (piccoli e vecchi sintetizzatori), ma questa volta entrano a farne parte un beat (ma leggero neh!) in sottofondo e quello che sembra essere uno xilofono (che sia poi al sintetizzatore o no, questo non lo so...). Posso dire che potrei ascoltarlo tutto il giorno senza sosta e rimarrei sempre a bocca aperta! :)
- E dunque "Missed", che io percepisco come la sensazione di estraniazione nei confronti di una realtà che non ci appartiene più. La stessa Kent dice infatti che nonostante questa sua riflessione, e nonostante essere più sensibile ed attenta ora ai fenomeni naturali, ne è comunque spaventata...intendendoli come manifestazioni molto al di sopra delle nostre possibilità e decisioni.
- "Dear Mr. Twombly"...brano più meditativo, anche questo caratterizzato dalla piccola "intromissione" di un sintetizzatore (che ricorda un po' "Fontanarossa"). Resta un po' un punto interrogativo, di Twombly conosco un pittore americano che fu capace di unire lo stile grafico del disegno, alla pittura...e dubito si riferisca a lui.
- Si giunge al finale con "Wake Low"; indicano le linee (si può dire isobare?) che delimitano le aree di bassa pressione,  che sono poi quelle più soggette a fenomeni atmosferici legati maltempo, come la pioggia ed il vento. Da l'idea di una lunga e ponderata riflessione che termina con una presa di coscienza, una nuova percezione...a terminare il brano (e quindi l'album) è lo stesso rumorio emesso dalle cicale, con cui si apre "Green and Grey"...ma giunti a questo punto, è chiaro che il significato di questo fenomeno non è più lo stesso. Dapprima si tratta di un episodio forse un po' banale, ma che suscita un certo stupore, è una scoperta...lo stupore poi stimola una riflessione che porta ad una comprensione profonda del suo significato e questa infine ad una nuova consapevolezza.

Non amo dare voti,  ne subisco già abbastanza di mio e so quanto possono essere ingiusti...ma per me Julia Kent si prende nuovamente il massimo dei voti, d'altra parte non nascondo la mia smisurata "venerazione" per lei :)
Come al solito, le mie parole a sproposito non sono minimamente in grado di lasciar intendere la reale sostanza (e  bellezza) del lavoro in questione, ed ho anche un po' l'impressione di aver qua e la sviato dall'essenzialità del suo significato...il fatto è che ci sarebbero da aggiungere parecchie "cose" su quest'album e sulla sua lavorazione che il post risulterebbe illeggibile. L'unica speranza è quella di non aver allontanato nessun dall'ascolto di questo capolavoro! :)

3.04.2011

Julia Kent - GREEN AND GREY

Finalmente ci siamo, "Green and Grey", il secondo album solista della nostra preferita (non è così? per me sì!), è ora disponibile! Non metterò alcun link per download non ufficiali, la Kent si compra, si adora e si va a vedere!...e dunque:


Io comunque aspetto mi arrivi quanto prima il cd a casa, ma intanto me lo scarico dal suo sito...e so perfettamente come passerò il mio week end, mi prenderò tutto il tempo per capirlo e scriverne una recensione quanto meno leggibile...e poi lunedì/martedì la posterò. Ora basta con tutte queste parole, pigiate play!


Buonissimo ascolto e buon week-end!
Ps: Non so come ci riesca, ma la Kent ci riesce!! Dopo il primo ascolto posso iniziare tranquillamente a dire che sono del tutto cotta, al punto che a tratti mi sono addirittura commossa con tanto di lacrimuccia. Prevedo un post lunghissimo :)

2.28.2011

DOGTOOTH, Nalle e Metal Mountains

Piccolissima parentesi: l'Academy non lo ha premiato (e strameritava la statuetta come miglior film straniero), ma DOGTOOTH è un film che va visto!


Vengo al post...Non so il perchè, ma sono in un periodo "musicalmente strambo"...ascolti assurdi, concerti assurdi...e non che mi capitano sotto mano per casualità, ma che sono proprio io ad andare a cercare! Questo week end, nell'attesa ormai insopportabile del prossimo di Julia Kent (4 Marzo), del prossimo di Baby Dee (22 Marzo) e del prossimo EP di Antony (16 Aprile), ho approfondito questi due album, che da tempo erano lì nel mio iPod:
- Il primo è "Wilder Shores of Love" del progetto Nalle, ossia la creazione di Hanna Tuulikki (spero di averlo scritto giusto!),  finlandese ma trapiantata a  Glasgow da tempo. Lei ha una voce particolare...ma particolarmente fastidiosa!...no, dai scherzo :D però pensate a quelle musichette orripilanti che si possono sentire nei ristoranti cinesi, quelle vocine stridule con tonalità esageratamente acute...ecco, ora abbinate questa vocina ad un piano, ad un violino e saltuariamente ad una chitarra che nell'insieme creano sonorità ancestrali... Mi è complicato far intendere quale sia il risultato, ma questo è il loro 3^ album, dunque ciò che ne viene fuori non deve essere poi così pessimo come posso aver fatto intendere, una prova?



- Il secondo è "Golden Trees" dei Metal Mountains, questa volta un trio di New York... Tutt'altro rispetto all'album postato sopra; pacato, raffinato, meditativo(?)...sì, forse quest'ultimo è un termine opportuno, dati alcuni riferimenti al concetto di Sacralità della Natura, tipica poi dello Shintoismo...titoli come "Silver, Sun", "Orange/Yellow", "The Golden Trees that Shade Us", mi convincono di questo. Album che trovo mooolto interessante!

Buon ascolto!!

2.23.2011

Army of Strangers

E' inutile spendere molte parole, poco tempo fa ho scritto un post un po' psicopatico a proposito dei Wires Under Tension (impossibile da riassumere in poche righe), a chi fossero piaciuti (alla fine credo tipo solo a me...), piacerà sicuramente il nuovo album di Jessica Pavone: "Army of Strangers". A dire il vero i due lavori sono agli antipodi, poco li accomuna, se non la sperimentazione e la sensazione che abbiano creato qualcosa di nuovo...cosa non da poco in un periodo in cui ci sono centinaia di gruppi/gruppetti simili, se non uguali tra loro. Forse un ascolto non facile, talvolta anche fastidioso...ma un ascolto tira l'altro e dopo poco ci si rende conto di come una strumentazione classica, possa essere perfetta anche abbinata a sonorità rock piuttosto che elettroniche.
Mi rendo conto anche del fatto che già il nome fa un po' sorridere...in realtà la Pavone è una violinista di New York,  poco nota quanto operosa...ha all'attivo una mole impressionante di album, collaborazioni e progetti paralleli da lasciare accigliati!
A me piace e parecchio...e non capendoci nulla di musica, direi sia uno degli album che più mi hanno impressionato dall'inizio dell'anno...quegli ascolti che nascono diffidenti e poi col tempo sanno convincerti fino in fondo.

In versione "acustica" con Mary Halvorson:

Buon ascolto!

2.17.2011

Quindici anni, auguri Larsen!

Questo sabato, 19 febbraio, i LARSEN celebreranno il loro primo quindicennale al Teatro Astra (sede di molti live dell'associazione MUSICA90), qui a Torino...città dove difatti è nato il progetto (cosa che più o meno continuo ossessivamente a ricordare dallo scorso luglio...con tutti gli annessi cambi di programma della serata). Parteciperanno Fabrizio Modonese Palumbo, Baby Dee, Little Annie, Julia Kent, Jamie Stewart...etc etc.
In occasione dell'evento, mi è sembrato adeguato riproporre il live "ABECEDA", registrazione del concerto del 15 settembre 2006 (sempre qui a Torino al Teatro Colosseo), ispirato alla grafica di Karel Teige...fu davvero un live straordinario e lo ricordo con una certa emozione...basta tener presente la formazione:
Fabrizio Modonese Palumbo
Julia Kent
Baby Dee
David Tibet
Johann Johannson
Paolo Dellapiana
Roberto Maria Clemente
Marco il "bue" Schiavo


Il link sopra è relativo alla registrazione audio, ma dell'evento fu registrato un DVD (che non saprei come caricare, e date le dimensioni  non credo di poterlo uploadare da qualche parte), ma a questo ha in parte ovviato YouTube (canale dell' Important Records)

Oppure è possibile reperire tutto direttamente dal sito dell'etichetta Important Records:
http://www.importantrecords.com/releases/imprec129_release_page.htm

2.15.2011

Antony ci è cascato un'altra volta! :)

Ogni tanto Antony sembra avere la necessità di prestare la sua voce in brani ad elevato tasso di tamarraggine...è capitato nel 2008 con il progetto "Hercules and Love Affair" che tutti conosciamo bene dato l'enorme successo riscosso, ci si ricorda soprattutto il brano "Blind", ma nello stesso album aveva messo la voce nei brani "Rease Me Up", "Easy", "Roar" e "You Belong" ed il connubio è da dire, è davvero ben riuscito; è succeso con i Brooks nel 2004 per "A Little Bit of Time", nel 2006 con i My Robot Friend per il brano "One More Try"...ed ora con i MEN, formazione nata da JD Samson, membro del progetto Le Tigre. La canzone s'intitola "Who I Am to Feel so Free" ed in realtà si tratta di un rifacimento del brano in questione, dato che la versione originale è questa (avviso: tremendo il pezzo quanto il video-clip! Solo per i più ostinati...):


Qui sotto potete ascoltare in streaming il brano con la voce di Antony:
Qui invece, il download (sempre la versione con Antony): http://www.mediafire.com/?2xn1cv0tc7dj2c8

Comunque non c'è che dire, anche nelle partecipazioni più tamarre, Antony fa sempre la sua figura! 

2.14.2011

Matteah Baim in uno strano ma funzionante connubio

Come segno di civiltà, è vero, avrei dovuto partecipare anche io alla manifestazione di ieri (tra l'altro qui a Torino l'adesione è stata altissima, 100'000 partecipanti su una popolazione che conta poco più di un milione di residenti!!), però dopo più di 5 mesi di fermo, data la frattura del piatto tibiale mi è stato dato il via per tornare a correre 2/3 volte a settimana e per tornare a fare snowboard, dunque nel week end ne ho approfittato...anche se con risultati molto scarsi...
Per fare snowboard ho sempre trovato che la musica perfetta sia quella dei Boards of Canada, ascoltare brani come "Dayvan Cowboy" o "1969" ti porta in un'atmosfera irreale già di per se, è come se questi due musicisti riuscissero ad illustrare in musica riflessi di luce e trasformarli in suono, il suono della luce che si riflette sulla neve, sull'acqua, su una superficie lucida...irreale sì, ma se potessimo percepirne il suono, secondo me sarebbe questo.
Invece ieri nel tragitto in auto mi sono trovata a  parlare, con il mio amico Davide, di Matteah Baim, ed una volta arrivati su, dato che era da un po' che non l'ascoltavo, ho pigiato play sul mio iPod scegliendo lei. E' stato altrettanto irreale, la sua voce pacata, soffusa, le sue melodie lente e profonde, insomma, la sua musica si è perfettamente abbinata allo scorrere veloce della discesa, all'ingombranza dell'abbigliamento, al fruscio della neve ad ogni curva...un'esperienza.
Sicchè, data la poca notorietà:
Matteah Baim nasce come artista visiva, pittrice, oltre che musicista;  forse è più nota sotto nome del progetto "Metallic Falcons", nato dalla collaborazione con Sierra Casady (CocoRosie) nel 2006, insieme pubblicarono un solo album "Desert Doughnuts", ebbe anche una certa eco...tra l'altro ci collaborò anche Antony nel brano "Nighttime and Morning", di cui loro aprirono svariati concerti. Nel 2007 pubblica il suo primo album solista "Death of the Sun", resta piuttosto sconosciuta ma la critica comunque la elogia e parecchio definendola una delle nuove promesse del folk; nel 2009 pubblica "Laughing Boy", album ispirato dall'omonimo libro del 1929, premio Pulitzer di Oliver La Farge...anche in questo caso la critica la premia accostandola a figure come Anne Briggs...ma comunque resta tutt'ora un'Artista di nicchia...è un peccato!

 
LAUGHING BOY (password: omote)

DEATH OF THE SUN (password: omote)

2.07.2011

Una bellissima presa per il culo!

(Ringrazio Davide per la dritta e per il link)
Non credevo trasmettessero ancora Top of the Pops...pensavo fosse ormai un programma defunto data la sua inutilità e bruttezza, invece... Sta di fatto che i Verdena hanno accettato l'invito per la puntata di sabato scorso, ed a questo punto verrebbe facile pensare "ecco, anche loro si sono svenduti per un po' di pubblicità" (fino ad un certo punto insomma, dubito gli spettatori di questo "eccellente" programma di Musica...con la maiuscola neh!:D...abituati ad ascoltare Katy Perry o Fabri Fibra, si possano spingere così in alto), invece niente paura, i Verdena non si sono smentiti affatto ed alla performance in playback imposta dal programma, hanno risposto così:

Anche se si tratta di una di quelle piccole soddisfazioni che poi tanto non portano a nulla, sono stati ugualmente Meravigliosi!! :)

2.04.2011

Maya Beiser plays "Kashmir"...

Maya Beiser è una violoncellista israeliana, suona decisamente molto più classica paragonata ad artiste come Julia Kent, Zoe Keating o chessò per fare un altro esempio di quella "generazione" più avanguardistica e sperimetale, Hildur Gudnadottir ed in certa parte Owen Pallett, ma anche lei non si fa mancare un approccio sperimentale. Per chi ama il violencello, sa che è considerata una dei maggiori talenti dello strumento in questione; ha collaborato con Philip Glass per le musiche di "Naqoyqatsi" (parte della triade "Qatsi" di Godfrey Reggio), con Brian Eno, ha composto diverse soundtrack, ha suonato come solista in posti come l'Opera House di Sydney, il Lincoln Center, il Barbican...
Fino al 2005 non sapevo chi fosse (seppur il violoncello è sempre stata una delle mie passioni), poi la mia partner (che il violoncello lo suona), mi ha portata a vederla al Lingotto qui a Torino per il MiTo e poi nel 2007 a Milano (quelle rare volte che arriva fin qui in Italia) e rimasi a bocca aperta, rapita, senza parole...e soprattutto perplessa! Comunque, il maggio scorso (2010) è uscito il suo ultimo album "Provenance" (l'ho solo in formato fisico, quindi non posso caricarlo qui), che contiene anche una sua cover di Kashmir (sì, proprio quella dei Led Zeppelin), che trovo davvero eccellente. Non sapevo però che nel luglio scorso fosse stata ospite per WNYC broadcast, ed avesse eseguito tra le altre cose, appunto anche Kashmir, poi stanotte bazzicavo su YouTube e mi sono imbattuta sul video della performance e sono rimasta senza parole...e di nuovo perplessa! Colpita dalla sua performance e dalla sua interpretazione...che dire, un tantino esagerata!?! così eccola qui sotto:

Non potendo caricare l'album (e non credo si possa trovare in download da qualche blog), qui sotto la sua ospitata alla WNYC , che include una mini-intervista e qualche brano live:

 P.S. Quando scrivo di essere perplessa mi riferisco a questo suo atteggiamento e look davvero sobri!! ahahah :D

1.31.2011

I fili sotto tensione illuminano la Scienza

Faccio un piccolo prologo che mi aiuta ad arrivare al punto di questo album (meraviglioso!):
E' capitato, da studentessa di Medicina, di trovarmi nella situazione in cui si ha la sensazione che manchino dei passaggi fondamentali, dei collegamenti che permettono di connetere più fattori ad uno specifico meccanismo che correla una patologia ad un determinato gene, ad una determinata proteina, ad un determinata trasduzione cellulare del segnale; passaggi mancanti che se trovati permetterebbero di creare dunque dei network per cui si potrebbero connettere patologie e sintomatologie apparentemente molto diverse e "lontane" tra loro e circoscritte nella loro decorrenza, ad un unico fattore che invece le lega, una proteina, dunque un singolo tratto  del DNA che le accomuna.
 Così più volte nella storia della Medicina questi network sono stati definiti, nel mio stesso percorso di studi spesso mi sono trovata nella situazione in cui un "topo di laboratorio con spiccate doti intellettive" (togliendo le spiccate doti intellettive, la mia figura poi è quella, la classica occhialuta...!), abbia scoperto questo punto mancante, smentendo o rivoluzionando le conoscenze precedenti...ma il fatto più importante è che, legandosi queste conoscenze precedenti, non portano ad un punto di arrivo, ma ad un punto di partenza per scoperte future, che a loro volta potranno smentire anche l'ultimo passo compiuto. Non è affascinate questo punto?
Questa è l'essenza di "Light Science", esordio del duo Wires Under Tension; abbozzi, intuizioni , consapevolezze, nozioni sparute ed a volte presunti punti saldi trovano un collegamento, si sommano, si combinano e così facendo, uniti insieme trovano un nuovo senso, una nuova consapevolezza, proprio ciò che si riflette nella forma e nella sostanza di quest'album...questi frammenti sommati trovano un nuovo senso che li integra in un concetto significativo e che può essere un apri-pista  per un percorso futuro ben delineato, ma incognito, poichè ancora privo di precedenti. Così sonorità scollegate tra loro: un classicissimo violino, dei classici fiati che danno anche una sensazione un po' "epica", una disarmonica batteria, ed attualissime sonorità elettroniche si combinano tra loro armonicamente, dando come  risultato un "qualcosa" di non ancora definibile; neo-classica, post rock, psicadelia, sperimentazione, avanguardia connesse tra loro come potranno essere definite?

Lo stesso è avvenuto più volte nella storia della Scienza, quando campi di applicazione differenti, dapprima ognuno per la sua strada tanto da decidere di individualizzarsi, hanno capito, mettendo da parte un po' di inutile orgoglio e scetticismo, della necessità di unirsi... Combinandosi poi le due parti, oltre alle conoscenze, si sono abbinati anche i metodi d'indagine, si sono ampliati i rispettivi orizzonti...e così sono nate la biochimica, le biotecnologie, le scienze della mente, la bioinformatica...etc, etc. E con la stessa procedura e con lo stesso spirito nasce questo progetto, che forse come unico appiglio "passato" ha qualcosa dei Boards of Canada...anche forse un po' l'intento di applicare una formazione scientifica, o più semplicemente una semplice passione per la Scienza, alla musica. 

Questa è una "recensione" decisamente disturbata, che probabilmente poi ha anche molto poco senso, ma è ciò che mi ha trasmesso questo album...insomma, così è come suonano questi "Wires Under Tension":

Io li trovo eccellenti!

Qui
Buon ascolto!

1.28.2011

Dez Mona leave me speechless!

La scorsa notte, data la mia insonnia, vagavo come al solito su YouTube, tra una performance radiofonica di Joan as Police Woman e l'altra, tra qualche "vecchia" performance di Diamanda Galas, ho guardato se c'era qualche nuovo caricamento a proposito dei Dez Mona...ho trovato una loro cover di "Four Women" (sì, proprio quella di Nina Simone!)...al chè non si può che pensare "e vabbè, ora esagerano, addirittura Nina!" (avevano già coverizzato Bob Dylan con "I Shall Be Released", con un risultato incredibile)...ma bastano i primi 90 secondi per capire che Gregory Frateur e compagni non vogliono affatto strafare...la questione è che ne sono perfettamente all'altezza!:

 e qui sotto "I Shall Be Released":

Certo Frateur ha spesso degli abiti che lasciano di stucco, anelli d'oro al mignolo, e si muove in maniera goffa improvvisando balletti improbabili, però la sua voce lascia a bocca aperta. Li ho visti live la scorsa estate, dopo circa un anno da quando li ho ascoltati la prima volta, e mi hanno davvero incantata!
Così, ho preparato (sempre durante la mia notte insonne che dura usualmente fino alle 4.00/4:30), una piccola playlist (8 brani per 50Mb) solo di loro versioni live, cover e non...:


  1. Carry On
  2. Four Women (Nina Simone)
  3. Blue Girl
  4. Lack of Love
  5. I Shall Be Released (Bob Dylan)
  6. Trial 
  7. Who Knows here the Time Goes (Sandy Denny)
  8. Blue Girl ("slow" version)




Ho creato una playlist YouTube dove sono inseriti i video da cui ho tratto i files audio, qui:

1.26.2011

Shara Worden live in Studio 360

Non è ufficiale, ma forse già nel corso del 2011, o per l'inizio del 2012, uscirà il nuovo album di Shara Worden (My Brightest Diamond), almeno questo è quel che ho inteso da un suo post su twitter pubblicato alla fine di novembre:
http://twitpic.com/38n27a arranging new songs! Finally!!!
http://twitter.com/zosima/status/6109762689171456

La tesi sembra essere avvalorata dal suo mini-set + intervista del 21 Gennaio per Studio 360 (WNYC broadcast) che include un inedito "We Added it Up" di cui sotto il video della performance relativa:


E qui (ora che ho scoperto come inserire i player mp3, ne abuso :)!), l'intero set+intervista:

Oppure il download qui: http://audio.wnyc.org/studio/studio012111a.mp3
Buon ascolto!

1.25.2011

Larsen, cambio di programma...

Parecchio fa, credo fosse Luglio, scrissi a proposito dei due live che si sarebbero dovuti  tenere il 18 e 19 febbraio qui a Torino: "Hymns of Oblivion", una raccolta di inediti di William Basinski, a cui avrebbero partecipato anche Little Annie con Baby Dee, Julia Kent, Palumbo...insomma, i Larsen.
Cambio di programma, la data del 18 febbraio è stata eliminata e William Basinski non ci sarà (arghh!!). Lo show del 19 Febbraio sarà dedicato al quindicennale dei Larsen, con un live diviso in 3 parti:
Aprirà Baby Dee con un set solista per piano e voce, poi i Larsen suoneranno integralmente, ed in anteprima assoluta, “Cool Cruel Mouth”  e quindi seguirà un set retrospettivo con line up allargata ai loro amici e collaboratori più stretti: la stessa Baby Dee, Jamie Stewart (di Xiu Xiu ed in quanto tale con i Larsen per i dischi ed i concerti in collaborazione a nome "XXL") e Julia Kent (violoncellista del gruppo sin dal 2003, e parallelamente parte dei Blind Cave Salamander con Palumbo e Paul Beauchamp, nonchè del progetto "Parallel 41" con Barbara de Dominicis...poi vabbè, lo sappiamo mooolto bene...parte degli Antony & the Johnsons ed anche solista...chapeau alla Kent!!).
Adoro il progetto Larsen (racchiudendo molti dei musicisti che più amo...David Tibet, Julia Kent, Baby Dee, Basinski, Palumbo), li ho visti svariate volte (essendo la formazione originaria proprio di Torino), ma ricordo in particolare il live che fecero al Teatro Colosseo (sempre qui a Torino) nel 2006, di cui fu poi pubblicato il Dvd e la registrazione audio dell'evento...da quel momento in poi fu ammmore totale...:



1.24.2011

Su Vogue.it...Joan Wasser!

E' arrivato il giorno, finalmente oggi esce "Deep Field" di Joan as Police Woman...sperando mi arrivi il vinile quanto prima in giornata, di rincasare stasera e trovarlo sulla scrivania, pronto per essere messo sul giradischi, condividendo come sempre il primo ascolto con chi inspiegabilmente mi sopporta da troppo.
Intanto, con un certo stupore Vogue.it, che bisogna dire ultimamente ha dato parecchie soddisfazioni, pubblicando video-interviste alle CocoRosie, ad Antony, articoli su Joanna Newsom etc etc...ha realizzato una video intervista proprio per promuovere il nuovo album di Joan as Police Woman...certo che l'attenzione è rivolta più al suo look che alla sua musica...ma va bene ugualmente! Potete vederla qui:
http://www.vogue.it/people-are-talking-about/musica-teatro-cinema/2011/01/joan-as-police-woman
E colgo l'occasione per ricordare che farà tappa a Milano il 3 Marzo, concerto a cui non mancare!

Buon ascolto!

1.22.2011

Finalmente Joan con "The Deep Field", fin a quando resta...

E' ufficialmente iniziato a circolare su parecchi blog, d'altra parte l'uscita è attesa per il 24 (lunedì)...ma prevedo che entro breve il link verrà inattivato, dunque lesti! :)
Non spendo una parola sull'album, dato che per ascoltarlo attendo la mia copia in Lp che dovrebbe arrivarmi a giorni, poi credo sarò un fiume di parole adulanti :)
Non voglio sembrare (ma tanto lo sono) di parte, ma sospetto sarà uno degli album che più mi piacerà nel corso del 2011 (insieme al prossimo di Julia Kent, al prossimo di Baby Dee, al prossimo di My Brightest Diamond...un anno al femminile!).

Buon ascolto! :)

1.21.2011

Playlist 2010 (ed una "piccola" aggiunta al fondo del post: "Wretches & Jabberers")

 Con estremo ritardo, la mia playlist del 2010...che avevo già pronta da inizio dicembre, per poi rendermi conto che per mettere i brani nell'ordine che volevo in una cartella compressa, dovevo convertire tutti i file m4a (acquistati da iTunes o da Cd), in mp3...ciò ha richiesto più tempo del previsto.
Originariamente erano 25 brani, ma siccome il giudizio delle due persone a cui ho fatto ascoltare tutto il malloppo è stato netto: "è pesantissimo!!", ho cercato di ovviare togliendone uno ("Truce" degli Hangin Freud). L'intenzione è di sequenziare i brani in modo logico, non sempre ci sono riuscita, ma almeno nella mia mente un filo conduttore esiste...
(lo so, una copertina più brutta di quella che ho realizzato non è immaginabile, ma le mie doti grafiche difettano molto :D)

                                
  DOWNLOAD  

Tracklist
1 Early Julia Kent & Joalz
2 I See the Sign Sam Amidon 
3 Everything is New Antony & the Johnsons    
4 Grylukvaedy Valgeir Sigurdsson 
5 Gallows CocoRosie 
6 Caramel John Grant
7 Grunt Tube Blue Water White Death
8 Swanlights Antony & the Johnsons
9 Passenger Aleph in Name Current93 
10 In this Shirt The Irrepressibles
11 Your Good Arm Inlets
                                            12 Good Intentions Paving Co. Joanna Newsom                                            
13 Returnal Oneohtrix Point Never (Antony's version) 
     14  The Sadists Jeffrey Luck Lucas
15 Hallucinations from my Poisonous German Street Kaki King
16 Suitcase Man Hjaltalìn 
17 Suspensions Julia Kent 
18 Trattato sulla Natura delle Stelle per Voce ed Harmonium Palumbo/Tomasini 
19 Because You're Gone Little Annie 
20 Split Head Picastro 
21 Learning Perfume Genius
22 The Devil and I (part 1) Lone Wolf
23 Unheard of Hope Baby Dee 
                                                                                    24 The Last Bird Zoe Keating

E poi vengo alla "piccola" aggiunta (la chiamo così, non certo per sminuirla!). Antony ha messo la sua parte nella colonna sonora del docu-film "Wretches & Jabberers", diretto da Gerardine Wurtzburg; un progetto volto a far riflettere a proposito dell'approccio comune nei riguardi delle persone diversamente abili...solitamente uno sguardo colmo di pena e compatimento, atteggiamento che spesso poi provoca in queste persone, mancanza di fiducia in se stesse e mancanza di dignità... Il documentario infatti mostra non le debolezze, ma le capacità e le loro competenze, senza voler impietosire lo spettatore. Comunque, il brano in collaborazione con J. Ralph, s'intitola "Killingly Hard", è molto minimale, la voce di Antony, una chitarra classica ed un violoncello (ma agli strumenti non c'è nessuno dei Johnsons); potete ascoltarla qui sotto (sperando di aver fatto tutto correttamente):
Comunque, per scaricare l'intera soundtrack (che include Devendra Banhart, Vashti Bunyan, Ben Harper...) dato che è molto piacevole, eccola qui (in m4a...formato iTunes):
http://www.fileserve.com/file/ECECfaE/J. Ralph - Wretches & Jabberers Soundtrack by J. Ralph Featuring Various Artists (iTunes Plus).rar
Buon ascolto! :)