4.01.2013

Nadia Sirota "Baroque"

NADIA SIROTA "BAROQUE"

Non bastasse il suo precedente (ed eccellente) lavoro solista e le sua presenza fissa nella cricca di Valgeir Sigurdsson, "Baroque" è ulteriormente impreziosito dalle partecipazioni di Shara Worden, Missy Mazzoli e buona parte della Bedroom Community (Nico Muhly, Paul Corley e Daniel Bjarnasson).
http://www.nadiasirota.com

 
Buon Ascolto!! :)

3.28.2013

"I'm so Excited!"

La critica lo sta distruggendo con termini quali "volgare", "maialata", "brutto", io invece l'ho trovato brillante e divertente...certo non nasce con i presupposti dell'essere un filmone, ma la scena del balletto ed alcune battute sono memorabili!! :D
(qui sotto per intera)

3.26.2013

Julia Kent "Character"

JULIA KENT "CHARACTER"





Su questo spazio web si sono spese un mucchio di parole riguardo ogni nuovo progetto della carriera solista (e non) di Julia Kent...ogni qual volta vi è una nuova collaborazione, od ogni volta si può ammirarla suonare il suo violoncello dal vivo. Tutte parole nemmeno lontanamente capaci di rendere l'idea del suo talento, del suo fascino discreto e della sua rara versatilità musicale, così per la sua ultima uscita solista dal titolo "Character" l'intenzione era di riassumerne l'eleganza e l'intensità con qualche frammento video...non ci sono ancora estratti video, ma sotto lascio la sua performance+intervista alla trasmissione "Spinning on Air" su WNYC:
Transportation
Flicker
Tourbillon
Fall
Only Child
Salute



Buon Ascolto!! :)

3.18.2013

Nac/Hut Report "Angel​-​like Contraction Reverse"

NAC/HUT REPORT "ANGEL-LIKE CONTRACTION REVERSE"
Forse il termine "sperimentazione" riferito in termini musicali ha ormai assunto una tale mole di sfumature e generi da non avere più una sua identità, riducendosi ad una massa amorfa che sempre più di rado è in grado di offrire novità, idee precise e stili personali. Da ascoltatrice di tutto ciò che passa dal drone, all'elettroacustica, al noise, al field-recording, all'avanguardia al glitch e quant'altro, mi accorgo sempre più spesso, purtroppo, di quanto ci si trovi ad ascoltare infinite varianti dello stesso album, composizioni estenuanti basate su un singolo fruscio ed esercizi di stile che rendono poco riconoscibile un album rispetto ad un altro. Tutto questo prologo potrebbe essere riassunto in un semplice concetto: un album capace di caratterizzarsi ormai assume di un valore doppio. E' il caso di "Angel-like Contraction Reverse", secondo full-lenght del duo italo-polacco Nac/Hut (dal tedesco nachhut "retroguardia") nato a Cracovia nel 2008 dall'incontro tra l'artista visiva Brigitte Roussel nativa di Poznam ed il musicista sperimentale Li/ese/Li originario di Reggio Emilia.
"Angel-like Contraction Reverse", seguito del primo fortunoso lavoro "9th Overflowing...Milky Slaughterhouse... Dream of Incubator..." uscito un paio di anni fa e dedito maggiormente ad atmosfere più legate alla musica industrial e post-punk, esce sotto etichetta Double Hallucinative (neo-nata label sperimentale) dopo quasi 3 anni di lavorazione tra Italia e Polonia. Il loro sound, come rilasciato in un'intervista per Pukeskywalker, è influenzato dalle sonorità distorte di Glenn Branca, Pierre Schaeffere, Pierre Henry, fino ai Cabaret Voltaire ed agli Einstürzende Neubautensviluppandosi in un oscuro e malinconico intreccio di noise, musique concrete, loop, distorsioni elettroniche, chitarre deformate, fino sfumature al dream-pop a cui si aggiunge la fascinosa voce di Brigitte Roussel capace di distendere ed "addolcire" l'inquietudine sonora. Voce peraltro piuttosto evocativa e dotata di una sinuosa espressività, che in qualche modo ricorda (con le dovute differenze di stile e genere) Liz Hysen dei Picastro...in proposito è da citare anche il progetto solista di Brigitte.
In passato i Nac/Hut hanno aperto numerosi concerti per nomi celebri come Evangelista (Carla Bozulich), si spera prossimamente di vederli impegnati in un tour e ricevere la positiva risposta di pubblico che meritano.



http://nachutreport.bandcamp.com
http://double-hallucinative.blogspot.it

Buon Ascolto! :)

...programmi per l'estate

Nulla si sa riguardo un possibile futuro album, quel che è certo è che Antony lo scorso 6 marzo a Parigi si è proposto in una nuova veste, anticipando quel che sarà il prossimo tour di fine primavera/inizio estate. Accompagnato da una nuova formazione di musicisti di stampo prettamente jazz ha presentato una serie di cover, alcune già note per chi colleziona l'infinita serie di registrazioni live dei suoi primi anni, mentre altre inserite nel suo repertorio per l'occasione, sotto il titolo "She's so Blue"... 










Buon Ascolto! :)




3.08.2013

3.07.2013

"Fatalist: The Repetition of History"

FIELD ROTATION "FATALIST: THE REPETITION OF HISTORY"





http://fieldrotation.de
http://www.fluid-radio.co.uk/2013/01/field-rotation-fatalist-the-repetition-of-history/
Album fascinoso ed ipnotico, forse troppo oscuro e malinconico, tuttavia si abbina perfettamente con questi ultimi (si spera) ritagli invernali... 
Buon Ascolto!! :)

2.26.2013

Atoms for Peace "Amok"

Mai piaciuti i Radiohead, ma il primo sentore che il problema non fosse Thom Yorke mi venne con il suo album solista "The Eraser", ora ne ho la conferma:



Buon Ascolto! :)

2.19.2013

The Revival Hour "Scorpio Little Devil"

THE REVIVAL HOUR "SCORPIO LITTLE DEVIL"
Dietro il progetto "The Revival Hour" si nascondo DM Stith, artista noto per il suo ottimo esordio Heavy Ghost uscito nel 2009 e per le sue consolidate collaborazioni con Shara Worden (My Brightest Diamond) e John-Mark Lapham, noto per le sue collaborazioni con Micah P. Hinson e Scott Matthew, oltre che come membro dei The Earlies. Per farla semplice, due artisti accomunati da una condizione che per quanto triste ed incomprensibile, ha regalato alla musica (all'arte in generale), spesso lavori preziosi, ossia essere gay e crescere in un ambiente restrittivo e bigotto. In questo caso, l'uno cresciuto in una remota cittadina ultra-conservatrice del Texas, e l'altro in una famiglia di stampo evangelico-puritano, spinto ossessivamente dalla famiglia ad ascoltare musica cristiana, nell'intento di farlo "redimere" dalla sua omosessualità (senza parole...). The Revival Hour suona dunque come una liberazione fin dallo stesso nome del progetto, traendo spunto in maniera pomposa, colorata ed orchestrale dalle sonorità '60, modernizzando un caleidoscopio di stili passando da soul singer come Dusty Springfield fino a musicisti come Roy Orbison, mischiando con successo elettronica, avanguardia, folk ed orchestrazioni sinfoniche.
Ascoltando l'album è immediatamente riconoscibile la voce di DM Stith, sempre caratterizzata dal suo accattivante falsetto isterico ed esasperato, a cui spesso fanno da contrappeso basso, sintetizzatore ed organo, giocando sull'alternanza basso-acuto con estrema eleganza e complessità con numerosi cambi di atmosfere.
Null'altro da aggiungere su questo piccolo ma prezioso lavoro, se non alcune tracce (tra tutte ("Hold Back" e "Copper House"):







Buon Ascolto! :)

2.13.2013

Grouper "The Man Who Died in His Boat"

GROUPER "THE MAN WHO DIED IN HIS BOAT"
Liz Harris è un'Artista estremamente produttiva: 6 full-lenght, innumerevoli pubblicazioni tra EP e singoli e svariate collaborazioni (inutile citare nuovamente il tutto, rimando al breve ed incompleto riassunto: http://omote-no.blogspot.it/2012/03/liz-harris.html); tanto produttiva quanto schiva tanto da risultare piuttosto difficile districarsi tra le sue numerose attività, non avendo un sito ufficiale e limitandosi ad un profilo facebook non particolarmente aggiornato.
Il suo è uno stile ben consolidato capace di unire in una strana miscela la sua voce eterea a morbidi drone, atmosfere folk ad increspature ambient, il tutto a dare una sensazione confusa ed indefinita che evoca allo stesso tempo un senso di quiete ad una sfocata ed indefinita sensazione di disagio e nostalgia. Un suono cavernoso che sembra giungere alle orecchie da qualche remota sorgente sonora o forse da qualche sommesso ricordo, comunque sia, legato strettamente ad una sfera intima e privata. Od almeno, questa sarebbe la condizione ideale per esaltare al meglio l'ascolto delle sue produzioni, o meglio dire, delle sue "ambientazioni". Premesso ciò, salvo il forte carattere drone della sua ultima pubblicazione dal titolo "Violet Replacement", progetto nato come una serie di performance live basate sull'improvvisazione condizionata dal contesto ambientale della location e dal pubblico presente, ad un ascolto disattento le numerose produzioni di Liz Harris potrebbero dare l'impressione di essere apparentemente sempre uguali, una continua variazione ed una continua rielaborazione di uno stesso motivo; ma nelle giuste condizioni di ascolto (ed ovvio, avendo le adeguate attitudini al tipo di sonorità),  invece è facile rimanere incantati dall'incredibile abilità con cui la Harris riesce ad esplorare l'oscuro con una dolcezza disarmante, giostrando la sua voce con componenti organiche e riverberi elettronici, muovendosi agilmente tra differenti atmosfere, inquietudini, riflessioni, ed evocazioni mnemoniche dal forte carattere nostalgico.
Ascoltando "The Man Who Died in His Boat" la mente non può che riportare a quello che è considerato il suo lavoro più prezioso "Dragging a Dead Deer Up a Hill" (2008), difatti si tratta di una serie di outtakes (e assolutamente non di scarti) rimasti fuori dalla tracklist di quest'ultimo, la cui pubblicazione era stata preannunciata con molto anticipo.
Se "Dragging a Dead Deer Up a Hill" aveva in copertina una bambola poco rassicurante in vesti scure, ad evocare l'inquietudine dell'innocenza infantile, "The Man Who Died in His Boat" in qualche modo continua il percorso (oltre che sonoro), legato ai ricordi. In copertina appare la madre di Liz Harris ritratta in un'indecifrabile espressione sia mimica che gestuale, mentre il titolo riporta ad un altro ricordo adolescenziale della Harris, riferendosi al ritrovamento di una nave abbandonata che giunse nel porto della sua città: Hagate Beach. La barca non aveva segni di collisione, nè era capovolta o affondata, eppure del suo marinaio non se ne ebbe più traccia. La Harris spiega di essersi intrufolata all'interno dell'imbarcazione andando un giorno a pesca con il padre, e che vedere gli oggetti di uso quotidiano del disperso, il suo mobilio e constatare che anche "un cavallo senza cavaliere" può riuscire ugualmente ad approdare alla sua meta, ebbe un forte impatto su di lei.
Oltre alla storia dietro quest'ultima uscita, venendo all'album...risulta immediatamente come uno dei suoi lavori più organici, in cui vengono messe da parte le leggere sfumature drone al pianoforte  che caratterizzavano "A.I.A", ed ancor più i suoi caratteristici effetti delay, lasciando invece maggior spazio alla sua voce, alla chitarra e rivolgendosi a numerosi field-recordings dai temi acquatici...il tutto privo di quell'effetto cavernoso prima citato, conferendo così all'intero lavoro un aspetto ancor più intimo e riflessivo del normale.
Ogni brano si lega all'altro in un solido intreccio costruito su impercettibili variazioni capaci di creare un flusso continuo, in cui l'oscuro ed i tormenti non sfociano mai in esplosioni sonore, ma piuttosto in pacate riflessioni. L'apertura "6" suona come un vecchio nastro danneggiato ricco di fruscii di sottofondo a dare l'idea di logorio; la più organica "Vital" ci riporta immediatamente alle atmosfere più intime della Harris, la sua voce sdoppiata con effetti delay risulta forse la parte più nostalgica ed offuscata dell'intero lavoro. "Clouds in Place" riporta alle sonorità di "Dragging a Dead Deer Up a Hill", dando l'effetto di una  cantilena infantile, ad enfatizzare il contrasto luce/oscurità...e lo stesso discorso vale per "Cover the Long Way" in cui cori eterei si intrecciano l'un l'altro accompagnati soltanto da una chitarra in un binomio tanto fragile e commovente quanto disarmante. In "Vanishing Point" riverberi metallici si distribuiscono su uno strato di fruscii accompagnando rade note tenebrose al pianoforte elaborate con effetti delay, lasciando infine spazio ad uno degli interludi composti da field-recordings che hanno funzione di separare i vari umori su cui si districa l'intero "The Man Who Died in His Boat", per poi aprirsi nella più quieta title-track con un risultato alquanto spiazzante nella sua riuscita. Vale ancora la pena citare "STS" e "Being her Shadow", tappetti sonori che si dilungano in oscure e nostalgiche meditazioni tra delicati riverberi drone ed atmosfere ambient, amplie distese in cui la Harris riesce a catturare con dolcezza la fragilità e le inquietudini dell'animo umano.


Lascio qui sotto "Dragging a Dead Deer Up a Hill" (tra l'altro rieditato e ristampato in Lp):


E' il caso di dirlo: un ottimo Ascolto!! :)

2.08.2013

Efterklang - 4AD Session

Per la prossima settimana il nuovo album di "Grouper", intanto una sessione dei danesi Efterklang per 4AD

Tracklist:
I Was Playing Drums
Alike
Me, Me, Me, the Brick House
Modern Drift


Buon Ascolto! :)

2.04.2013

Antony and the Johnsons live@Canal+ 2009

A quanto pare il Nostro apparirà da solo al festival di Sanremo, così riportano XL de La Repubblica e svariati altri siti...dopo anni di pellegrinaggi in giro per tutta Europa, questa non me la sarei mai immaginata! Scelta incomprensibile ed indigesta, tanto per il suo talento completamente al di fuori dalla portata di un evento così kitsch e bigotto, quanto per le conseguenti stupidaggini che verranno dette/scritte a riguardo.
Pazienza...una piccola parentesi su cui si cercherà di chiudere un occhio :)
Nel frattempo sono andata a ripescare nei miei archivi :) confrontando le numerose performance trasmesse nelle tv europee, e dato che non si trova in giro su web ho optato per questa registrata nel 2009 per Canal+...e l'ho messa su vimeo, così da offrire una valida alternativa per quella sera :) 
Setlist
Kiss My Name
Her Eyes Are Underneath The Ground
Epilepsy is Dancing
Another World
The Crying Light
Aeon


Buon Ascolto! :)

1.28.2013

Full of Fire

Negli ultimi giorni la pubblicazione del singolo "Full of Fire", a precedere il ritorno dei The Knife con l'album di prossima uscita "Shacking The Abitual", è stato più volte postato in vari formati per essere subito dopo ritirato...ora sembra essere definitivamente pubblico. "Full of Fire" è accompagnato da un fascinoso quanto disturbante cortometraggio realizzato dalla filmmaker Marit Östberg (artista dedita a tematiche di forte impatto e forse non adatta a tutti...), che riprende in maniera perfetta lo spirito critico/sociale/politico che ha sempre caratterizzato la musica dei The Knife; critici soprattutto nei confronti della loro Svezia, paese a volte non così corrispondente all'immagine di welfare state di cui tanto si vanta...ricordo che fino a pochi giorni fa era uno di quei paesi che obbligava le persone che si sottoponevano all'intervento di riassegnazione del sesso, alla sterilizzazione forzata. Il corto è costruito partendo dal brano "Who Looks After My Story", critico con l'arroganza dell'uomo bianco, eterosessuale e ricco, che di fatto ha scritto la Storia tentando di cancellare la natura ben più varia e complessa del genere umano, generando disparità sociali e mancanza di diritti ancora oggi ben radicati anche nelle società più evolute.
...come di consuetudine i fratelli Dreijer appaiano nel video...in vesti poco credibili :)...ma facilmente riconoscibili.

Full Of Fire from The Knife on Vimeo.

Buon Ascolto e buona Visione! :)

1.25.2013

Appuntamenti di febbraio

Invece del consueto live del week-end, per questa settimana è sufficiente una singola traccia della durata di poco più di 3 minuti; si tratta di "Tourbillon", brano che anticipa il terzo full-lenght di Julia Kent dal titolo "Character", la cui uscita è prevista per inizio marzo oltre che in formato CD e digitale, anche in formato Lp...http://music.juliakent.com
Sotto lo streaming e la possibilità di effettuare il download del brano (splendido come d'abitudine).



Già che siamo sul discorso...Julia Kent si esibirà in due solo-show: il 7 febbraio al Btomic a la Spezia ed il 17 febbraio al Nuovo Teatro di Soragna a Parma. A noi torinesi invece sono riservate due date particolari: il 10 febbraio la Kent e Fabrizio Modonese Palumbo collaboreranno in una DJ session presso il Blah Blah, mentre il 16 febbraio presso il CAP10100 avrà luogo la data conclusiva del "Cantiere dei Suoni", sessione in cui il violoncello di Julia Kent incontrerà le sonorità di Ivan Bert, Paolo Spaccamonti e Paolo DellaPiana...evento che verrà poi successivamente diffuso in streaming e da cui verrà realizzato un vinile...lascio il link: http://www.musica90.net/musica-90-sessions/

Buon Ascolto! :)

1.22.2013

Stuart Warwick "The Butcher's Voice"

STUART WARWICK "THE BUTCHER'S VOICE"
Sarebbe interessante sapere di ognuno quale sensazione abbia provato nel guardare una copertina album così bizzarra e kitsch, altrettanto interessante sapere che cosa ci si possa aspettare da un'accozzaglia di elementi ad un primo e disattento sguardo, così volutamente disarmonici e contrastanti...
In realtà, l'elemento contrasto è un tratto caratteristico dell'album in questione "The Butcher's Voice" il cui titolo gioca sul termine queer "butch", che sta ad indicare la categoria più mascolina ("camionara" per intenderci) dell'universo omosessuale femminile, mentre il pilastro su cui è stato realizzato è l'affascinate, quanto spesso incompreso, tema dell'identità di genere. Tra i brandelli di carne appesi ed i cagnolini rosa, in primo piano appare un energumeno con sigaro in bocca, si tratta in realtà del trans FtM (female to male...per questo mi sono rivolta al maschile, altrimenti ricordate che per LE trans MtF ci vuole l'articolo al femminile!), Buck Angel, a cui è dedicato il brano "The Man with a Pussy"...denominato così per aver deciso di non sottoporsi all'intervento di riassegnazione del sesso. 
Parlando sempre di contrasto dunque, lascio sotto il brano sopra-citato "The Man with a Pussy" che a questo punto svelerà l'intimismo e la delicatezza dietro l'intero album. Tra l'altro il videoclip, a mio parere stupendo, non riprende Buck Angel ma David Hoyle, meglio noto come "The Divine David", icona dell'anti-stereotipazione LGBT inglese e personaggio piuttosto interessante su cui consiglio di approfondire un po':


"The Butcher's Voice" è il secondo album di Stuart Warwick dopo l'esordio nel 2010 con "The Ordeal", ma in realtà per essere precisi, l'esordio di Warwick risale al 2003 sotto moniker "Jacob's Stories"; ha una voce ed uno stile che sono stati paragonati a Perfume Genius, Antony Hegarty e Rufus Wainwright...vero, ma con una sua identità ed un suo tratto distintivo. Per continuare con le similitudini, oltre a Perfume Genius ed Antony Hegarty si potrebbe aggiungere anche John Grant, giusto per aver raggiunto la notorietà con un album che affronta temi così intimi come la propria identità di genere e la propria omosessualità, ma Warwick si distingue da tutti questi esempi noti per la rara capacità di unire un inaspettato quanto efficace humour a tematiche esistenziali e talvolta legate a condizioni di reale disagio.
Si passa dall'amore per un marinaio ubriaco, a pupazzi di Hello Kitty nascosti sotto assi di legno del pavimento per sfuggire alla vista del padre, il tutto tra ricche orchestrazioni composte da pianoforte, violoncello, arpa e contrabbasso, all'intimismo del solo binomio voce-pianoforte, ad atmosfere cariche di quel dark-humour citato prima, dal forte aspetto cabarettistico e teatrale.
Insomma, un lavoro ambizioso, complesso, accattivante ed articolato e si sa già che più in avanti nel corso del 2013 uscirà anche "The Butcher's Cut", che racchiuderà tutti i brani tagliati fuori da "The Butcher's Voice"...e soprattutto per l'estate Warwick ha in piano di buttarsi in un tour europeo...sperando passi anche dalle nostre parti! ;)



Un buonissimo inizio d'anno musicale direi.
Buon Ascolto!! :)

1.18.2013

Blackbox - acoustic session

Si torna alla normale amministrazione, dunque per il live del week-end lascio una breve sessione live dei Blackbox, formazione di Colonia che fino ad ora ha pubblicato ufficialmente un solo Ep nel corso del 2011 dal titolo "Sun-EP" (qui sotto). Un sound caratterizzato da continui cambi di ritmo, capace di muoversi tra indie-pop ed influenze elettroniche. Per il 2013 è prevista l'uscita del loro primo album e magari ci si tornerà su approfondendo.



Buon ascolto! :)

1.16.2013

Playlist 2012

Questa è la playlist riassuntiva di tutto l'anno...poi con 'sto 2012 l'abbiamo finita! :)
(ora il link funziona)




Tracklist:

Buon Ascolto! :) (forse un po' pesantuccia, più del solito, ma tant'è...)

1.13.2013

Album 2012 #01 Mirroring "Foreign Body"

#01 Mirroring "Foreign Body"

Non so quanto la scelta sia condivisibile, ma dalla sua uscita a marzo, non ho avuto dubbi.  Dal post originale:

MIRRORING "FOREIGN BODY"
La collaborazione in questione è data dall'incontro tra musicista/sperimentatrice di Portland, pratica in fatto di drone/noise/electro-acustica, Liz Harris (più nota forse per il suo progetto solista "Grouper" e per le passate collaborazioni con gli Xiu Xiu), e Jesy Fortino (che prima di questo album non avevo mai avuto occasione di ascoltare), cantautrice folk di Seattle, ed anch'essa più nota con il suo progetto solista "Tiny Vipers".
Come scritto da più parti, nel loro debutto come Mirroring "Foreign Body" non ci sono tracce di sovrapposizione delle sonorità dell'una piuttosto che dell'altra, ma sembra essere un progetto nato con l'idea di integrare i due flussi in maniera equivalente cercando di creare una corrente a se, ed allo stesso tempo ben contraddistinta. Insomma, una profonda intesa tra le due. Questo atteggiamento lascia sperare che Mirroring non si tratti soltanto di un incontro "casuale" destinato a concludersi dopo questo primo lavoro, ma piuttosto di un nuovo percorso che la Harris e la Fortino vogliono portare avanti insieme (speriamo!!).
"Foreign Body" è composto da sole 6 tracce, che procedono dilatate e come un flusso acustico continuo, in cui un brano è la naturale continuazione del precedente. Trovano spazio in un perfetto equilibrio, drone eterei, sonorità evocative ed ipnotiche, riverberi che si sviluppano morbidamente seguendo l'idea della ciclicità della Natura (tema sempre più ricorrente nel contesto della musica sperimentale), e che si muovono tra atmosfere più calde e luminose e momenti invece più freddi e desolanti...rimanendo comunque in un range fortemente introspettivo e legato a riflessioni melanconiche. ...e sarà che mi ricordano tanto la mia cara Matteah Baim, ma questo disco, sì, mi piace eccome!! 




Buon Ascolto! :)

1.11.2013

Album 2012 #3 Valgeir Sigurðsson "Architecture of Loss"

#03 Valgeir Sigurðsson "Architecture of Loss"

I primi 3 album dell'anno si equivalgono nella loro diversità (ed a questo punto mancano all'appello soltanto più due collaborazioni al femminile)...copio sotto direttamente il post originale (http://omote-no.blogspot.it/2012/09/architecture-of-loss.html):
VALGEIR SIGURDSSON - "ARCHITECTURE OF LOSS"     
Ogni produzione della Bedroom Community, label fondata dallo stesso Sigurdsson nel 2006 a Reykjavik, prima di essere il risultato del lavoro di un singolo componente  dell'etichetta, è il risultato del lavoro collettivo di un gruppo di musicisti di formazione classica che da tempo portano avanti in sinergia un progetto comune (seppur con le proprie diramazioni), ossia l'intenzione di andare oltre ad ogni definizione di genere e categorie, unendo strumenti classici (persino orchestre sinfoniche) all'elettronica e creando un' inconfondibile miscela di sperimentazione capace di unire classica, ambient, drone, folk e quant'altro. I membri del collettivo (di cui su questo spazio web si è più e più volte parlato), sono: Valgeir Sigurdsson,Nico MuhlyBen FrostNadia SirotaDaniel BjarnassonSam Amidon e Puzzle Muteson
Trattandosi di un collettivo, per tutti coloro che ben conoscono le precedenti produzioni sia di Sigurdsson che degli altri membri, si può quindi parlare di un ulteriore cambio di direzione, o meglio, uno sviluppo ancor più ambizioso ed affascinante, in cui la combinazione classica/elettronica viene certamente mantenuta, ma ora sono gli stessi strumenti classici ed in particolare gli archi a trasformarsi in suoni sintetici, drone, soundscapes ed in qualcosa di indefinibile. Se si pensa all'album "Solaris" in cui Ben Frost e Daniel Bjarnasson sono riusciti a trasformare il suono di un'intera orchestra sinfonica in qualcosa di sintetico e persino drone, od ancora alla recente collaborazione tra Nico Muhly e Nadia Sirota (a breve ne scriverò), si ha un ottimo punto di partenza per capire la complessità di questa terza uscita di Sigurdsson
"Architecture of Loss" è stato inialmente commissionato come musica di accompagnamento per l'omonimo balletto diretto da Stephen Petronio per capire poi che l'intera composizione aveva un'identità a se e decidere dunque di pubblicarla come album, aggiungendo poi soltanto un brano, l'ultimo: "Gone not Forgotten".
I  collaboratori ufficiali di Sigurdsson in questo progetto sono: Nadia Sirota alla viola, Nico Muhly al pianoforte e Shahzad Ismaily alla chitarra, basso e percussioni, ma tornando al discorso del collettivo dietro ogni lavoro sotto Bedroom Community, bisogna dire che anche gli altri membri hanno messo, chi più, chi meno, il loro zampino nella sua realizzazione.
Se i precedenti "Ekvilibrium" e "Draumlandid" erano caratterizzati da una linea più melodica e da un maggior peso orchestrale a dare una sensazione solenne ma eterea, Architecture of Loss invece si presenta subito come un lavoro più oscuro e complesso, caratterizzato dall'alternarsi di momenti di forte tensione che si delineano con vere e proprie esplosioni sonore, e momenti di tregua in cui i suoni sembrano dissolversi e trasformarsi in melodia. Un dinamismo che trasforma le basse frequenze di un ronzio, nell'apertura in tono solenne di una viola ondeggiante che si sofferma su una singola nota per poi incresparsi e trasformarsi con forza in effetti drone sintetici, accompagnati dall'inalterata linea melodica del pianoforte. Momenti caotici ed irrequieti e momenti di malinconica tregua, il tutto a simboleggiare la perdita ed il dolore che da essa naturalmente consegue. Insomma, un lavoro per nulla adatto ad un ascolto distratto o confinato al seplice sottofondo quanto piuttosto bisognoso di una particolare attenzione per riuscire a cogliere la continuità nel processo di trasformazione di ogni singolo elemento strumentale.
Dopo un ascolto del genere, proiettato oltre ad ogni tipo di definizione e che riesce a trasformare l'organico in sintetico per poi tornare nuovamente all'organico, viene da chiedersi (come del resto dopo "Solaris"): quale potrà mai essere il passo successivo??






Buon Ascolto! :)

1.07.2013

Album 2012 #07 Grouper "Violet Replacement"

#07 Grouper "Violet Replacement"

Un vero e proprio post sull'album non c'è...giusto qualche accenno...tuttavia a  Liz Harris sono dedicati svariati post (tipo qui:http://omote-no.blogspot.it/2012/03/liz-harris.html), e poi quest'anno si è lanciata in una splendida collaborazione che occuperà una posizione un po' più alta... :)
Intanto per marzo è prevista l'uscita del suo nuovo album solista "The Man Who Died in His Boat" (che già circola su web...), di cui qui sotto un anticipo:



Buon Ascolto! :)

1.03.2013

Album 2012 #10 Nils Frahm "Screws"

#10 Nils Frahm "Screws"

Lascio il link al post originale:
L'album si può scaricare per intero gratuitamente su soundcloud:



Buon Ascolto! :)