4.03.2012

Una busta con interni fucsia e dettagli fluorescenti...

1) - GROUPER "VIOLET REPLACEMENT"
Ultimo post tappabuchi prima di ripartire con cadenza regolare e soprattutto con nuovi ascolti.
Non sto a riprendere tutto il discorso Grouper/Liz Harris, tra l'altro recentemente approfondito qui: omote-no.blogspot.com/2012/03/liz-harris.html , ma piuttosto rimando direttamente all'ascolto di "Violet Replacement", sua ultima uscita anche se di fatto si tratta di una raccolta di registrazioni e field-recordings non proprio di recentissima fattura, e che sono state oggetto di rivisitazioni e re-interpretazioni nel corso delle sue recenti date live tra Torino-Ravenna-Milano.
Che abbiate avuto modo di andarla a vedere (esperienza affascinante), oppure no...ecco Qui.




2) - Più o meno un anno fa, in questo periodo, scrissi un post che giustamente definii come "orrendamente autocelebrativo", ma tant'è...era questo qui: http://omote-no.blogspot.it/2011/04/un-biglietto-dalla-danimarca.html
...e nel corso dei mesi successivi in attesa del concerto non feci che angosciare con il binomio Antony (verso cui non nascondo una particolare predilezione che si nota anche dal numero di post a lui dedicati...)/Copenhagen (città in cui mi trasferirei all'istante).
Anche quest'anno mi tocca tornare nuovamente al post "orrendamente autocelebrativo...capitolo 2" :)...è vero che per il prossimo tour estivo purtroppo non sono previste date danesi, ma dopo varie indecisioni e ripensamenti ho optato per la data a Parigi del 3 Luglio (se solo fossero state comunicate prima Stoccolma e Molde...argh!!). Quella meravigliosa sala da concerti che è la Koncerthuset verrà sostituita dalla ben più antiquata e meno affascinante Salle Pleyel...tuttavia, posso dire di essere piuttosto contenta lo stesso!! :-D
Comunque va fatta notare la differenza nell'estetica dei biglietti:
sobrietà e minimalismo danese vs busta con interni fucsia e dettagli fluorescenti (kitschissima!!) :)


Buon ascolto! :)

3.30.2012

Vespers

REDHOOKER "VESPERS"
Sebbene ho avuto modo di ascoltare un po' di nuove uscite molto interessanti (Carter Tutti Void "Transverse", Espval/Jakobsons/Szelag "Improvisations for Strings and Electronics", Danny Norbury "Bluebeard" e Sachiko "Anro" che mi ha mandato in fissa), di cui approfondirò più avanti, mi prendo ancora del tempo andando a ripescare nel passato, ma non troppo dato che si tratta di un album uscito nel 2010. "Vespers", secondo lavoro dei Redhooker, dopo l'Ep "The Future According to Yesterday", pubblicato nel 2007. Quartetto di New York che combina post-rock con elementi orchestrali...una delle tante evoluzioni che la "musica da camera" ha intrapreso da qualche tempo, ne sono un esempio positivo i Balmorhea od il progetto Esmerine (costola Godspeed you Black Emperor!), i Clogs, Deaf Center, Rachel's...etc etc. Anche se bisogna dire che questo lavoro è molto più quieto. Alla chitarra elettrica, ponderata con estrema grazia e che non cerca di sovrastare la parte orchestrale, suona Stephen Griesgraber degli Slow Six, ai violini (ben 3), Ben Lively, Maxim Moston, ed Andie Springer ed al clarinetto Peter Hess. Non aggiungo altro
Qui.

Buon week-end! :)

3.28.2012

Puzzle Muteson live@Paradox

Approfondirò la prossima settimana con più calma, ma intanto per restare in tema di approcci femminili al drone, lascio il link diretto a "The Owl" di Félicia Atkinson:
http://feliciaatkinson.bandcamp.com/album/the-owls-cs-wunderkammer

Qui sotto invece, un live di 30 minuti circa registrato giusto un paio di settimane fa al Paradox (NL), con Puzzle Muteson accompagnato dall'ensemble olandese Lunapark. Tra l'altro "Bells" è un inedito.
Tracklist:
1. Water Rising
2. Alphabet Eyes
3. Perspex Disguise
4. En Garde
5. Flamingo Head
6. I was Once a Horse
7. Bells



Buon ascolto! :)

3.27.2012

Recollected

Dato il periodo povero di uscite interessanti, a cui si somma una mia mancanza di tempo, torno in un certo senso al passato ma soffermandomi comunque su una recente pubblicazione di inediti:
HOOD "RECOLLECTED"
Degli Hood, è vero, ho scritto più e più volte sia in maniera diretta che indiretta...gruppo di Leeds fondato dai fratelli Chris e Richard Adams, a cui negli anni si sono alternati svariati membri rotanti...etc etc (per la biografia andate ai post a loro dedicati in precedenza...).
Nulla di nuovo, come già anticipato, ma un mesetto fa la Domino Records ha publicato il cofanetto a fianco, una raccolta che non intende rivisitare completamente la discografia degli Hood, tenendo conto che nel corso degli anni hanno pubblicato ben 9 album e 17 tra singoli ed EP...ma piuttosto s'incentra sulla loro produzione dal 1998 in avanti, anno in cui sono entrati a far parte dell'etichetta. Un box che contiene 6 CD, di cui 4 sono full-lenght ben noti:
- "Rustic Houses, Forlorn Valleys" del 1998;
- "The Cycle of Days and Season" del 1999;
- "Cold House" pubblicato nel 2001;
- "Outside Closer" uscito nel 2005.
Gli altri due CD contenuti nel box contengono invece una raccolta di singoli dal 2001 in avanti, ed una pubblicazione di brani postumi ad Outside Closer e mai rilasciati prima.
E' da precisare che comunque non si tratta di una raccolta commemorativa, nonostante la lunga pausa di fatto gli Hood non si sono sciolti ed a quanto pare ci si potrebbe aspettare nuove uscite in futuro.
...comunque il box, pubblicato in 500 copie è esaurito! :) Ma il tutto, lo stesso...Qui.

Guardando un po' più in la comunque c'è da aspettarsi la rivisitazione completa dell'album del 1970 "Desertshore" di Nico, ad opera di Cosey Fanni Tutti e Chris Carter (Throbbing Gristle)...!!! (la notizia richiede effetti grafici sproporzionati!), a cui parteciperà anche Blixa Bargeld, poi un nuovo singolo delle CocoRosie a giugno, e poi come ampliamente riportato ieri...

Sigur Rós - Ekki múkk from Sigur Rós on Vimeo.

Buon ascolto!! :)

3.23.2012

Megapuss "Surfing"

Dopo tutto il carico di drone e tinte fosche che hanno caratterizzato buona parte degli ultimi post, è arrivato il momento di adeguarsi alla stagione primaverile. Tralasciando per un momento le nuove uscite discografiche, che sembrano vertere di regola su mood più cupi, sono andata a ripescare un album uscito qualche anno fa.

MEGAPUSS "SURFING"
Un po' perchè Devendra ha fatto perdere tracce di se, e qui si spera che dopo 3 anni di pausa abbia pronto abbastanza materiale per un nuovo album, ed un po' perchè la copertina stessa, opera di Lauren Dukoff, suggerisce che questo è un lavoro ben lontano da qualsiasi paturnia esistenziale e tratto malinconico.
Megapuss non è che un progetto parallelo che ha dato origine unicamente a questo album uscito nel 2008 e che molto probabilmente non avrà alcun seguito; progetto che vede riuniti oltre a Banhart appunto, Greg Rogova (Priestbird), personaggio che oltre a condividere un'essenza freak con Devendra, con lui aveva già collaborato all'album Cripple Crow, nonchè averlo accompagnato spesso in tour, ed il batterista dei The Strokes, Fabrizio Moretti.
"Surfing" è composto da 14 brani ovviamente freak-folk, caratterizzati dalla solita capacità di Devendra di saper coniugare melodie mai troppe ricercate o comunque mai interessate a particolari virtuosismi, a testi nonsense, folli e stravaganti a cui però si unisce il naturale tratto nostalgico della sua voce...un mix immediatamente riconoscibile.
A proposito di testi assurdi, bisogna citare "Duck People, Duck Man", brano che inevitabilmente porta a scuotere la testa chiedendosi cosa avessero in mente quando l'hanno scritto, od ancora "A Gun on his Hip and a Rose on his Chest", un concentrato di "fuck in the asshole" diretto un po' a tutti, anche a se stesso, e "Adam & Steve", invece un miscuglio di tutto capace di riprendere con un assolo di chitarra elettrica anche "Careless Whisper" degli Wham! :)  Si discostano da questo "fancazzismo", almeno nelle intenzioni, invece la title-track "Surfing", ricca di atmosfere oniriche ed elementi strumentali, "Sayulita", brano di 7 minuti che ruota attorno pochi accordi di chitarra e piano, ed "Another Mother" che suona un po' come una ninna-nanna. Qui

Un po' di sano "cazzeggio", ogni tanto ci vuole, no? :)

Buon week-end!! :)

3.19.2012

Digressions

GREG HAINES "DIGRESSIONS"
Terzo album del compositore e polistrumentista inglese (piano, violoncello), dopo "Slumber Tide" uscito nel 2006 e la successiva composizione per quintetto d'archi, organo, piano e componenti elettroniche, dal titolo "Until the Point of Hushed Support" uscito nel 2010.
"Digressions" è un album realizzato in due fasi, dapprima un lavoro di ensemble con un' orchestra costituita da giovani studenti, in un progetto volto ad indagare su nuove forme sonore nel tentativo di prevedere come la musica classica evolverà nel futuro. Esperienza da cui sono originate una serie corposa di registrazioni che sono servite ad Haines poi come base strutturale per elaborare una costruzione sonora capace di fondere la parte orchestrale alla componente elettronica...fusione appunto, una naturale evoluzione quasi a voler suggerire quale sia la sua visione personale sul futuro della Classica. 
Album composto di 5 tracce che si sviluppano in 57 minuti attraverso continue fluttuazione d'intensità emotiva (di cui "Caden Cotard" è l'esempio che più si fa notare), sfumature di toni e stratificazioni di elementi che gradualmente vanno a sommarsi. Idea ben resa nella realizzazione della copertina, una sovrapposizione di elementi che danno l'effetto ottico di completarsi l'un l'altro.
L'insieme ha un senso spettrale, malinconico ed indefinito, non sembra seguire un percorso preciso, sebbene il senso di continuità riesce a riunire l'intero album, le singole tracce traggono ispirazione da più suggestioni; "Caden Cotard" trae spunto dal personaggio interpretato da Phillip Seymour Hoffmann nel film del 2008 "Synecdoche, New York", per "Azure" invece, un po' il perno attorno cui l'intero album ruota, Haines dice che ha avuto origine in una mattina invernale, la prima mattinata di cielo limpido dell'anno, in cui l'effetto un po' dimenticato a causa della stagione, del sole che illumina ogni superfice, rende l'atmosfera irreale, se non artificiale. Sicchè, lasciando la finestra aperta ha cercato di assorbire parte di quel momento e di convertirlo in musica.
Alla realizzazione di "Digressions" hanno partecipato altri artisti che come Haines vivono a Berlino, quindi Peter Broderick, Dustin O'Halloran per la sezione al piano ed Iden Reinhart, meglio nota come Strie, per quanto riguarda la parte al violino. Qui


Buon ascolto! :)

3.14.2012

Telo bianco

Null'altro che uno dei video realizzati dal pubblico presente lo scorso 26 Gennaio al concerto-evento "Swanlights", evento commisionato dal MoMA e che si è tenuto al Radio City Music Hall (N.Y.), per cui gli Antony and the Johnsons si sono esibiti accompagnati, come ormai consuetudine, da un'orchestra sinfonica diretta da Rob Moose.
Per una volta, non è tanto la voce di Antony o l'esecuzione orchestrale di "Her Eyes are Underneath the Ground" a colpire (e nemmeno la maleducazione del pubblico che parte con l'applauso senza attendere la fine del brano), ma piuttosto l'effetto scenico, semplice quanto bellissimo:

3.12.2012

Perfume

PERFUME GENIUS "PUT YOUR BACK N 2 IT"
Il motivo principale che mi ha portata a rimandare per più di un mese il post riservato a questo album era legato al fatto che, dopo aver scritto una lunghissima "recensione", mi trovavo in assenza di un video relativo ad una performance dal vivo da inserire (come d'abitudine), sicchè quell'insieme di parole confuse ed inutili non avrebbe avuto alcun senso!
La Blogotheque, ha ovviato a questa lacuna pubblicando invece qualche giorno fa i due video poco sotto, sicchè, bastano da soli per rendere l'idea dell'album.
Riassumo dunque cercando di essere breve e di poche manfrine, proprio come Mike Handreas (Perfume Genius) che nel suo album di esordio uscito nel 2010 "Learning" (di cui scrissi qui), in soli 29 minuti era riuscito ad esplorare il suo trauma dato da un'esistenza complicata, segnata da abusi, molestie, dipendenze e pensieri suicidi. Ci riuscì senza troppe macchinazioni e senza avvalersi di orchestrazioni ad enfatizzare facilmente i toni languidi, ma soltanto con il suo piano, qualche sintetizzatore di poco conto, effetti eco e soprattutto grazie alla sua voce espressiva quanto pacata e timida, capace di esaltare il senso di inquietudine e disperazione. Il risultato fu un album volutamente poco curato, poco arrangiato ed infiocchettato, ed era proprio questo aspetto a colpire maggiormente, la capacità di Handreas di trasmettere con tale intensità le sue angoscie nonostante la scarsità di elementi.
Era difficile pensare ad un seguito all'altezza dell'esodio, più facile immaginare che il suo modo di esprimersi si sarebbe arricchito di elementi cercando forzatamente di imbellire il suo lavoro, a far sì che il suo tratto di unicità venisse meno...un aspetto esile, dolce, un'intimità sonora in qualche modo prossima a quella di Antony Hegarty e testi crudi per via degli argomenti trattati, che invece lo portano più vicino ad un soggetto come Jamie Stewart (Xiu Xiu).
Put Your Back N 2 It"
è un album che resta fedele a "Learning" per molti aspetti, certo il suono si è impreziosito di qualche elemento acustico e di un suono più nitido e pulito, ma Handreas è stato capace di mantenere il suo tratto di unicità legato ad un intimismo composto da elementi sonori scarni e privi di picchi emozionali o facili ruffianate. I temi sono relazionati in minor modo alle sue paure, ma non per questo meno cupi ed angoscianti, per "Awol Marine" Handreas si è ispirato ad un home-made video di tipo hard in cui uno dei partecipanti ammette che ciò che sta facendo è dovuto all'esigenza di raccimolare soldi per permettere alla moglie di curarsi, in "Floating Spit" si parla di dipendenza da droghe, in "Dark Parts" di abusi e violenze fisiche, in "Take me Home" del disperato bisogno di essere raccimolati da qualcuno pur di essere amati, mentre in "17" considerato un po' come la lettera di un suicida, esprime il totale disgusto e disprezzo per se stesso non risparmiandosi paragoni crudi e squallidi. Non mancano anche però piccoli accenni che si riferiscono ad aspettative per il futuro...anche se lontano! :)
E con questo concludo, anzi, mi sono dilungata fin troppo!!



Buon Ascolto!! :)

3.08.2012

Liz Harris

Come preannunciato riprendo il discorso Liz Harris, musicista di cui ho già parlato a proposito del suo recente progetto condiviso con Jesy Fortino sotto nome Mirroring, ma questa volta invece dedicando un post a lei come solista, ossia come Grouper; e non perchè la mia è una fissa improvvisa, ma piuttosto perchè c'è un motivo ben preciso...ed il motivo è che la Harris tra qualche giorno ci grazierà con 3 date. Grouper infatti suonerà 
-il 17 Marzo al Bronson a Ravenna; 
-il 19 marzo a Milano allo Spazio Concept;
-il 20 (per me comodamente), qui nella mia Torino al Blah Blah in via Po. 
La performance che porterà è intitolata Violet Replacement, e si tratta di una sonorizzazione di registrazioni su nastro e loops realizzati dalla Harris per per il New York's Issue Project Room, che verranno processate e mixate dal vivo. Lo spazio fisico, l'architettura del locale e le suggestioni del momento saranno poi i fattori reali di ispirazione...dunque, ognuna delle tre date sarà una performance unica e specifica solo per quel luogo.

Dunque, con un minimo di biografia, volevo anche riproporre i suoi due (o tre...) album più recenti, in modo da fare un ripasso e magari per qualcun altro, ascoltarla per la prima volta ed avendo ancora qualche giorno a disposizione, decidere poi di andare a vederla live (anche perchè non è che venga da noi poi così spesso!!).

Cresciuta in California, non lontano da San Francisco, da genitori aderenti ad una delle comunità di
Gurdjieff, (da cui il nome Grouper), Liz Harris come già accennato, è una musicista che ama sperimentare avvalendosi di field-recordings, sonorità droniche, riverberi, distorsioni, muovendosi tra noise ed electro-acustica, ma contrariamente all'idea di freddezza che questo tipo di approccio musicale solitamente evoca, il progetto Grouper ha in se invece la rara capacità di ammorbidire ed ingentilire anche questo tipo di sonorità sfruttando una naturale duplicità, capace di integrare a queste una parte vocale che colpisce per la sua delicatezza, e momenti ambient che acustici che conferiscono alla sua musica un'atmosfera onirica o comunque di poca lucidità mentale, riprendendo in qualche modo appunto le tesi di Gurdjieff.
Pubblica nel 2005 il suo primo album omonimo "Grouper" e nel 2006 "Way Their Crept on Free Porcupine", nello stesso anno collabora con gli Xiu Xiu in "Creepshow", a cui poi sono seguite collaborazioni con Inca Ore, Jorge Boehringer e recentemente con gli Animal Collective (...che io detesto come pochi altri...l'emicrania è assicurata!!).
Nel 2008: DRAGGING A DEAD DEER UP A HILL
Album che segna la svolta della Harris, passando da sonorità legate strettamente alla componente caotica e confusa del drone e del noise, alle  già accennate atmosfere oniriche ed eteree impreziosite da echi ed effetti delay che assumono persino i tratti della melodia. Un lento fluire in spazi dilatati di nenie inquiete e spettrali che si muovono tra tonalità cupe e momenti tanto aggraziati dalla pacatezza della sua voce capace di intrecciare finemente il susseguirsi di soundscapes, che il tutto procede senza bisogno di alcuno slancio emozionale. 


Nel 2011 pubblica il doppio album "A.I.A." (acronimo di ABYSSUM ABYSSUM INVOCAT), diviso così:
-DREAM LOSS  parte più spettrale, cupa che riflette e si concentra sul concetto di spazio fisico nella sua tridimensionalità, la vastità di un oceano ed il senso di vuoto che può evocare, l'oscurità di una caverna sotterranea, il silenzio della campagna o di un deserto, come quello del Chihuahua, tra il Texas ed il Messico, da cui Grouper ha tratto ispirazione per la realizzazione di entrambe le parti. In particolare si è soffermata nella località di Marfa, dove parebbe che di  notte si vedano strane luci fluttuare in cielo seguendo traiettorie inconsuete...(magari Giacobbo ha fatto uno speciale a riguardo... controllerò!). (QUI)

-ALIEN OBSERVER include brani più recenti e continua la riflessione più terrena che si ritrova in Dream Loss. Quasi come un'emersione dalle profondità terrene si passa allo spazio aereo, agli addensamenti nuvolosi e si prosegue fin oltre la nostra atmosfera terrestre indagando la superficie lunare e da lì, la vista sullo Spazio (quello con la S maiuscola).
Sicchè a questo punto si potrebbe pensare magari di andare un giorno a Marfa, ed aspettare di vedere queste luci "misteriose", ascoltando entrambe i due capitoli "A.I.A."....(QUI)

Dimenticavo anche che nel 2010 Liz Harris ha pubblicato "DIVIDE", libro che raccoglie disegni e collages da lei realizzati ed un DVD di visuals ed immagini in contrasto che hanno accompagnato molti dei suoi show...ma comunque non lo trovereste più disponibile, in quanto qualsiasi vinile e pubblicazione Grouper sono in edizione extra-limitata.
Vabbè, allora buon concerto! :)



...e soprattutto buon Ascolto! :)

3.05.2012

yMusic live@WNYC

E' necessaria una pausa da tutte quelle sonorità "rumorose" e sperimentali a cui ultimamente sto dando più spazio, e dunque, prima di riprendere con Liz Harris (Grouper), volevo dedicare nuovamente, dopo aver già parlato del loro album d'esordio "Beautiful Mechanical", un po' di spazio al progetto yMusic. Orchestra di sei elementi formata da musicisti ben noti per le loro collaborazioni (Antony & the Johnsons, My Brightest Diamond, Valgeir Sigurdsson, Nico Muhly, Bon Iver, Sufjan Stevens etc etc), ossia:
Rob Moose (come sappiamo benissimo!!) al violino, Nadia Sirota alla viola, CJ Camerieri alla tromba e corno francese, Hideaki Aomori al clarinetto, Clarice Jensen al violoncello, ed Alex Sopp al flauto. 
Lo scorso 29 gennaio, invitati da radio WNYC, hanno eseguito live 3 brani "A Paper, a Pen, a Note to a Friend" di Shara Worden, "Clearing, Dawn, Dance" di Judd Greenstein e "Proven Badlands" di Annie Clark (St. Vincent).
Lascio qui sotto in streaming audio l'intera puntata (brani più intervista):

Ma il live è stato anche interamente filmato, e qui sotto le esecuzioni dei brani:
"A Paper, A Pen, a Note to a Friend" by Shara Worden


"Clearing, Dawn, Dance" by Judd Greenstein


"Proven Badlands" by Annie Clark (St. Vincent)


Buon Ascolto e buona visione!! :)

3.02.2012

Foreign Body

Basta assentarsi una settimana che d'improvviso si trovano uno dietro l'altro, solo dischi interessanti. Rimando ancora per un paio di post dunque Perfume Genius, perchè quando si tratta di collaborazioni tra donne che sperimentano drone/ambient/folk acustico e minimalismo, io do la massima priorità! :)
MIRRORING "FOREIGN BODY"
La collaborazione in questione è data dall'incontro tra Liz Harris, musicista/sperimentatrice di Portland, pratica in fatto di drone/noise/electro-acustica, più nota con il suo progetto solista "Grouper" e per aver collaborato anche con gli Xiu Xiu, e Jesy Fortino (che prima di questo album non avevo mai avuto occasione di ascoltare), cantautrice folk di Seattle, ed anch'essa più nota con il suo progetto solista "Tiny Vipers".
Come scritto da più parti, nel loro debutto come Mirroring "Foreign Body" non ci sono tracce di sovrapposizione delle sonorità dell'una piuttosto che dell'altra, ma sembra essere un progetto nato con l'idea di integrare i due flussi in maniera equivalente cercando di creare una corrente a se, ed allo stesso tempo ben contraddistinta. Insomma, una profonda intesa tra le due. Questo atteggiamento lascia sperare che Mirroring non si tratti soltanto di un incontro "casuale" destinato a concludersi dopo questo primo lavoro, ma piuttosto di un nuovo percorso che la Harris e la Fortino vogliono portare avanti insieme (speriamo!!).
"Foreign Body" è composto da sole 6 tracce, che procedono dilatate e come un flusso acustico continuo, in cui un brano è la naturale continuazione del precedente. Trovano spazio in un perfetto equilibrio, drone eterei, sonorità evocative ed ipnotiche, riverberi che si sviluppano morbidamente seguendo l'idea della ciclicità della Natura (tema sempre più ricorrente nel contesto della musica sperimentale), e che si muovono tra atmosfere più calde e luminose e momenti invece più freddi e desolanti...rimanendo comunque in un range fortemente introspettivo e legato a riflessioni melanconiche. ...e sarà che mi ricordano tanto la mia cara Matteah Baim, ma questo disco, sì, mi piace eccome!! Qui
L'album uscirà il 19 marzo.

Non lascio nessun video o audio-streaming della combinazione Harris/Fortino, ma piuttosto una traccia delle due come singole parti....e poi sulla Harris scriverò di più nel prossimo post, perchè è una di quelle che mi piacciono proprio, ma non avendo fatto uscire nulla recentemente non ho avuto occasione di approfondire...
Liz Harris

Jesy Fortino


Buon week-end e buon Ascolto!! :)

Torno, torno...

...e lui sarà tra i primi:

2.20.2012

Breve congedo

Data l'imminente incombenza di un esame/valutazione da me piuttosto temuta, mi concedo una breve pausa (di una settimana). Mi è sembrato opportuno dunque congedarmi con due che sono senz'altro più nerd di me!

Wires Under Tension - Mnemonics in Motion / Сказал, Сказала from (((unartig))) on Vimeo.


...intanto buon ascolto!! :)

2.17.2012

Woven Tide

Nell'indecisione se approfondire o meno tutta quella mole di album interessanti usciti ultimamente (Perfume Genius, Shearwater, Xiu Xiu, Soap&Skin...), tenendo conto che si tratta di lavori comunque decisamente più mainstream, forse non avrebbe molto senso trovare ribadito anche qui quello che è già stato scritto in centinaia di altri siti e blog ben più organizzati. Mi concentro invece sul "solito" album sperimentale (...ormai  genere ben assodato), che in un certo senso prosegue il discorso delle collaborazioni d'eccellenza di cui si era già trattato in precedenza, tra cui A Winged Victory for the Sullen, Hauschka & Hildur Gudnadottir, The Boats, Alva Noto & Ryuichi Sakamoto, Ben Frost & Daniel Bjarnasson, Human Greed e mettiamo in elenco anche Basinski con Moston, oltre a quelli che ora mi sfuggono...
Tra l'altro poi, l'album in questione mi piace decisamente molto (ma molto-molto), e mi ha bloccato un po' gli altri ascolti...
FROM THE MOUTH OF THE SUN - "WOVEN TIDE"
Il progetto From the Mouth of the Sun, coinvolge il musicista di Gothemborg Dag Rosenqvist (noto con lo pseudonimo Jasper TX, con cui però è bene ricordare che ha chiuso definitivamente), pratico di drone, ambient ed elettronica, ed il polistrumentista (violoncellista e chitarrista) Aaron Martin.
La loro prima collaborazione musicale è da riportarsi al 2008, quando Rosenqvist (come Jasper TX), stava lavorando alla realizzazione dell'album "The Black Sun Transmissions"; dopo aver ascoltato Martin nel progetto "Cello Recycling/Cello Drowning", esperimento molto affascinante condiviso con MachineFabriek, inizialmente commissionato per la sonorizzazione di un'installazione in una galleria d'Arte (un giorno dovrò approfondire anche qui), chiese il suo contributo per il brano "Weight of Days". A questa primo avvicinamento seguirono numerosi scambi di idee e numerosi scambi di registrazioni tra i due, ma la nascita di From the Mouth of the Sun è da riportarsi al 2010, quando il temibile vulcano islandese Eyafjallajokull (pronunciarlo è impossibile!!), decise di risvegliarsi violentemente provocando quella colossale colonna di fumo e cenere che oscurò l'Islanda (ricordo delle fotografie bellissime scattate ai cavalli biondi islandesi impolverati dalla patina grigiastra), e bloccò il traffico aereo in tutta Europa. Rosenqvist rimase fermo in Olanda, trovando tempo per lavorare su delle registrazioni di chitarra elettrica fornitegli da Martin, da cui ha avuto poi origine il brano "Like Shadows in an Empty Cathedral" che in alcune sfumature iniziali ricorda un po' Basinski nei Disintegration Loops, ed il brano "The Skin Drinks Light that has Passed Through Leaves". Il risultato di una una lunga lavorazione avveuta spesso a distanza è "Woven Tide", album composto da 8 tracce più un remix di "Pools of Rust" realizzato da Danny Saul, che si sviluppa come una contrapposizione finemente legata di elementi acustici, quindi un violoncello, pianoforte, organo, voci corali, trombone e corno francese, ed elementi "sintetici", quindi distorsioni, chitarra elettrica, field-recordings e la ricerca di un suono sporco utilizzando l'effetto polveroso del vinile. 
L'apertura dell'album spetta a "The Crossing", breve intro che riproduce l'effetto di un'orchestra sinfonica quando accorda gli strumenti prima di iniziare un concerto, per poi passare a brani di più lunga durata, "Pools of Rust", "Color Ross"(traccia utilizzata anche come parte della soundtrack per "Remember Me, My Ghost" di Ross McDonnell e Carter Gunn), "A season in Waters" e la già citata "Like Shadows in an Empty Cathedral", sviluppate in un continuo crescendo ponderando con cura  la parte strumentale che la parte elettronica, riflettendo sui lenti cambiamenti della natura e sulla sua ciclicità.

Dag Rosenqvist uscirà nei prossimi mesi con un altro album frutto di un'ennesima collaborazione, questa volta con Johan Winther (Tsukimono), in un progetto chiamato The Silence Set.


Lascio qui sotto "Woven Tide" in streaming:
 



...oppure Qui
Buon Ascolto!! :)

2.10.2012

Oscuro candore

MIREL WAGNER - "MIREL WAGNER"
Nota praticamente soltanto entro i confini finlandesi fino a pochi giorni fa, Mirel Wagner con merito e senza ruffianerie, s'intende, si sta pian piano affermando anche a livello europeo, non raccogliendo altro che critiche più che positive per l'uscita del suo album di debutto dal titolo omonimo "Mirel Wagner". Album la cui uscita è  prevista per marzo, anche se in Finlandia è uscito nel corso del 2011, e per la cui promozione è già partita in sordina con il suo primo tour che purtroppo però non giungerà in Italia...non c'erano mica dei dubbi, no? :)

Per aggiungere qualche nota biografica: la Wagner è nata in Etiopia ma poi presto trapiantata in Finlandia, dove all'età di sette anni si è avvicinata alla musica dapprima con il violino, per poi passare verso i 13 anni alla chitarra. Nota nei locali di Helsinki e dintorni, ha avuto la fortuna di trovare l'appoggio di un giornalista musicale, il quale mediante alcune conoscenze le ha permesso di registare il suo primo album senza dover passare per etichette discografiche. Album che ha registrato per intero in soli 2 giorni, inserendo inizialmente 12 brani, poi ridotti ai 9 della versione definitiva.
Come scrivevo all'inizio, data la potenzialità dell'unione di una semplicissima chitarra acustica e di una voce particolare nella sua malinconia sussurrata, soprattutto per via del fatto non ci si aspetterebbe una voce del genere da una ragazza che ha soltanto 23 anni, avrebbe potuto sfruttare le due componenti per fare l'ennessimo disco incentrato su tematiche trite e ritrite (soprattutto patetiche), come l'ammmore, le pene d'ammmore, l'ammmore perduto...(e via discorrendo fino a sprofondare al coma diabetico), invece la Wagner ha scelto vie decisamente più interessanti, legandole in un sottile gioco di contrasti.
9 brani per 31 minuti, al primo ascolto quel che colpisce è l'efficacia del suo minimalismo, la sua voce sussurrata, pacata al punto che non sovrasta mai la parte strumentale,malinconica ed a tratti piuttosto incline a cantilene infantili, accompagna l'unico elemento strumentale del disco, una semplice chitarra acustica e null'altro. Le due componenti si uniscono in melodie che danno sì l'idea di essere riflessioni oscure, ma che non si sbilanciano certo in una chiara drammaticità.
Al secondo ascolto invece, prestando attenzione anche ai testi si scopre che Mirel Wagner ha incentrato il suo lavoro decisamente più su ciò che è morto e decadente rispetto a ciò che è vivo e pulsante; testi che con un certo candore raccontano di corpi in via di decomposizione, madri che abbandonano i propri figli, morte, disperazione, ossa, necrofilia, annegamenti, incubi notturni, fino al brano che personalmente preferisco "No Hands" un motivetto carino e spensierato che ritrae la giornata gioiosa di bambino che va in bicicletta...sole, vento e velocità, e questa sua fissa di non tenere le mani sul manubrio per far vedere quanto è bravo alla propria madre (odioso!)...ovviamente la pagherà cara!! :) Anzi, lascio il link con tutti i testi dell'album: http://www.bonevoyagerecordings.com/component/content/article/103
Qui

"JOE"

"NO DEATH"
Buon ascolto!! :)

2.06.2012

Viaggio sulla Luna

 Il progetto prende inizio nella prima metà del 2011, quando la Fondation Groupama Gan e la Fondation Technicolor, attive entrambe nella salvaguardia e nella promozione del patrimonio cinematografico, invitano gli AIR a comporre la soundtrack di accompagnamento per la versione restaurata del film (per noi spettatori di oggi si tratta in realtà un cortometraggio, dati i suoi 14 minuti di durata), "Le Voyage Dans la Lune" di Georges Méliès. Film muto e in bianco e nero (poi successivamente colorato a mano), del 1902 che vanta il merito di essere la prima trasposizione su pellicola di una storia di stampo fantascientifico e che contiene tra l'altro i primi tentativi di effetti speciali nella storia del cinema. Senz'altro anche per chi non lo ha visto per intero (su youtube si trova facilmente...), l'immagine a fianco scelta per la copertina album, è abbastanza familiare...ma forse è ancor più (tristemente) familiare per essere stata l'ispirazione del clip "Tonight, Tonight" degli Smashing Pumpkins...
Come noto, gli AIR in precedenza avevano già composto interamente la soundtrack per "The Virgin Suicides" di Sofia Coppola continuando il (meraviglioso) sodalizio anche per  i suoi successivi "Lost in Translation" e "Marie Antoinette", ed avevano composto anche la musica di accompagnamento per versione audio di "City" dello scrittore Baricco.
Ben altra responsabilità è però dover musicare un film così storicamente importante come "Le Voyage Dans la Lune", sapendo tra l'altro di avere soltanto 21 giorni a disposizione perchè la commissione del Festival di Cannes ha deciso di proiettare già nel corso dell'edizione scorsa ('11) la versione restaurata ed accompagnata dalla soundtrack...la proiezione ha avuto il pieno consenso, ed è stata successivamente presentata anche al MoMA di New York.
Si spera magari di riuscire a vederlo su grande schermo in qualche rassegna anche da noi, nel frattempo ci si può fare un'idea del contrasto musica elettronica applicata ad un film di 110 anni fa, dal DVD che accompagna l'album in uscita domani.
L'album è il risultato dell'ampliamento del progetto, portato a 31 minuti di durata aggiungendo brani con la collaborazione degli Au Revoir Simone per Seven Stars e di Victoria Legrand dei Beach House per il brano Who I Am Now?, cercando di riprendere l'idea di artigianalità e scarsità di mezzi con cui è stato realizzato "Le Voyage dans la Lune". Gli strumenti sono sì tutti suonati dal vivo, ma non si tratta affatto di un lavoro lo-fi ed improvvisato, ma di un album in linea con tutti i precedenti lavori degli AIR, curato in ogni punto e decisamente raffinato.
Ho letto svariate recensioni del disco per cercare di farmi un'idea obiettiva dato che ho sempre trovato gli AIR decisamente affascinanti e creativi, e mi ha stupita leggere ancora una volta questo insensato ribadire che Moon Safari è stato il loro lavoro più incisivo...nonostante siano passati 14 anni! Nulla di più odioso ed inutile che leggere e sentire continui riferimenti a lavori passati considerandoli come punti di paragone per tutto ciò che viene realizzato successivamente...
L'album si può sentire per intero in streaming su NPR:
http://www.npr.org/2012/01/24/145761308/first-listen-air-le-voyage-dans-la-lune?ps=mh_fl
...oppure Qui

Buon ascolto! :)

2.03.2012

With Endless Fire

ILYAS AHMED "WITH ENDLESS FIRE"
Originario di Karachi (Pakistan), ma poi trapiantato presto negli USA, Ilyas Ahmed è un chitarrista folk-drone-sperimentale, che ha all'attivo ha diversi album da solista, la maggior parte di questi concentrati tra il 2005 ed il 2006 (ben 4 in soli due anni), a cui è poi seguito "The Vertigo of Dawn" nel 2008 e nel corso dell'anno successivo il più noto "Goner"....a cui è seguita una pausa fino a quest'ultima pubblicazione "With Endless Fire", lasso di tempo in cui comunque ha prestato la sua collaborazione con tali Grouper. E' un musicista capace di unire in musica  le sue origini asiatiche alle influenze folk e sperimentali acquisite poi in età più adulta. C'è da dire che le seconde prevalgono nettamente sulle prime; presenti anche solo a livello ritmico o poste in secondo piano, comunque le due parti si amalgamano in maniera efficace, caratterizzando il suono.
"With Endless Fire" è stato totalmente scritto e registrato a Portland, creandocosì come per i precedenti lavori, melodie costruite con l'alternarsi di chitarre elettriche e chitarre acustiche (elemento centrale), a cui si sommano un harmonium, batteria, basso e la sua voce soffusa e delicata. L'umore è piuttosto cupo, difatti i temi che ne hanno ispirato la realizzazione sono la memoria e la perdita, che si riflettono in brani piuttosto dilatati in cui si fanno spazio distorsioni, lunghi passagi drone, e momenti ossessivi, ma alternati comunque con buon senso a brani invece più rilassati, meno angosciosi e persino delicati.Qui



Buon ascolto e buon week-end!! :)

2.02.2012

Abbassamento crioscopico

Neve da tre giorni, strade e marciapiedi come lastre di ghiaccio, temperature polari, viabilità in tilt, e la tristezza che la visione di tutto questo bianco genera... Però mi è venuto in mente questo:

2.01.2012

Restilyng facciata

È sempre lo stesso spazio web, si continuerà a parlare di musica, sperimentazioni sonore, violoncelliste :) e cianfrusaglie varie, quel che è cambiato è soltanto l'header (l'immagine della testata) del blog. Per questo devo ringraziare tantissimo ancora una volta Giancarlo (che ha realizzato anche la copertina della playlist '11), e che in questo caso ha saputo rendere l'idea della duplicità caratteristica delle maschere Omote...da cui deriva il nome di questo spazio web, affascinato dall'unione tra strumentazioni classiche e sonorità "sintetiche" legate alla "fredda" tecnologia, elementi apparentemente contrastanti che però spesso dimostrano invece di essere due antimeri speculari di una stessa faccia.
La maschera Omote pur essendo un oggetto statico e definito, può assumere espressioni differenti, dal triste al felice, dall'arrabbiato al sereno, dal riso al pianto, e questo solo variando il suo grado di inclinazione e quindi la quantità di luce che va a riflettersi su di essa. Non esiste dunque una percezione corretta sul suo stato d'animo, e su cosa voglia esprimere, la percezione è solo in funzione dell'angolazione da cui la si sta guardando.
Vabbè...meglio passare in fretta al prossimo album vah! :)

1.30.2012

Luci d'Agosto

Prima di passare doverosamente al lavoro in uscita di Perfume Genius "Put Your Back N 2 it" (ossessione da cui non riesco a distaccarmi), volevo completare il filone degli ultimi post:
DANNY NORBURY 
Musicista già accennato in precedenza in merito alla sua collaborazione al recente album dei The Boats "Ballads for the Research Departement", e per aver preso parte alla compilation omaggio al compositore Erik Satie "Erik Satie et les nouveaux jeunes", Danny Norbury è un violoncellista di Manchester che oltre le varie collaborazioni, ha pubblicato due lavori da solista :
- Dusk nel 2007
- Light in August nel 2009
A suo modo è anche lui un violoncellista sperimentatore, difatti si avvale di laptop, loops, field-recordings e collabora con formazioni dal taglio più elettronico, tuttavia nella sua musica è difficile riuscire a cogliere un' indole di ricerca/sperimentazione sonora, quanto più una maggiore affinità a ciò che più quietamente rientra nella musica neo-classica.
In "Light in August" il violoncello suonato da Norbury si fa accompagnare da un pianoforte, con cui costruisce progressivamente melodie malinconiche e riflessive che procedono con una certa linearità senza mai eccedere in tratti oscuri e claustrofobici, e tanto meno senza mai slanciarsi in momenti d'effetto. Si ha un po' la sensazione che l'ispirazione e che il tema centrale che sviluppa le tracce siano ricordi malinconci e nostalgici che riemergono nella luminosità accesa di agosto, che riesce così ad attenuarne la carica drammatica. Il tratto di unione classicità del violoncello/sperimentazione elettronica seppur sottile, riesce comunque ad emergere nel brano che chiude l'album "The Night is For You and for Me", creando un effetto ipnotico e dispersivo che se curato anche nel resto dei brani avrebbe sicuramente dato un contributo notevole alla riuscita dell'album.
Musicista elegante e molto piacevole...tuttavia, non per una questione di sessismo, ma personalmente continuo a preferire le colleghe violoncelliste...riescono a trasmettere più profondità sotto il profilo emotivo ed estetico...

Buon ascolto!! :)

1.26.2012

"Les Nouveaux Jeunes"

ERIK SATIE & LES NOUVEAUX JEUNES
Finalmente sono usciti un bel po' di album interessanti (Perfume Genius, Xiu Xiu, Ilyas Ahmed, From the Mouth of the Sun, ed un ottimo EP di tali MayMay), verrà il loro momento, ma per adesso volevo indicare questo album (in realtà doppio), uscito nel corso del 2011.
"Erik Satie & les Nouveaux Jeunes" è una compilation di brani ispirati al pianista e compositore francese Satie (tra l'altro considerato come un precursore del minimalismo), si tratta di rivisitazioni delle sue più note "Gymnopédies" e "Gnossiennes", e di brani che traggono soltanto ispirazione dai suoi componimenti. Non si ha a che fare con un compilation classica, bensì sperimentale dato che i suoi brani vengono rivisitati sotto chiavi elettroniche, drone, ambient, ma anche strumentali da 32 artisti diversi, che spaziano tra pianoforte, violoncello, chitarre elettriche, sintetizzatori, laptop, chitarre acustiche, archi e field-recordings. Tra gli artisti che hanno aderito a questo tributo: Dustin O'Halloran, Hauschka, Max Richter, The Boats e Danny Norbury (entrambi citati nel post precedente), Julia Kent, Peter Broderick, Rachel Grimes, ed Astrid. Come detto si tratta di un doppio album, quindi qui e qui.
Difficile scegliere quali brani scegliere, per questioni affettive vi posto questi:




Buon Ascolto!! :)

1.23.2012

The boats

...con l'oscuramento del sito megaupload sono andate perse gran parte delle playlist, nonchè l'ultima riassuntiva del 2011...quest'ultima la caricherò nuovamente su qualche altro sito file hosting, per quelle passate, invece, lo farò su richiesta.

THE BOATS - "BALLADS OF THE RESEARCH DEPARTMENT"
Qualcosa mi suonava familiare nell'ascolto di questo album (tra l'altro il primo che mi è capitato sotto mano dei The Boats), e con stupore questa sensazione di déjà-vu ha trovato riscontro quando informandomi a riguardo, ho letto che uno dei componenti di questo progetto è Craig Tattersall, ex membro degli Hood (gruppo di Leeds per cui ho sempre avuto un debole, e di cui ho scritto qui), ed uno dei musicisti che ne hanno preso parte è il violoncellista Danny Norbury, di cui scriverò nei prossimi post per questioni di pari apportunità...dato che si parla sempre di violoncellistE! :)
"Ballads of the Research Department" è credo il 4° album dei The Boats, inizialmente un duo formato da appunto Craig Tattersall ed Andrew Hargreaves (Tape Loop Orchestra), a cui nel tempo si sono aggiunti svariati collaboratori, ed in quest'ultimo lavoro oltre al già citato Danny Norbury, anche la vocalist giapponese Cuushe e Chris Stewart.
Il titolo stesso mette di fronte ad un contrasto che si riflette anche nelle sonorità e nelle sperimentazioni che caratterizzano l'album, dunque l'idea strumentale ed un po' datata delle classiche ballate e l'idea di artificiosità, tecnologia, elementi freddi che trasmette la scienza. Sintetizzatori, strumentazioni contemporanee, laptop, batterie elettroniche, sonorità ambient e post-rock che si uniscono, si alternano e si susseguono con coerenza a strumentazioni classiche, nel caso, un violoncello, un pianoforte ed archi.
Quattro brani dai tempi piuttosto dilatati, ciascuno dura più di 10 minuti, ma non si ha mai a che fare con estenuanti drone, suoni glitch e distorsioni di qualsiasi tipo. E' un album dal forte approccio sperimentale e complesso nelle sue alternanze, ma comunque giocato su melodie che non danno una sensazione di freddezza, tutto al contrario sono pacate, meditative e nel loro insieme hanno una certa componente emotiva. Ogni brano ha una sua evoluzione, è diviso in più momenti distinti, mutevoli a tal punto che ciascuno sembrerebbe includere almeno 3 tracce differenti.
Per dare un'idea della mutevolezza, in "The Ballad for Achievement"si ha a che fare nei primi 5 minuti con loops che si sommano tra loro, a tratti basinskiani con il loro effetto "lontananza", effetto che man mano si dissolve complice il vento che le trascina più in prossimità e che ne ripulisce i suoni fino a rimuoverne il fruscio e dare spazio ad un violoncello che subentra con estrema delicatezza, per poi svanire lasciando spazio ad una batteria elettronica e suoni più indirizzati al dub, ed ancora riapparire sommandosi a questi elementi sul finale. "The Ballad for the Girl on the Moon" si apre con un intro pianoforte-violoncello a cui poi si aggiungono sintetizzatori che andranno sostituirli per poi dare spazio a tutti gli elementi riuniti creando una melodia che si aggancia alla precedente per mutare nuovamente  negli ultimi (bellissimi) 3 minuti del brano. In "Ballad of Indecision" si aggiunge la voce delicata ed affascinante quanto piuttosto inquietante di Cuushe, che canta in giapponese su quella che sembra una rivisitazione (che poi muterà nuovamente, ovvio), dei 3 minuti finali del brano precedente, che ritornerà a più riprese durante il suo corso, fino a lasciar spazio alla componente esclusivamente artificiale che chiuderà l'album così come si è aperto.
Difficile rendere l'idea di tutte queste alternanze a parole, tuttavia si tratta di un lavoro decisamente raffinato e che necessita un ascolto attento seppur non si tratti di un album poi così complesso ed estenuante da ascoltare. Qui
The Boats - Ballads of the Research Department - The Ballad for Failure (excerpts) (12k) by pdis_inpartmaint
Buon Ascolto! :)

1.19.2012

Emma Ruth Rundle

Bisogna ringraziare nuovamente Giancarlo, che in un periodo di torpore musicale (ma prossimamente uscirà il nuovo di Perfume Genius ed il nuovo di Shearwater), ha saputo consigliarmi quest'ottima musicista qui sotto, protagonista del post in duplice veste:
EMMA RUTH RUNDLE "ELECTRIC GUITAR 1"
Musicista nativa di Los Angeles, chitarrista di un gruppo prog-metal chiamato "Red Sparowes" (no, non fanno decisamente per me...), e componente di un altro progetto musicale, "The Nocturnes" (di cui sotto invece si approfondirà), che lasciando perdere il metal  e tutte le sue diramazioni (che non conosco e non voglio conoscere), invece si dedica a sonorità folk-rock un po' depresse, dunque con qualche accenno slowcore.
"Electric Guitar Vol. 1", uscito nel 2011, è il suo album di esordio come solista, e come la Rundle scrive sul suo bandcamp, si è sviluppato nel 2010 durante le sei settimane di tour Europeo con i "Red Sparowes". Passando quindi un mucchio di tempo sul pulmino tra una tappa e la successiva, ha tratto ispirazione dal susseguirsi di paesaggi che poteva scorgere attraverso il finestrino, per comporre con una chitarra elettrica, improvvisazioni di stampo ambient.
Le improvvisazioni si sono poi trasformate in 6 tracce che compongono l'album. I brani hanno continuità ed coerenza tali che nell'insieme danno l'impressione di essere fusi insieme in  un'unica traccia audio, in cui si alternano momenti puramente ambient e persino melodici, a distorsioni caotiche e momenti drone.
Beh, aspettiamo il Vol. 2!
Non lascio il link...basta digitare il suo nome per trovarne, ma lascio il suo bandcamp: 






THE NOCTURNES "AOKIGAHARA"
(Sapevo che la mia passione per il Giappone un giorno mi sarebbe stata utile, oltre che per il nome di questo blog).
Mentre il Monte Fuji nello Shintosimo è considerato un luogo sacro, tanto da essere considerato meta di pellegrinaggio, la foresta di Aokigahara (detta anche Jukai), situata alle sue pendici, è considerata invece un luogo infestato da "spiriti" ed "energie negative"...non è un luogo ospitale questo sì, è ricca di grotte vulcaniche, formazioni rocciose taglienti, e la sua traduzione suonerebbe come "mare di alberi", quindi un luogo in cui la vegetazione è piuttosto fitta, un luogo umido e buio. Forse proprio l'intrecciarsi di queste caratteristiche ha fatto sì che fin dall'antichità la foresta di Aokigahara sia considerata un luogo ideale per suicidarsi, tanto da venire anche appellata come "la foresta dei suicidi", date le decine di corpi che vengono ritrovati ogni anno tutt'oggi. In tal proposito, giusto qualche settimana fa anche il sito vice.com ha riportato il fatto, proponendo un documentario interessante:
http://www.vice.com/it/vice-news/aokigahara-suicide-forest-v3
Mentre nell'epoca "nobile" del Giappone, quella dei ronin, il suicidio prevedeva un rituale specifico in cui la parte estetica  aveva un ruolo di primaria importanza, oggi gli aspiranti suicidi sono più che altro "hikikomori" (post-adolescenti e non...), che non riuscendo a ritagliarsi un posto nella società, si isolano del tutto serrandosi in casa rifiutando qualsiasi tipo di relazione interpersonale, a questi si sommano poi anche i disoccupati a causa dalla crisi economica (e sappiamo tutti quanto il lavoro in Giappone sia alla base della propria dignità ed onore). I metodi più comuni oggi sono l'avvelenamento o l'impiccagione...spesso affidandosi ai consigli di volumi come "Il Manuale del Suicidio Perfetto" di Tsurumi...
Ben altra cosa era invece il Seppuku, il rituale del suicidio adottato dai samurai volto a preservare l'onore ed il prestigio. Avveniva con dinamiche molto precise ed aveva anche funzionalità estetiche: prevedeva il taglio del ventre (considerato come la sede dell'anima), che doveva avvenire da sinistra verso destra, e con un coltello tantō (il trattino raddoppia la vocale), oppure con una spada corta. Il samurai doveva compiere il gesto da inginocchiato, premendo a terra con le dita dei piedi, evitando così che il corpo si sbilanciasse e cadesse all'indietro invece che in avanti (sarebbe stato un tremendo disonore!).
Fin qui la tecnica è condivisa con il più noto Hara-kiri, invece il Seppuku (decisamente più onorevole), prevedeva anche il taglio della testa attuato quasi contemporaneamente allo sventramento. Il compito della decapitazione spettava alla persona più fidata e vicina al suicida, infatti doveva calibrare così bene il tempo da non permettere che il viso del samurai avesse il tempo di contorcersi in espressioni di dolore in seguito al suo sventramento! :)
Esisteva anche una variante femminile riservata soltanto alle mogli dei samurai, detta Jigai, che prevedeva invece il taglio della gola (mirando alla vena giugulare esterna...e dato il calibro e la portata immagino il fiotto di sangue che doveva partire...), sempre utilizzando un coltello tantō, e cosa fondamentale, i piedi dovevano esser legati in modo tale che il corpo restasse in posizione seduta, o se nel caso fosse caduto, comunque si sarebbero evitate posizioni disonorevoli per una donna...mah! :)
Ho svarionato un po', comunque, l'album parla ovviamente di morte, ma lo fa senza troppi patemi e senza atmosfere eccessivamente e scontatamente cupe. E' un viaggio ed una riflessione attraverso le tappe canoniche della vita di ciascuno, "The Cradle" ossia la culla, "The Road", "Craving" ossia il desiderio, "Love"... Nessuno brano prevale sugli altri, il tutto procede con la stessa intensità e sullo stesso livello. Emma Ruth Rundle contribuisce oltre che con la chitarra, anche con la sua voce che dona un chè di etereo a tutto il lavoro.
"Aokigahara", è il secondo album dei The Nocturnes, progetto nato nel 2007 inizialmente formato soltanto dalla Rundle e Dave Clifford, a cui si sono aggiunti Julian Rifkin e Paris Patt, con la pubblicazione nel 2008 dell'EP "Wellington" e nel 2009 del primo "A Year of Spring" (che consiglio di andare a ripescare).
L'album è scaricabile in via del tutto gratuita sul loro bandcamp:



Buon ascolto!! :)

1.17.2012

Post per i mici!

Prima di tornare domani con altri album, posto una notizia che purtroppo ho appena appreso e che amando i gatti (ed avendone due), mi ha fatto sudare freddo.
La Procura di Torino ha aperto un'inchiesta riguardo la distribuzione di alimenti per animali, dato che sono state riscontrate in alcuni tipi di scatolette per gatti, alte percentuali di arsenico che avrebbero comportato il decesso di numerosi mici.
Le scatolette incriminate arrivano dalla Thailandia...uno pensa, eh be'?...invece si scopre che la Thailandia è uno dei principali produttori di alimenti per animali, specie quelli contenenti crostacei, molluschi e pesci.
La marca, o le marche interessate non sono ancora state diffuse, tuttavia facciamo attenzione!
Per saperne si più vi rimando a questo blog specifico per i mici: http://ilmiogattosicuro.wordpress.com/2012/01/17/occhio-alla-scatoletta/

1.10.2012

The Broken Man

E' opportuno premettere che sebbene nel corso della carriera artistica musicale di Matt Elliott si possano facilmente distinguere due differenti identità stilistiche e soprattutto sonore, l'umore oscuro e paranoico dei suoi lavori non ha subito variazioni, rimanendo un punto costante e centrale della sua espressione.
E' un artista che emerge a metà '90 nella scena di Bristol sotto pseudonimo "Third Eye Foundation", progetto dedito alla sperimentazione industrial ed elettronica, portato avanti con costanza fino al 2001 pubblicando 6 album, prima di una lunga pausa durata fino al 2010, interrotta con la pubblicazione di "The Dark". E' bene ricordare che da questo lato più sperimentale sono nate molteplici collaborazioni , tra cui "Crescent", "Amp", "Flying Saucer Attack" e più recentemente la partecipazione al progetto "This Immortal Coil".
In questo caso però ci interessa la seconda parte artistica di Matt Elliott (che prende il suo vero nome), elaborata a seguito di un voluto isolamento nelle campagne francesi, dove approfondendo differenti forme di  cantautorato europeo ha maturato un aspetto compositivo influenzato sia dalla musica classica (aspetto percepibile dall'utilizzo sottile di archi e pianoforte), che dalla musica elettronica dai tratti minimali e talvolta ambient, inserita con cura e parsimonia, sviluppando una forma personale di folk oscuro che si distingue per la sua eleganza.
La prima pubblicazione come Matt Elliott risale al 2003 e s'intitola "The Mess We Made", a cui segue la trilogia "Songs", composta dagli album "Drinking Songs", "Failing Songs" ed "Howling Songs", trilogia che esplora il profondo tormento dell'animo umano in relazione all'inadeguatezza con i ritmi e l'alienazione del mondo contemporaneo.
Siccome è un brano che mi ha sempre colpita, vuoi anche perchè fa parte dei miei studi ed all'epoca della sua uscita stavo seguendo il corso incentrato sulle relazioni medico-paziente  e le dinamiche di comunicazione della diagnosi/terapia, mi soffermo un attimo su "The Kubler-Ross Model", contenuto in "Howling Songs" e che ben fa capire il grado di cupezza di Elliott:

in campo medico/psichiatrico e soprattutto nella psico-oncologia il modello Kubler -Ross indica le 5 fasi che caratterizzano l'elaborazione del lutto, quindi le dinamiche mentali che si alternano nel paziente dal momento in cui gli è stata comunicata la diagnosi di una malattia terminale, fino al suo decesso (rifiuto, rabbia, patteggiamento, depressione ed infine accettazione).

Venendo al suo ultimo lavoro "The Broken Man", dal titolo stesso non ci si può fare alcun tipo di illusione, è un album paranoico, riflessivo ed oscuro, che riflette sulle angosce della solitudine, ma intesi, che resta ben lontano da facili ed abusati patetismi. Il vocione profondo e confortante di Elliott si fa accompagnare da violini appena accennati, un pianoforte nel brano -If anyone tells me "It's better to have loved and lost than to never have loved at all" I will stab them in the face- così espressivo che non necessita di alcuna parola aggiuntiva al titolo già piuttosto chiaro ed esplicito, per far intendere la sua lucidità, una riflessione affatto ruffiana e quindi lontana da tutti quegli insopportabili  luoghi comuni, cori, rintocchi di campana e la sua chitarra acustica, talvolta dai tratti che portano la mente alla tradizione musicale popolare dell'europa dell'ovest, Spagna/Portogallo.

Non lascio link, se non il suo bandcamp dato che è disponibile l'intero download dell'album per 2€:


Cosa più importante è che Matt Elliott sarà in tour in Italia alla fine di gennaio,e farà tappa anche qui a Turìn al Blah Blah ...finalmente, sarà il primo concerto del 2012 per la sottoscritta...dannate ed odiose festività!!!
-20 gennaio Mattatoio Carpi (Mo)
-21 gennaio Villa Zamboni Valeggio sul Mincio (Vr)
-22 gennaio Diagonal Forlì
-23 gennaio Grotta Teodorani Santarcangelo di Romagna (Rn)
-24 gennaio Blah Blah Torino
-25 gennaio Magnolia Segrate (Mi)

MATT ELLIOTT - A BROKEN MAN from Annabelle Azadé on Vimeo.

Buon ascolto! :)...ma non troppo cupi dopo neh!

1.06.2012

Playlist 2011

La playlist è la stessa già postata ieri, quel che cambia è la cover per cui ringrazio infinitamente Giancarlo (qui e qui), che gentilissimo come sempre ha realizzato per ovviare a quell'orridume di ieri. :)
Ho quindi ri-uploadato tutto quanto con la nuova cover:

DOWNLOAD

Tracklist:
1- Colin Stetson & Shara Worden "Lord I Just Can't 
Keep from Crying Sometimes"
2- Bonnie "Prince" Billy - "New Whaling"
3- Fink - "Warm Shadow"
4- Larsen - "Ohm Av. D"
5- Other Lives - "For 12"
6- Hauschka & Hildur Gudnadottir - "#294"
7- Esmerine - "Little Sreams Make Big Rivers"
8- Baby Dee - "Regifted Light"
9- My Brightest Diamond - "There's a Rat"
10- Joan as Police Woman - "Flash"
11- Puzzle Muteson - "En Garde"
12- Scott Matthew - "True Sting"
13- Julia Kent - "A Spire"
14- David Thomas Broughton - "Perfect Louse"
15- Human Greed - "The Green Line"
16- Colin Stetson - "Home"
17- Dez Mona - "A Part of Our Hearts"
18- Picastro + Nadja - "A New Souls Bennediction"
19- Cindytalk - "I See You Uncovered"
20- Dustin O'Halloran - "Opus 55"
21- Ben Frost & Daniel Bjarnason - "Reyja"

Buon ascolto! :)

1.02.2012

...tuttavia al tempio di Dendur...

Da appassionata delle creazioni di William Basinski, non potevo non inserire tra gli ascolti che più mi hanno stupita, emozionata ed incantata, seppur in un contesto non legato a nessuna "classifica", la rivisitazione orchestrale curata da Maxim Moston di parte dell'opera "The Disintegration Loops", eseguita al Metropolitan Museum of Art di New York, lo scorso  11 settembre. Ne avevo già parlato in questi due post:
http://omote-no.blogspot.com/2011/09/disintegration-loops.html
http://omote-no.blogspot.com/2011/09/mr-basinski-mr-moston.html
tuttavia, data la perfetta riuscita di Moston nell'impresa di  rivisitare un creazione di Basinski trasformando la sua forma "sintetica" in una composizione orchestrale, riuscendo a mantenere la stessa sensazione claustrofobica, la stessa profondità, e soprattutto la stessa emotività; e dato che quella sera mentre stavo ascoltando questo strano evento in diretta alla radio ero così invidiosa nei confronti dei fortunati presenti che i miei succhi gastrici e pancreatici mi stavano corrodendo le viscere addominali, e dato che, sì, è l'ascolto che mi ha colpita di più, ho tagliato il file audio eliminando tutte le parti superflue (interviste, le due commentatrici che blaterano all'infinito, la parte precedente del concerto etc etc), lasciando soltanto il brano in questione ed i 2 minuti di silenzio nati spontaneamente dal pubblico alla fine dell'esecuzione. QUI

E questo è l'unico video esistente (per ora), dell'evento:


Buon ascolto! e poi mercoledì 'sta playlist!! :)